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ottobre. L'Osservatore Rom a

Nel documento don bosco in vaticano (pagine 87-95)

diario del tempo pazzo

3 ottobre. L'Osservatore Rom a

no aum enta la tiratura. Don M ar­

munità salesiana il rifornimento di 25 kg. di pasta a prezzo ridotto. 1945 gli autocarri de L'Osservatore Romano, con a capo il solito don prelievo provvidero i salesiani del Vaticano; alla distribuzione i sale­

siani delle varie istituzioni sparse nel Paese. Imballaggi di stoffe in­

viate dall'Am erica ai salesiani del Vaticano per lo stesso fine furono prelevate il 28 agosto e messe in distribuzione. Per tutta quella esta­

te, poi, i camion dell'O sservatore provvidero alla distribuzione del giornale della Santa Sede alle v a ­ rie città d'Italia non raggiungibili per trasporto statale ...

S'è fatto cenno ad alcuni « rifu­

giati » presso la com unità salesiana del V aticano in periodo critico. E risaputo che personalità ragguar­

devoli, prima e dopo la liberazione da parte alleata, scam parono in tale modo alla cattura e alla morte. ’ Quest'opera umanitaria e cristia­

na coinvolse tutte le istituzioni cattoliche d'Italia che non ignora­

vano né le direttive né l'esempio pontificio. Un particolare episodio in seno alla com unità religiosa del­

la Poliglotta merita di essere ricor­

dato, tenuto presente il rischio aperto che, nel caso, fu affrontato dal Direttore don Giuseppe Fedel.

Siamo al 9 novem bre 1943. Il fa­

scismo romano — dopo la caduta e il recupero di Benito Mussolini — vive momenti di agonia e i suoi epigoni sono agitati da tensioni nervose che possono produrre conseguenze dram m atiche. In quel clima, un signore si presenta al Direttore salesiano in V aticano per informarlo che il proprio fratel­

lo, generale dell'esercito, si trova da otto giorni in carcere sotto l'im­

putazione di com plotto antifasci-79

sta. L'arresto è stato com andato personalmente dal Segretario Fe­

derale (l'autorità di partito che non tem e superiori nel territorio di sua competenza). Il Capo della Polizia non può nulla al riguardo; il Fede­

rale è un duro e nessuno osa af­

frontare quell'uomo; tuttavia i fa­

miliari del generale sperano contro la speranza di salvare il congiun­

to ... Don Fedel si trova ora in un bell'impiccio, tra la necessità di soccorrere un soldato veram ente onesto, benemerito per l'opera che ha svolto presso i ministeri a favore dei bisognosi, e il rischio (non solo per sé, ma per lo stesso soldato) di intervenire presso il Fe­

derale di Roma. Poiché non c'è molto da scegliere, assicura che andrà di persona egli stesso a par­

lare con l'autorevole personaggio.

L'indomani mattina si trova puntualm ente a Palazzo Braschi, dove risiede il Federale. L'udienza non può avere luogo e alle 12.15 don Fedel rincasa senza registrare novità nella situazione. L'indom a­

ni, 11 novembre, dopo due ore e mezzo di anticam era, viene intro­

dotto nell'ufficio dell'alto funzio­

nario fascista. « L'animo mio è agi­

tato — confessa in cronaca don Fedel — e invoco Maria Ausiliatri­

ce e don Bosco. Vado avanti. L'im­

pressione è buona. Il Federale chiede garbatam ente cosa voglio da lui. All'udire il nome di quel ge­

nerale scatta in piedi e reagisce violentem ente: "Q ualunque cosa

— dice — qualsiasi favore lei può dom andarmi, ma non mi parli di quell'ufficiale. Egli resterà in prigio­

ne. E stato lui a capeggiare gli anti­

fascisti del ministero ..."».

Camion vaticani bom bardati dagli aerei negli anni di guerra. Le foto sono state conservate dal co n d u cen te Aiati e fornite da suo figlio Franco, oggi impegnato nelle stesse m ansioni p resso la Poliglotta. Sotto, alcuni con d u cen ti ch e allora servirono a proprio rischio Roma e il Papa.

Au to tren i in deposito nell'autoparco vaticano, oggi.

Le tipografie vaticane hanno un continuo bisogno di questi veicoli p e r il trasferim ento di carta, libri, materiali e strumenti, secon d o le varie necessità di lavoro e distribuzione.

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Dicono che il coraggio consista nell'avere paura, ma vincerla. Don Fedel vinse la paura e prese con pazienza a tessere una serie di ar­

gomentazioni che smantellarono a poco a poco le persuasioni dell'uomo di potere. Dopo qua­

ranta minuti di dialogo il Federale cedette alla persuasione che il ge­

nerale avesse agito per altruismo e non per complotto. Fissò in volto il sacerdote che aveva davanti a sé e gli disse: « Le voglio credere, voglio credere all'onestà di un prete. Le do la mia parola e gliene do subito la p ro v a ... ». Fece chiam are il Capo della Polizia e ordinò l'imm e­

diata scarcerazione dell'imputato.

« È contento, ora? — disse a don con un'auto della polizia.

Un'altra impresa memorabile a cui non furono estranei i salesiani della Poliglotta fu il salvataggio dei cosiddetti « sciuscià » im perver­

santi in Roma e dintorni, oltre che

in altre città italiane. Anim e dell'in­

tervento furono per la Santa Sede il Sostituto monsignor G. B. Monti­

ni, e per i salesiani il Vicario Gene­

rale don Pietro Berruti. Il Rettor Maggiore don Pietro Ricaldone aveva « distaccato a Roma, dall'al­

tra parte del fronte », il suo braccio destro con altri due capitolari. I tre risiedevano al « Sacro Cuore » in via Marsala, ma si ritrovavano nel­

la com unità vaticana piuttosto fre­

quentemente anche per la mag­

giore comodità di conferire con i dicasteri pontifici. Dalla prima metà del 1944 a tutto l'anno 1945 s'infittiscono queste presenze e sovente il Direttore don Fedel ha il lasciano anche trasparire l'emer­

gere di problemi inconsueti, che a poco a poco prendono consi­

stenza.

Il 12 marzo 1944 Pio XII confida a una moltitudine di rifugiati e pro­

fughi convenuti in Piazza San Pie­

tro le sue preoccupazioni. Conscio della « desolazione dei senza casa militarmente inglorioso, quanto abominevole agli occhi di Dio e loggetta predisposta dal Direttore della Poliglotta — ascoltano quel discorso, vedono quella folla di in­

digenti, assistono alle intem peran­

ze di alcuni « politici » che tentano di turbare l'ordine, notano la lati­

tanza della polizia italiana (fortu­

natam ente rimpiazzata dalla Guardia Palatin a)... e per tutto il giorno com m entano tra i confra­

telli del Vaticano quell'evento che incide negli animi com e una pre­

messa densa di incognite. Il 5 mag­

gio, il 29 maggio, l'8 giugno, e forse più frequentemente, don Berruti torna in Vaticano. Il 19 luglio viene ricevuto in udienza priva­

ta da Pio XII. Poi l'agenda dei suoi contatti diretti con la Santa Sede s'infittisce di appuntam enti, tra cui quelli rimarchevoli con la Se­

greteria di Stato e con il Sostituto Montini. I contatti si susseguono tutto l'anno e nei primi tre mesi del 1945 com e una ordinaria routi­

ne, ma nascondono qualcos'altro.

In quel frattempo Roma è diventa­

ta un campo di battaglia: non (for­

tunatamente) tra opposti eserciti, ma tra la società civile e un'orda di piccoli barabba, i cosiddetti « sciu­

scià », che assaltano persino i tre­

ni, manomettono, saccheggiano, devastano ovunque credono di potersi impadronire di qualcosa.

« Magazzino Annona » in Vaticano.

Lo sp a ccio derrate ha so cco rso m olti p o veri in tem po di guerra.

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Non solo Roma, ma altre città, soprattutto Napoli, sono mes­

se a soqquadro. Quegli assalti e il degrado dei minorenni destano preoccupazioni. Ed ecco il « detta­

to » che don Berruti fa al proprio segretario ...

« Nel gennaio 1945 viene riferito al Santo Padre che a Napoli le au­

torità alleate e italiane sono grave­

mente preoccupate per questo fatto doloroso: dalle fognature del­

la città sbucano di notte nel porto turbe di giovani, ragazzi e ragazze, che com e un esercito di topi si sparpagliano all'intorno e assalta­

no le navi che giungono dall'Am e­

rica con carichi di merci e di viveri, rubando a man salva. Quella turba di ladruncoli era assai temibile per­

ché circa 3.000 erano armati e col servizio logistico e ausiliare rag­

giungevano il numero approssi­

mativo di 10.000. La polizia aveva già deciso di fare uso delle armi. Il Santo Padre ne rimase assai addo­

lorato e, dopo avere pregato di so­

spendere le misure repressive, dis­

se: "Cerchiam o piuttosto di riedu­

carli quei poveretti. Per questo bi­

sogna ricorrere a don Bosco. Dite ai salesiani che desideriamo che si prendano cura di questi ragazzi abbandonati o traviati, e che fac­

ciano quanto don Bosco ispirerà loro". E inviò un alto personaggio del Vaticano per com unicare ai superiori il suo desiderio ».

Appreso tale desiderio da mons.

Montini, don Berruti approfondì le

S co rcio della Città d el Vaticano sullo sfondo dei giardini pontifici.

D i sco rcio a destra la basilica di S. Pietro.

informazioni, com unicò la sua ri­

sposta positiva, e il 24 marzo 1945 mobilitò i salesiani in un'opera di recupero che riuscì bene — come è noto — e che a distanza di tem ­ po è possibile leggere e valutare su pubblicazioni apposite. L'azione, assai ampia e duratura, coinvolse le forze salesiane molto al di là del piccolo gruppo della Poliglotta V a ­ ticana. Monsignor Montini a cco m ­ pagnò, incoraggiò e sorresse a nome del Papa l'intero sviluppo dell'intervento, dal suo nascere presso il « Sacro Cuore » alla sta­

zione Termini fino all'insediarsi nel

« Borgo Ragazzi di don Bosco » al Prenestino; né mai dim enticò i

« suoi ragazzi » con il gruppo dei salesiani che fin dall'inizio, quando più ardua e ingrata era l'impresa, si consacrarono alla loro salvezza.

A ncora da Papa, Paolo VI am ava ricordare quell'intervento, ram ­ mentare la memorabile udienza concessa da Pio XII Pacelli alla massa degli « sciuscià » divenuti

« Ragazzi di don Bosco », nominare ad uno ad uno i salesiani F. Giorgi, M. Valentini, C. Biavati ... primi ani­

matori; e il consistente manipolo degli studenti in teologia, che tan­

to di sé donarono ai piccoli barab­

ba che avevano scoraggiato persi­

no le menti dello Stato e le truppe della polizia.

Dagli uffici e dalle officine della Poliglotta bisognò limitarsi a

« guardare con partecipazione » il successo di così grande opera. Ma resta la collaborazione alla semina, che iscrive anche la Poliglotta V a ­ ticana alle radici del riscatto socia­

le e cristiano di tante migliaia e migliaia di « sciuscià ».

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A lcu n i « ospiti » della com unità salesiana, nell'immediato dopoguerra. Riconoscibili nella foto in alto don G. Fedel sed uto tra l'Ammir. P. Thaon di Revel e sig.ra, con don C. M archisio e don A. Gallenca.

In piedi, da sinistra, G. Pagliassotti, G. Bianconcini, M. Coppo, D. Battiston, B. Rizzo, L. D el Favero.

Nella foto in basso, davanti a don Fedel, il sig. G. Rossotti.

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