indicando il rispettivo loro nome.
stieri rispondere, prima di determinarci all’im
presa in eui ei meniamo.
1.’ Italia è ornai divisa in due campi coiw irari, ognuno de'quali avendo francamente in
nalzala la propria bandiera, tulli coloro die parteggiano per uno de’coinbaltcnti, sono di ne
cessità in un'opposizione irreconciliabile rispello all' nitro. Ogni dubbio, ogni illusione tornano
Noi ascoltammo iteralameule I' Augusin Capo della Chiesa Calltdica dichiarare, che gli attuali rivolgimenti d’ Italia iniziali cogli all
upici d’ una falsa indipendènza e d’ una men
zognera libertà, non hanno nllro scopo che di abbattere, se fosse possibile, la Religione, e con essa lutti i prineipj, che da questa ('.hit—
sa unicamente derivano, e senza ile’ quali si dissolve ogni comunanza sociale. Lo abbiamo sentito, nella sua Allocuzione del 18 Marzo passato, ripudiare ogni partecipazione » a
quel-• la falsa e indegna civiltà, clic calpesta il di e le tenebre? Quale accordo fra Cristo e fleliai?
Ebbene, tosto dopo P Allocuzione del Vi
cario di Gesù Cristo, anche i rivoluzionari ma
nifestarono apertamente i loro propositi, le loro ferme intenzioni. Sullo il pretesto di far guerra trionfo dell*arbitrio, n della forza materiale.
Lasciamo parlare il Conte di Cavour al Par
lamento italiano nella seduta del 25 Marzo.—
# È impossibile di concepire un’ Italia costi
li tuila, senza Roma per Capitale. Il potere tem-
» ponile del Papa non può più esistere. Estra-
» neo al movimento ilei secoli, il Papa è ob
li bligato per dovere religioso d i opporsi alle ri~
t> forme socialmente necessarie; bisogna dun-
» que rispettare i suoi scrupoli e spogliarlo, di opporsi alle riform e socialmente necessarie.
Noi non desideriamo di più. Vi è dunque itn movimento del secolo in Opposizione al movi
mento della Chiesa di Cristo ; vi è un dovere religioso eonlrario ai doveri della sella rivo
luzionaria ; vi sono riforme socialmente neces
sarie, ma religiosamente vietate.
Noi credevamo, e abbiamo la sorte di cre
dere ancora che non vi abbia se non una sola verità, e per conseguenza una sola necessità morale e sociale, la neeetóità della giustizia , la necessita del rispello dovuto al diritto. Una dunque delle due assertive dev" essere assolu
tamente falsa ne’ suoi prineipj, funesta nelle sue applicazioni e ne’ suoi effetti, eome Pallra per ragion dei contrari dev’ esser santa e in
fallibile nelle sue massime , utile c benefica nelle sue pratiche efTelluazioni.
Che il Pontefice parli in nome di Ilio, I»
fede ce lo insegna, e la civiltà evangelica dif
fusa pel mondo ce ne offri1 da diciannove se
coli la riconferma. Chi sono pertanto questi uo
mini che si ribellano alla voce del Vicaria di Gesù Cristo,che spargono dottrine avverse alle sue, e che contristano di lami mali la nostra povera patria ? Sono uomini trasportali da im
mensa ambizione di dominio e di prepotenza, uomini che rinnegano ogni idea la più elemen
tare di religione , e di buon senso : e voi N udite diffalli pareggiare la potestà Spirituale <M Romano Pontefice a quella del successore di Maometto ; dar nome di scrupolo «Ila sublime fermezza onde Pio IX resisi^ alle violenze ri
voluzionarie ; osteggiare il dominio temporale della S. Sede come ostacolo alla sua spirituale indipendenza, nell’atto stesso che la voce del Supremo Gerarca, e la storia di dodici senili attestano che la Provvidenza ha voltilo appunto di quel dominio temporale costituire una forte guarentigia all’ indipendenza della cattolica re
ligione e dell’ Augusto suo Capo: e sono giunti per fino a proclamare che il l»io di Pio IX non è il l>io di Villorio Emanuele.
Compiangiamo la loro cecità , o per die meglio, la loro icclleraggine, m i rallegriamoci della loro franchezza. Se da principio, i sem
starsi spettatore inerte, ma dee combattere eoo una delle due parli.
Noi seguimmo finora colla massima ansietà colcsia pugna, ed affrettammo coi nostri voti il trionfo di quella parie , verso la quale et sospingevano le convinzioni dell’animo, le voci della coscienza, e gli slessi affetti del cuore.
Ed oggi in cui tutto sembra indicare ('appres
sarsi di quell'istante supremo, dal quale dovrà dipendere la vittoria della fede o dello spi
rito irreligioso , quella della giustizia o «Iella iniquità; oggi che, umanamente parlando, tulle le speranze di ut» fortunato successo sembrano
stico non solo per professionalità ma anche per forza e impeto di ca
rattere. Firmati nel 1929 i Patti La- teranensi, il giornale fu trasferito dentro le mura della Città del V a ticano anche a imprimergli un aperto carattere d'indipendenza dall'Italia. Fecero storia (e non solo per il giornale) le campagne pole
miche contro le sopraffazioni e gli errori del fascismo e contro le aberrazioni del nazismo. Il giornale acquistò in quegli anni una sem
pre maggiore autorevolezza inter
nazionale, incrementando la diffu
sione che con l'arrivo dei figli di don Bosco all'amministrazione e alla direzione tecnica delle tipo
grafie pontificie si andò sempre più allargando.
La crisi bellica del 1939-1945 in
cise gravemente sul giornale, che in alcuni momenti dovette so
spendere le pubblicazioni o uscire in forma assai ridotta per pagine e per tiratura. L'amministrazione sa
lesiana s'industriò allora fino a cor
rere gravi rischi per sostenere le precarie sorti del giornale, che venne portato nelle principali città d'Italia di persona e con propri au
tomezzi. Ed è significativo che nel momento in cui fu costretta al si
lenzio tutta la stampa cattolica e gran parte dell'altra stampa libera, L'O sservatore Rom ano sia com un
que sopravvissuto a rappresentare di fatto la libera opinione della na
zione italiana. Si toccò così con mano come una buona gestione, in corrispondenza con la buona redazione, costituisca com ponen
te non secondaria del buon esito.
A crisi superata, il costruttivo lavo
ro proseguì poi a fianco dei tre suc
cessivi Direttori del giornale: Rai
mondo Manzini (1960-1978), V ale
rio Volpini (1978-1984), Mario Agnes (dal 1984 in poi). E questa è storia d'oggi, che tutti dovrebbero conoscere.
In un resoconto ufficiale circa l'amministrazione de L'O sservato
re Romano, presentato dal reviso
re per il biennio 1941-1942 comm.
Ferdinando Bussetti e diligente
mente annotato in cronaca (31 ot
tobre 1942), la situazione veniva così riassunta:
1 - Esiste il perfetto impianto del
la partita doppia.
2 - Tale impianto risponde alle necessità dello stabilimento.
3 - La tenuta dei registri è rego
lare e aggiornata.
4 - Lo sfruttamento dei macchi
nari è fatto con criteri van
taggiosi, perché la Direzione esegue lavori extra nei mo
menti liberi.
5 - Le giacenze reali dei magazzi
ni corrispondono a quelle ri
sultanti dai libri (come miei controlli personali, fatti im
provvisamente, certificano).
6 - E doveroso riconoscere ai sa
lesiani che la loro premura e vigilanza danno alle superiori Autorità la sicurezza di un re
golare buon andamento am ministrativo.
Il rapporto Bussetti rilevava un unico inconveniente: lo stato pre
cario d'una rotativa. « Noi
sappia-Tipografie vaticane.
Reparti stam pa e legatoria
prim a del trasferim ento alla nuova sede (1989).
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mo — commentava la Cronaca — che non si tratta d'una rotativa, ma di mezza, di cui abbiamo più volte denunciato il logorio e chie
sto la sostituzione ... ».
Vicenda curiosa, questa della rotativa. In varie occasioni la ri
chiesta di sostituire macchine ave
va indisposto questo o quell'« offi
ciale » che aveva mosso lamento come per « indebita ingerenza ». Di qui un ricorso al card. Canali. « Noi
— andò a dirgli il Direttore — cre
devamo in coscienza di esserne in obbligo, dato che la Santa Sede ci ha assegnato la direzione ammini
strativa e tecnica ... ». Il cardinale aveva risolto il malinteso: « State tranquilli, e continuate a lavorare con chiara responsabilità ». M a di rotativa si continuava a tacere.
« AW Osservatore Rom ano il peri
colo di rimanere senza rotativa è continuo: quella attuale funziona da quasi dieci anni e potrebbe fer
marsi da un momento all'altro ... »;
così don Fedel alla Direzione Gene
rale salesiana. L'inquietudine creb
be. « Non abbiate timore — sugge
riva mons. Montini — tutto andrà a posto ». E il tempo passava. Arri
varono macchine « Adrema » per la spedizione del giornale. Arrivò una tagliatrice per ridurre in risme i rotoli della carta. Arrivarono (con qualche difficoltà) cinquanta ton
nellate di carta dalla Germania ...
L'O sservatore Rom ano vinse una crisi bellica superando le centomi
la copie di tiratura. « Dio salvi la
U ffici de « L'O sservatore Romano » aperti a l pubblico:
Am m inistrazione, Abbonam enti, Servizi fotografici.
R I S E R V A T O