Sull'ascensore aveva appena preso posto un anziano reveren
do, tutto in nero, dall'aspetto un po' dignitario e un po' missionario.
L'ascensorista stava per rinchiude
re e risalire.
— Aspetti, aspetti! — gridò a c
correndo trafelato un giovane salesiano, novellino e inesper
to, tutto ansioso di raggiungere con puntualità un certo ufficio ...
— Anch'io salgo alla ... alla terza loggia, n o ?...
Fu atteso. Ma l'ascensorista l'ac
colse con un moto di stizza, e nel rinchiudere l'ascensore riverì l'an
ziano già sistemato nell'abitacolo:
— Voglia scusare, eminentissi
mo — disse calcando bene la vo
ce sul titolo e guatando in obliquo quell'altro intruso — voglia scusa
re questa m ancanza di riguardo ...
Ecché! m ica parte un treno! Mica siamo alla stazione! ... ».
L'eminentissimo sorrise, fece un cenno con la mano, chiese al con
fuso compagno chi fosse e che cosa andasse facendo. Un attimo di dialogo. Alla prima «stazione»
discese. Il giovane salesiano volse gli occhi all'ascensorista che lo dardeggiava. Involontariam ente era salito sullo scompartim ento del cardinale Giovanni Mercati, Bi
bliotecario e A rchivista di Santa amicizia con lo scontroso ascen
sorista che si abituò a caricarlo senza più spazientirsi.
Questo episodio può insegnare qualcosa. Da esso resta da dedur
re il perché di quel duro impatto, di quel divergere di mentalità e abitudini, di quel perentorio giudi
zio di « inettitudine ».
Il figlio di don Bosco conserva sempre una essenziale disponi
bilità alle varie dimensioni e at
tività dell'Oratorio. Il suo spirito è
« oratoriano ». Dovunque sia chia
mato, egli arriva con tutto il baga
glio della sua identità vocazionale e non soltanto con le doti utili a un determinato servizio. Per conse
guenza non sarà mai un burocra
te, amministratore o tecnico, am putato dal suo spirito salesiano; sa
rà sempre un salesiano, dotato (per giunta e dove occorra) di com petenze amm inistrative, te c
niche o altro. L'aggiunta di un piz
zico di spontaneità e giovialità al suo carattere non dovrebbe gua
stare e non dovrebbe stupire. Do
vrebbe invece stupire il contrario.
Chi conosce poco don Bosco, e
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produrre allegria nei circoli dei car
dinali con scherzi e ca le m b o u r...
V 'è di più. Nel salesiano erompe sempre la logica del cortile e dei grandi spazi, delle masse giovanili e popolari, dei vasti contenitori a disposizione di tali masse, dei la
boratori professionali, degli studi e delle scuole, del rumore, del gioco, dei suoni e dei canti ... È il penta
gramma su cui s'intona di conti
nuo il suo vivere. In quel contesto di moto e di gioia egli eleva il suo spirito e stempera i crucci perso
nali o collettivi diversi; là può esse
re ripagata ogni sofferenza o scon
fitta, e si possono colm are i vuoti di cui è seminato il quotidiano ...
Lo sradicam ento da questo humus vitale, il trapianto in area diversa
— e sia pure prestigiosa e ricca in se stessa — rischia di comportare (e spesso ha comportato) un trau
ma. Improvvisamente, addio spa
ziosi cortili e grida di ragazzi, addio scuole e laboratori pieni di speran
za, addio cori giovanili in preghie
ra, leve dello spirito e della fede, sostegno di amore reciproco ...
Senza dubbio s'imporrà sempre da parte del salesiano il dovere di adeguarsi alle nuove situazioni in cui è chiam ato a operare. D'altra parte però diventa ovvia la neces
sità di comprensione: chi accoglie il salesiano per determ inate com petenze lo accoglie anche, coe
rentemente, per la sua globale identità. Quest'ultim a esigenza spiega tante delicate e continue
D ue immagini di Oratorio:
un laboratorio (a Betlemme) e un cortile.
m—
-attenzioni che i figli vaticani di don Bosco hanno sempre ricevuto dai Pontefici e dai sommi vertici della Santa Sede, specie dai più sensibili e attenti; ma spiega anche qual
che m ancata sintonia a livello operativo, là dove l'accoglienza e la com prensione sono sembrate talora venir meno, e spiega le im
mancabili incertezze sofferte da qualche salesiano.
Nelle cronache di casa, specie agli inizi del servizio am m inistrati
vo e tecnico, si trovano registrati momenti di amarezza e rimpianto che è inutile tacere. « Siamo confi
nati in un piccolo appartam ento
— si legge in quelle e in altre pagi
ne — senza nemmeno un angolo di cortile ... ». E ancora: « Spesso si vedono confratelli con il cuore in tum ulto e gli occhi gonfi di pian
to ». E ripetutamente: « E necessa
rio qualche diversivo per la com u
nità, questi salesiani sono tutti gio
vani, hanno un grande bisogno di com unicare; grazie dunque a co
loro che accettano il nostro invito e vengono a trascorrere qualche mezz'ora tra noi ... ». Traspare da queste cronache e lettere una di
mensione umana, una tensione tutt'altro che « festaiola ». Solo lo spirito religioso, unito alla convin
zione di servire fedelmente la San
ta Sede e la Chiesa, ha potuto re
stituire serenità ed entusiasmo a più di uno di questi generosi figli di don Bosco.
Ma era davvero così lontana la
« casa di don Bosco », da non esse
re riconoscibile anche nella « casa vaticana » di San Francesco di Sa- les? Qui conviene sostare un poco, e fare un'utile riflessione. L'O rato
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rio di V aldocco — cuore e prototi
po di ogni altra opera da esso deri
vata — ebbe dal fondatore un nome com une, ma una struttura originale sua propria. Si sbagliereb
be a individuarlo solo in un « luogo di orazione mentale e vocale » sia pure con liete alternanze di musi
che e canti; e sarebbe riduttivo in
quadrarlo tra le opere di puro ser
vizio catechistico e pastorale, sia pure con annessi cortili, aule, pale
stre e aggiornate attrattive giova
nili. Per don Bosco è qualcosa di più: una chiesa che si irradia in la
boratori, tipografie, librerie, « me
dia », arti, teatro, musica, scuole, cortili, stadi, sport, animazione, ri
cerca, conoscenze, relazioni, gite, viaggi, missioni ... e quant'altro rientra nel programmatico « quae- cum que bona » di un santo che tutto l'utile adotta, per imprimere a tutto il com une denominatore della via alla santità da conseguire
— per quanto è possibile — in spontaneità e allegria. Q uest'ope
ra poi ne genera altre a raggio mondiale, altrettanto articolate in se stesse, e tutte col legate con l'opera primigenia com e un siste
ma solare. L'appartenenza a que
sto sistema non è condizionata dal fatto che un'opera realizzi per intero e in situazioni ottimali la gamma delle attività proposte dall'O ratorio. Basta che ne realizzi anche una sola: fatta in collega
mento di struttura e di spirito con l'intero sistema, quest'attività sarà
Ritaglio d'Oratorio.
Spo rt e allegria anche p e r i lavoratori delle tipografie vaticane.