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ritaglio d'oratorio

Nel documento don bosco in vaticano (pagine 115-121)

Sull'ascensore aveva appena preso posto un anziano reveren­

do, tutto in nero, dall'aspetto un po' dignitario e un po' missionario.

L'ascensorista stava per rinchiude­

re e risalire.

— Aspetti, aspetti! — gridò a c­

correndo trafelato un giovane salesiano, novellino e inesper­

to, tutto ansioso di raggiungere con puntualità un certo ufficio ...

— Anch'io salgo alla ... alla terza loggia, n o ?...

Fu atteso. Ma l'ascensorista l'ac­

colse con un moto di stizza, e nel rinchiudere l'ascensore riverì l'an­

ziano già sistemato nell'abitacolo:

— Voglia scusare, eminentissi­

mo — disse calcando bene la vo­

ce sul titolo e guatando in obliquo quell'altro intruso — voglia scusa­

re questa m ancanza di riguardo ...

Ecché! m ica parte un treno! Mica siamo alla stazione! ... ».

L'eminentissimo sorrise, fece un cenno con la mano, chiese al con­

fuso compagno chi fosse e che cosa andasse facendo. Un attimo di dialogo. Alla prima «stazione»

discese. Il giovane salesiano volse gli occhi all'ascensorista che lo dardeggiava. Involontariam ente era salito sullo scompartim ento del cardinale Giovanni Mercati, Bi­

bliotecario e A rchivista di Santa amicizia con lo scontroso ascen­

sorista che si abituò a caricarlo senza più spazientirsi.

Questo episodio può insegnare qualcosa. Da esso resta da dedur­

re il perché di quel duro impatto, di quel divergere di mentalità e abitudini, di quel perentorio giudi­

zio di « inettitudine ».

Il figlio di don Bosco conserva sempre una essenziale disponi­

bilità alle varie dimensioni e at­

tività dell'Oratorio. Il suo spirito è

« oratoriano ». Dovunque sia chia­

mato, egli arriva con tutto il baga­

glio della sua identità vocazionale e non soltanto con le doti utili a un determinato servizio. Per conse­

guenza non sarà mai un burocra­

te, amministratore o tecnico, am ­ putato dal suo spirito salesiano; sa­

rà sempre un salesiano, dotato (per giunta e dove occorra) di com petenze amm inistrative, te c­

niche o altro. L'aggiunta di un piz­

zico di spontaneità e giovialità al suo carattere non dovrebbe gua­

stare e non dovrebbe stupire. Do­

vrebbe invece stupire il contrario.

Chi conosce poco don Bosco, e

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produrre allegria nei circoli dei car­

dinali con scherzi e ca le m b o u r...

V 'è di più. Nel salesiano erompe sempre la logica del cortile e dei grandi spazi, delle masse giovanili e popolari, dei vasti contenitori a disposizione di tali masse, dei la­

boratori professionali, degli studi e delle scuole, del rumore, del gioco, dei suoni e dei canti ... È il penta­

gramma su cui s'intona di conti­

nuo il suo vivere. In quel contesto di moto e di gioia egli eleva il suo spirito e stempera i crucci perso­

nali o collettivi diversi; là può esse­

re ripagata ogni sofferenza o scon­

fitta, e si possono colm are i vuoti di cui è seminato il quotidiano ...

Lo sradicam ento da questo humus vitale, il trapianto in area diversa

— e sia pure prestigiosa e ricca in se stessa — rischia di comportare (e spesso ha comportato) un trau­

ma. Improvvisamente, addio spa­

ziosi cortili e grida di ragazzi, addio scuole e laboratori pieni di speran­

za, addio cori giovanili in preghie­

ra, leve dello spirito e della fede, sostegno di amore reciproco ...

Senza dubbio s'imporrà sempre da parte del salesiano il dovere di adeguarsi alle nuove situazioni in cui è chiam ato a operare. D'altra parte però diventa ovvia la neces­

sità di comprensione: chi accoglie il salesiano per determ inate com ­ petenze lo accoglie anche, coe­

rentemente, per la sua globale identità. Quest'ultim a esigenza spiega tante delicate e continue

D ue immagini di Oratorio:

un laboratorio (a Betlemme) e un cortile.

m

-attenzioni che i figli vaticani di don Bosco hanno sempre ricevuto dai Pontefici e dai sommi vertici della Santa Sede, specie dai più sensibili e attenti; ma spiega anche qual­

che m ancata sintonia a livello operativo, là dove l'accoglienza e la com prensione sono sembrate talora venir meno, e spiega le im­

mancabili incertezze sofferte da qualche salesiano.

Nelle cronache di casa, specie agli inizi del servizio am m inistrati­

vo e tecnico, si trovano registrati momenti di amarezza e rimpianto che è inutile tacere. « Siamo confi­

nati in un piccolo appartam ento

— si legge in quelle e in altre pagi­

ne — senza nemmeno un angolo di cortile ... ». E ancora: « Spesso si vedono confratelli con il cuore in tum ulto e gli occhi gonfi di pian­

to ». E ripetutamente: « E necessa­

rio qualche diversivo per la com u­

nità, questi salesiani sono tutti gio­

vani, hanno un grande bisogno di com unicare; grazie dunque a co­

loro che accettano il nostro invito e vengono a trascorrere qualche mezz'ora tra noi ... ». Traspare da queste cronache e lettere una di­

mensione umana, una tensione tutt'altro che « festaiola ». Solo lo spirito religioso, unito alla convin­

zione di servire fedelmente la San­

ta Sede e la Chiesa, ha potuto re­

stituire serenità ed entusiasmo a più di uno di questi generosi figli di don Bosco.

Ma era davvero così lontana la

« casa di don Bosco », da non esse­

re riconoscibile anche nella « casa vaticana » di San Francesco di Sa- les? Qui conviene sostare un poco, e fare un'utile riflessione. L'O rato­

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rio di V aldocco — cuore e prototi­

po di ogni altra opera da esso deri­

vata — ebbe dal fondatore un nome com une, ma una struttura originale sua propria. Si sbagliereb­

be a individuarlo solo in un « luogo di orazione mentale e vocale » sia pure con liete alternanze di musi­

che e canti; e sarebbe riduttivo in­

quadrarlo tra le opere di puro ser­

vizio catechistico e pastorale, sia pure con annessi cortili, aule, pale­

stre e aggiornate attrattive giova­

nili. Per don Bosco è qualcosa di più: una chiesa che si irradia in la­

boratori, tipografie, librerie, « me­

dia », arti, teatro, musica, scuole, cortili, stadi, sport, animazione, ri­

cerca, conoscenze, relazioni, gite, viaggi, missioni ... e quant'altro rientra nel programmatico « quae- cum que bona » di un santo che tutto l'utile adotta, per imprimere a tutto il com une denominatore della via alla santità da conseguire

— per quanto è possibile — in spontaneità e allegria. Q uest'ope­

ra poi ne genera altre a raggio mondiale, altrettanto articolate in se stesse, e tutte col legate con l'opera primigenia com e un siste­

ma solare. L'appartenenza a que­

sto sistema non è condizionata dal fatto che un'opera realizzi per intero e in situazioni ottimali la gamma delle attività proposte dall'O ratorio. Basta che ne realizzi anche una sola: fatta in collega­

mento di struttura e di spirito con l'intero sistema, quest'attività sarà

Ritaglio d'Oratorio.

Spo rt e allegria anche p e r i lavoratori delle tipografie vaticane.

Nel documento don bosco in vaticano (pagine 115-121)