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« l'osservatore romano »

Nel documento don bosco in vaticano (pagine 171-175)

La tipografia de «L'O sservatore Rom ano»

prim a del trasloco alla nuova sede.

A i piani superiori la Direzione e Redazione.

L'autunno 1978 è passato alla storia come la « stagione dei tre Papi ». A Papa Montini subentrò il Patriarca di Venezia Albino Luciani con il nome di Giovanni Paolo I.

Meteora di « santità e sorriso », questo Papa scomparve dopo soli 33 giorni di pontificato. Gli succe­

dette il cardinale arcivescovo di Kraków Karol W ojtyta che volle conservarne la memoria con il nome di Giovanni Paolo II.

Questi avvenimenti accaddero tutti tra il 6 agosto e il 16 ottobre 1978; ed è inutile rammentare quali ritmi di lavoro abbiano im­

presso alle due tipografie vaticane.

Ritmi non più allentati neanche con il successivo ritorno alla « nor­

malità » perché non si allentò, e anzi si accelerò, il dinamismo im­

presso dagli ultimi Papi alla Chiesa.

L'era dei grandi viaggi pontifici ri­

lanciata da Paolo VI (per dire di questo solo aspetto) è stata ricon­

fermata e ispessita da Giovanni Paolo II in un modo vertiginoso.

Quest'uomo ha il coraggio di an­

dare « da solo » per l'intero mondo ad annunciare agli uomini d'oggi la verità del Dio rivelato da Ge­

sù Cristo Salvatore. Le sue visite pastorali alle nazioni sono la realiz­

zazione del dialogo tra la Chiesa e l'uomo contemporaneo, lasciato in consegna dal Concilio.

C'era quasi da aspettarsi qual­

che allentamento di tensione e di lavoro: un Papa « giramondo » che alla parola sostituisce la presenza, addirittura una presenza persona­

le e una maniera decentrata di fare il Papa, avrebbe anche potuto si­

gnificare « delega » ad altri centri mondiali delle varie leve

dell'infor-inazione. Non è stato così. Papa W o jtyla ha sommato le due vie di comunicazione, ha fatto presenza e parola, persino moltiplicando la voce di Roma. Così, tra cronache e discorsi, le tipografie vaticane (come anche gli altri media) hanno dovuto intensificare la loro atti­

vità. Si guardi soltanto alla quan­

tità di pagine con cui esce oggi il giornale vaticano, e si vedrà quali proporzioni abbiano preso i tempi e gli impegni tecnici e amministra­

tivi.

I giornalisti stentano a seguire il Papa, non solo negli itinerari ma soprattutto nella disponibilità ver­

so le culture e nell'annuncio cri­

stiano che a tutte le culture egli adegua. Stentano a seguirlo anche i mass media e le rotative costan­

temente sotto pressione. Anche L'O sservatore Rom ano è soggetto a un tour de force mai provato for­

se nei tempi passati ...

L'O sservatore Rom ano è il gior­

nale della Santa Sede e il porta­

voce del Papa. Come « quotidia­

no politico e religioso » è stato lan­

ciato il primo luglio 1861 sotto la direzione del polemista romagnolo Nicola Zanchini e del giornalista Giuseppe Bastia. M a ebbe un ante­

cedente nell'omonimo giornale pubblicato a Roma nel biennio 1848-1850 sotto la direzione dell'abate Battelli, poi soppresso su pressioni del governo piemontese, e per ragioni politiche. Precisa­

mente a quegli anni bisogna rifarsi per individuare il filone storico da cui ebbe origine il giornale d'oggi.

Fra gli anni 1846 e 1848 infatti, co­

me ripercussione delle mutate condizioni sociali e politiche

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nell'intera Europa, fu concessa do­

vunque la libertà di stampa. Ma l'impreparazione degli scrittori del tempo, l'indeterminatezza delle norme, l'incertezza di coloro che avrebbero dovuto applicarle, furo­

no causa della più sfrenata licenza.

Una quantità di periodici immorali e sfacciatamente anticlericali si ro­

vesciò sui mercati. E nacquero i primi quotidiani, alcuni di indole patriottica, altri di tendenze politi­

che « socialistoidi », altri ancora di aperta radice cattolica e (per dife­

sa e contrattacco) di stampo deci­

samente battagliero. Tale fu ad esempio il primo apparso in Italia, L'Arm onia della religione con la ci­

viltà, noto semplicemente come L'Arm onia, uscito a Torino il 14 lu­

glio 1848 a cimentarsi con i vari giornali politici del Cavour, del Brofferio, del Botero, ecc. A L'A r­

m onia collaborò anche don Bosco, spesse volte difeso dallo stesso giornale contro gli attacchi dei settari.

Incoraggiati dall'enciclica Inter multiplices, emanata da Pio IX nel 1853, i cattolici italiani moltiplica­

rono i loro sforzi e diedero un no­

tevole impulso a periodici e quoti­

diani audaci ma poveri di mezzi e perciò di breve durata. Fra i più se­

ri tentativi, uno ve ne fu del gover­

no pontificio, che deliberò la stam­

pa di un quotidiano polemico re­

ligioso strettamente controllato:

L'Am ico della verità (1860). L'anno dopo il sostituto Ministro dell'in­

terno, Marcantonio Pacelli (nonno di Pio XII), ne affidava la direzione e redazione a due profughi roma­

gnoli, i già menzionati Zanchini e Bastia, estendendo anche alla poli­

tica l'intento polemico del nuovo giornale. Che s'intitolò L'O sserva­

tore Romano.

Finanziato da privati, ma sov­

venzionato e privilegiato dal Go­

verno, il foglio si accinse a interlo­

quire efficacemente in quel qua­

rantennio eroico della stampa cat­

tolica che dall'anno della procla­

mazione del Regno d'Italia (1861) si estese fino al termine del secolo, includendo avvenimenti storici di

capitale importanza quali il sorge­

re dei movimenti laici cattolici, il Concilio Vaticano I, la presa di Roma, l'assestamento del nuovo Stato italiano, i tentativi per una Conciliazione (in cui fu coinvolto anche don Bosco), e via dicendo, senza fermarsi poi — e anzi sem­

pre più rinvigorendosi — con l'av­

vento del nuovo secolo. Occupata Roma dalle truppe italiane (1870) il giornale sospese le pubblicazioni, ma qualche mese dopo le riprese per desiderio della Santa Sede.

Verso il 1873 il gruppo francese del Journal de Rom e cercò d'impos­

sessarsi della testata, ma un inter­

vento della Santa Sede, che ne as­

sunse il controllo, sventò quel ten­

tativo. Direttore-proprietario figu­

rava comunque, a partire dal 1863, il marchese Augusto Baviera, lega­

to da cordiale amicizia con don Bosco che, come s'è visto, ricorse a lui in varie occasioni. In tempi calamitosi per il Vaticano, l'offi­

ciosità del giornale venne coperta facendolo figurare come organo di varie istituzioni cattoliche. Però durante tutto il pontificato di Leo­

ne XIII (1878-1903) esso uscì con un avviso di protesta per l'avvenuta occupazione di Roma. Dopo il marchese A. Baviera subentrò nel­

la direzione-proprietà Cesare Cri- spolti (1884-1890). Solo dopo di lui la Santa Sede ne divenne proprie­

taria e lo affidò alla direzione di Giovanni B. Casoni (1890-1900).

Nel primo ventennio del secolo L'O sservatore Rom ano fu diretto da Giuseppe Angelini, che ne resse le sorti nei difficili momenti della prima guerra mondiale, quando il giornale dovette rappresentare l'assoluta imparzialità e l'amorevo­ dell'Azione Cattolica Italiana e au­

torevole figura in campo

giornali-La cappella di San Pellegrino presso la sede

de « L'O sservatore Romano ».

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L'OSSERVATORE ROMANO

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Nel documento don bosco in vaticano (pagine 171-175)