La tipografia de «L'O sservatore Rom ano»
prim a del trasloco alla nuova sede.
A i piani superiori la Direzione e Redazione.
L'autunno 1978 è passato alla storia come la « stagione dei tre Papi ». A Papa Montini subentrò il Patriarca di Venezia Albino Luciani con il nome di Giovanni Paolo I.
Meteora di « santità e sorriso », questo Papa scomparve dopo soli 33 giorni di pontificato. Gli succe
dette il cardinale arcivescovo di Kraków Karol W ojtyta che volle conservarne la memoria con il nome di Giovanni Paolo II.
Questi avvenimenti accaddero tutti tra il 6 agosto e il 16 ottobre 1978; ed è inutile rammentare quali ritmi di lavoro abbiano im
presso alle due tipografie vaticane.
Ritmi non più allentati neanche con il successivo ritorno alla « nor
malità » perché non si allentò, e anzi si accelerò, il dinamismo im
presso dagli ultimi Papi alla Chiesa.
L'era dei grandi viaggi pontifici ri
lanciata da Paolo VI (per dire di questo solo aspetto) è stata ricon
fermata e ispessita da Giovanni Paolo II in un modo vertiginoso.
Quest'uomo ha il coraggio di an
dare « da solo » per l'intero mondo ad annunciare agli uomini d'oggi la verità del Dio rivelato da Ge
sù Cristo Salvatore. Le sue visite pastorali alle nazioni sono la realiz
zazione del dialogo tra la Chiesa e l'uomo contemporaneo, lasciato in consegna dal Concilio.
C'era quasi da aspettarsi qual
che allentamento di tensione e di lavoro: un Papa « giramondo » che alla parola sostituisce la presenza, addirittura una presenza persona
le e una maniera decentrata di fare il Papa, avrebbe anche potuto si
gnificare « delega » ad altri centri mondiali delle varie leve
dell'infor-inazione. Non è stato così. Papa W o jtyla ha sommato le due vie di comunicazione, ha fatto presenza e parola, persino moltiplicando la voce di Roma. Così, tra cronache e discorsi, le tipografie vaticane (come anche gli altri media) hanno dovuto intensificare la loro atti
vità. Si guardi soltanto alla quan
tità di pagine con cui esce oggi il giornale vaticano, e si vedrà quali proporzioni abbiano preso i tempi e gli impegni tecnici e amministra
tivi.
I giornalisti stentano a seguire il Papa, non solo negli itinerari ma soprattutto nella disponibilità ver
so le culture e nell'annuncio cri
stiano che a tutte le culture egli adegua. Stentano a seguirlo anche i mass media e le rotative costan
temente sotto pressione. Anche L'O sservatore Rom ano è soggetto a un tour de force mai provato for
se nei tempi passati ...
L'O sservatore Rom ano è il gior
nale della Santa Sede e il porta
voce del Papa. Come « quotidia
no politico e religioso » è stato lan
ciato il primo luglio 1861 sotto la direzione del polemista romagnolo Nicola Zanchini e del giornalista Giuseppe Bastia. M a ebbe un ante
cedente nell'omonimo giornale pubblicato a Roma nel biennio 1848-1850 sotto la direzione dell'abate Battelli, poi soppresso su pressioni del governo piemontese, e per ragioni politiche. Precisa
mente a quegli anni bisogna rifarsi per individuare il filone storico da cui ebbe origine il giornale d'oggi.
Fra gli anni 1846 e 1848 infatti, co
me ripercussione delle mutate condizioni sociali e politiche
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nell'intera Europa, fu concessa do
vunque la libertà di stampa. Ma l'impreparazione degli scrittori del tempo, l'indeterminatezza delle norme, l'incertezza di coloro che avrebbero dovuto applicarle, furo
no causa della più sfrenata licenza.
Una quantità di periodici immorali e sfacciatamente anticlericali si ro
vesciò sui mercati. E nacquero i primi quotidiani, alcuni di indole patriottica, altri di tendenze politi
che « socialistoidi », altri ancora di aperta radice cattolica e (per dife
sa e contrattacco) di stampo deci
samente battagliero. Tale fu ad esempio il primo apparso in Italia, L'Arm onia della religione con la ci
viltà, noto semplicemente come L'Arm onia, uscito a Torino il 14 lu
glio 1848 a cimentarsi con i vari giornali politici del Cavour, del Brofferio, del Botero, ecc. A L'A r
m onia collaborò anche don Bosco, spesse volte difeso dallo stesso giornale contro gli attacchi dei settari.
Incoraggiati dall'enciclica Inter multiplices, emanata da Pio IX nel 1853, i cattolici italiani moltiplica
rono i loro sforzi e diedero un no
tevole impulso a periodici e quoti
diani audaci ma poveri di mezzi e perciò di breve durata. Fra i più se
ri tentativi, uno ve ne fu del gover
no pontificio, che deliberò la stam
pa di un quotidiano polemico re
ligioso strettamente controllato:
L'Am ico della verità (1860). L'anno dopo il sostituto Ministro dell'in
terno, Marcantonio Pacelli (nonno di Pio XII), ne affidava la direzione e redazione a due profughi roma
gnoli, i già menzionati Zanchini e Bastia, estendendo anche alla poli
tica l'intento polemico del nuovo giornale. Che s'intitolò L'O sserva
tore Romano.
Finanziato da privati, ma sov
venzionato e privilegiato dal Go
verno, il foglio si accinse a interlo
quire efficacemente in quel qua
rantennio eroico della stampa cat
tolica che dall'anno della procla
mazione del Regno d'Italia (1861) si estese fino al termine del secolo, includendo avvenimenti storici di
capitale importanza quali il sorge
re dei movimenti laici cattolici, il Concilio Vaticano I, la presa di Roma, l'assestamento del nuovo Stato italiano, i tentativi per una Conciliazione (in cui fu coinvolto anche don Bosco), e via dicendo, senza fermarsi poi — e anzi sem
pre più rinvigorendosi — con l'av
vento del nuovo secolo. Occupata Roma dalle truppe italiane (1870) il giornale sospese le pubblicazioni, ma qualche mese dopo le riprese per desiderio della Santa Sede.
Verso il 1873 il gruppo francese del Journal de Rom e cercò d'impos
sessarsi della testata, ma un inter
vento della Santa Sede, che ne as
sunse il controllo, sventò quel ten
tativo. Direttore-proprietario figu
rava comunque, a partire dal 1863, il marchese Augusto Baviera, lega
to da cordiale amicizia con don Bosco che, come s'è visto, ricorse a lui in varie occasioni. In tempi calamitosi per il Vaticano, l'offi
ciosità del giornale venne coperta facendolo figurare come organo di varie istituzioni cattoliche. Però durante tutto il pontificato di Leo
ne XIII (1878-1903) esso uscì con un avviso di protesta per l'avvenuta occupazione di Roma. Dopo il marchese A. Baviera subentrò nel
la direzione-proprietà Cesare Cri- spolti (1884-1890). Solo dopo di lui la Santa Sede ne divenne proprie
taria e lo affidò alla direzione di Giovanni B. Casoni (1890-1900).
Nel primo ventennio del secolo L'O sservatore Rom ano fu diretto da Giuseppe Angelini, che ne resse le sorti nei difficili momenti della prima guerra mondiale, quando il giornale dovette rappresentare l'assoluta imparzialità e l'amorevo dell'Azione Cattolica Italiana e au
torevole figura in campo
giornali-La cappella di San Pellegrino presso la sede
de « L'O sservatore Romano ».
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L'OSSERVATORE ROMANO
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