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Le case d‘aste nella Cina non continentale: Hong Kong e Taiwan

A.3. Intervista allo studioso del mercato dell‘arte Zhang Zhengzhong 张政中

2.2. Le case d‘aste nella Cina non continentale: Hong Kong e Taiwan

Hong Kong è attualmente uno dei maggiori canali d‘arte del mondo (Robertson, 2011), il quale, approfittando di una strategica posizione geografica e di fattori favorevoli al proprio sviluppo, è andato costruendo un mercato dell‘arte forte in un tempo relativamente breve (Rapporto di Artprice ―Il mercato dell‘arte nel 2014‖). Questo mercato vede la presenza di molte case d‘aste, tra cui le due maggiori a livello mondiale, Sotheby‘s e Christie‘s, che hanno iniziato a operarvi rispettivamente

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nel 1973 e nel 1986, oltre che case d‘aste taiwanesi, della Cina continentale e sudcoreane.

Prima dell‘arrivo di Sotheby‘s a Hong Kong, che ha segnato l‘inizio del mercato delle case d‘aste nell‘ex colonia, vi erano già vendite di antichità cinesi, ma queste avvenivano privatamente, spesso tra gli stessi collezionisti o tra mercanti e collezionisti. Al tempo, infatti, per molti acquirenti asiatici l‘acquisto di opere d‘arte in forma pubblica alle aste era troppo indiscreto, e si preferiva, quindi, l‘acquisto in forma privata (Wang, 2012).

In quegli anni andò crescendo anche il numero dei collezionisti cinesi di antichità cinesi, coadiuvando così lo sviluppo del mercato. Questi nuovi collezionisti locali iniziarono a lavorare a stretto contatto con le case d‘aste che si stavano stabilendo in quegli anni a Hong Kong, e diedero vita, proprio come a Taiwan, a grandi collezioni d‘arte, rese possibili anche dalla sempre maggior possibilità di acquistare le opere direttamente da venditori ed esperti locali, il cui numero crebbe notevolmente e con i quali le transazioni divennero più agevoli (Wang, 2012).

Da allora, iniziò quindi a svilupparsi quello che è oggi, con Pechino, il maggior centro di aste per la vendita di arte cinese, cambiando i connotati del mercato per quest‘arte, che era prima soprattutto venduta all‘estero da mercanti d‘arte e case d‘aste stranieri.

Il boom di vendite che avranno le case d‘aste di Hong Kong nel 2000, è andato di pari passo con l‘emergere dell‘interesse dei collezionisti cinesi dell‘ex colonia, oltre che della Cina continentale e di Taiwan per l‘arte imperiale, in particolare le ceramiche Qing. Le case d‘aste di Hong Kong, infatti, avevano iniziato dagli anni novanta a concentrarsi maggiormente sui gusti degli acquirenti cinesi, più che occidentali, e avevano dato inizio, verso la fine di quel decennio, alla vendita di collezioni di porcellane Qing, collezionando vendite record (Wang, 2012). A partire dal 1996, quando presso Christie‘s Hong Kong venne tenuta la prima asta di arte imperiale, infatti, anche altre case d‘aste, sia nell‘ex colonia che nella Cina continentale inizieranno a condurre aste incentrate sulla vendita di questa categoria d‘arte.

Già negli anni novanta, l‘altissimo totale delle vendite di opere d‘arte e antichità cinesi presso le case d‘aste Christie‘s e Sotheby‘s di Hong Kong faceva dell‘ex colonia la prima sede d‘aste per la vendita in questo settore dell‘arte. Come rileva Wang (2012), se prima i mercati di New York e Londra primeggiavano in questo settore, risultò evidente come lo spostamento a Hong Kong fosse assolutamente sensato, soprattutto

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nella prospettiva di una maggior vicinanza ai gusti degli acquirenti locali, che andavano facendosi sempre più numerosi. Wang (2012) sottolinea che fu, infatti, con l‘entrata in gioco di capi di dipartimento cinesi che avvenne questo avvicinamento agli acquirenti cinesi e comprensione delle loro richieste, portando queste case d‘aste a raggiungere il successo.

Grazie al successo del mercato d‘arte di Hong Kong e incentivate dalle sue misure di franchigia, vi hanno posto le proprie sedi anche le due maggiori case d‘aste della Cina continentale, China Guardian e Poly Auction, che hanno tenuto entrambe le prime aste nella città nel 2012 (Rapporto di Artprice ―Il mercato dell‘arte nel 2012‖).

A Hong Kong si sono stabilite poi, oltre a Christie‘s e Sotheby‘s anche altre case d‘aste estere, come Bonhams, nel 2014 e Phillips, rendendo così dominante il mercato dell‘arte dell‘ex colonia. Queste case d‘aste, che vedono al proprio interno un numeroso team multietnico e multilinguistico di specialisti del campo, riscontrano un grande successo per il connubio tra il metodo commerciale occidentale e la conoscenza e comprensione del contesto e della sensibilità cinesi (Wang, 2012).

Le case d‘aste di Hong Kong, come quelle della Cina continentale si stanno certamente sviluppando e hanno iniziato a condurre anche aste speciali, dedicate a un determinato artista o a una singola opera, come sta facendo la casa d‘aste Sotheby‘s, la quale organizza anche vendite private (Rapporto di Artprice ―Il mercato dell‘arte nel 2012‖).

Questi non sono tuttavia i soli tratti in comune che le case d‘aste di Hong Kong condividono con quelle della Cina continentale, esse infatti, come quelle cinesi, sono fortemente attive nel settore primario oltre che secondario del mercato, e quindi nella promozione di nuovi e giovani artisti. Molti artisti, infatti, hanno avuto modo di raggiungere la notorietà attraverso la vendita delle proprie opere su questo mercato, dove alcuni di essi hanno visto il valore della propria arte crescere considerevolmente (Rapporto di Artprice ―Il mercato dell‘arte nel 2014‖).

Case d‘aste come Christie‘s e Sotheby‘s, per esempio, grazie alla mancanza di tariffe o tasse di vendita sull‘entrata o l‘uscita di opere d‘arte da Hong Kong, non vendono solo arte cinese, e, come già detto, occidentale, ma anche molta arte asiatica, proveniente dal Giappone, dalla Corea, dal Sud-est asiatico e dall‘India, richiamando quindi una partecipazione di acquirenti molto più vasta e internazionale, rispetto a quella della Cina continentale. Hong Kong si è, infatti, imposta come la piazza cinese

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principale per la vendita di opere d‘arte asiatica ed è famosa soprattutto per la vendita di arte asiatica contemporanea (Rapporto di Artprice ―Il mercato dell‘arte nel 2014‖). 2.2.2. Il mercato delle case d’aste a Taiwan

Le case d‘aste di Taiwan, che come quelle del resto della Cina sono sorte abbastanza recentemente, negli ultimi anni hanno dovuto confrontarsi non solo con la potenza delle case d‘aste di Hong Kong, ma anche, più di recente, con quella delle case d‘aste della Cina continentale, ormai sempre più competitive.

Le prime case d‘aste apparirono a Taiwan pochi anni dopo essere sorte in Giappone, nella metà degli anni ottanta del Novecento.

A partire dagli anni novanta, oltre alle case d‘aste locali, inizieranno a condurvi vendite anche case d‘aste internazionali come Christie‘s e Sotheby‘s, ma queste, a differenza che a Hong Kong dove avevano iniziato a operare sempre in quel periodo, non ebbero successo a causa della reticenza dei taiwanesi ad acquistare da venditori stranieri, facendo così permanere la preminenza dei mercanti d‘arte locali per il mercato sia primario che secondario (Robertson, 2011).

Oggi, tra le maggiori case d‘aste presenti vi è Ravenel International Art Group (in cinese Luo fu ao yishu jituan 罗芙奥艺术集团), fondata nel 1999 a Taipei e che ora opera anche a Hong Kong e nella Cina continentale, precisamente a Pechino e Shanghai, e la casa d‘aste Zhong Cheng (in cinese Zhong cheng paimai 中 诚 拍 卖 ), situata anch‘essa a Taipei e fondata più recentemente, nel 2006.

Nonostante il mercato dell‘arte dell‘isola, e quindi quello delle sue case d‘aste, non sia ai livelli di quello della Cina continentale e di Hong Kong, il collezionismo d‘arte a Taiwan è costantemente in crescita, con l‘entrata nel mercato di sempre nuovi collezionisti provenienti dall‘isola (Rapporto di Art Basel ―The Art Market 2018‖), fattore che pone in buona prospettiva i futuri sviluppi di questo mercato.