Capitolo 3 L’opera d’arte, il ruolo di collezionisti e artisti e le problematiche del
3.2. Il collezionismo in Cina
3.2.2. La nascita e lo sviluppo del collezionismo in Cina
Per poter comprendere al meglio la natura del collezionismo sviluppatosi in Cina, è necessario guardare in prospettiva storica alla lunga tradizione collezionistica di questo Paese. Come riporta Wang (2012), nella tradizione cinese la venerazione per il passato ha una grande importanza, esplicandosi in diverse modalità. Infatti, il concetto di revivalismo, ossia la tendenza a una ripresa delle mode, degli usi, dei costumi e degli stili del passato, combacia bene con l‘etica e la filosofia confuciana, la quale, una delle maggiori dottrine filosofico, etico, religiose e politiche della Cina, è permeata di nostalgia per il passato. Il rispetto per il passato è quindi un importante fattore nella forma mentis cinese, un fattore che ha senza dubbio contribuito allo sviluppo del collezionismo di manufatti storici e antichi.
Sotto la dinastia Han, o forse anche prima, venne creata la prima collezione imperiale, costituita dai bronzi antichi che al tempo si credeva possedessero un incredibile potere che poteva essere acquisito dai suoi possessori, i quali credevano così di poter incrementare il proprio potere e la propria autorità.
Sotto la dinastia Song il collezionismo si è evoluto, in un periodo storico in cui, mentre continuava la collezione di bronzi e giade antiche, questa attività ha iniziato a prendere una posizione più accademica. Infatti, a causa delle instabilità politiche del periodo, gli studiosi hanno iniziato a guardare al passato per cercare di migliorare il proprio presente. In questo periodo, quindi, c‘è stata una rinascita del Confucianesimo, accompagnata da un rigenerato interesse per l‘antichità oltre che lo studio di testi antichi e la raccolta di oggetti in bronzo e giada. La collezione imperiale, che annoverava calligrafie, dipinti, lacche e ceramiche, rimaneva anche sotto i Song la più importante. Con la dinastia Ming il collezionismo d‘arte in Cina era ormai diventato un passatempo affermato, anche se esclusivamente maschile. Sotto questa dinastia, con il ritorno di sovrani cinesi, l‘industria culturale è stata promossa dal mecenatismo
125
imperiale a livelli mai raggiunti prima. Inoltre, sotto i Ming, non solo la corte imperiale, ma anche persone esterne a essa iniziarono a commissionare opere d‘arte. Emerse in quel periodo, infatti, una classe di studiosi-ufficiali che oltre a domandare opere d‘arte, le producevano. Questi studiosi-ufficiali erano, infatti, sia collezionisti che artisti di talento e non esponevano, a differenza che in Europa, quasi mai le proprie acquisizioni. I collezionisti, infatti, le conservavano non esposte e solo in determinate occasioni le ponevano in vista, talvolta per se stessi e talvolta per un piccolo gruppo di studiosi- ufficiali propri amici.
Sotto questa dinastia e la precedente dinastia Song furono scritti da alcuni letterati svariati testi sul collezionismo e i suoi conoscitori, manuali volti soprattutto a insegnare come costruire una collezione secondo la tradizione artistica.
Qianlong, uno dei sovrani della dinastia Qing fu un appassionato antiquario, e come tale ampliò incredibilmente la collezione imperiale, mentre prima di lui, l‘imperatore Kangxi aveva contribuito alla collezione imperiale attraverso la creazione di atelier e studi d‘arte presso la corte, affinché venissero prodotte nuove opere d‘arte. Egli, inoltre, accolse i missionari europei con lo scopo di apprendere da essi quanto più possibile, e fece riprodurre le invenzioni nel campo dell‘arte e della tecnologia presso i propri atelier. Dopo di lui, suo figlio, l‘imperatore Yongzheng, continuò la strada del padre come patrono delle arti, non solo collezionando, ma anche, quindi, patrocinando le arti e interessandosi in particolare alla produzione delle ceramiche di Jingdezhen.
I successivi imperatori del XIX secolo non furono né collezionisti né mecenati d‘arte di rilievo, ma lo fu, invece, l‘imperatrice Cixi.
A quel tempo, grazie al fatto che le opere d‘arte venivano scambiate come regalo o assegnate dagli imperatori come premi a determinate persone di merito, anche alcune famiglie connesse alla corte imperiale riuscirono a costruire una propria collezione. Già dal VII secolo iniziarono ad apparire sigilli ufficiali e da collezione nei dipinti e nelle calligrafie della collezione imperiale, sigilli che servivano tanto a decretare l‘appartenenza delle opere quanto ad autenticare documenti e altre opere su carta o seta. I primi a far apporre il sigillo sulle proprie collezioni furono i sovrani Yuan, e seguirono il loro esempio anche quelli Qing. Dalla dinastia Ming in poi, inoltre, iniziarono ad apporre sigilli anche i collezionisti privati. Questi sigilli indicavano anche la qualità, il luogo di acquisto e l‘importanza dell‘opera all‘interno della collezione. La tradizione del collezionismo in Cina di arte e antichità, che, affermatasi sotto la dinastia Ming era proseguita sotto quella Qing, ebbe un arresto poco dopo la caduta, nel
126
1911, di quest‘ultima dinastia. A causa della criticità del periodo, che vide disordini civili e la Guerra Sino-Giapponese, molti collezionisti privati cinesi si trovarono costretti a vendere le loro collezioni o contrabbandarle all‘estero, portando, in questo modo, i collezionisti stranieri a ricoprire un ruolo molto importante nel collezionismo di antichità cinesi. Infatti, nonostante l‘istituzione, nel 1928, della Commissione per la Preservazione delle Antichità, e sebbene fossero state approvate alcune leggi per la preservazione degli oggetti antichi, tuttavia, fino alla salita al potere del Partito Comunista Cinese nel 1949, un altissimo numero di opere d‘arte e antichità cinesi furono esportate fuori dal Paese, mentre l‘acquisizione da parte di collezionisti privati, istituzioni e mercanti d‘arte all‘estero continuava a crescere.
Una nuova generazione di collezionisti ha iniziato a collezionare opere d‘arte in Cina a partire dal 1949, influenzati da alcuni collezionisti cinesi molto influenti che erano emersi nella prima metà del XX secolo. Oltre a emergere collezionisti privati, nacquero anche alcuni gruppi di collezionisti, come la Min Chiu Society (in cinese Min qiu jingshe 敏求精舍), un‘associazione elitaria nata a Hong Kong nel 1960, formata da collezionisti spinti dalla voglia di collezionare e raffinare la propria conoscenza e il proprio gusto artistico, e la già citata Ching Wan Society nata a Taiwan nel 1992, formata anche da alcuni collezionisti interessati al collezionismo di arte contemporanea. Se negli anni novanta la maggior parte degli acquirenti erano mercanti e collezionisti stranieri o provenienti da Hong Kong, nel 2000 l‘acquisto di opere d‘arte da parte di collezionisti e musei cinesi è diventato molto più consistente, anche grazie alla spinta data dalla volontà di rimpatriare alcune opere d‘arte.
È, così, rinato il collezionismo in Cina, un collezionismo che ha portato all‘emergere del mercato dell‘arte di questo Paese come uno dei primi al mondo.