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I moventi del collezionismo

Capitolo 3 L’opera d’arte, il ruolo di collezionisti e artisti e le problematiche del

3.2. Il collezionismo in Cina

3.2.3. I moventi del collezionismo

Il collezionismo d‘arte, cui possiamo guardare, a buona ragione, come la forma più elevata di collezionismo, delineandosi come patrimonio culturale, oltre che economico, è un particolare tipo di attività che può vedere alla propria base una notevole varietà di moventi.

L‘attività centrale del collezionismo, ossia la scelta di quale artista collezionare e quali opere acquistare, è legata a molteplici tipi di interessi, che vanno da quello estetico, a quello psicologico, sociale ed economico (Poli, 1999).

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L‘attività collezionistica, infatti, acquista importanza a livello socioculturale non riducendosi alla semplice raccolta e al possesso di beni veniali. Come sostiene Poli (1999), appunto, più alto è il valore culturale del bene collezionato, più il suo valore economico viene celato.

Nell‘attività collezionistica, il collezionista ha la possibilità di dimostrare la propria perspicacia, la propria conoscenza, il proprio livello culturale, ma, talvolta, anche la propria mancanza di una conoscenza approfondita, come anche l‘incapacità di sapersi distinguere, nelle scelte, dalla moltitudine (Wagner, Westreich Wagner, 2013).

I collezionisti, nella loro attività, agiscono in base a diversi fattori, che possono essere personali, legati a ciò che apprezzano o che non apprezzano, alla conoscenza della storia dell‘arte, legati alla personale intuizione estetica, a una strategia collezionistica o rispetto ai propri mezzi finanziari (Wagner, Westreich Wagner, 2013). Ma cosa spinge il collezionista verso l‘arte del collezionismo? L‘acquisto di opere d‘arte può essere spinto da motivi intellettuali, culturali ed emotivi, ma può anche essere utilizzato per l‘affermazione del proprio status sociale, o come forma d‘investimento, diversificazione del patrimonio o come valore rifugio11 (Artprice, ―Il mercato dell‘arte nel 2012‖).

C‘è chi è spinto dal desiderio di acquistare i pezzi migliori, chi acquista per entrare più in contatto con il proprio tempo e la propria cultura, chi vuole riempire la propria casa con opere d‘arte di artisti importanti per far colpo sui propri amici, chi per essere ammesso a entrare in determinati circoli di prestigio, chi per vedere le proprie opere acquisire valore nel tempo, chi per entrare in contatto con personalità interessanti, chi per avere visibilità mediatica e infine chi per poter condividere la propria collezione con le generazioni future, lasciandola in eredità (Wagner, Westreich Wagner, 2013).

Ancora, Wang (2012), introducendo le dinamiche del collezionismo in Cina, parla delle varie motivazioni che spingono alcuni soggetti al collezionismo, facendo riferimento, oltre ad alcune delle motivazioni già citate, anche al semplice desiderio di possedere, contemplare o accumulare oggetti di bellezza, alla volontà di emulare collezionisti famosi, all‘attrazione verso una particolare opera o artista, alla volontà di ottenere maggior conoscenza della propria cultura o perché mossi dal fascino verso un‘altra cultura.

11 Con bene rifugio si intende un investimento che non dà interessi immediati, ma promette di mantenere

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I motivi che spingono al collezionismo, quindi, sono molteplici, e talvolta presenti in diverse combinazioni nei collezionisti, i quali spesso sono mossi da più ragioni diverse, una più o meno marcata dell‘altra.

Come sottolinea Poli (1999), il comportamento dei collezionisti può dividersi in due categorie, ossia quello in cui domina la parte irrazionale e affettiva, e quello in cui domina la parte razionale.

Nel primo caso i collezionisti hanno un‘attrazione quasi patologica per il collezionare, un‘attività che è per loro soddisfacente di per se stessa. La collezione è per questo tipo di collezionisti, citando Poli (1999), una ―realtà totalizzante in cui proiettare interamente la propria identità‖ .

Un altro tipo di comportamento irrazionale è quello, invece, tenuto da quei collezionisti che pur mancando di esperienza del mercato e preparazione culturale, acquistano pensando di potersi basare esclusivamente sul proprio istinto (Poli, 1999). I collezionisti in cui prevale il lato razionale, che sono la maggior parte, agiscono, invece, nella propria attività collezionistica, in modo cosciente. Essi la utilizzano come mezzo, più che come fine, per poter raggiungere un determinato scopo, che può essere quello di ottenere un guadagno economico o prestigio sociale, oppure quello di partecipare alla crescita della cultura artistica. Anche in essi, comunque, non manca mai una parte emotiva, ma questo, come fa notare Poli (1999), dipende dai connotati dell‘opera d‘arte. Citando Francesca Molfino, Poli (1999), infatti, sottolinea che è necessario per il collezionista unire nell‘oggetto sia la parte economico/razionale, che si fonda sulla misurabilità e convertibilità in termini quantitativi degli oggetti, sia il lato affettivo, che è legato all‘idea illusoria dell‘insostituibilità e dell‘eccezionalità dell‘oggetto.

Nei collezionisti è, infatti, quasi sempre presente una sorta di eccitamento legato all‘attività collezionistica, un eccitamento che alimenta la loro passione per il collezionismo. Essi possono provare diversi tipi di emozioni nel momento della scelta, sperimentando così la tensione dialettica tra la loro passione per il collezionismo, e la loro parte razionale (Wagner, Westreich Wagner, 2013).

Il collezionista, quindi, non di rado cerca l‘immedesimazione con l‘opera acquistata, addirittura un‘identificazione con l‘artista, e punta spesso a dar vita a un gusto in grado di influenzare quello altrui: egli tenta di influenzare il gusto di un‘epoca (Bernabei et al., 2006).

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Il collezionista può anche collezionare per motivi più legati a una pratica sociale, ossia per dimostrare ricchezza, ma anche gusto, eleganza, cultura e intelligenza. In questo caso la collezione è utilizzata come status symbol, agendo come prova tangibile dell‘appartenenza del collezionista a un‘élite economica e soprattutto culturale (Bernabei et al., 2006).

Infatti, oltre a motivi legati alla passione per il collezionismo, il collezionista acquisisce anche per motivi esteriori, sociali. Spesso i collezionisti amano condividere le proprie acquisizioni con amici, con altri collezionisti o con il pubblico. Essi cercano con ciò approvazione e riconoscimento, non solo per gratificazione personale, ma anche per affermare in questo modo la propria immagine. L‘attività collezionistica si basa sulla doppia credenza dei collezionisti nelle qualità speciali delle opere d‘arte e nell‘acume delle proprie personali acquisizioni, e ciò spesso li spinge a condividere la propria collezione anche con il grande pubblico (Wagner, Westreich Wagner, 2013). I collezionisti sono, infatti, spesso soggetti a ricevere l‘approvazione e l‘incoraggiamento da parte non solo dei mercanti d‘arte, ma anche degli artisti stessi e di altri collezionisti. L‘ammirazione espressa da altri collezionisti è molto gratificante, come lo è, per un collezionista, vedere per esempio uno degli artisti scelti ottenere visibilità mediatica o essere soggetto di un catalogo monografico (Wagner, Westreich Wagner, 2013).

In ogni caso, come riporta Poli (1999), nei discorsi dei collezionisti non vi sono mai i motivi principali della loro attività, come il guadagno economico e il prestigio sociale, e pretendono di essere considerati come casi a parte, non identificabili in una determinata categoria. Molti, infatti, giustificano la propria attività come frutto del proprio amore per la cultura, come un bisogno di realizzarsi fuori dall‘ambito lavorativo o per una necessità in termini di soddisfazioni spirituali, mentre i più grandi tendono a voler essere identificati come mecenati.

Andando ad analizzare il collezionismo in Cina, esso, pur essendo sostanzialmente conforme al collezionismo sopradescritto, tuttavia presenta delle peculiarità tipicamente cinesi.

Wang (2012), citando il critico d‘arte Souren Melikian fa notare che nell‘attività collezionistica degli acquirenti cinesi non è tanto l‘arte a essere centrale, quanto piuttosto la passione nazionale e l‘hybris personale.

Come sottolinea Wang (2012), infatti, l‘attività collezionistica sviluppatasi recentemente nella Cina continentale è stata fortemente incentivata dalla volontà di

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rimpatriare antichità cinesi andate perdute. A differenza che a Hong Kong, i collezionisti della Cina continentale, per via del rinnovato interesse per il proprio patrimonio culturale, sono molto appassionati delle opere d‘arte tradizionale cinese. Incentivati anche dal governo, essi hanno iniziato a collezionare opere d‘arte antiche per motivi patriottici, oltre che per poter ostentare la propria ricchezza. Ma non solo, infatti, un altro degli stimoli verso l‘acquisto di opere d‘arte da parte di collezionisti cinesi è stata la ritrovata libertà di poterlo fare, quando in precedenza, sotto il regime maoista, era loro proibito.

Oggi, secondo Wang (2012), l‘acquisto di opere d‘arte cinese da parte di collezionisti cinesi è solo in parte motivata da motivi patriottici, mentre molti altri fattori concorrono a stimolare il collezionismo, così come molti altri fattori incentivano il collezionismo di opere d‘arte che non siano necessariamente opere d‘arte cinese antica. Infatti, se il patriottismo può essere un fondamentale movente per il collezionismo di opere d‘arte cinese antica, esso non fa parte dei moventi che spingono gli acquirenti cinesi che acquistano, per fare un esempio, opere d‘arte contemporanea o straniera.

Se tra i primi moventi per il collezionista cinese ci sono stati, quindi, il patriottismo e il bisogno di mostrare la propria ricchezza, questi moventi sono stati presto affiancati da molti altri, come il piacere personale e l‘investimento. L‘arte, inoltre, ha iniziato a essere vista come un mezzo per facilitare la collaborazione e la cooperazione, per esempio attraverso donazioni (Wang, 2012).

Quello che sembra oggi uno dei maggiori moventi che spingono al collezionismo gli acquirenti cinesi è l‘investimento. Non solo Wang (2012) parla del fatto che spesso i mercanti d‘arte (soprattutto quelli che hanno a che fare con collezionisti provenienti dalla Cina continentale) devono confrontarsi con acquirenti molto più interessati all‘acquisto di opere come investimento che per puro piacere collezionistico, ma anche Barboza, Bowley e Cox (2013), sottolineano il fatto che moltissimi acquirenti cinesi acquistano per motivi speculativi. Essi, infatti, riportano che, nonostante ci siano collezionisti davvero interessati all‘arte acquistata, molti sono soprattutto focalizzati sulla possibilità di un profitto, e per questo le opere vengono spesso vendute e rivendute, e la rivendita appare, appunto, uno dei principali moventi di acquisto di molti collezionisti (Barboza et al., 2013).

La forte presenza dell‘investimento come uno dei maggiori moventi dei collezionisti, viene confermato dalle interviste svolte, dalle quali emergono come principali motivi

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del collezionismo, in Cina, l‘amore per l‘arte, l‘investimento e il fattore sociale. Tutti i galleristi intervistati hanno confermato la presenza di tutti e tre questi moventi nei collezionisti con cui hanno trattato. Le opere acquistate nelle loro gallerie a Pechino potevano essere, nel caso della galleria dei galleristi Colman e Bois, e possono essere acquistate, nel caso della galleria della gallerista Li Dan, tanto come beni esperienziali, che come beni rifugio, che come status symbol rispetto ai diversi acquirenti.

Anche l‘artista Wang sostiene che gli acquirenti delle proprie opere possono essere spinti nell‘acquisto da questi tre principali moventi, mentre un altro artista intervistato, Liu12, la cui intervista è posta in Appendice a questo Capitolo, definisce i propri acquirenti spinti nell‘acquisto più da motivi personali, emotivi, che da altri. Per lui la sua arte è acquistata prettamente come bene esperienziale.

Dall‘intervista condotta a Zhang Zhengzhong, emerge, inoltre, un fattore fondamentale del collezionismo. Essendo il collezionismo ormai un‘attività svolta tanto dal singolo quanto da un gruppo (Wang, 2012), egli sottolinea che, mentre nel caso del singolo spesso l‘opera d‘arte è acquistata come bene esperienziale, anche se non è raro che l‘acquirente guardi poi a esso in vista di profitti futuri, nel caso delle società o delle istituzioni che acquistano arte, esse lo fanno sempre ed esclusivamente per investimento. È perciò evidente la natura varia e complessa dei moventi che spingono il collezionista nella propria attività. I collezionisti, in Cina, stanno sempre più affinando la propria attività collezionistica, la propria strategia e il proprio gusto. Da un lato essi sono più accorti nei loro acquisti per poter fare ottimi investimenti, dall‘altro, con un sempre maggior livello culturale sembra che sempre più persone acquistino opere d‘arte per puro piacere personale, spinti dall‘amore per l‘arte e dal desiderio di innalzare il proprio livello culturale.