Il mercato dell‘arte si è sviluppato non solo nella Cina continentale, bensì anche in altre aree della Cina, come Hong Kong, Taiwan, Singapore e Macao. I due centri più importanti per il mercato dell‘arte al di fuori della Cina continentale sono sicuramente Hong Kong e Taiwan, due ―territori‖ difficili da definire tanto dal punto di vista politico, quanto culturale. Entrambe zone di commistione culturale, esse sono state degli esempi di occidentalizzazione per la Cina continentale, che è stata da loro non poco influenzata (Costantino et al., 2006).
Hong Kong e Taiwan, data la loro separazione dalla Cina continentale e la loro ritrosia dall‘accettare il suo controllo, hanno dato vita ad altre due forme distinte di cultura cinese contemporanea, oltre che a economie d‘arte distinte da quelle della loro madrepatria (Robertson, 2011).
1.4.1. Il mercato dell’arte a Hong Kong
Hong Kong è un‘ex colonia britannica che nel 1997 è tornata a far parte della Repubblica Popolare Cinese, ma per via del suo passato di colonia straniera, dal punto di vista socio-culturale ha mantenuto una grande distanza dalle tradizioni tipicamente cinesi, unendo in sé caratteristiche tanto orientali quanto occidentali (Costantino et al., 2006). Anche Hong Kong, come Taiwan, è stata un rifugio per artisti, oltre che, come già visto, mercanti d‘arte, che non vollero rimanere nella Cina continentale dopo la fondazione della Repubblica Popolare Cinese e la salita al potere di Mao Zedong
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(Clunas, 2009). Ed è qui che nascerà quello che è oggi uno dei tre maggiori mercati d‘arte in Asia, affiancato da Pechino e Shanghai.
Nel 1949, appunto, molti mercanti d‘arte partirono da Shanghai e si stabilirono a Hong Kong, dove stava nascendo un nuovo mercato. Questo mercato continuò a svilupparsi, così che Hong Kong divenne, nei tardi anni settanta, un‘importante fonte di opere d‘arte cinese antica. L‘ex colonia divenne famosa nella seconda metà del secolo per le gallerie d‘arte presenti in Hollywood Road, gallerie fondate da cinesi locali o provenienti dalla Cina continentale che continuavano il commercio avviato dai loro antenati in madrepatria, gallerie, queste, dove era possibile acquistare manufatti e ceramiche antiche precedenti alla dinastia Ming (Wang, 2012).
Fu così che negli anni ottanta iniziarono ad arrivare mercanti d‘arte da Occidente interessati a comprare opere d‘arte cinese per rivenderla presso le loro gallerie in Europa e America.
In quegli anni, inoltre, iniziarono a operare a Hong Kong anche le case d‘aste Sotheby‘s e Christie‘s.
Prima di allora vi erano già vendite di opere d‘arte cinese antica, ma in forma privata, spesso tra gli stessi collezionisti o tra mercanti e collezionisti.
Lo sviluppo di questo mercato fu anche condotto dalla sempre maggior presenza di collezionisti cinesi d‘arte cinese antica, quando in precedenza i maggiori acquirenti rivolti a questo settore del mercato erano americani e inglesi.
A Hong Kong vi è oggi una ricca schiera di mercanti d‘arte, critici e curatori, un gruppo che è andato prendere forma nel tempo, e, assieme alle gallerie d‘arte, ha portato alla diffusione e alla promozione dell‘arte contemporanea. Nei primi anni di sviluppo del mercato dell‘arte, Hong Kong fu, infatti, il primo punto di approdo e vendita di opere d‘arte contemporanea di artisti cinesi che erano contro il sistema della RPC, i cui lavori non erano quindi esposti presso le gallerie della Cina continentale. Inoltre, nell‘ex colonia, già agli inizi degli anni novanta iniziarono a essere condotte importanti esposizioni d‘arte cinese, le quali dimostrarono la sempre maggior centralità di Hong Kong sulla scena internazionale come centro artistico e culturale di spicco. Tra le varie mostre, rilevanti furono ―Desire for Words‖, nel 1992 e ―China‘s New Art: Post-1989‖ nel 1993 (Joy, Sherry, 2004).
Il mercato d‘arte di Hong Kong continua a espandersi e svilupparsi rendendo la città un centro culturale e artistico sempre di maggior importanza, infatti, oltre alle gallerie d‘arte già stabilitevisi, come Tang Contemporary Art, Emmanuel Perrotin, e White
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Cube, nel 2018 anche altre gallerie di alto livello vi hanno posto le proprie sedi, come ha fatto David Zwirner presso la H Queen, Hauser & Wirth e Pace Gallery, che ha aperto una seconda succursale nell‘ex colonia (Rapporto di Art Basel ―The Art Market 2018‖).
A Hong Kong, come nella Cina continentale e a Taiwan, vengono anche organizzate importanti fiere d‘arte che vedono la partecipazione di istituzioni provenienti da tutto il mondo, tra cui Fine Art Asia (in cinese Dian ya yi bo 典亚艺博), salone internazionale di arte orientale che viene tenuto dal 2006 e Asia Contemporary Art Show (in cinese Yazhou dangdai yishu zhan 亚洲当代艺术展). Anche Art Basel, la più importante fiera d‘arte al mondo, riconoscendo il potenziale del mercato asiatico, nel 2013 ha deciso di iniziare a condurre a Hong Kong la fiera Art Basel Hong Kong (Velthuis, 2012). Nel 2017 la fiera ha ospitato ben duecentoquarantasette gallerie d‘arte e visto la partecipazione di 80.000 visitatori.
Il successo del mercato di Hong Kong è dovuto al suo sistema orientato al mercato, che attrae e permette lo scambio a un‘ampia fascia di acquirenti e venditori, anche perché l‘inglese, a differenza che nella Cina continentale, è una lingua accettata e molto utilizzata nella conduzione degli affari. Hong Kong, quindi, nonostante si debba confrontare con la sempre maggior competitività della Cina continentale, mantiene la sua posizione forte e affermata.
Tra le differenze che caratterizzano maggiormente il mercato dell‘arte di Hong Kong, rispetto a quello della Cina continentale, è sicuramente la sua maggior predisposizione alla vendita di opere d‘arte contemporanea e occidentale, caratteristica dovuta alla sua maggior apertura. Questa apertura è non solo culturale, ma anche riflessa dalla sua legislazione e dalle imposizioni fiscali, che l‘hanno resa un perfetto passaggio per opere d‘arte come per altri prodotti provenienti da tutto il mondo. A differenza della Cina continentale, dove solo in alcune zone sono concesse delle esenzioni fiscali, Hong Kong, come porto aperto presenta tasse molto basse, nessun tipo di tariffa sulle opere d‘arte e segretezza bancaria (Bai et al., 2013), permettendo così una maggior entrata di opere d‘arte dall‘estero, così come una maggior esportazione. Il collezionista cinese ha, infatti, difficoltà ad acquistare opere d‘arte occidentali nella Cina continentale, a causa del suo protezionismo, rendendo quindi Hong Kong il maggior centro per le vendite di questo tipo di arte.
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Essa è, in definitiva, più competitiva di quanto non siano le città della Cina continentale, tanto dal punto di vista geografico, quanto da quello fiscale, economico e legislativo, e continuerà a esserlo almeno fino al 2047, quando verrà a mancare la sua autonomia e il governo della RPC potrà decidere delle sue sorti (Robertson, 2011). 1.4.2. Il mercato dell’arte a Taiwan
Taiwan, che gode dello status di Paese indipendente, è in realtà ancora fortemente unito alla tradizione culturale cinese, anche se, dalla sua divisione dalla Cina continentale avvenuta nel 1949, essa ha sviluppato elementi culturali e artistici personali, che legano la cultura cinese del passato con elementi culturali nuovi e svincolati da quelli della tradizione (Costantino et al., 2006). Dopo la salita al potere di Mao Zedong e l‘instaurazione della Repubblica Popolare Cinese nel 1949, alcuni artisti, come alcuni mercanti d‘arte, decisero di trasferirsi nell‘isola di Taiwan, mentre altri a Hong Kong (Clunas, 2009). Non solo, ma Taiwan accoglierà altri artisti anche negli anni sessanta, quando la Cina entrerà nel caotico periodo di anarchia culturale conosciuto come Rivoluzione culturale.
Il mercato dell‘arte a Taiwan nascerà poco dopo quello di Hong Kong, ma nonostante ciò, come fa notare Wang (2012) in ―China‘s Antiquities. An introduction to the art market‖, i collezionisti che saranno protagonisti della nascita di questo mercato, non saranno meno sofisticati di quelli dell‘ex colonia. Essi, infatti, avranno modo di studiare e apprezzare l‘arte direttamente dalla collezione imperiale del Guoli gugong bowuyuan 国立故宫博物院, il Museo Nazionale del Palazzo di Taipei, e le loro acquisizioni lo dimostrano. Nel museo, infatti, sono conservate opere d‘arte imperiale tra cui calligrafie, dipinti, bronzi e giade provenienti dal Museo del Palazzo di Pechino, prese dai nazionalisti nel 1948 ed esportate a Taiwan per timore che importanti opere d‘arte finissero nelle mani dei comunisti. Lo Stato stesso ha quindi fin da subito investito molto nel porre le basi di una solida infrastruttura artistica.
Pochi anni dopo l‘apertura in Giappone delle prime aste, nella metà degli anni ottanta del Novecento, esse apparirono anche a Taiwan (Robertson, 2011).
Con la nascita del mercato dell‘arte a Taiwan, oltre alla nascita delle case d‘aste, andò formandosi anche un ampio gruppo di mercanti d‘arte nell‘isola, così come apparirono molti collezionisti. Negli anni novanta apparirono a Taiwan, per esempio, gruppi di collezionisti come quelli che composero la Ching Wan Society, formatasi nel
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1992, composta da collezionisti che spesso si riunivano per discutere d‘arte, organizzavano mostre collettive e si recavano a Hong Kong per assistere alle aste che vi venivano condotte (Wang, 2012).
Nell‘ultimo quarto del Novecento si formarono a Taiwan delle ampie collezioni d‘arte, grazie anche alla sempre più stretta collaborazione tra mercanti d‘arte locali e collezionisti. I mercanti d‘arte locali erano sempre più fondamentali nel mercato d‘arte dell‘isola, andando di fatto espandendosi la base dei collezionisti cinesi, i quali, chiaramente, trovavano più conveniente trattare con persone dallo stesso background culturale e che parlassero la loro stessa lingua (Wang, 2012).
A Taiwan, inoltre, sono andate stabilendosi, negli anni, molte gallerie d‘arte, e vengono tenute ogni anno fiere d‘arte tra cui spicca Art Taipei (in cinese Taibei guoji yishu bolanhui 台 北 国 际 艺 术 博 览 会 ), una delle maggiori fiere d‘arte a livello mondiale, che ha iniziato a operare nel 1992 sotto l‘organizzazione della Taipei Art Gallery Association e che, come riporta il sito stesso della fiera, nel 2017 ha contato la partecipazione di novantanove gallerie d‘arte e di 650.000 visitatori.
Appendice
A.1. Intervista alla gallerista cinese Li Dan 李丹, proprietaria della galleria d’arte