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NUOVI ORIZZONTI, NUOVE POSSIBILITÀ: IL SOGGIORNO FRANCESE (1760-1771)

1. Il Caso Boufflers

Nell'estate del 1765 una duchessa, Mme de Boufflers, contrasse per via naturale il vaiolo: la notizia non avrebbe, di regola, destato l'attenzione pubblica se non fosse stato per il fatto che tale nobildonna era stata inoculata da Gatti circa due anni e mezzo prima. Questo caso creò non pochi problemi al medico toscano poiché in gioco non c'era soltanto la salute di una sua paziente bensì la credibilità stessa dell'inoculazione. Gli avversari di questa pratica, infatti, colsero subito l'occasione per riproporre con rinnovata forza le teorie anti- inoculazioniste sull'inutilità della tecnica in termini di immunizzazione: la duchessa era stata rassicurata dal proprio medico sul buon esito dell'innesto e conseguentemente sulla sicurezza di non poter più contrarre nuovamente la malattia. La ricomparsa del vaiolo a distanza di anni andava a costituire una prova, secondo gli antinoculazionisti inconfutabile, dell'inutilità dell'innesto del vaiolo in aggiunta al pericolo a cui venivano esposti i pazienti che sceglievano di sottoporsi a tale pratica; la grande fama che Gatti era riuscito a conquistare nella capitale francese nonché l'accesa discussione sull'efficacia dei suoi metodi contribuirono ad alimentare in maniera sostanziale il clamore intorno a questo caso.

Il primo settembre 1765 la Gazette Littéraire de l'Europe fu la prima a dare spazio a quello che sarebbe diventato il “caso Boufflers”, pubblicando le spiegazioni di Gatti in merito e una lettera della stessa Boufflers in cui la duchessa descriveva dettagliatamente i sintomi manifestati in seguito all'inoculazione fattagli dal medico toscano pochi anni prima. Gatti, aprendo la sua lettera, confessava apertamente di riconoscere che Mme de Boufflers aveva davvero contratto il vaiolo per via naturale benché fosse stata inoculata anni prima e riteneva doveroso spiegare dal suo punto di vista il perché di questo caso:

“Il n'est que trop vrai, Monsieur, que Madame la Duchesse de Boufflers, que j'ai inoculé il y a environ deux ans et demi, vient d'avoir une véritable petite vérole naturelle qui heureusement a été discrete et très benigne. Cet événement ayant excité l'attention du Public, j'ai cru qu'il était de mon devoir de publier l'histoire de cette Inoculation. Je me suis adressé à Madame la Duchesse elle- même, et elle a bien voulu me remettre le certificat que je joins ici. Comme elle se souvient de son inoculation, et qu'une personne de son rang et de son caractère ne peut avoir d'autre motif que la vérité, le Public s'en rapportera aisément à son témoignage.”368

A questa premessa di Gatti seguiva il racconto della duchessa di Boufflers in merito alla sua

inoculazione, avvenuta il 12 marzo 1763: quattro o cinque giorni dopo l'innesto – riferiva la nobildonna – comparve un certo rossore intorno all'incisione che, riportava testualmente la duchessa “[...] M. Gatti appeloit inflammation, et qu'il m'a assuré être un signe que la petite vérole avoit pris: ce sont ses termes.”369

Col passare dei giorni il rossore aumentò, l'incisione iniziò a suppurare e intorno ad essa comparvero delle pustole le quali, dopo aver suppurato a loro volta, scomparvero il giorno seguente: questi sintomi, riferiva la duchessa, vennero riconosciuti da Gatti come prova del fatto che il vaiolo aveva preso. Qualche giorno dopo Mme de Boufflers avvertì un malessere generale, andò a letto prima del solito e la mattina seguente notò sulla fronte una bolla caratterizzata da una punta bianca che, dopo aver suppurato, si seccò, facendo cadere la crosta e lasciando però traccia sulla pelle per giorni. Dopo quell'isolata occasione il malessere scomparve: solo l'incisione continuò a suppurare per qualche altro giorno, fatto che spinse Gatti a rassicurare ulteriormente la duchessa sull'immunità acquisita. Confidando nelle parole del suo medico, Mme de Boufflers chiudeva il suo racconto affermando di aver vissuto da quel giorno in poi “dans la plus grande securité jusqu'au moment où je l'ai vu paroître.”370 Sorprendentemente Gatti non fece alcuna obiezione al racconto fornito dalla

duchessa: ammise con schiettezza di aver mal giudicato i sintomi che la nobildonna aveva manifestato in seguito all'inoculazione, giustificando il fatto di non aver visto altri segni tipici del vaiolo perché convinto “que l'action du virus variolique ne pouvoit produire d'autre effet sur Madame la Duchesse que celui qui c'étoit manifesté autour de l'incision [...]” unito al fatto “qu'elle resta exposé impunément à la contagion en voyant Mademoiselle sa fille et une autre Dame, qui toutes deux avoient été inoculées en même temps qu'elle et avoient eu la petite vérole bien caracterisée.”371 Con questo mea culpa Gatti attribuiva la

causa del recente vaiolo della duchessa soltanto ad un suo errore di valutazione circoscritto a quel caso particolare e non alla pratica dell'inoculazione in sé, poiché Mme de Boufflers in realtà non aveva mai contratto il vaiolo, rimanendo di fatto esposta al contagio per via naturale. Gatti escludeva quindi che si trattasse di una recidiva, mettendo così in salvo uno dei principi fondamentali su cui si basava la difesa dell'inoculazione, ovvero il principio dell'immunità.

La leggerezza con cui Gatti aveva valutato il decorso dell'inoculazione di Mme de Boufflers venne biasimata anche da un sostenitore di lunga data della pratica inoculatoria in generale e del medico toscano in particolare, il barone di Grimm, che, come si legge nella sua

369Ivi, p. 378. 370Ivi, pp. 378-379.

Correspondance Littéraire del 15 settembre 1765, temeva gli effetti che il caso avrebbe provocato alla diffusione dell'inoculazione in Francia: “[...] cette légèreté du médecin retardera peut-être les progrès de l'inoculation en France. Tous ceux qui n'étaient qu'à demi persuadés reculeront leur conversion.”372 Grimm esprimeva la sua preoccupazione anche per

le conseguenze che il caso avrebbe provocato per la reputazione di Gatti, verso il quale nutriva una profonda stima: “Quant à M. Gatti, cette aventure lui fera certainement grand tort, et j'en suis faché, car c'est un homme d'esprit et de mérite; mais malheureusement il est un peu léger.”373

Il barone di Grimm non era il solo ad appoggiare Gatti di fronte ad un caso così delicato: il medico toscano poteva infatti contare anche sul sostegno di David Hume che, convinto dell'errore commesso in buona fede da Gatti, perorò la sua causa rivolgendosi direttamente a Mme de Boufflers. Scriveva infatti il filosofo scozzese alla nobildonna il 26 settembre 1765:

“I passed the last evening in company with Gatti at Madame de Rochefort's.374 Never was man in

such agonies of despair: he has all the sensibility of an honest man, whose reputation is unjustly attacked, and who finds the world against him. He talks of leaving the world, of flying instantly from Paris, of throwing up life: you would have been moved with compassion for him, and could not but have entertained a good opinion of his character. After all, what has he been guilty of? A mistake. Good God! reproach a physician with a mistake; as if they were not, all of them, in danger of a mistake, in every judgment which they form. I beseech you recall your usual generosity; and protect innocence, perhaps merit, opposed by calumny and prejudice. He has heard, dear Madam, that you are his enemy: I find that it is a sensible addition to his other distresses.”375

Poche settimane dopo, il caso Boufflers aveva già oltrepassato i confini francesi e la notizia veniva resa nota in Olanda, grazie alla Gazette de Leyde, che aggiungeva ulteriori particolari

372F. M. Barone di Grimm, Correspondance Littéraire, Nedeln, Klaus Reprint, 1968, vol. VI, p. 373. 373Ibidem.

374Marie-Thérèse de Brancas (1716–1782) moglie di Jean-Anne-Vincent de Larlan de Kercado, conte di Rochefort. 375D. Hume, Private correspondence of David Hume with several distinguished persons between the years 1761 and

1776, London, Colburn and Co., 1820, pp. 93-94. Questa lettera pone un dubbio sulla vera identità di Madame de Boufflers: nell'introduzione della corrispondenza di Hume (pp. IV, V) si nota come Mme de Boufflers venga identificata con Marie-Charlotte Hippolyte de Campet de Saujon, contessa di Boufflers (1724-1800), una contessa appunto e non una duchessa così come riportato da Gatti nella sua lettera pubblicata sulla Gazette Littéraire de l'Europe, dalla stessa Madame de Boufflers e dal Barone di Grimm. In questa lettera inoltre, Gatti afferma di aver inoculato oltre alla duchessa anche sua figlia, rendendo così più probabile identificare Mme de Boufflers con Marie Anne Philippine de Montmorency-Logny, duchessa di Boufflers, (1730-1797) moglie di Charles-Joseph, duca di Boufflers (1731-1751) e madre di Amélie de Boufflers (1746-1794), futura duchessa di Lauzun e di Biron nonché nipote acquisita della Duchessa di Choiseul in quanto moglie del figlio di Antoinette Eustachie Crozat. Marie- Thérèse, contessa di Boufflers, non aveva infatti figlie ma solo un figlio, Louis-Édouard de Boufflers-Rouverel (1746-1794). La lettera scritta da Hume sembrerebbe indirizzarsi alla Mme de Boufflers inoculata da Gatti, ma non si può escludere che si tratti della Contessa di Boufflers, nobildonna influente amante del principe di Conti e celebre salonnière amica dei philosophes, alla quale Hume potrebbe essersi rivolto, data la sua influenza, per perorare la

alla vicenda. Tra le notizie provenienti da Parigi, infatti, alla data del 7 ottobre 1765, si parlava del “rude échec qu'a reçu la grande faveur de l'inoculation”,376 con riferimento al

caso di Mme de Boufflers, ma si aggiungeva anche che alcuni nobili tra cui il visconte di Laval Montmorency377 e la contessa di Valentinois378 avevano deciso proprio in quei giorni

di farsi inoculare da Gatti, provando così come il medico toscano godesse ancora della fiducia dei suoi pazienti. Si portava inoltre l'attenzione su una ricompensa di 12000 livres, l'equivalente di 500 luigi d'oro, a detta della Gazette de Leyde, depositata da La Condamine presso il Ricevitore Generale delle finanze di Parigi, pronta per essere consegnata a chiunque avesse potuto dimostrare una recidiva di vaiolo su una persona precedentemente inoculata.379 Sempre secondo la Gazette de Leyde correva voce che Gatti, venuto a

conoscenza del vaiolo naturale contratto da Mme de Boufflers, si fosse recato dal Ricevitore Generale per riscuotere la somma, fatto questo che, se provato, avrebbe contribuito a screditare ulteriormente la reputazione del medico toscano.

La notizia della malattia di Mme de Boufflers continuò a trovare spazio nei giornali parigini: nell'ottobre 1765 il Journal encyclopédique, dopo aver spiegato brevemente il caso, sottolineava quanto fosse a rischio l'inoculazione a causa della leggerezza di Gatti, costretto di fronte all'evidenza e per il bene della pratica a confessare di aver sbagliato. Mme de Boufflers inoltre, determinata a far luce sull'accaduto, non si era limitata al parere dei medici, ma aveva richiesto un processo verbale pubblico, fatto che, in aggiunta alla gravità dell'accaduto, “[...] allarme fort les partisans de l'inoculation; ils craignent qu'il ne soit le triomphe des Anti inoculateurs.”380 Il 25 ottobre lo stesso periodico continuò ad aggiornare i

376“Gazette de Leyde ou nouvelles extraordinaires de divers endroits”, Leyde, Luzac, 7 octobre 1765, p. n.n.

377Si tratta probabilmente di Mathieu Paul Louis de Montmorency-Laval (1748-1809), colonnello del reggimento dell'Auvergne e d'infanteria, successivamente brigadiere dell'esercito del Re e poi governatore di Compiègne. 378Marie Christine Chretienne de Rouvroy de Saint Simon, contessa di Valentinois (1728-1774), sposò il 30 novembre

1750 Charles-Maurice Goyon de Matignon, conte di Valentinois (1727-1790), appartenente alla famiglia dei principi di Monaco. La contessa di Valentinois fu dama di Compagnia di Mesdames les Cadettes, Victoire, Sophie e Louise, amica intima della marchesa di Pompadour e dopo la sua morte della Contessa du Barry. Cfr. M. De la Chenaye- Desbois, Dictionnaire de la noblesse, op. cit., t. VII, p. 369 e M. Le Chevalier de Courcelles, Histoire généalogique et héraldique des Pairs de France, des grands dignitaires de la couronne, des principales familles nobles du royaume, et des maisons princières de l'Europe, op. cit., 1826, t. VII, p. 97.

379La stessa notizia venne riportata anche da un altro periodico olandese, il Mercure Historique et Politique, che nell'ottobre del 1765 scriveva: “La grande nouvelle du jour c'est la petite vérole naturelle survenue à la Duchesse de Boufflers, après avoir été inoculé. Son inoculateur, frapé de cet incident, ne veut plus donner à personne, la petite vérole artificielle quoi qu'il en ait été le distributeut le plus en vogue. Il se nomme Mr. Gatti. On lui attribue un trai qui prouve sa présence d'esprit. Mr de La Condamine, le partisan le plus déclaré de la méthode dont il s'agit, avoit déposé 12000 livres, pour être remises à quiconque prouveroit, qu'une personne inoculée, n'avoit point par là été garantie de la petite vérole naturelle. M. Gatti s'avisa de notifier juridiquement, qu'il avoit inoculé la Duchesse de Boufflers, que malgré celà la petite vérole naturelle lui étoit venue; et sur ce fondement, il s'est fait délivrer le 500 Louis etc.” Cit. in “Mercure Historique e Politique”, à la Haye, Frederic Staatman, ottobre 1765 (Nouvelles de France, de Paris), pp. 270-271. Lo stesso giornale, un mese dopo, insinuava che fosse stato lo stesso Gatti e non La Condamine a depositare questa somma presso il ricevitore generale delle finanze. Cfr. Ivi, novembre 1765, pp. 338- 339.

propri lettori sul caso Boufflers, aggiungendo ai particolari dell'articolo precedente, la notizia che il nipote dodicenne del marchese di Mirabeau,381 inoculato da Gatti, era morto

dopo aver contratto naturalmente il vaiolo, gettando ancora una volta discredito sul medico, ma soprattutto sull'inoculazione:

“Cependant on ne peut dissimuler que cette aventure porte un préjudice très considérable à l'inoculation; elle excite les clameurs des anti-Inoculateurs qui s'en autorisent pour accréditer leur sîstème, et ruiner celui de l'inoculation, qui reçoit un grand échec dans ce moment-ci.”382

L'inoculazione, non ancora ufficialmente accettata, rischiava di subire un'ulteriore battuta d'arresto proprio a causa del vaiolo di Mme de Boufflers: spinto dalla gravità della situazione fu La Condamine a prendere pubblicamente posizione sul caso inviando nel novembre 1765 una lettera aperta al Journal encyclopédique, periodico che, secondo lo scienziato, era l'unico in grado di

“[...] désabuser l'Europe, d'un faux bruit qui court depuis trois mois, et dont bien des gens en France, et à Paris même, ne sont pas encore revenus. Je ne connois point de voye plus sûre pour produire cet effet, que celle de votre Journal, qui a autant de cours dans nos Provinces, que dans les pays étrangers.”383

Stando ai dettagli forniti sia da Gatti che dalla stessa Boufflers, era evidente secondo La Condamine, che la duchessa non aveva contratto il vaiolo in seguito all'inoculazione che il

381Victor-Riqueti, marchese di Mirabeau (1715-1789), celebre economista, a cui Gatti era molto legato. Cfr. M. Mirri, Per una ricerca sui rapporti fra “economisti” e riformatori toscani. L'abate Niccoli a Parigi, “Annali dell'Istituto Giangiacomo Feltrinelli”, a. II, 1959, pp. 55-120.

382Ivi, 25 oct. 1765, p. 162.

383“Journal encyclopédique”, op. cit., nov. 1765, p. 122. Nel frattempo la notizia era giunta anche a Firenze, da dove Sir Horace Mann (1706-1786), diplomatico britannico alla corte granducale, scriveva il 1° novembre 1765 all'amico letterato Sir Horace Walpole (1717-1797): “[...] Is it true, as we see in the gazettes, that the Duchesse de Bouflers has the smallpox, after having been inoculated some years ago? and that on this account Dr Gatti renounces all inoculations forever, though he has taken up the 12000 livres that were deposited for anyone who should produce a clear proof of the evil returning after inoculation?” Cit. in W. S. Lewis (edited by), The Yale Edition of Horace Walpole's correspondence, London, Oxford University press, 1967, vol. 22, pp. 357-358. Della lettera di La Condamine, pubblicata nel Journal Encyclopédique del novembre 1765, parlava anche il Pelli nelle sue Effemeridi in data 26 gennaio 1766: “Mi pare di aver detto che il vaiolo ritornato doppo l'inoculazione alla duchessa di Boufflers a Parigi nell'anno passato ha arrecato molto discredito a questa operazione. Così si parlava pubblicamente, e si leggeva negli avvisi. Ora trovo nel Giornale di Bouillon per il dì 15 novembre prossimo passato una lettera del signor della Condamine in cui assicura che alla predetta dama, quando fu inoculato il vaiolo dal dottor Gatti, non gli si attaccò, non avendo avuto né febbre, né eruzione, né suppurazione variolosa delle incisioni, [...]. Il Parlamento ancora non ha deciso, ma molto mi ingannerei, e potrebbe esserlo, se questa operazione sarà trovata, o inutile affatto, o dannosa. [...] Presso di noi si inocula con meno strepito, e ansietà. Se seguirà lo stesso in Francia l'operazione uscirà di moda, la potestà civile tacerà, e a' medici resterà solo il campo per disputare.[...]” Cit. in G. Pelli-Bencivenni, Effemeridi, cit., vol. XVI, pp. 121-122. In Italia il caso Boufflers venne in seguito ripreso da Pietro Verri nel suo articolo apparso sul Caffè intitolato Sull'innesto del vaiolo, in cui l'autore sosteneva Gatti avvalorando la sua tesi di non aver trasmesso il vaiolo alla Boufflers tramite l'inoculazione, lasciandola così esposta al contagio per via naturale. Cfr. Il Caffè: o sia, Brevi e varj discorsi già distribuiti in fogli periodici, Venezia, P. Pizzolato,

medico toscano aveva praticato su di lei, rimanendo così esposta al contagio per via naturale. La Condamine affermava inoltre, citando sé stesso ed illustri medici come Pilarino, Jurin e Nettleton, che l'inoculazione talvolta non produceva il suo effetto o per errore del medico o perché il paziente non era predisposto in quel determinato momento a contrarre la malattia. La Condamine concludeva la sua lettera denunciando l'ostruzionismo da parte di quei membri dell'Accademia delle Scienze di Parigi contrari all'inoculazione, che erano riusciti a convincere il presidente dell'accademia a non far leggere in assemblea una memoria intitolata Suite de l'histoire de l'inoculation depuis 1758, che La Condamine aveva concordato da mesi di illustrare ai membri nell'assemblea del 13 novembre 1765,384 grazie

alla quale sarebbe stato in grado di spiegare dettagliatamente le sue teorie in merito al caso di Mme de Boufflers e ad altre presunte recidive di vaiolo.

L'ostruzionismo di alcuni membri dell'Accademia delle Scienze di Parigi denunciato da La Condamine testimoniava in maniera chiara la rilevanza politica, culturale e perfino sociale che aveva in quel momento in Francia il dibattito sull'inoculazione, tanto da attrarre l'attenzione della stampa estera ed in particolar modo inglese. Il Gentleman's Magazine, periodico mensile edito a Londra, dedicò la prima pagina del numero di novembre del 1765 proprio al caso Boufflers ed al clamore che aveva suscitato sia nella capitale francese che in quella inglese:

“Inoculation for the small pox having met with great opposition in France, any little miscarriage that happens from ignorance or inexperience, is misrepresented by its enemies, as a just reason for prohibiting the practice. The case of the Douchess of Boufflers gave the opposers great advantage; it was therefore necessary, for her physician [...] to confess his own mistake, in order to undeceivs the public. The affair has made a great noise abroad, but has not been generally understood here [...]”.385

384La Condamine riuscì poi a leggere la sua memoria durante le assemble del 17, 21, 24 novembre 1765, ottenendone la pubblicazione nell'Histoire de l'Académie Royale des Sciences di quell'anno. In questa memoria La Condamine, oltre a difendere l'inoculazione, forniva ulteriori dettagli sull'annosa questione della somma di denaro da consegnare a chi avesse potuto dimostrare un caso di recidiva: “[...]les douze mille francs, promis à celui qui donneroit la preuve d'une récidive, même sans être mortelle après une inoculation efficace, sont encore chez le dépositaire, sans que personne ait pu les réclamer à juste titre, malgré les bruits faux ou contradictoires qui ont couru.” Cit. in Histoire de