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Le Nouvelles Réflexions sur la pratique de l'inoculation

NUOVI ORIZZONTI, NUOVE POSSIBILITÀ: IL SOGGIORNO FRANCESE (1760-1771)

3. Le Nouvelles Réflexions sur la pratique de l'inoculation

Le osservazioni fatte da Gatti durante il suo soggiorno londinese unite alla necessità di difendersi nuovamente dalle accuse seguite al caso Boufflers, spinsero il medico toscano a pubblicare un nuovo trattato sull'inoculazione, di cui nel novembre del 1766 dava un'anteprima ad un amico in visita a Parigi: “Conosco Gatti. Sono stato a pranzo da lui. È un galantuomo. Sta facendo un altro libro molto interessante sull'innesto. Ce ne ha fatto sentire uno squarcio. Fra poco escirà. Vi troverete sempre il medico-filosofo.”421 Così scriveva

Alessandro Verri da Parigi al fratello Pietro in una lunga lettera scritta tra il 18 e il 21 novembre 1766. Durante il suo soggiorno nella capitale francese Alessandro teneva costantemente aggiornato il fratello sulle novità parigine e sulle persone frequentate, in modo particolare sugli amici comuni. Pietro stimava molto Gatti ed era favorevole all'inoculazione, come aveva dimostrato nel suo lungo articolo apparso sul Caffè dedicato all'innesto,422 e chiedeva spesso al fratello notizie sul medico toscano. Le notizie che

Alessandro forniva a Pietro dipingevano Gatti come un uomo caduto ormai in disgrazia e vittima della volubilità della capitale:

“Gatti ha avuto la sorte di molti altri uomini di merito in questo paese capricciosissimo. Egli è n'avoient pas eu la petite vérole ont pris le parti de le mettre a l'abri des dangers de cette maladie par l'inoculation. Selon les calculs les plus probables, plus de dix mille personnes de tout âge, de tout sexe et de tout tempérament ont été inoculées ici depuis le mois de Septembre dernier, sans qu'on ait entendu parler d'aucun accident.”

420P.-L. Gandoger de Foigny, Traité pratique de l'inoculation, Nancy, Leclerc, Paris, Merlin, 1768, p. 247, nota a. 421Alessandro a Pietro, Parigi, 18-21 novembre 1766, cit. in C. Casati (a cura di), Lettere e scritti inediti di Pietro e di

Alessandro Verri, Milano, Galli, 1879, vol. I, p. 306.

decaduto. Si pretende che a molti suoi inoculati sia venuto il vaiuolo. Chi nega, chi asserisce. Ci pensino loro. In questi gran vortici formati dalle vive e tumultuanti passioni d'una immensa moltitudine condensata in recinti di mura, un uomo è talvolta altissimo, talvolta bassissimo. Niente di mezzo, qui tutto è o aimable o charmant o détestable o effroyable. Così tutti mi dicono. In ogni cosa v'è un caldissimo spirito di partito.”423

Nel gennaio del 1767 Alessandro ribadiva a Pietro l'ingiusto stato di disgrazia in cui era caduto Gatti quando, riferendosi a Beccaria che lo aveva accompagnato a Parigi, affermava:

“[...] Ti torno a dire ch'era sul decadere, come di tutti avvenir suole a Parigi. Così è avvenuto di Gatti, che dopo aver fatto una figura brillantissima, ora è nulla: si pretende bestialmente che vari inoculati abbiano avuto la seconda volta il vaiolo e non lo difendono neppure i suoi amici. Tutte bestialità. Egli ha ragione di fremere della leggerezza de' sentimenti parigini e della moda, che s'insinua da per tutto. Stamperà un'altra opera, che forse lo farà tornare a brillare secondo che sarà la moda in que' giorni. Mi scrive Frisi che questo povero Gatti ha perduto la vista di un occhio. Ecco come un uomo che ha ... le prime dame del paese, che ha brillato come non si può dire e che finisce guercio e trascurato senza aver perduto il suo merito.”424

Il caso Boufflers aveva indubbiamente inferto un duro colpo alla reputazione di Gatti, messa in discussione come mai era accaduto prima, nemmeno in occasione dell' “affaire Roncherolles” che lo aveva costretto a difendersi pubblicamente per la prima volta nel 1763. A quattro anni di distanza Gatti era determinato come non mai a difendere con forza il suo operato: decise quindi di dare alle stampe un'altra opera sull'inoculazione, diversa rispettto alla precedente sia per il taglio sia per il pubblico a cui era destinata. Se infatti le Réflexions sur les préjugés qui s'opposent au progrès et à la perfection de l'inoculation si prefiggevano di sconfiggere sul piano logico-filosofico i pregiudizi nei confronti dell'inoculazione, le Nouvelles Réflexions sur la pratique de l'inoculation, così come esplicitato dal titolo, miravano ad illustrare in linea pratica il metodo migliore per inoculare:

“Dans le grand nombre d'ouvrages sur l'inoculation, qui ont été faits depuis près d'un demi- siècle, on remarque que les Auteurs se sont presque uniquement occupés de prouver l'utilité de cette Pratique, et point du tout, ou presque point de la perfectionner, de rechercher et de prescrire la

423E. Greppi, A. Giulini (a cura di), Carteggio di Pietro e di Alessandro Verri, op. cit., vol. I, p. 52, Alessandro a Pietro, Parigi 2 novembre 1766.

424Ivi, p. 208. Alessandro a Pietro, Londra, 15 gennaio 1767. Pietro espresse al fratello il suo giudizio sulla nuova opera di Gatti nell'agosto del '67, con toni positivi: “Il libro è scritto con somma precisione, con grazia e con una

meilleure méthode d'inoculer et de traiter la petite Vérole inoculée.”425

Non serviva secondo Gatti continuare a dibattere sull'utilità e sulla liceità dell'inoculazione, ormai a suo giudizio acclarate: i presupposti per la riflessione dovevano abbandonare

definitivamente i metodi antiquati e poco sicuri, che continuavano a mettere a serio rischio la salute, se non la vita, dei pazienti:

“Il paroît cependant que cette recherche de la meilleure méthode d'inoculer devoit précéder, ou au moins accompagner l'apologie de l'inoculation: car, si l'Inoculation, conduite d'une certaine manière, étoit une pratique salutaire, et que maniée différemment, elle fût funeste à plusieurs de ceux qui s'y soumettroient, l'apologie de l'Inoculation perdoit toute sa force, à moins qu'on ne déterminât bien quelle méthode on prétendoit justifier.”426

In linea con l'approccio usato nelle Réflexions sur les préjugés, Gatti poneva alla base delle sue asserzioni il metodo empirico, attraverso il quale era riuscito negli anni ad individuare il protocollo terapeutico più sicuro per inoculare: per giungere a questo risultato si era dovuto confrontare e scontrare con molti ostacoli, per lo più dovuti a regole prescritte da altri e non guidate dall'esperienza e dall'osservazione. Premesso ciò Gatti restava tuttavia soddisfatto del suo percorso perché era ben conscio che senza gli errori commessi nel tentativo di ricercare il metodo più sicuro per inoculare, non sarebbe riuscito ad ottenere dei buoni risultati ed era a questa ricerca che la sua nuova opera veniva dedicata: “Le but que je m'y propose, n'est donc plus de justifier l'Inoculation, mais de rechercher la meilleure méthode

425A. Gatti, Nouvelles Réflexions sur la pratique de l'inoculation, Milano, Galeazzi, 1767, pp. 1-2. L'edizione da cui saranno tratte le citazioni è quella uscita presso lo stampatore Giuseppe Galeazzi molto attivo a Milano ed editore di riferimento di Pietro Verri e dell'Accademia dei Pugni. Nell'avvertenza dello stampatore Galeazzi esprimeva tutta la sua ammirazione per le opere di Gatti e la sua decisione di non tradurr questa in italiano per non rischiare di svalutarla in alcun modo: “Il y a peu de temps que ce livre a paru. Un exemplaire que j'en ai pu avoir m'a fait connoître qu'il mérite toute l'admiration qu'il a excité. [...] Tous les connoisseurs le regardent comme le meilleur des livres qui ayent paru sur l'inoculation, après le prémier que Mr. Gatti a donné au public il y a trois ans. [...] Je me flatte qu'on ne me faira pas le reproche d'avoir donné mon édition françoise. J'ai pensé qu'il valoit mieux donner le livre original, sans risquer de l'affoiblir par une traduction faite à la hâte. D'ailleurs tous les gens de lettres d'Italie connoissent une langue qui est devenue trop nécessaire.” Ivi, Avis de l'Imprimeur, pp. n.n. In una nota fatta alla fine dell'introduzione di Gatti all'opera, Galeazzi tiene a ribadire il pregio di questo trattato ed i meriti del suo autore: “[...] On ne sçauroit assez faire l'éloge de cet ouvrage. Il est écrit en philosophie. La force des raisonnemens, l'évidence des faits, les reflexions profondes, et la netteté des idées le mettent au dessus de tous ceux que l'on a vu sur l'inoculation, et assure à Mr. Gatti une reputation que les Nouvelles Réflexions etc. doivent augmenter de beaucoup.” Ivi, p. 20 in nota. Galeazzi, per la sua edizione, ha attinto a quella che reca come luogo di edizione “à Bruxelles et se trouve à Paris chez Musier fils, quai des Augustins, 1767”, riproducendola fedelmente, secondo quanto scritto da Pietro Verri al fratello Alessandro nella lettera del 5 agosto 1767: “Luisino ed io facciamo ristampare sollecitamente dal Galeazzi il nuovo libro di Gatti, che fra otto giorni sarà pubblicato; sarà in dodici e in francese, come l'edizione di Parigi.” Cit. in E. Greppi, Carteggio, op. cit, vol. I, parte II, p. 11. Luisino è il nomignolo attribuito a Luigi Stefano Lambertenghi, (1739-1813), intellettuale e scrittore milanese.

d'inoculer.”427

Contrariamente alle Réflexions sur les préjugés, le Nouvelles Réflexions erano quindi un trattato pratico e come tale rivolto ai medici, gli unici in grado di comprendere a pieno sia la malattia che la metodologia adottata, solo però se disposti ad aprirsi a teorie sull'inoculazione completamente nuove:

“Ce n'est pas pour les gens du monde que j'écris, mais pour les gens de l'art, et particulièrement pour ceux qui ont quelque expérience dans l'Inoculation. Il n'y a qu'eux qui puissent juger et évaluer ce que je dis: il n'y a qu'eux qui puissent faire passer dans l'esprit du Public les vérités que j'expose; car en Médecine, le Public ne pense pas d'après lui même, mais d'après les Médecins. [...] mes idées sont entièrement differentes des idées reçues; les règles que je prescris sont diamétralement opposées à celle qu'on a suivies jusqu'à présent: en un mot, je me propose de prouver qu'il faut penser tout le contraire de ce qu'on a pensé, et qu'il faut faire tout le contraire de ce qu'on a fait. [...] Tout le Médecins ont dit: préparez le Sujet, procurez un écoulement à la matière, prodiguez vos soins et les secours de l'art lorsque la maladie se déclare. Et moi, je dis: ne préparez pas, ne donnez point d'issue à la matière variolique, et lorsque la maladie est arrivée, abandonez le malade à la nature.”428

In effetti, in Francia ed in particolar modo a Parigi, l'inoculazione era una tecnica altamente assistita dai medici, che nel corso del tempo, dalla sua introduzione nei primi decenni del Settecento, si era progressivamente arricchita di cure che non esistevano nei paesi d'Oriente in cui l'inoculazione era nata ed era stata a lungo praticata e perfezionata. Il medico toscano era convinto invece, in linea con gli insegnamenti ippocratici, che la forza guaritrice della natura, intesa come forza vitale di ogni essere umano, fosse in grado di ripristinare in autonomia l'equilibrio delle proprie funzioni biologiche. Come nelle Réflexions sur les préjugés Gatti puntava quindi ancora una volta il dito contro i medici, rei di avere reso inutilmente e pericolosamente complessa una pratica sicura proprio perché molto semplice; il medico toscano non era certo di poter convincere questo tipo di gens de l'art, ma affermava di riporre fiducia in quei medici che, illuminati dalla ragione, avrebbero saputo andare oltre i pregiudizi comuni ed i loro interessi. Della resistenza dei medici nei confronti dell'inoculazione basata sulla difesa del proprio monopolio sull'arte, era convinto anche Diderot quando, in una lettera a Mme e Mlle Volland, in merito all'importanza di diffondere la pratica nelle campagne, scriveva:

“[...] Le bien trouve mille obstacles dans les villes, où il y a une moltitude d'homme intéressés à ce que le mal se perpétue; où des petits intérêts particuliers, des considerations personnelles de nulle valeur s'opposent à l'utilité générale; où l'on ne rejette une chose que parce qu'elle a été proposée par un étranger, un concurrent, quelqu'un que l'on jalouse.”429

Dietro alle riflessioni di Diderot in merito all'opposizione fatta da molti medici, sia nei confronti di Gatti che dell'inoculazione da lui praticata, si possono leggere gli sforzi di una corporazione professionale che temeva di perdere i propri privilegi: all'ordine dei medici si accedeva a caro prezzo ed a caro prezzo si veniva quindi pagati.430 La visione illuministica

volta alla massima diffusione dell'inoculazione, priva di assistenza medica specializzata, andava dunque a minare, agli occhi dei medici più conservatori, l'essenza stessa dell'organizzazione corporativa della propria professione.431

Le Nouvelles Réflexions si dividevano in tre parti, in cui il medico esponeva il suo metodo seguendo l'evoluzione della malattia dalla sua trasmissione alla completa guarigione, mettendo così in evidenza il rigore scientifico e la chiarezza della sua esposizione:

“Je partagerai ce que j'ai à dire en trois parties. La première traitera de la préparation; la seconde de l'insertion; la troisième du traitement de la maladie. Je m'abstiendrai, autant qu'il sera possible, de toute recherche qui ne tendroit pas directement à mon objet, qui est de montrer la meilleure méthode d'inoculer.”432

La differenza sostanziale tra il metodo di Gatti e quelli comunemente diffusi nella pratica dell'inoculazione, era chiara già dal primo capitolo dedicato alla preparazione dei pazienti da inoculare. L'assunto fondamentale a sostegno della consuetudine di preparare i pazienti poggiava sulla convinzione diffusa che “préparer un sujet à l'Inoculation, c'est travailler à lui procurer certaines dispositions qu'on juge devoir le mettre en état d'avoir la petite Vérole, avec le moindre détriment possible.”433 L'aspetto da chiarire eracome predisporre il paziente

a contrarre il vaiolo nella forma meno pericolosa e, se questo era possibile, come farlo senza mettere a repentaglio la sua salute. L'esperienza portava Gatti a sostenere che non esisteva

429Diderot, Œuvres, op. cit., vol. XIX, p. 293, Diderot a Mme e Mlle Volland, Paris, 4 novembre 1768.

430P. Delaunay, La vie médicale XVIe, XVIIe et XVIIIe siècle, Genève, Slatkine Reprint, 2001, in particolare cap. IV La vie corporative, pp. 289-342.

431Sulle corporazioni mediche della Francia settecentesca si veda: A. Lunel, L'organisation des professions médicales sous l'Ancien régime: entre corporatisme et autorité royale (XVIe siècle-XVIIIe siècle), Thèse pour le doctorat en histoire du droit, université Paris II - Panthéon-Assas, 2004 e S. L. Kaplan, Social Classification and Representation in the Corporate World of Eighteenth-Century France: Turgot's Carnival, in S. L. Kaplan, C. J. Koepp, Work in France: Representations, Meaning, Organization and Practice, Ithaca, Cornell University Press, 1986, pp. 176-228. 432A. Gatti, Nouvelles Réflexions, op. cit., p. 18.

nessuna disposizione particolare in grado di aiutare un paziente che intendesse essere inoculato ad avere un decorso benigno della malattia, salvo una di carattere generale: la salute stessa. Un buono stato di salute era infatti, secondo Gatti, l'unica condizione necessaria ed imprescindibile:

“[...] une experience constante nous montre que cette disposition est toujours suivie d'une petite Vérole benigne, pourvu que d'autre causes étrangères, ou des erreurs dans l'insertion ou dans le traitement, n'aggravent pas la maladie et ne dérangent pas la nature dans son action. C'est donc uniquement la santé qu'on doit chercher dans un Sujet destiné à l'Inoculation. Cela posé, il est évident qu'il n'y a aucune préparation à faire subir à un sujet qui se porte bien; et dans celui qui ne se porte pas bien, la préparation doit consister à lui procurer la santé, c'est-à-dire, à le guérir.”434

Ogni paziente doveva quindi essere esaminato ad hoc dal proprio medico, l'unico in grado di valutare quali rimedi porre ad uno stile di vita sbagliato, ma solo nel caso in cui questo avesse compromesso la buona salute del paziente. Secondo Gatti, infatti, cambiare le abitudini, anche non propriamente salutari, di una persona in buone condizioni fisiche poteva essere controproducente: alterare un equilibrio di qualsiasi natura era sempre una scelta rischiosa, anche se andava a correggere delle abitudini sbagliate, perché si poteva provocare nel paziente apprensione e inquietudine, dannose per la sua salute tanto quanto la somministrazione di cure sbagliate. Nelle parole di Gatti si riconoscono i principi della medicina neoippocratica attenta alla valutazione dell'intero stile di vita del paziente, sia dal punto di vista fisico attraverso l'adozione di una corretta e adeguata attività fisica, sia dal punto di vista psicologico, adoperandosi affinché il paziente non fosse sottoposto ad inutili stress, causati spesso dalle comuni preparazioni pre-inoculazione. Tali inutili preparazioni, secondo Gatti, esponevano i pazienti a rischi non trascurabili a tal punto che, scriveva il medico toscano ironizzando, alcuni inoculati avrebbero potuto scrivere questo epitaffio: “Stavo bene, ma per voler star meglio sto qui.”435 In mancanza di conoscenze più

approfondite l'unica via sicura era quella di basare i propri metodi sulla sola osservazione e, come aveva già scritto nelle Réflexions sur les préjugés, Gatti ribadiva che erano l'esperienza e i dati forniti dalle molte inoculazioni fatte sia nel Levante che in Europa a dover convincere chiunque si aprisse ai lumi della ragione, abbandonando ogni pregiudizio, non solo dell'inutilità ma anche della pericolosità delle preparazioni nei pazienti da inoculare:

“Je répéterai donc, et il faut bien répéter en une matière si interessante, que dans les pays où l'Inoculation a le plus de succès, et où elle est absolument, ou presque absolument sans danger, où des milliers de personnes sont inoculées sans qu'aucune soit presque indisposée, dans tout le Levant en un mot, on se contente d'observer si le sujet est en bonne santé. L'histoire de l'Inoculation en Europe montre à tout homme, qui ne veut pas fermer les yeux à la lumière, l'inutilité et le danger des préparations, en faisant voir, dans les différens pays où l'inoculation s'est établie, la préparation suivie en général d'accidens fâcheux, à raison même de l'usage qu'on en a fait, et ces accidens diminuer à mesure que les préparations sont devenues moindres et moins composées, ou qu'on les a tout-à-fait abandonnées.”436

Le parole usate da Gatti per riconoscere la salute di un paziente mettevano bene in evidenza la concezione meccanicistica del corpo umano, risalente a Cartesio e consolidata dalle concezioni fisiologiche meccanicistiche tipiche del Settecento, che concepivano l'organismo umano nel suo complesso proprio come una macchina ben ordinata ed in equilibrio in ogni sua parte: “Un homme est sain lorsqu'aucune douleur, aucune lassitude ne l'avertit d'aucun désordre dans sa machine.”437 Gatti elencava poi le tre caratteristiche specifiche su cui un

medico doveva poggiare la propria valutazione del paziente da inoculare: “1° la douceur de l'haleine; 2° la souplesse de la peau; 3° la facilité à la cicatrisation.”438 La sua lunga

esperienza come inoculatore portava il medico toscano a sostenere che queste tre caratteristiche contribuivano in modo determinante a garantire un vaiolo di tipo benigno nei pazienti sottoposti all'inoculazione. Premesso quindi che la preparazione prima di un innesto di vaiolo si riduceva soltanto a “saisir l'état de santé dans le Sujet qu'on veut inoculer”,439

Gatti passava alla tappa successiva, ovvero al giusto modo di inserire il virus nel corpo umano.

Il secondo capitolo delle Nouvelles Réflexions si apriva con la definizione di inserzione, intesa come applicazione, la quale per produrre l'effetto desiderato, ovvero trasmettere il vaiolo, doveva essere praticata secondo Gatti sotto l'epidermide ed in minima quantità. Pur non avendo le competenze necessarie per spiegare come e in che modo questo fosse possibile, Gatti sosteneva, basandosi sulla storia dell'inoculazione, che la tecnica più sicura d'inserire il virus fosse quella praticata anticamente in Tessaglia ed in Turchia. Questo metodo consisteva nel fare una semplice puntura profonda tanto quanto bastava per

436Ivi, p. 43. A sostegno di questa sua tesi Gatti cita gli studi di alcuni medici illustri, sia francesi come Antoine Petit, che inglesi come George Baker (1722-1809) e James Jurin (1684-1750).

437A. Gatti, Nouvelles Réflexions, op. cit., p. 49. 438Ivi, p. 51.