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Cresce e si consolida la reputazione di Gatti nel Granducato di Toscana

Oltre alle lezioni tenute per i cavalieri carovanisti durante le uscite in mare dei vascelli, Gatti, a partire dal dicembre del 1751,fu nominato maestro di nautica e architettura anche per le lezioni tenute nel palazzo della Carovana.135 A queste due attività si aggiungevano la

docenza presso lo Studio pisano e, a partire dal gennaio del 1757, la nomina a medico della Religione di S. Stefano.136 I primi incarichi professionali di Gatti non furono quindi in

campo medico, bensì nelle discipline matematiche, ed infatti solo a partire dalla metà degli anni '50 potè dedicarsi in prevalenza alla medicina. Dall'anno accademico 1755-'56 il medico mugellano detenne la cattedra di Medicina teorica straordinaria: questo incarico lo mantenne fino al 1775, nonostante Gatti fosse assente dal 1761, data in cui aveva lasciato l'Italia per trasferirsi in Francia.137 Durante gli anni di docenza presso lo Studio pisano, il

medico mugellano si dimostrò molto interessato agli esperimenti che si facevano nel Granducato in merito alle nuove scoperte in campo medico come testimonia la sua partecipazione agli esperimenti a sostegno delle teorie halleriane sull'irritabilità, condotti a Firenze dal matematico Cesareo Pozzi nell'estate del 1755.138 Pochi anni più tardi ritroviamo

Gatti partecipe di una dimostrazione anatomica condotta da Felice Fontana che egli, in una lettera a Leopoldo Marc'Antonio Caldani datata Pisa, 20 aprile 1759, così descriveva:

“[..] Questa mattina è stato da me il Sig.r Dr. Gatti, uno de' più dotti Professori in Medicina di questa Università, al quale ho fatte diverse esperienze, e fra le altre ho denudato da muscoli

restare a Livorno e andare a Pisa.” Cit. in A. Guarducci, Cartografia e riforme, op. cit., p. 228.

135Cfr. ASF, Consiglio di Reggenza, 456, ins. 859, cc. 1r e 2r: “Ristretti del Consiglio di Reggenza della mattina del dì 23 dicembre 1751”; ivi, 464, ins. 756, cc. 1r e 2r: “Negozi spediti in Consiglio di Reggenza la mattina dei ventiotto giugno Mille Settecento Cinquanta Tre.”; ASP, S. Stefano, 800, c. 269v e ivi, 801, cc. 43r, 62r. Gatti sostituì in questo incarico l'abate Serravallini, così come aveva già fatto per l'impiego di maestro di nautica a bordo delle navi. Per i primi due anni tuttavia non ricevette nessuno stipendio, ma a partire dal 28 giugno 1753 gli fu assegnato un compenso annuo di 100 scudi più l'alloggio gratuito. I viaggi in mare di Gatti furono celebrati in un'ode scritta da Anton Maria Vannucchi (1724-1792), docente di diritto presso lo Studio pisano. Si veda Al Signor Dottore Angiolo Gatti Ode in A. M. Vannucchi, Poesie diverse di Soristo Filantropo pastor arcade, Livorno, Anton Santini e compagni, 1754, t. I, pp. 113-118.

136La nomina arrivò il 7 gennaio 1757, benché le lettere di raccomandazione in suo favore scritte dai cavalieri dimostrino che Gatti si fosse già preso cura di loro in via ufficiosa nei precendenti anni. Per la supplica di Gatti, le lettere di raccomandazione e la successiva nomina a medico dell'Ordine si veda ASF, Consiglio di Reggenza, 485, ins. 4, cc. 1-6r e ASP, S. Stefano, 801, cc. 231v, 234r, 237v. Per ulteriori notizie sull'attività di Gatti come medico dell'Ordine si veda ASF, Consiglio di Reggenza, 85, cc.n.n. e ASP, S. Stefano, 3693, c.n.n.

137Cfr. D. Barsanti, I docenti e le cattedre, in Storia dell'Università di Pisa, op. cit., vol. 2 (1737-1861). Di questi anni di docenza non si sono conservate le lezioni tenute da Gatti in Sapienza.

138Lettre de M. Cesareo Pozzi Professeur en Mathématique à M. Antonio Laghi philosophe et médecin in A. von Haller, Mémoires sur les parties sensibles et irritables du corps animal, Lausanne, Grasset, 1762, t. II, p. 239.

intercostali un gran pezzo di pleura d'un animale vivente, attraverso della quale si vede con sorpresa grande del succennato Medico, che il polmone si sta a contatto della pleura. [...]”139

Gli incarichi ricevuti da Gatti nel corso degli anni '50, contribuirono oltre che ad accrescere le sue competenze medico-scientifiche, anche ad instaurare una solida rete di rapporti con personaggi di spicco dell'ambiente politico, scientifico e culturale toscano.

Sia l'incarico di maestro di matematica sui vascelli che quello di docente presso lo Studio pisano e presso il palazzo della Carovana, provenivano direttamente dalla Reggenza, dietro approvazione del governo centrale a Vienna, segno che Gatti aveva saputo tessere relazioni umane e professionali con personaggi di primissimo piano nel panorama politico, in grado di agevolare la sua crescita professionale.

È infatti proprio durante il primo viaggio nel Levante che Gatti conobbe il comandante J. F.E. Acton e suo nipote John Acton, futuro ministro del Regno di Napoli e fu grazie alla sua attività di docente presso lo Studio Pisano se riuscì ad entrare in contatto con scienziati come Paolo Frisi140 e medici come Saverio Manetti.141 Questa rete di contatti con politici ed

intellettuali destinati ad essere protagonisti di quei decenni, costituì un imprescindibile presupposto per la carriera futura del medico toscano ed è indubbio come tali incontri siano avvenuti per lo più grazie alle esperienze vissute proprio durante gli anni '50.

Ripercorrendo le tappe dell'ascesa professionale di Gatti negli anni che vanno dal 1746 al 1761, merita, a mio giudizio, un discorso a parte il suo rapporto con Antonio Cocchi. Un'analisi comparata delle biografie dei due medici porta alla luce evidenti, ripetute e significative analogie tra la vita di Cocchi e quella di Gatti: questi elementi contribuiscono a dare credito alla mia ipotesi secondo la quale alcune importanti scelte professionali prese, in gioventù, dal medico mugellano siano state fortemente influenzate, o quantomeno

139F. Fontana, Epistolario di Felice Fontana: Carteggio con Leopoldo Marc'Antonio Caldani 1758-1794, a cura di R. G. Mazzolini e G. Ongaro, Trento, Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, 1980, p. 148.

140Paolo Frisi (1728-1784), docente presso lo Studio pisano di Etica e Metafisica dall'anno accademico 1755-'56 a quello del 1760-'61 e di Algebra Universale ordinaria dal 1761 al 1764. Dell'amicizia tra Gatti e Frisi portano testimonianza le lettere inviate dal medico all'abate barnabita, scritte tra il 1758 e il 1767, conservate presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano nel fondo Ceruti-Cogliani. Su Frisi si veda F. Venturi, Illuministi Italiani, Milano, Ricciardi, 1971, vol. 46, tomo III, pp. 289-382.

141Si veda la lettera di Gatti a Manetti a p. 48 della tesi e la nota relativa n. 134. Saverio Manetti (1723-1785), medico e botanico fiorentino, discepolo del Cocchi, fu anche autore di un trattato sull'inoculazione Della inoculazione del vajuolo. Trattato di Saverio Manetti medico del Collegio fiorentino, Firenze, Bonducci, 1761 e della Lettera de Sig. Dottor Saverio Manetti che può servire di supplemento al suo trattato sull'inoculazione del vaiolo diretta al dottor Giuseppe Angelo Casagrande cremonese, medico astante in Firenze nel Reg. Sped. di S. Maria Nuova, Firenze, Bonducci, 1763.

indirizzate, dal proprio maestro.

Come ipotizzato in precedenza è molto probabile che la famiglia di Gatti conoscesse bene Cocchi e che proprio a lui abbia raccomandato il figlio una volta uscito dall'insegnamento primario: come il maestro Gatti, dopo essersi iscritto per un anno a legge, scelse di frequentare la facoltà di medicina. Dopo la laurea è a Firenze che il giovane medico si reca per fare il suo praticantato, proprio nell'ospedale in cui Cocchi lavorava, Santa Maria Nuova, praticando dunque la medicina a stretto contatto con il maestro, come testimonia un contemporaneo di Gatti, Angelo Fabroni, parlando di lui: “Dum vero in nosocomio florentino S. Mariae Novae exercebatur in medicina facienda, numquam a latere Cocchii discessit.”142 Una volta finito il praticantato nel nosocomio fiorentino, Gatti, come Cocchi,

ottenne la cattedra di medicina teorica ed un impiego in ambito militare: proprio come il maestro che divenne medico della guarnigione militare a Porto Longone, località dell'Isola d'Elba, Gatti fu nominato maestro di matematica per i cavalieri dell'ordine di Santo Stefano sui vascelli Granducali. Il legame di Cocchi con il mondo anglosassone, evidenziato dalla sua vicinanza agli ambienti massonici fiorentini e dal suo soggiorno a Londra tra il 1722 ed il 1726, trova eco nella volontà di Gatti di seguire il maestro iniziando proprio dall'apprendimento della lingua inglese attraverso la frequentazione di personalità britanniche residenti in Toscana:

“I have had the good fortune to become acquainted with M. Vall Trovery and to enjoy much of

his company and conversation in the short stay he has made here. He is no stranger to your character, and from thence has a most earnest desire to obtain a personal acquaintance. His own quality are such that I think I may depend on procuring you a singular pleasure by giving him an opportunity of waiting on you with this letter, wich [likewise] afford me the means of assuring you of my most sincere regard. I have ventures on writing english and with so little leisure that I cannot strech to more than a few lines. My whole time I devoted to the english tongue and it is this study alone prevents my enjoying the satisfaction at this season of paying you my respects. I continue to think of my voyage to England with the same [loveliness] I left expressed to you, and it is on your kind assistance, sir, I build all my hopes. As Count Richecourt's son is not come (as I once thought he [...] into Toscany, I have directed to him a letter at Vienna, in wich I have mentioned my wishes to him in relation to England, and I now hope a favourable answer. Give me leave to present my

142A. Fabroni, Historia Academiae Pisanae, IV, parte II, in appendice a G. Tomasi, Un inedito di Angelo Fabroni: l'ultima parte dell' “Historia Academiae Pisanae”, op. cit., p. 140.

respects, and most hearty compliments to the family.[...]”143

Questa lettera scritta da Gatti a Cocchi nel febbraio del 1753 è una chiara testimonianza della volontà del giovane medico di compiacere il maestro, seguendo i suoi interessi e le sue frequentazioni. Gatti doveva essere rimasto molto affascinato dalla cultura anglosassone e dai racconti ascoltati da Cocchi tanto da esprimere la sua intenzione di effettuare quanto prima un viaggio in Inghilterra, proprio come il maestro aveva fatto prima di lui. Dalla lettera emerge un'altra ulteriore significativa informazione: per allontanarsi dal Granducato era necessaria l'autorizzazione del sovrano, nella fattispecie il capo della Reggenza, conte di Richecourt, facente le veci del granduca Francesco Stefano, residente a Vienna. Nella sua lettera a Cocchi, Gatti accenna ad una sua missiva inviata al figlio di Richecourt, che conosceva personalmente dato che anche lui aveva partecipato, in qualità di cavaliere dell'Ordine di Santo Stefano, alla prima spedizione nel Levante della flotta granducale del 1750, viaggiando sulla stessa nave di Gatti.144 Il fatto che abbia ritenuto lecito chiedere al

figlio del capo della Reggenza di intercedere per lui presso il padre sta a testimoniare, secondo la mia interpretazione, quanto fossero ormai consolidati e significativi i rapporti che Gatti aveva allacciato con le massime sfere del potere del Granducato di Toscana. Il giovane medico non riuscì, tuttavia, a mettere in atto il suo progetto di visitare l'Inghilterra, ma rimase a Firenze dove continuò a partecipare attivamente alla ricerca medica, prendendo parte, insieme al maestro Cocchi, alle cruenti vivisezioni animali effettuate a Firenze da Cesareo Pozzi per dimostrare le teorie halleriane sull'irritabilità.145

Nel 1755 Firenze accolse un noto scienziato francese, Charles Marie de la Condamine, che in quei mesi stava viaggiando attraverso la penisola italiana. Secondo la ricostruzione offertaci da Luigi Guerrini, La Condamine incontrò Antonio Cocchi a Firenze nel mese di aprile e, nell'occasione, il francese parlò al medico fiorentino di una nuova tecnica preventiva: l'inoculazione del vaiolo. La Condamine nel corso di questo confronto riuscì, sempre secondo Guerrini, a convincere Cocchi della bontà di tale tecnica, che incontrò il favore del medico toscano.146 Le informazioni disponibili nei documenti rinvenuti collocano 143ABC, Gatti a Cocchi, Pisa, 15 febbraio 1753.

144Vedi nota 98, pp. 36-37 della tesi. 145Vedi nota 138, p. 49 della tesi.

146L. Guerrini, Antonio Cocchi naturalista e filosofo, op. cit., p. 260. L'incontro avvenne, secondo Guerrini, nell'aprile del 1754, data che non combacia però con le memorie di La Condamine il quale, rievocando il suo viaggio in Italia scriveva: “Je partis de Paris le 28 décembre 1754.” Cit. in Ch.-M. De La Condamine, Extrait d'un journal de voyage en Italie, in Histoire de l'Académie royale des sciences ... avec les mémoires de mathématique & de physique... tirez

Gatti nel Granducato con un buon margine di sicurezza, proprio nel periodo in cui Cocchi e La Condamine sembrano aver avuto questo importante incontro.147 Tenuto conto dello

stretto rapporto che intercorreva tra il maestro ed il giovane medico mugellano risulta quindi quantomeno plausibile immaginare che anche Gatti abbia avuto l'opportunità di incontrare La Condamine e discutere con lui della tecnica inoculatoria, in occasione del suo soggiorno fiorentino, anche in ragione del fatto che a quell'epoca il francese era uno degli scienziati europei più stimati.

Pur nella consapevolezza che si tratti di un'ipotesi al momento non confermata da documenti, si può immaginare che un incontro di questo tipo, se realmente avvenuto, possa aver avuto, nel percorso di formazione del giovane Angelo Gatti, un notevole impatto nel rafforzamento delle sue convinzioni circa la validità del metodo inoculatorio.

Fatta eccezione per i viaggi in mare, nessun documento prova che Gatti sia uscito dal Granducato, prima del luglio del 1759,148 quando chiese e ottenne, di potersi recare in

Lombardia per trascorrervi le vacanze estive.149 Nel maggio dell'anno successivo invece,

Gatti fece richiesta di potersi assentare da Pisa per andare a Napoli:150 fu questa, con buona

probabilità, l'occasione in cui ebbe modo di conoscere di persona il marchese di Durfort, all'epoca ambasciatore straordinario alla corte del Re delle Due Sicilie.151 Stando alla des registres de cette Académie, Paris, Boudot, 1757, p. 336. In questo estratto di viaggio Condamine afferma di essere arrivato, da Livorno a Pisa, il 27 marzo e poi, senza specificare la data esatta, di aver soggiornato a Firenze a palazzo Corsini. Ivi, pp. 346, 348. In questo estratto del giornale di viaggio, lo scienziato francese non fa riferimento né all'incontro con Cocchi, né alla tecnica dell'inoculazione di cui fu grande sostenitore. In un suo scritto successivo però, interamente dedicato all'inoculazione, La Condamine afferma di aver discusso della pratica con il capo della Reggenza toscana, conte di Richecourt: “Nelle conversazioni, ch'ebbi in Firenze con il conte di Richecourt, primo ministro dell'Imperatore in Toscana, mi parve che molto approvasse l'inoculazione.” Cit. in Ch.-M. De La Condamine, Seconda memoria sull'inoculazione del vajuolo contenente la sua storia dall'anno MDCCLIV. Letta nell'adunanza pubblica dell'Accademia Reale delle Scienze di Parigi il 15 novembre 1758, Napoli, Gessari, 1763, p. 62.

147Vedi nota 134, p.p. 48-49 della tesi.

148ASF, Consiglio di Reggenza, 502, ins. 3, cc. 1-2. Pochi giorni dopo il Consiglio di Reggenza ricevette un'altra supplica nella quale si chiedeva che Gatti potesse godere di un periodo di pausa dal suo incarico di medico dell'Ordine di S. Stefano. Nella richiesta si faceva presente inoltre che il medico era appena uscito da una lunga malattia e che una vacanza in campagna avrebbe giovato alla sua salute. ASF, ivi, ins. 5, cc. 1-3.

149È probabile che Gatti volesse far visita all'amico e collega Paolo Frisi, vedi nota 129, p. 46 della tesi. 150ASF, Consiglio di Reggenza, 507, ins. 6, n. 363.

151Aymeric-Joseph Durfort nacque a Lamothe (Gironde) il 19 marzo 1716 da Jacques-Henri de Durfort e Marie- Françoise de Calvimont. Poche sono le notizie sulla carriera militare fatta in giovinezza, l'unico dato certo è che fu nominato tenente-colonnello del reggimento reale dei vascelli prima del 1747. Dal gennaio al luglio del 1755 fu inviato in missione diplomatica in Inghilterra e, il 20 settembre dello stesso anno, ricevette la nomina di ambasciatore a Venezia. Il 2 febbraio 1760 divenne ambasciatore straordinario alla corte del Re delle Due Sicilie e dall'aprile 1766 al maggio del 1770 fu chiamato a Vienna sempre come diplomatico, rivestendo un ruolo importante nelle trattative per le nozze tra Luigi Augusto, delfino di Francia e Maria Antonietta, figlia dell'imperatrice Maria Teresa D'Austria. Il marchese di Durfort morì a Versailles l'8 aprile 1787. Cfr. Dictionnaire de biographie française, Paris, Librairie Le Touzey et ainé, 1970, t. 12, p. 767. Nel 1760, anno della nomina di Durfort ad ambasciatore straordinario per il regno delle Due Sicilie, il marchese soggiornò a Napoli solo pochi mesi, dal 23 marzo al 1°

dettagliata biografia di Gatti, scritta da Angelo Fabroni, il marchese di Durfort, persuaso dell'utilità della tecnica dell'inoculazione, inviò a Pisa il figlioaffinché fosse inoculato da Gatti.152 L'operazione si rivelò pienamente efficace e, sempre secondo Fabroni, il medico

toscano non pretese nessuna ricompensa, ma chiese in cambio di poter accompagnare il figlio dell'ambasciatore a Parigi.153

Nella capitale francese Gatti, nel giro di pochi anni, passò dallo stato di semplice medico a quello, ben più prestigioso, di esperto promotore dell'inoculazione del vaiolo.

giugno, quando presumibilmente conobbe Gatti. Cfr. Repertorium der diplomatischen Vertreter aller Länder seit dem westfälischen Frieden, Zürich, Fretz e Wausmuth Verlag, s.d., vol. 2 (Neapel und Sizilien), p. 115. Per quanto riguarda la missione diplomatica di Durfort alla corte di Napoli si vedano le istruzioni all'ambasciatore in J. Reinach, Recueil des instructions données aux ambassadeurs et ministres de France depuis les traités de Westphalie jusqu'à la Révolution Française publié sous les auspices de la Commission des Archives diplomatiques au Ministère des Affaires Etrangères, Paris, Alcan, 1893, t. 10 (Naples et Parme), pp. 85-91. Del marchese di Durfort parla favorevolmente Bernardo Tanucci, in una lettera del 31 gennaio 1761 indirizzata a Ferdinando Galiani, chargé d'affaires per il Regno di Napoli a Parigi. Cfr. B. Tanucci, Epistolario, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1985, vol. IX (1760-1761), p. 342.

152Jean-Laurent Durfort Civrac, duca di Lorges nacque alla Mothe-Montravel (Dordogne) il 7 luglio 1746. Figlio del marchese Aymeri-Joseph de Durfort-Civrac e di Adélaïde-Philippine de Durfort-Lorge, ottenne il titolo di duca di Lorges dal nonno materno il 25 marzo 1773. Cavaliere dell'Ordine di Santo Spirito nel 1776, ottenne la luogotenenza generale del re per la contea di Borgogna il 15 maggio 1778. Il 5 dicembre 1781 fu nominato caporale d'infanteria e il 9 marzo 1788 generale di brigata. Morì a Rambouillet (Seine-et-Oise) il 4 ottobre 1826. Cfr. J.B.P.J. de Coucelles, Dictionnaire historique et biographique des généraux francais, depuis le onzieme siecle jusqu'en 1820, Paris, L'auteur etc., 1822, t. 5 (Coss-Exc), p. 378. La notizia dell'inoculazione fatta da Gatti su Jean-Laurent e l'arrivo del medico Toscano a Parigi al seguito dei Durfort è riportata anche dal medico M. Maty, che nel 1768 curò la traduzione inglese della seconda opera di Gatti, dal titolo New Observations on Inoculation, translated from the French, by M. Maty, M. D. Sec. R. S., London, Vaillant, 1768, p. V.

153Cfr. A. Fabroni, Historia Academiae Pisanae, IV, parte II, in appendice a G. Tomasi, Un inedito di Angelo Fabroni: l'ultima parte dell' “Historia Academiae Pisanae”, op. cit., p. 140. Si veda anche ASF, Consiglio di Reggenza, 510, ins. 1, n. 739, Rescritti di negozi risolti in Consiglio il 25 settembre 1760: “Angelo Gatti Lettor pubblico di Nautica nell'Università di Pisa rappresenta che avendo ottenuto la licenza di passar a Parigi col marchese di Durfort per ritornar poi coll'istesso Signore in Italia, il detto Marchese non puol mettersi in viaggio, prima della prossima primavera, onde supplica per la permissione di rimanere tutto l'inverno a Parigi, senza pregiudizio de suoi stipendj, ha trovato chi supplica per lui a suoi impieghi, e impiegherà quel tempo a nuovi studj, e a rendersi abile nel mettodo di curare certe malattie meglio conosciute in Francia che in Toscana.”

CAPITOLO II

Parte I: 1760-1764

NUOVI ORIZZONTI, NUOVE POSSIBILITÀ: