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Il viaggio nel Mediterraneo Orientale del 1750-'

3. Gatti e il mare: la nomina a maestro di matematica e scienze nautiche per i Cavalieri dell'Ordine di S Stefano

3.1 Il viaggio nel Mediterraneo Orientale del 1750-'

Ai trattati di pace per il rilancio del commercio toscano con il Levante era seguito un progetto concreto di viaggio dei vascelli imperiali, in partenza da Livorno nell'estate del 1750. Al viaggio “inaugurale” si riconosceva una funzione puramente rappresentativa e diplomatica, sebbene si prevedesse di caricare a bordo delle navi anche alcune mercanzie. L'approvazione granducale al viaggio venne firmata il 9 gennaio 1750 e con essa una serie di minuziose disposizioni: dalla definizione dell'itinerario alla nomina dei comandanti dei vascelli, dalle retribuzioni degli ufficiali al ruolo dei cavalieri dell'Ordine di Santo Stefano a bordo.82 La reggenza era ben consapevole che, allo stato attuale dell'Ordine, i cavalieri

stefaniani non erano sufficientemente preparati per ricoprire posti di comando. Si suggeriva pertanto di affidare la flotta imperiale all'inglese John Francis Edward Acton,83 nominando

capitani di vascello Thomas Smith, William Hutton e John Waller,84 mentre per il resto 81 Ivi, p. 452.

82 ASF, Segreteria di Guerra (1747-1808), 493, ins. 99, cc.n.n.

83 John Francis Edward Acton (22 agosto 1710 – 9 novembre 1766), era il primogenito di Edward Acton e Katherine Steventon e zio del celebre John Acton, poi Ministro presso i Borboni di Napoli. J.F.E. Acton si guadagnò il rango di capitano nel servizio della Marina Reale Britannica delle Indie Orientali, per poi passare al servizio della Marina Imperiale asburgica, con il grado di Commodoro. Cfr. C. Mosley, (a cura di), Burke's Peerage and Baronetage, 106th edition, Crans, Burke's Peerage Ltd, 1999, vol. I, p. 28.

84 ASF, Segreteria di Guerra (1747-1808), 493, ins. 133, cc.n.n.: “Uffiziali delle navi di S.M.I. [...] Nave Aquila: Capitano Tommaso Smith; [...] Nave Alerione: Capitano Guglielmo Hutton; [...] Nave Leone: Capitano Giovanni Waller”. Notizie sul viaggio in Oriente, sulla nomina di Acton e dei tre capitani di vascello inglesi sotto il suo comando, si trovano anche nel periodico inglese “The Student or the Oxford and Cambridge miscellany”, Oxford,

dell'equipaggio si sarebbero reclutati sia stranieri che sudditi toscani. 85

L'istruzione dei “carovanisti” sui vascelli rientrava oltre che negli statuti della Religione anche nei disegni di riqualifica dell'Ordine voluti dalla reggenza lorenese. L'attenzione dimostrata nei documenti conservati, ben dimostra questo interesse e ne sono un chiaro esempio le raccomandazioni fatte al comandante della flotta Acton:

“[...] 27. Siccome S.M.I. intende che li medesimi Cavalieri col tempo si rendano utili allo stato, perciò si è benignamente degnato di stipendiare un maestro di mattematica per il lor ammaestramento. E poiché S.M. dimostra questo segno particolare del suo favore verso loro s'apprirà al Capitano della nave la più desiderabile occasione per dimostrare il suo zelo per il servizio di detta maestà mediante l'attenzione che averà per essi. Per me glielo raccomando nella maniera più particolare che dia mano a quest'opera, con istruirli a misura che averanno bisogno de suoi lumi, nell'arte nautica, e nelli metodi del tenere un giornale da Mare.”86

A poco più di un mese dalla partenza venne ordinato di chiedere a personalità di spicco della cultura toscana, come ad esempio Giovanni Lami, di proporre “giovani di talento, e d'applicazione, che siano capaci d'essere impiegati sopra i vascelli in qualità di maestri di mattematica, e talmente iniziati da poter da loro medesimi imparar la nautica, e successivamente insegnarla.”87

I maestri da reclutare erano tre, uno per ciascun vascello. La prima nomina, spettò all'Abate pisano Vittorio Serravallini,88 che già dall'anno accademico 1749-50 aveva sostituito il

matematico Angelo Marchetti nell'insegnamento in Carovana della meccanica, geografia e nautica.89 L'abate Serravallini fu inoltre incaricato di preparare una lista degli strumenti

necessari per le lezioni a bordo, consistenti in “tre sfere Armillari, tre globi terraquei artificiali col cerchio horario, ben montati e giusti. [...] Lavagnie, e pugnie e pietre da sarti.

Barrett, 1751, vol. II, p. 10.

85 La composizione estremamente eterogenea del personale di bordo destava non pochi timori per i conflitti che potevano scaturire. Le istruzioni impartite ai diversi componenti dell'equipaggio avevano tutte ferree disposizioni in merito alla disciplina e al rispetto dei superiori. Temendo infatti che i cavalieri di Santo Stefano potessero non riconoscere l'autorità dei capitani stranieri, fu stabilito che a bordo fossero presenti anche dei capitani di bandiera o pavillon, da arruolare tra i cavalieri stefaniani con più esperienza. ASF, Ivi, ins. 111, cc.n.n.: “Estratto del dispaccio di S.M.I. de 21 febbraio 1750. In replica al Dispaccio de 26 gennaio ordina di proporre i cavalieri per primi capitani de' vascelli nominati Medici – dell'Alerione, Inghirami – del Leone, Petrucci – dell'Aquila.”

86 ASF, Segreteria di Guerra (1747-1808), 493, ins. 143, cc.n.n.

87 ASF, Ivi, ins. 136, cc.n.n., 4 giugno 1750. In merito alla loro retribuzione si affermava: “[...]A detti giovani S.M. passerà (soldi) 10 il mese, e la tavola quando saranno in mare, con il Capitano e Cavalieri carovanisti.”

88 ASF, Ivi, ins. 143, cc.n.n.

[...] l'Euclide riformato del S. Marchetti, (almeno due per nave). [...] Una carta per nave del Mediterraneo.”90

3. Sfera armillare 4. Sfera terrestre

90 ASF, Segreteria di Guerra (1747-1808), 493, ins. 143, cc.n.n., Memoria per la squola [sic] di Nautica sopra i vascelli di S.M.I. L'Euclide a cui si fa riferimento era il seguente: A. Marchetti, Euclides reformatus, sive, Plana et solida geometriae elementa: opus in quo tum alia pleraque cum praecipue rationis et proportionis natura et proprietates nova methodo clarius quam antea ab alijs atque facilius exponuntur, firmiusque ac evidentius demonstrantur, Liburni, ex Typograph. s.r. celsit. apud Jacob. Valsis., 1709. Secondo le disposizioni del Serravallini, ogni cavaliere doveva inoltre essere provvisto di: “Carta per scrivere, righe o siano linde, due para di seste, un paro cioè per misurare, altro per descrivere cerchi, una squadra, un semicircolo, un toccalapis e sua matita. Vittorio Serravallini Vanni professore per S.M. I. di nautica.” ASF, Segreteria di Guerra (1747-1808), 493, ins. 143, cc.n.n.

5. Frontespizio "Euclide Riformato"

Gli altri due maestri, assegnati rispettivamente alla nave Alerione e Leone, furono Ferdinando Morozzi91 e Gervasio Brignole.

Di estremo interesse sono le istruzioni impartite ai maestri di matematica: questi infatti avevano ricevuto indicazioni dettagliate non solo sui contenuti, ma anche sulla metodologia e la scansione cronologica secondo cui tali contenuti dovevano essere proposti agli allievi.92

I cavalieri dovevano frequentare due lezioni, una al mattino e una al pomeriggio, di Geometria e di Navigazione. Nel dettaglio si impartivano poi le specifiche delle lezioni e si raccomandava ai maestri di monitorare con attenzione la soglia di interesse ed

91 Ferdinando Morozzi ci ha lasciato una preziosa autobiografia in cui si trova anche il diario del viaggio in Oriente trascritto e pubblicato in R. Francovich, Materiali per una storia della cartografia toscana: la vita e l'opera di Ferdinando Morozzi (1723-1785), “Richerche Storiche”, VI (1976), pp. 445-512. L'intero lavoro del Francovich è stato recentemente ripubblicato all'interno del più ampio studio su Morozzi scritto da A. Guarducci, Cartografia e riforme. Ferdinando Morozzi e i documenti dell'Archivio di Stato di Siena, Firenze, All'Insegna del Giglio, 2008, alla cui edizione si fa riferimento in questa sede per citazioni e contenuti.

92 Tali istruzioni dovevano essere firmate da ciascun maestro per approvazione prima della partenza. Ferdinando Morozzi nella sua Autobiografia (op. cit., p. 207) afferma di averle firmate il 13 luglio 1750, stessa data che si ritrova nei documenti ufficiali. Cfr. ASF, Segreteria di Guerra (1747-1808), 493, cc.n.n. Una copia di queste istruzioni conservata in ASF, Consiglio di reggenza, 647, cc.n.n., è firmata da Acton e Serravallini.

apprendimento della classe, invitandoli ad adottare tutte le strategie necessarie affinché i cavalieri seguissero con attenzione e profitto gli insegnamenti pratici e teorici impartiti. La partenza della flotta era stata fissata per la metà di luglio ma, a causa di alcuni imprevisti,93 i vascelli presero la rotta verso l'Oriente solo a metà agosto.94 Ai primi del

mese, Pierre d'Hiarce,95 capitano del porto di Livorno, comunicava alla reggenza che il

Padre Serravallini,96 per problemi di salute, chiedeva di essere dispensato dall'incarico

ricevuto97 e restava in attesa di un nuovo maestro di matematica da imbarcare. La risposta

della Reggenza non tardò ad arrivare visto che solo due giorni dopo erano già stati riassegnati gli incarichi:

“Non ho più visto il Padre Abate Serravallini dopo che ha avuto la lettera da V.E. ed essendo ier sera arrivato il Sig. Dottor Brignole passerà questo a bordo del Leone in qualità di maestro di mattematica, e il Dottor Gatti e Morozzy passeranno sull'Aquila e sull'Alerione a norma di quanto Ella ordina, [...].”98

93 ASF, Consiglio di Reggenza, 24, c. 212r, Richecourt all'Imperatore: “Florence le 3 aoust 1750. Les trois vaisseaux de sa Majesté Imperiale, auroient mis à la voile vers le quinze du mois passé, tout estoit prest, l'equipage formé, les chevaliers à bord, lorsque le Conseil de Regence reçu l'ordre d'en expedier un à Genes pour escorter le sciabec tunisien qui devoit estre restitué par cette Republique, et qui là esté en effect. Il est attendu d'un jour à l'autre à Livourne après quoy les vaisseaux de S.M. partiront aussitôt.” Si veda anche ASF, Consiglio di Reggenza, 61, cc.n.n., in cui si conservano i documenti relativi all'affare dello sciabecco tunisino scortato da Genova a Livorno dalla nave Alerione.

94 ASF, Ivi, 24, c. 236r, Richecourt all'Imperatore: “Florence le 27 aoust 1750. Sacrée Majesté. Les vaisseaux de votre Majesté Imperiale ont mis à la voile la nuit du 12 au 13 du courant par un vent assez favorable [...].” Si veda anche l'Autobiografia di Morozzi, op. cit., p. 207: “1750. Nel dì 13 agosto 1750, salpata l'ancora, partì da Livorno, tenendo la rotta per andare a Costantinopoli.” Cfr. anche Biblioteca Biomedica dell'Università degli Studi di Firenze, Effemeridi di Antonio Cocchi, R. 212.18, cc. 13-14, 8 luglio-19 ottobre 1750: “Occursus Gatii. Gattius prandit nobiscum, noctu profectumus Liburnum ibique navem conscensurus nostra Classis Richecourtio morem gerens cuius filius quoque est navigaturus. [...]Tacitus a nobis discessit optimus iuvenis. [...]”.

95 Nato a Livorno, ma di probabile origine francese, Pierre d'Iharce o d'Hiarce, già capitano del porto di Livorno, fu chiamato dalla Reggenza nel 1746, insieme a Jean-Baptiste de Magnan, suddito asburgico, a formare il Consiglio di Commercio. Cfr. F. Diaz, I Lorena in Toscana. La Reggenza, op. cit. e D. Baggiani, Le prime manifatture di Livorno e la promozione produttiva al tempo della reggenza lorenese (1746-1765), “Nuovi studi livornesi”, V, 1997, pp. 83- 119.

96 L'Abate morirà nell'estate del '51 come si apprende nel Ruolo per l'anno 1752: ASF, Consiglio di Reggenza, 64, c. 1v, 5r: “Nell'anno prossimo passato non è vacata alcuna cattedra nello Studio di Pisa, fuoriché quella del Padre Abate Serravallini, la di cui morte si è saputa qui pochissimi giorni sono, che era sostituito nella cattedra della Meccanica al Dott. Angelo Marchetti, [...] Firenze 5 agosto 1751”.

97 ASF, Segreteria di Guerra (1747-1808), 496, ins. 276, D'Hiarce a Ippoliti, Livorno, 7 agosto 1750.

98 ASF, Ivi, Pietro d'Hiarce a Ippoliti. Livorno, 11 agosto 1750. La nomina a Gatti era già stata conferita il giorno prima, stando alla data riportata nei ruoli delle navi (Livorno, 10 agosto 1750): ASF, Segreteria di Guerra (1747- 1808), 493, ins. 143, cc.n.n.: “Ruolo della nave da guerra l'Aquila di S.M.I.: [...] Maestro di Matematica: Dottore Gatti”. Nello stesso documento compaiono anche i nomi di Morozzi per la nave Alerione e Brignole per la nave Leone. La nave Aquila contava un equipaggio di 99 persone, tra ufficiali e semplici marinai. Tra di essi si notino i nomi dei cavalieri stefaniani con le rispettive cariche. Primo Capitano: Cav. Pandolfo Petrucci. Terzo Tenente: Cav. Raffaello Maffei. Cavalieri carovanisti: Cav. Filippo degli Albizzi; Cav. Rutilio Mancini; Cav. Filippo Subbiani. Tra i cavalieri carovanisti una menzione a parte spetta al cavaliere Charles Henri Dominique de Nay, figlio del capo della reggenza, Emmanuel Nay conte di Richecourt, imbarcato sulla nave Aquila, dove alloggiava il comandante della flotta Acton. Il figlio del conte, nato nel 1730 e morto prima del 1815 sposò il 19 novembre 1785 Anne

Il 13 agosto i vascelli lasciarono il porto di Livorno alla volta di Costantinopoli. La ricostruzione del viaggio è stata possibile grazie a due importanti documenti coevi: il diario di bordo del capitano Acton99 e il giornale di viaggio del maestro di matematica Ferdinando

Morozzi,100 oltre ai dispacci spediti da Acton al Richecourt. Di Gatti restano soltanto due

lettere, indirizzate ad Antonio Cocchi: una quantità così esigua di lettere, a dispetto dell'importanza e della durata dell'incarico, si può spiegare con l'ipotesi che Gatti avesse deciso di fornire al maestro maggiori e più esaustivi dettagli una volta rientrato a Firenze, attraverso la lettura del suo giornale. Grazie ad una delle lettere rinvenute, scritta da Gatti mentre attendeva di sbarcare a Costantinopoli, è possibile ricostruire l'itinerario seguito per arrivare alla Sublime Porta; da tale narrazione si evince con chiarezza come ben presto tale impresa si era rivelata non priva di imprevisti e difficoltà anche significative:

“Eccoci in vista di Costantinopoli non più distanti di tre o quattro miglia mentre per altro una forte tramontana non ci permette prendere il Porto. In quest'ora il nostro Sig.re Comandante manda

al Sig.re Baron Penkler101 le sue lettere da spedirvi a Vienna ed in Toscana. Mi prevalgo di questa

occasione per rassegnare a VI. Ill.ma e a tutti di sua casa la mia più devota servitù, e darle novità del

mio viaggio. Da Livorno fino alla vista di Cerigo il nostro viaggio di 12 giorni fu assai prospero. Quivi i venti di Tramontana e di greco cominciarono ad incomodarci, perché oltre all'essere assai gagliardi erano quasi direttamente opposti alla nostra corsa. Veramente questi sul principio mi consolarono, e si desideravano anche peggiori perché ci avessero obbligati a prendere il porto di

Bourcier de Villiers e successivamente divenne ciambellano dell'Imperatore Napoleone I.

99 Cambridge University (CU), Manuscript Department, Add. 4633, Captain John Acton, The fleet bound for Costantinople, 1750. Il manoscritto, ad oggi inedito, riporta giornalmente notizie sul tempo, sulle rotte, sulle condizioni delle navi e sulle tappe del viaggio.

100Vedi nota 78, p. 31 della tesi. La parte dell'Autobiografia di Morozzi, dedicata al viaggio nel Levante, è ricca di notizie sui luoghi e i popoli visitati. Alla fine del suo racconto di viaggio Morozzi afferma di essere stato incaricato ufficialmente di redigere il giornale del viaggio, per essere poi consegnato al Granduca Francesco Stefano: “Forma il Giornale per S.M.I. Il dì 2 di aprile si ebbe pratica e tutti felicemente si scese a terra, ed intanto si prepararono le navi per andare a disarmarsi a Portoferrajo, dove era stabilito il disarmamento ed io ricevei ordine dal comandante e dal Conte di Richecourt di fare il giornale del viaggio fatto corredandolo di quei disegni di vedute e piante che per mio piacere avevo disegnate, 19 e questo lavoro mi fu ordinato perché fu a loro significato che avevo fatti tanti disegni per mio passatempo e memorie, per presentarsi a S.M.I. Francesco III Imperatore e Gran Duca di Toscana.” Cit. in A. Guarducci, Cartografia e riforme, op. cit., p. 219.

101Heinrich Christoph Friedrich von Penkler nacque a Vienna nel 1700. Dopo aver completato gli studi preparatori si recò a Costantinopoli al seguito dell'inviato austriaco, detto anche internunzio, per imparare la lingua araba. Dal 1726 in poi Penkler lavorò come interprete presso la corte ottomana. In seguito tornò a Vienna, dove per tredici anni servì a corte come intereprete arabo e segretario per gli affari con la Sublime Porta. Più tardi tornò di nuovo a Costantinopoli, in qualità di segretario dell'internunzio Conte Uhlefeld e nel 1745 divenne egli stesso internunzio, ricevendo il titolo di barone. Il suo ruolo fu importante in molti negoziati tra impero asburgico e ottomano, in particolare nel tenere fuori la sublime Porta dalla guerra di successione austriaca. Nel 1766 fu accolta la sua richiesta di rientrare a Vienna, dove, ritiratosi a vita privata, morì nel 1774. Sul barone Penkler si veda A. V. Felgel Penckler, Heinrich Freiherr von in Allgemeine Deutsche Biographie, Historischen Kommission bei der Bayerischen Akademie der Wissenschaften, Band 25, 1887, pp. 350-353.

Cerigo102 ove avrei potuto rivedere il Mormori [...]103. Ma benché ciò consigliassero i nostri piloti, il

Sig.re Comandante volse per 5 o 9 giorni attendere in alto mare che essi si mutassero. Questi però

ostinati ci obbligarono a prendere il porto di Milo ove dimorammo 9 giorni, e da esso usciti di nuovo trovammo i medesimi venti peggiori di prima, da quali fummo costretti a prendere un'altra volta porto in Zea.104 Quindi dopo tre giorni avendo fatto vela un libeccio continovo ci ha con

somma prosperità portati fino alla vista di Costantinopoli in soli tre giorni. Ma un altra volta quando appunto eramo vicini a prendere il porto ha cominciato a soffiare la tramontana durante la quale non si puol prendere il porto. Intanto stiamo bordeggiando in questa profondile aspettando ogni momento il tempo favorevole. Godo perfetta salute e seguito ad essere contentissimo del mio senso [sic]. A dire il vero in quei giorni di cattivo tempo a me e a tutti gl'altri non avvezzi al mare ci sapeva però buona gioia il trovarcisi, ma la sola prospettiva di questa gran città ricompensa assai tutti i sofferti incomodi. Veramente nessuna città ha la più bella veduta di questa. Ella forma una specie di anfiteatro inalzandosi a poco a poco sopra il mare, ove si vede un infinità di moschee con le loro torri e cupole, il serraglio co suoi giardini, le sette torri e un infinita quantità d'alberi e particolarmente di cipressi tra quali si scorgono infinite guglie colle loro estremità dorate e lucenti. Non starò a seccarla colle minute novità ed osservazioni per (e) riserbandomi a mostrargliela nel mio giornale al mio ritorno in Firenze. Il Brignole105 che ha fatto il medesimo viaggio che io nella

nave Leone crede che stia bene e contento benché io non l'abbia veduto da Zea in poi. Si dice che ci tratterremo in questa città più d'un mese. La prego a rammentare alla Sig.ra Teresa, al Sig.re

Raimondo ed alla Sig.ra Beatrice, come anco alla Sig.ra Cammilla e a tutti di casa Rossi la mia

102Cerìgo (in greco Κύθηρα) è un'isola della Grecia situata a sud del Peloponneso, nel Mar Ionio, in prossimità del confine con il Mar Egeo. Morozzi la descrisse come un luogo in cui “l'aria è molto cattiva, e gli abitatori sono assai miserabili.” A. Guarducci, Cartografia e riforme, op. cit., p. 207.

103In una lettera del barone Penkler, datata sera di Costantinopoli, li 10 marzo 1751 (ASF, Segreteria di Guerra 1737- 1808, f. 497, ins. 300, c.n.n.), probabilmente indirizzata al Richecourt si legge: “Eccellenza, confido nella buontà di Vostra Eccellenza, che dopo aver prestata qui la necessaria assistenza ad un giovane cerusico di Firenze nomato Ferdinando Barchelli per facilitargli il ritorno alla patria, mi accingo a raccomandarlo alla medesima. Questi lusingato dalle copiose promesse di un medico toscano, che dice avere nome Antonio Mormori, si è trasferito in questa capitale, ove non avendosi potuto aver contezza veruna di tale persona, vedendosi deluso delle consepute speranze di una migliore sorte, in un paese, il quale al presente abbonda di professori di tale arte, e periculoso a giovani della sua età, si è ritrovato necessitato di far ritorno in Firenze, e da me anche consegliato a questo sano partito. [...]”

104La nave Aquila, capitanata dal comandante Acton e sulla quale viaggiava Gatti, arrivò al porto di Zea, oggi chiamata Ceo, nelle Cicladi, il 22 settembre, 5 giorni prima della nave Alerione, dove prestava servizio Morozzi. Di quest'isola Gatti non lascia alcuna riflessione nella sua lettera a Cocchi mentre Morozzi la descrive come fertile e produttiva; parlò della presenza di vestigia antiche, purtroppo mal conservate, e degli abitanti del luogo: “In una torre antica lontana dalla città da due ore di camino vi sono dei residui di statue antiche greche tutte male in ordine come lo è la torre ancora. Vestono li Zioti con abito lungo e berretto di pelo alla greca e le donne all’uso greco, ma qualche poco variate dalla vestitura delle milesi. Sono assai scaltri e industriosi i detti paesani e hanno nome di non essere di troppa buona fede. Tutta l’isola si dice che contiene anime 5.000 e paga in tutto al Gran Signore 15 brusse, cioè borze, ed ogni borsa è di piastre 500 turche. Il console per S.M.I. era allora il Sig.e Niccolò de Paschi e nativo dell’Isola.” Cit. in A. Guarducci, Cartografia e riforme, op. cit., p. 209.

105Gervasio Brignole, di Portoferraio, maestro di nautica della terza nave detta Leone vedi F. Morozzi, Autobiografia e cfr. ASF, Consiglio di Reggenza, 493, inserto 143.

inalterabile stima e riconoscenza […].106

Due elementi in particolare emergono con forza all'interno di questa narrazione epistolare e vanno ad assumere un rilievo assai significativo nella ricostruzione della vicenda biografica del medico mugellano: il legame che univa Antonio Cocchi ad Angelo Gatti ed il fascino