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Les Réflexions sur les préjugés qui s’opposent aux progrès et à la perfection de l’inoculation

NUOVI ORIZZONTI, NUOVE POSSIBILITÀ: IL SOGGIORNO FRANCESE (1760-1771)

4. Per difendersi dalle accuse: 1 La lettre de M Gatti à M Rou

4.2 Les Réflexions sur les préjugés qui s’opposent aux progrès et à la perfection de l’inoculation

La pubblicazione della lettera indirizzata al Dottor Roux non era riuscita nell'intento di confutare le accuse contro Gatti: le spiegazioni fornite dal medico toscano circa il metodo utilizzato, la lista dei pazienti da lui inoculati e la dettagliata descrizione del caso dei giovani Roncherolles non avevano fatto altro che alimentare ulteriormente le critiche nei suoi confronti. Dal momento che le evidenze fornite da Gatti nella lettera non erano risultate sufficienti a metterlo al riparo dalle accuse di ciarlataneria e a convincere gli antinoculisti sull'utilità della pratica, rimaneva un'unica strada percorribile: sconfiggere attraverso un ampio discorso basato sulla ragione i pregiudizi nei confronti dell'inoculazione. Più di un semplice testo sulla pratica o una ripetizione di logore argomentazioni, le Réflexions presentavano in forma analitica i pregiudizi alla base della querelle e, facendo ricorso alla ragione e all'esperienza, assunti fondamentali della filosofia illuminista, rispondevano ai quesiti proposti. Al momento dell'uscita delle Réflexions, nel marzo del 1764,295 Gatti

risiedeva in Francia più o meno da quattro anni e non possedeva ancora la padronanza linguistica adeguata per redigere un'opera di tale portata: “[...] Je crois devoir avertir, qu'Etranger en France, j'ai emprunté le secours d'un ami pour écrire avec plus de correction dans une langue qui ne m'est pas assez familière.”296 Chiese quindi ad André Morellet,297

fine scrittore, traduttore ed autore di sei articoli dell'Encyclopédie, di aiutarlo nella stesura del trattato. Morellet, fervente illuminista, era già un uomo di lettere molto conosciuto e apprezzato a Parigi, dove era solito frequentare i salotti di Mme Necker e Mme du Deffand, molto vicine alla famiglia Choiseul, e dove probabilmente aveva conosciuto Gatti. Morellet era molto vicino a Voltaire, Malesherbes, d'Alembert, Diderot, Marmontel, Turgot, d'Holbach, J.J. Rousseau, Beccaria e queste sue amicizie furono determinanti per la diffusione e il sostegno che le Réflexions di Gatti ricevettero ed in cui era evidente la mano di uno scrittore e traduttore del calibro di Morellet. Gatti nell'opera non rendeva noto il nome dell'amico che l'aveva aiutato nella redazione del suo trattato sull'inoculazione; fu lo stesso Morellet in una lettera a Beccaria, di cui nel 1766 curerà l'edizione francese dei Delitti e delle pene, ad attribuirsi la collaborazione a questa opera:

295Notizia riportata da La Condamine al Dottor Maty, in M. de La Condamine, Lettres de M. De La Condamine à M. le Dr. Maty, op. cit., p. 141.

296A. Gatti, Réflexions sur les préjugés, op. cit., p. 239.

“Réflexions sur les prejugés qui s'opposent à l'établissement et aux progrès de l'inoculation. C'est la traduction d'un ouvrage de mon ami M. Gatti medecin italien que vous devez connoître. Je vous prie de le lire et de m'en dire votre avis qui sera infiniment flatteur pour M. Gatti. L'auteur est un homme de beaucoup d'esprit et un excellent homme: à ces deux titres-là j'ai pour lui la plus grande estime et la plus tendre amitié. Vous voyés que j'aime et les ouvrages et les hommes de votre nation, et que j'avois déjà fait mon apprentissage du metier de Traducteur de l'Italien avant d'avoir traduit le votre.”298

Nei suoi Mémoires Morellet spiegava ancor più dettagliatamente il contributo dato a Gatti nella redazione delle sue opere, una collaborazione che riguardò, stando alle parole dell'abate, tutti gli scritti del medico toscano:

“Je publiai, en 1763, les Réflexions sur les préjugés qui s'opposent à l'établissement de

l'inoculation. Le docteur Gatti, avait inoculé les enfans de M. Helvétius; arrivant en France, et

sachant fort peu notre langue, il avait besoin de trouver quelqu'un qui rédigeât et exprimât ses idées, neuves alors, et, en même temps, fines et justes. Il s'adressa à moi, et je me chargeai, avec plaisir, de ce travail. Je recueillais les notes qu'il me dictait en italien, ou qu'il m'envoyait en brouillons; je les traduisais, je les développais, et surtout, je les arrangeais pour en faire un tout à ma manière. Ces

Réflexions furent goûtées du public et des gens de l'art; et, peut-être, n'ont-elles pas peu contribué à

établir et à perfectionner la pratique, même dans les mains de plus d'un médecin qui en avait dit beaucoup de mal. Gatti, né dans l'état de Toscane, avait étudié sous le célèbre Cocchi; il n'obtenait pas toujours des succès heureux, et on l'accusait de quelque légèreté dans son traitement. Il fallait le défendre dans la société, et je ne m'y épargnais pas. Mais les enfans de Mme de Roncherolles, ayant pris tous deux la petite vérole, après avoir été inoculés par Gatti, qui avait assuré que l'inoculation avait eu tout son effet, il crut pouvoir expliquer son erreur ou la justifier; et je rédigeai, pour lui, vers ce temps même, une lettre adressée au docteur Roux, notre ami commun, où il fait son apologie tellement quellement. Je rappelerai, à ce sujet, un ouvrage de Gatti, que nous rédigeâmes, ensemble, en 1767, sous le titre de Nouvelles Réflexions sur la pratique de l'inoculation. Les gens de l'art furent encore plus contens de ce livre que du premier. On peut dire, que c'est un manuel de l'inoculateur. [...]”299

Alcuni studiosi hanno avanzato l'ipotesi che senza l'aiuto di Morellet le opere di Gatti non avrebbero ottenuto lo stesso successo.300 Sicuramente la chiarezza nell'esposizione e lo stile 298André Morellet a Cesare Bonesana, marchese di Beccaria, venerdì 3 gennaio 1766, cit. in E. Landry (a cura di),

Cesare Beccaria. Scritti e lettere inediti, Milano, Hoepli, 1910, pp. 131-132.

299A. Morellet, Mémoires inédits de l'abbé Morellet suivis de sa correspondance avec M. le Comte R. [...] Précédés d'un éloge historique de l'abbé Morellet, par L. Lémontey, Paris, Baudouin frères, 1823, t. I, pp. 145-146.

dell'abate hanno giocato un ruolo fondamentale, ma come sottolineava Morellet nei suoi Mémoires “ [...] J'y ai mis, je crois, beaucoup d'ordre et de clarté: c'est là mon seul travail; car, le fond des idées est tout entier de Gatti.”301

Il titolo dell'opera esprimeva la volontà di ragionare sui pregiudizi che ostacolavano l'inoculazione. L'indice, composto da introduzione, quattro capitoli e conclusioni, preannunciava un lavoro che puntava sulla chiarezza e sulla divulgazione mentre la citazione posta subito prima dell'inizio del testo riassumeva in una pagina l'approccio alla medicina di Gatti. Il passo,302 in latino, è tratto dall'Oratio de commendando studio

Hippocratico di Hermann Boerhaave, che, come aveva fatto il medico inglese Thomas Sydenham nel secolo precedente, si opponeva, nel solco della riscoperta degli insegnamenti ippocratici, ad ogni dogmatismo scolastico in favore di un attento esame del paziente basato sulle conoscenze anatomiche e sull'esperienza. Il brano che Gatti scelse come incipit per la sua opera era una constatazione dell'allontanamento della medicina dalla guida della scienza, abbandonata ai dogmi dei filosofi. I giudizi espressi sull'inoculazione si dovevano basare invece sull'osservazione e sull'esperienza, non su ragionamenti astratti: questo sarebbe stato il filo conduttore delle Réflexions.

Nell'introduzione Gatti metteva in chiaro il perché dell'ennesima pubblicazione di un'opera sull'inoculazione. La letteratura in merito era infatti molto vasta, con una produzione diffusa in tutta Europa ma, a differenza di altri paesi, in Francia, culla dell'Illuminismo, la tecnica era molto dibattuta ma ancora poco praticata. In principio Gatti si era convinto che i successi dell'inoculazione “pratique très-simple & plus facile que le traitement de la plûpart des maladies les mieux connues”303 sarebbero bastati a giustificarla. In uso da secoli tra i

popoli del Medio e Lontano Oriente, Gatti si chiedeva come fosse possibile che proprio in una “Nation éclairée”304 come la Francia, una pratica così utile all'umanità potesse essere

tanto ostacolata. La prima inoculazione fatta sul suolo francese risaliva al 1719 ed era in

negativo. Medico svizzero, Klebs, attingendo principalmente a due delle fonti edite allora disponibili, la biografia redatta da Andreani (op. cit) e la voce su Gatti scritta da H. Bohn nel suo Handbuch der Vaccination (Leipzig, Vogel, 1875, pp. 58-86), evidenzia i tratti più oscuri del passato di Gatti e sui modi con cui arrivò al successo. Il giudizio di Klebs su Gatti, originatosi probabilmente da ricerche poco approfondite, è chiaramente critico e negativo.

301A. Morellet, Mémoires inédits, op. cit., p. 146.

302“Heu quantum descivit secutis dein saeculis a prisca gloria Medicina, quam turpiter ab efficacissimo artis magistro, usu, ad sigmenta ludentis ingenii defecit! Dannosa quid non imminuit inertia, dum ab laboriosa observatione ad Philosophorum placita, ab dictatis naturae ad garrulitatem, ab Hippocratis effatis ad libidinem fingendi devolutam dolemus.” Cit. in A. Gatti, Réflexions sur les préjugés, op. cit., p.n.n., e tratto da H. Boerhaave, Oratio de commendando studio Hippocratico, in Orationes Academicae raccolte in Opuscula omnia, Parisiis, s.e., 1733, p. 9. 303A. Gatti, Réfléxions sur les préjugés, op. cit., p. 2

304Ivi, p. 3. Da notare anche l'interesse civico che Gatti dimostrò in riferimento al ruolo della Francia come culla dell'Illuminismo ed esempio per le altre nazioni: “[...] l'influence qu'une Nation aussi éclairée que celle-ci a sur toutes les autres, me fait penser que si l'Inoculation s'établit une fois à Paris, elle triomphera bien-tôt dans le reste de l'Europe; et que le moyen le plus sûr pour étendre cette pratique et pour la rendre universelle, est de l'introduire dans

Francia che, già nel 1724, nove teologi avevano dichiarato che l'inoculazione non andava contro i principi della morale e della religione. Era in Francia che filosofi come Voltaire e scienziati come La Condamine avevano scritto in favore dell'inoculazione ed era ancora in Francia che un principe di sangue reale, il duca d'Orléans, aveva deciso nel 1756, di far inoculare i propri figli. Tutti questi esempi sembravano, a metà del Secolo dei Lumi, non aver dato frutti concreti. Utilizzando come asse portante del suo discorso uno dei temi forti del pensiero illuminista, quello della lotta all'ignoranza in nome del progresso scientifico, Gatti sosteneva che alla base dei pregiudizi sull'inoculazione risiedesse l'ignoranza. Nel 1764 il problema non era più quello di sconfiggere pregiudizi popolari ormai sfatati da tempo come ad esempio la convinzione che il vaiolo inoculato fosse pericoloso come quello naturale o che l'inoculazione fosse una pratica contraria alla morale e alla religione. I pregiudizi da combattere erano quelli espressi dai medici nelle tante opere diffuse sull'inoculazione, riducibili sostanzialmente a quattro aspetti: la natura del vaiolo, la metodica usata per inoculare, la paura del contagio e il ritorno della malattia. Questi erano i pregiudizi di cui Gatti voleva dimostrare l'infondatezza.

Alla base della decisione di scrivere le Réflexions c'era però anche una motivazione di carattere personale: le critiche sul suo lavoro aumentavano in maniera direttamente proporzionale ai successi ottenuti. La pubblicazione della lista dei pazienti di Gatti aveva accresciuto il numero dei suoi nemici anche tra i sostenitori dell'inoculazione, costringendo il medico toscano a intraprendere una strada diversa da quella che, in qualità di medico, avrebbe scelto per affrontare una questione scientifica.305 Purtroppo però, affermava Gatti,

“les circonstances sont pressantes, et il m'a paru plus convenable de suivre un autre plan.”306

Nel primo capitolo delle Réflexions l'autore elencava i pregiudizi riguardanti la natura del vaiolo. La mole di studi fatti su questa malattia veniva giustificata, secondo il medico, dalla sua natura endemica. L'ampia letteratura medica disponibile si era tuttavia, secondo Gatti, concentrata troppo nell'analizzare il vaiolo con metodi propri dell'indagine filosofica, giungendo a conclusioni teoriche, non verificabili attraverso il metodo empirico. Gatti auspicava invece un atteggiamento più umile, indirizzato non tanto all'analisi ontologica

305“Tout ce que j'ai fait a été inutile. Les ennemis de l'inoculation et les miens ne ralentissent rien de leur violence. Des Médecins même, partisans au moins en apparence de l'Inoculation, se joignent à ceux qui la combattent, parlent et écrivent contre moi.” Cit. in A. Gatti, Réflexions sur les préjugés, op. cit., p. 7. È probabile che Gatti si riferisca al già citato conte di Lauraguais, promotore dell'inoculazione ma avverso a Gatti. Qualche anno dopo, nel 1766, Grimm giustificava così l'avversione del conte nei confronti del medico toscano: “M. le comte de Lauraguais [...] attaque encore par des observations physiques le docteur Gatti sur ses principes d'inoculation, parce que celui-ci a oublié de le nommer parmi les partisans de cette pratique. M. Gatti peut-être coupable d'un peu de légèreté et même de trop de scepticisme dans la pratique de son art; mais c'est certainement un homme de beaucoup d'esprit et d'un excellent esprit. Je voudrais bien louer aussi M. le comte de Lauraguais, mais je crois que je rêverai dix ans de suite sans trouver sur quoi.” Cit. in F. M. Grimm, Correspondance littéraire, Nedeln, Klaus Reprint, 1968, t. VII, p. 87.

della malattia quanto piuttosto alla sua osservazione. Gli esempi da seguire, erano secondo il medico toscano quelli di Sydenham307 e Boerhaave che, nelle loro riflessioni sul vaiolo, si

erano limitati alla semplice descrizione dei fatti e alla loro osservazione, utilizzando le esperienze raccolte per curare i pazienti. In linea con il pragmatismo di Sydenham e Boerhaave, Gatti accettava i limiti della ragione umana nel capire le complesse regole della natura e da qui la necessità di basarsi sui fatti e sull'esperienza per la cura delle malattie. In medicina l'approccio dogmatico rischiava, secondo il medico toscano, di essere molto pericoloso perché delle conclusioni basate esclusivamente su sistemi teorici potevano mettere in pericolo la vita dei pazienti. La ricerca delle cause delle malattie, compreso il vaiolo, si era dotata col tempo di un arsenale di parole e concetti prevalentemente astratti che si rivelavano assolutamente inefficaci proprio perché non verificabili empiricamente. A questo proposito Gatti elencava una serie di espressioni usate per descrivere il vaiolo (fermentazione, lievito, ebollizione, effervescenza ecc.) riconducibili a una dottrina medica nata nel Seicento e ancora in uso nel Settecento: la iatrochimica. L'idea che stava alla base della iatrochimica era quella che la buona salute di un organismo dipendesse da un particolare equilibrio tra i componenti chimici dei fluidi corporei. L'interpretazione dei processi biologici, come quello fermentativo, venivano descritti usando termini chimici, poiché il corpo umano era concepito come una fornace, in cui la vita si riassumeva in una serie di processi chimici da spiegare e mettere in relazione con la malattia e il rimedio. Questo approccio, applicato al vaiolo, aveva portato, secondo Gatti, a conclusioni sbagliate sulla natura di questa malattia, come l'opinione secondo la quale il germe del vaiolo fosse innato in ogni essere umano: “c'est d'après cette idée qu'on a pensé qu'il y avoit un germe à développer, une humeur à purger, une fermentation à exciter etc.”.308 Secondo le analisi

visive e quindi empiriche fatte da Gatti, nel sangue dei malati di vaiolo non c'erano segni di fermentazione, ma solo di un maggior movimento del sangue: si poteva parlare di processi fermentativi soltanto per le pustole in cui la materia stagnante causava putrefazione. Opponendosi quindi alla teoria della comparsa spontanea della malattia, Gatti aveva avuto

307Il medico inglese Thomas Sydenham (1624-1689) è noto per aver fondato una scuola clinica basata sullo studio accurato e obiettivo dei sintomi, operando così una rinascita dei principi ippocratici in un'epoca, quella seicentesca, in cui iatrochimici e iatrofisici dibattevano sulle cause delle malattie, tralasciando l'osservazione del malato. Analizzando le epidemie di vaiolo occorse a Londra negli anni 1667, 1668, 1669 Sydenham si limitò alla descrizione dei diversi tipi di malattia e delle cure risultate più efficienti grazie all'esperienza, esortando ad essere guidati “by experience which teaches the best method of cure in every distemper”. Cit. in B. Rush (a cura di), The works of Thomas Sydenham, M. D., on acute and chronic diseases with their history and mode of cure, Philadelphia, Kite, 1809, p. 357 traduzione inglese dell'opera di T. Sydenham, Observationes medicae circa morborum acutorum historiam et curationem, Londini, Kettilby, 1676. Sul trattato del vaiolo di Sydenham si veda K. Dewhurst, Sydenham's original treatise on smallpox with a preface, and a dedication to the Earl of Shaftesbury, by John Locke, “Medical History”, oct. 1959, vol. 3 (4), pp. 278-302.

una giusta intuizione, che però non era in grado di giustificare con i mezzi scientifici del tempo, ovvero la teoria secondo la quale la causa scatenante del vaiolo fosse una materia esterna al corpo umano, che entrata in contatto con esso in vari modi, provocava la malattia. Per avvalorare la sua teoria Gatti portava ad esempio il veleno dei serpenti che, attraverso il morso, penetrava all'interno del corpo entrando così in circolo nel sangue. La teoria di un corpo estraneo, invisibile ad occhio nudo e causa di malattie, era ancora molto controversa all'epoca di Gatti, seppur nel Seicento non fossero mancate osservazioni al microscopio come quelle di Robert Hooke309 e Anton van Leeuwenhoek310 o studi sulla generazione

spontanea come quelli di Francesco Redi.311 La convinzione del ritorno del vaiolo in soggetti

che l'avevano già contratto affondava le sue radici proprio nella teoria della generazione spontanea, perché se il germe causa di questa malattia era innato nell'uomo, nulla escludeva che potesse ripresentarsi in determinate circostanze. Riconoscendo i limiti delle conoscenze scientifiche del suo tempo, Gatti affermava di non poter provare che il vaiolo non fosse una malattia innata; erano tuttavia i fatti a provare che alla base del vaiolo c'era sempre il contagio. La storia di questa malattia insegnava che le popolazioni tra le quali il vaiolo era comparso non l'avevano conosciuto tutte allo stesso tempo. Se il germe del vaiolo fosse stato innato nell'uomo come si poteva spiegare questo dato oggettivo? La spiegazione, secondo Gatti, si sarebbe dovuta far risalire alla natura endemica della malattia e all'incapacità di poter rintracciare l'origine del contagio. Continuare a ricercarne le origini era secondo il medico toscano solo una speculazione filosofica: ammettendo anche che

309Robert Hooke (1635-1703) matematico, fisico, astronomo e naturalista inglese. Grazie ai microscopi di sua invenzione, dotati di nuovi sistemi ottici e d'illuminazione, Hooke riuscì ad osservare alcune cavità del sughero separate da pareti che chiamò cellule. I risultati delle sue osservazioni furono pubblicati nell'opera Micrographia, uscita nel 1665, in cui oltre alle scoperte sulla struttura del sughero c'erano anche i risultati dei suoi studi sull'anatomia degli insetti e sulla composizione dei cristalli.

310Anton van Leeuwenhoek (1632-1723) ottico e naturalista olandese, compì numerosi studi al microscopio ponendo le basi della microbiologia e della biologia cellulare. Durante le sue osservazioni e grazie al potenziamento delle lenti usate che potevano ingrandire fino a 300-500 volte, fu il primo a descrivere batteri, protozoi e spermatozi umani. I suoi studi, inviati alla Royal Society di Londra e pubblicati inizialmente nelle Philosophical Transactions dal 1673 al 1724, sono stati poi raccolti in due opere: Arcana naturae ope exactissimorum microscopiorum detecta. Editio novissima, auctior et correctior, Leiden, Boutestein, 1688 e Send-Brieven, Leiden, s.e., 1864-1718.

311Francesco Redi (1623-1698) medico, naturalista e letterato toscano, è stato uno dei più importanti scienziati del Seicento. Noto per la sua applicazione del metodo sperimentale alle scienze naturali, Redi compì importanti studi tra cui il più celebre è sicuramente l'esperimento per confutare la teoria della generazione spontanea. Per dimostrare la sua teoria Redi prese alcuni vasetti al cui interno inserì della carne. Alcuni vennero chiusi ermeticamente, su altri venne adagiata solo una garza e i restanti vennero lasciati aperti. Soltanto nei vasetti rimasti aperti Redi poté osservare la nascita di larve, che con il passare del tempo si trasformarono in mosche. Questo esperimento dimostrò che le larve non derivano dalla carne in putrefazione ma che erano state le mosche a deporre, nei recipienti aperti, le