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Il caso dell’intervento Civili di pace Italiano e la prospettiva Europea

R EFERENZE BIBLIOGRAFICHE AL CAPITOLO

4) il lavoro di advocacy 44 a livello politico e istituzionale.

2.8 Il caso dell’intervento Civili di pace Italiano e la prospettiva Europea

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2.8.1 L’ambito Italiano

In Italia, uno straordinario movimento popolare ha democraticamente ottenuto, in forza dell’art. 11 della Costituzione Repubblicana, due leggi (l. 230/1998 e l. 64/2001) che danno corpo e istituiscono la “difesa civile non armata e nonviolenta” tramite il Servizio Civile Nazionale, sia in Italia che all’Estero. Tale Servizio Civile, diverso per natura ed autonomo dal servizio militare, risponde come questo al dovere costituzionale di difesa della Patria con mezzi nonviolenti.

In Italia gli obiettori di coscienza hanno saputo costruire dal basso un Servizio Civile (SC) che, dovrebbe preparare alla difesa alternativa; e che è organizzato dall’Ufficio Nazionale (UNSC), che quindi sarebbe la prima istituzione nel mondo per difesa alternativa. Purtroppo però l’UNSC non ha mai preso una reale iniziativa sul tema difesa nazionale e internazionale e ha invece inteso il SC come politica giovanile, privandolo così di forza propositiva nel campo degli Interventi Civili di Pace.

L'associazionismo italiano ha implementato nel frattempo, in autonomia rispetto alle istituzioni, esperienze di accompagnamento protettivo a tutela di difensori di diritti umani e importanti missioni di attivisti volte a scongiurare la violenza sui civili in zone di guerra. Tra le più importanti vanno ricordate: nei Balcani (500 volontari a Sarajevo nel 1992 e 2000 per la marcia Mir Sada nel 1993), in Medioriente (250 attivisti di Action for Peace in Palestina nel 2001 e altre migliaia negli anni successivi, per interposizione nonviolenta e monitoraggio elettorale), in Africa (300 volontari dei Beati Costruttori di Pace in Congo nel 2001 al Simposio per la Pace, altri 110 nel 2006 per monitoraggio e sostegno al processo elettorale) e nei nostri territori per arginare razzismo e cultura mafiosa. Gruppi di donne da tutta Italia si sono unite al movimento delle Donne in Nero, nato a Gerusalemme nel 1988 per costruire relazioni tra donne palestinesi e israeliane che si opponevano all'occupazione israeliana e per proteggere la popolazione civile palestinese. Il movimento si è poi diffuso nei Balcani e altre zone di conflitto coinvolgendo nel mondo circa 10.000 donne. Centinaia di volontari e volontarie italiani/e sono stati dislocati, dal 1989 ad oggi, nei diversi progetti delle Peace Brigades International (ONG internazionale nata in Canada nel 1981) grazie all'istituzione della Onlus Pbi Italia nel 1988.

Nel 2007 nasce, come luogo di dialogo tra Ministero degli Esteri, Ufficio Nazionale del Servizio Civile e Organizzazioni della Società Civile italiane, il Tavolo Interventi Civili di Pace69 (ICP). Per quanto negli anni a seguire il confronto istituzionale è stato molto scarso, il tavolo si propone oggi come luogo di confronto e di coordinamento della società civile italiana che interviene in zone di conflitto, in Italia e all'estero. Il Tavolo ICP intende promuovere interventi di operatori

69 Al tavolo aderiscono singole associazioni (tra le quali Un ponte per, Operazione Colomba, Arci, CSDC, Sereno Regis,

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professionali e volontari che contribuiscono a prevenire e trasformare i conflitti mediante attività di peacebuilding e peacekeeping non armato. E' una piattaforma di condivisione, confronto e ri- elaborazione delle diverse sollecitazioni provenienti dalle associazioni componenti e coordina le azioni per la promozione di interventi civili di pace italiani, supportando i relativi processi decisionali. Negli ultimi anni, un processo di progettazione partecipata tra le associazioni ha portato alla stesura di unDocumento sui Criteri degli Interventi Civili di Pace italiani, definitivamente approvato e sottoscritto il 10 giugno 2012 a Roma, in occasione delForum della Pace.

Nel dicembre 2013, a seguito di una faticosa mediazione, il deputato Giulio Marcon è riuscito a inserire nella Legge di Stabilità 2014 un emendamento che “autorizza la spesa di 3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014, 2015 e 2016, per l'istituzione in via sperimentale di un contingente di corpi civili di pace destinato alla formazione e alla sperimentazione della presenza di 500 giovani volontari da impegnare in azioni di pace non governative nelle aree di conflitto o a rischio di conflitto o nelle aree di emergenza ambientale” (legge 147/2013). Il finanziamento viene agganciato all'art.12 della legge sul servizio civile nazionale, che regola il servizio all’estero, coerentemente con il suo mandato di promuovere la “difesa della Patria con mezzi ed attività non militari” (legge 64/2001).

Al momento il Tavolo ICP è in una fase di rilancio attorno ai temi della sperimentazione degli ICP, della campagna di “difesa civile” (con la Proposta di Legge di iniziativa popolare) e la campagna per l’abbattimento delle spese militari (campagna contro il programma d’acquisto dei bombardieri F-35). La nuova legge per il finanziamento degli interventi civili di pace ha aperto una nuova fase di dialogo con le istituzioni per definire dettagli e linee guida dei progetti sperimentali. Non è da dimenticare che gli interventi vengono finanziati nel quadro del Servizio Civile Nazionale che presenta ancora dei limiti. Il Tavolo ICP ha aperto un dialogo con il Consiglio Nazionale Enti Servizio Civile e la Consulta Nazionale Servizio Civile per definire la tipologia dei progetti che possono essere finanziati ed elaborare la bozza di decreto che consentirà poi all'Ufficio Nazionale Servizio Civile di far partire il bando per progetti sperimentali di CCP. Uno dei problemi con l’attuale legislazione è rappresentato dal fatto che le associazioni attualmente non accreditate come enti di servizio civile possono partecipare al bando da sole ma devono cercare di agganciarsi ad enti già accreditati (magari facendosi registrare delle sedi estere in aree dove poi svolgere la sperimentazione).

Si può dire che questo sia un momento “storico” per gli ICP Italiani. Il movimento per la pace Italiano si sta dimostrando fortemente determinato nello stimolare il dibattito circa la costituzione dei corpi civili di pace, di difesa alternativa (con il ridimensionamento delle spese militari) formazione alla nonviolenza. I progetti sperimentali su questo tipo di intervento devono

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servire anche a stimolare maggiormente questo dibattito nelle sedi istituzionali Nazionali ed Europee.

2.8.2 L’ambito Europeo

Nel 1995 l’europarlamentare dei Verdi Europei Alex Langer propose l’istituzione di un Corpo Civile di Pace Europeo. La proposta di istituzione di un Corpo Civile di Pace Europeo ripresa da Langer era contenuta nel rapporto Bourlanges/Martin al Parlamento Europeo del 17 maggio 1995. Questo corpo è concepito come team di specialisti capaci di intervenire in fase di prevenzione, gestione e risoluzione del conflitto, con azioni “generatrici di pace”, finalizzate alla mediazione, alla promozione della fiducia fra le parti, all’assistenza umanitaria, alla re-integrazione di combattenti (specie mediante disarmo e smobilitazione), alla ri-abilitazione nonché alla ri- costruzione ed alla promozione dei diritti umani.70 Successivamente alla proposta di Langer, viene avanzata una raccomandazione ad hoc alla Commissione dal Parlamento Europeo del 10 febbraio 1999 per l’istituzione di un Corpo Civile di Pace Europeo. C’è poi una Risoluzione del Parlamento Europeo succeduta alla Comunicazione della Commissione sulla prevenzione dei conflitti del 13 dicembre 2001 e i due studi di fattibilità On the European Civil Peace Corps (2004, a cura di Catriona Gourlay, commissionato dal Parlamento Europeo) e Feasibility Study on the Establishment

of a European Civil Peace Corps (2005, a cura di P.Robert, K. Vilby, L. Aiolfi, R. Otto,

commissionato dalla Commissione Europea).71

Anche se il progetto dei Corpi Civili di Pace Europeo non si concretizza nella direzione proposta, dal 2003 le missioni civili all’estero sono una realtà dell’Unione Europea. Per quanto mostrino ancora limiti negli ambiti di intervento e nei processi di formazione e selezione del personale, tali missioni mostrano un forte interesse dell’UE per gli interventi civili. L’Unione Europea, inoltre, attraverso la creazione della European Peace-building Partnership (PbP) dimostra la volontà di coinvolgere e sostenere direttamente le realtà della società civile nei processi di pace.

70 Si veda l’articoli di M. Martinelli: “Corpi civili di pace europei: sviluppi e prospettive”, in A. L’Abate e L. Porta

(edd.): L’Europa e i conflitti armati, op. cit., 119-132

71 P.K. Vilby et al.: “Feasibility Study on the Establishment of the European Civil Peace Corp (ECPC)”, nov. 2005. V.

Dudouet e H. Clark: Nonviolent Civic Action in Support of Human Rights and Democracy,. Directorate-General for External Policies of the Union, EXPO/B/DROI/2008/69. Brussels: European Parliament, May 2009, EXPO/B/DROI/ 2008/69.

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