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Storia rapida del PK delle ONG: dalla idea dello Shanti Sena alle Nonviolent Peaceforce e l´italiana Operazione colomba

R EFERENZE BIBLIOGRAFICHE AL CAPITOLO

2.2 Storia rapida del PK delle ONG: dalla idea dello Shanti Sena alle Nonviolent Peaceforce e l´italiana Operazione colomba

2.2.1 Le Shanti Sena

Il primo esperimento della storia, di costituzione di gruppi di persone disarmate che lavorano nella prevenzione, gestione e trasformazione dei conflitti è rappresentato dalle Shanti Sena, che tradotto letteralmente significa Gruppo di Pace (anche corpo di pace). Queste sono il frutto dell´idea di Gandhi di costituire un “esercito nonviolento di Pace”, composto da gruppi di individui altamente formati sull´intervento nonviolento, in grado di operare nel conflitto allo scopo di superarlo.

Inizialmente questi gruppi furono organizzati da alcuni dei seguaci più importanti di Gandhi (Vibona e Narajad), operavano in molte zone dell´India, nella prevenzione, riduzione e superamento della violenza interetnica ed interreligiosa. Nei primi anni di vita i Gruppi di pace operavano principalmente nei conflitti tra comunità religiose (communal) e nei villaggi, nell´India divisa tra induisti e mussulmani. I primi interventi avvengono nel 1921 a Bombay e nel 1922 a Ahmedabad, questi non vengono organizzati sotto un gruppo strutturato, ma piuttosto sono il frutto dell´iniziativa di attivisti nonviolenti chiamati ad interporsi alle violenze di natura politica nelle communal, tra sostenitori dell´indipendenza (Indiani e Mussulmani) e sostenitori del regime coloniale inglese (cristiani ed ebrei).

Successivamente questa esperienza, l´iniziativa fu ripresa, per volontà dello stesso Gandhi, solo dopo la conquista dell´indipendenza Indiana. Purtroppo nel 1948 con l´assassinio del

Mahatma, avvenuto il mese precedente a quello in cui sarebbe dovuta avvenire proprio la

conferenza sugli Shanti Sena, il progetto si bloccò.

Tuttavia nel 1957 Vinoba Bhave diede vita al primo gruppo di Shanti Sena nazionale da utilizzare in risposta alle violenze scoppiate nei grandman, ossia i villaggi con proprietà condivise dalla terra realizzati in anni precedenti grazie al movimento per la terra guidato da Vinoba che richiedeva ai ricchi di donare porzioni di terra ai nullatenenti. Proprio questi villaggi erano la realizzazione diretta del modello di società che la nonviolenza vuole costruire e risultano strettamente connessi agli Shanti Sena, che nella loro azione dovevano rendere dinamici tali villaggi e indirizzarli verso l´obbiettivo finale: la sostituzione dello stato centralistico con una repubblica decentrata a livello di villaggio che si ponesse a metà strada tra società individualistiche e socialiste. L´obbiettivo delle Shanti Sena è quello di sostituire la polizia e l´esercito armato, con un corpo volontario composto da nonviolenti. Entrambi i movimenti sono parte del più grande progetto di Gandhi, il Sarvodaya (letteralmente il benessere di tutti). Secondo Vinoba le Shanti Sena dovevano

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essere attive in situazioni di emergenza come anche nel quotidiano. Nei villaggi grandman l´azione consisteva nel: Risolvere i conflitti pacificamente all´interno della comunità; organizzare la sicurezza del villaggio; operare attivamente allo sviluppo delle zone rurali (infrastrutture); combattere i mali della società con l´educazione sociale (L´Abate e Porta 340-1).

Più che un Corpo di Pace in sé (di sola opposizione alla violenza) lo Shanti Sena era concepito come strumento di mobilitazione popolare, un autentico movimento di rivendicazione di massa, composto da veri “soldati della nonviolenza”, in grado di agire per il miglioramento delle condizioni sociali della società. Solo dopo l’indipendenza dell’India (1948) il movimento Shanti Sena cominciò ad essere concepito come un autentico “Corpo di Pace” avente funzioni di vero e proprio peace-keeping nonviolento, con compiti, tra gli altri, di inter-posizione nel quadro delle dispute dell´India con il Pakistan e con la Cina (Pisa 2013, 2).

In questa direzione fu tentato un´interessante esperimento durante la guerra tra India e Cina, le Shanti Sena riuscirono ad attrarre nei territori lungo il confine circa cinquantunomila volontari (volontari esterni al movimento). L´idea era quella di disporre i volontari lungo il confine, che però, vista la vastità del territorio risultava cosa inutile e poco producente. Così si decise di concentrarli nella regione più influenzata dal conflitto e farli lavoravano affianco agli abitanti dei villaggi in numerose mansioni, con lo scopo di arginare la propaganda Cinese sulle popolazioni di origine Mongola e fornendo loro quattro cose fondamentali: industria, agricoltura, sanità e istruzione. Purtroppo però quest´esperimento non ebbe pienamente successo a causa dell´intromissione della politica nazionale che costrinse il movimento ad abbandonare il progetto (L´Abate e Porta, 355).

I corpi di Pace Indiani registrarono il numero più alto di aderenti durante gli anni ´60, che si aggirava attorno alle 6000, mentre circa il doppio è stato registrato all´estero. Il movimento ha operato principalmente in India, all´estero ha registrato solo un intervento a Cipro. Esse si sono anche rapportate a paesi quali Cina, Bangladesh e Pakistan a fronte delle problematiche emerse tra l´India e questi ultimi.

Ad oggi quest´idea rivoluzionaria continua ad ispirare numerosi movimenti e organizzazioni che si sforzano di lavorare per la riduzione della violenza e per la pace in tutto il mondo, tra le quali vale la pena citare: World Peace Brigade; Nonviolent Peaceforce; Peace Brigades International; Sarvodaya (Sri Lanka); Christian Peacemaker Teams; Muslim Peacemaker Teams.

2.2.2 Peace Brigade International

La Peace Brigades International (PBI), è un´organizzazione internazionale di ispirazione Gandhiana fondata nel 1981. Le prime attività svolte dall´organizzazione sono state realizzate in America Centrale che riguardavano principalmente un lavoro sui diritti umani fondamentali durante

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le dittature degli anni ´80, così nel 1983, le PBI mandavano il loro primo team in Nicaragua durante la guerra dei Contra.

Il principale obbiettivo delle PBI è quello di sostenere attivisti e gruppi locali che lavorano sul rispetto e promozione dei diritti fondamentali e sulla trasformazione nonviolenta del sistema socio-politico. L´organizzazione svolge una funzione protettiva di questi attivisti tramite l´accompagnamento di attivisti sotto minaccia, scoraggiandone la persecuzione, e facendo in modo che essi possono operare con sicurezza da persecuzioni politiche. Facendo questo le PBI favoriscono l´allargamento degli spazzi disponibili alla società civile facilitandola ad operare in quel contesto violento.

Inoltre le PBI godono di: un´ampia distribuzione di informazioni, contatti diplomatici, una rete di gruppi sostegno che in casi d´urgenza, è in grado di fare pressione rapidamente. Tramite la “rete d´urgenza” le PBI sono in grado di esercitare una pressione internazionale che, mette a conoscenza la comunità internazionale della violenza in un dato territorio ed è in grado di influenzare gli aggressori. Tuttavia questa pressione ha maggiore influenza verso stati rispetto ad attori non statali.

Le PBI lavorano sul territorio con piccoli teams, che vengono inviati sempre su richiesta delle comunità sotto la minaccia della violenze. Tra le altre attività svolte oltre all´accompagnamento di singoli attivisti, l´organizzazione offre la propria presenza negli uffici degli organismi della società civile, diffusione di informazioni generali sul contesto in cui operano (rapporti e bollettini), monitoraggio in alcune occasioni politiche e/o pubbliche, attività di

peacebuilding tramite i diritti umani, rafforzamento della società civile.

Al momento, i progetti che vengono svolti dalle PBI riguardano: Colombia (dal 1994), Guatemala (dal 2003), Nepal (dal 2005), Mexico (dal 1998). I progetti includono Indonesia (1999– 2010), Balcani (1994–2001), El Salvador (1987–1992), Guatemala (1983–1999, ripristinato nel 2003), Sri Lanka (1989–1998), Haiti (1995–2000) e Nord America (1992–1999, in Canada e USA).

2.2.3 Nonviolent Peaceforce

La Nonviolent Peaceforce (NP) è un movimento internazionale nato nel 1999 a cui aderiscono 65 organizzazioni da tutto il mondo. Il progetto nasce in occasione dell´appello per la pace all´Aia di un vasto movimento internazionale, con lo scopo di costituire un corpo internazionale per l´intervento nonviolento di pace. Le NP operano su richiesta di gruppi locali, con un team ben addestrato, permanente e multiculturale, per la trasformazione nonviolenta dei conflitti. Dopo un periodo di studio di fattibilità di tre anni, l´organizzazione viene fondata ufficialmente nel 2002 in India, durante una conferenza internazionale dove partecipano centinaia di delegati di

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organizzazioni della società civile a livello mondiale. Il primo progetto viene lanciato nel 2003 in Sry Lanka. L´obbiettivo della NP di coinvolgere in dieci anni circa 2000 attivisti più 4000 in riserva da poter impiegare rapidamente dove necessario per tre anni è abbastanza ambizioso. Tuttavia, l’organismo invia circa 200 persone l’anno, provenienti da tutto il mondo, in diverse missioni (ad es. Filippine, Sudan, Sud Caucaso, Myanmar), il che pone l´organizzazione ad un livello più alto delle solite ONG (Drago 2010, 5).

Le azioni svolte dalle NP sono: protezione dei diritti umani, peacebuilding, favorire il dialogo e la ricerca di soluzioni pacifiche, empowerment di persone e gruppi, costruzione della fiducia (confidence building), trasformazione o risoluzione del conflitto.

Tra i progetti terminati ci sono quello in Guatemala (2007-2008) e quello nello Sry Lanka (2003-2010). Quelli in corso sono: Filippine (2007), Sud Sudan (2010), Sud Caucaso (2012); Myanmar (2012).

2.2.4 L´Operazione Colomba

Operazione Colomba (OP) è un Movimento di Base, nello specifico è iscrivibile alle organizzazioni di comunità di base (CBOs community-bases organizations). L´organizzazione nasce nel 1992 dalla volontà di alcuni volontari e obiettori di coscienza della Comunità Papa Giovanni XXIII che, interrogati dal conflitto Jugoslavo che imperversava a poche centinaia di chilometri sull'altra sponda dell'adriatico, e mossi dal desiderio di vivere concretamente la nonviolenza in zone di guerra, provarono a raggiungere alcuni campi profughi della Croazia. Dopo un lungo lavoro di sensibilizzazione e di pressione riuscirono nell´impresa, scoprendo così che nelle guerre si può entrare, anche come stranieri, civili e disarmati.

Trascorrendo alcuni periodi nei campi profughi i volontari compresero una cosa molto importante, che le vittime delle guerre di oggi sono sempre più i civili, non più chi la guerra la combatte, ma le persone che non possono scappare, le più indifese: i bambini, le donne, i disabili, gli anziani. In breve l´organizzazione si rese conto però che per influire maggiormente sulle dinamiche del conflitto bisognava organizzare una presenza continuativa, che realizzò prima solo con la parte croata, successivamente anche con quella serba e bosniaca. Questo modo di agire vicino ad entrambi i lati (equi-vicinanza) ha permesso di mettere in luce in fatto che la guerra crea paura, dolore, disagio e vittime innocenti su tutti i fronti del conflitto, lasciandosi dietro un unico grande desiderio: vivere in Pace.

Così, con questo ideale di Pace basato sulla forza dell'amore, della verità e dalla nonviolenza, l´unico in grado di scardinare il meccanismo di odio e distruzione, nasceva il Corpo Nonviolento di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, denominato Operazione Colomba.

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Condividendo la vita con le vittime del conflitto (donne, bambini, anziani abbandonati, disabili, profughi...), con uno stile sobrio e neutrale rispetto alle parti in conflitto (ma non rispetto alle ingiustizie), operando contemporaneamente sui diversi fronti del conflitto e su più livelli, sostenendo, più o meno direttamente, i bisogni quotidiani delle persone, ma anche promuovendo azioni più “diplomatiche” e di incontro tra le istituzioni locali (civili e religiose) ed internazionali, Operazione Colomba è riuscita in quegli anni a riunire numerose famiglie divise dalla guerra Jugoslava, proteggere minoranze etniche e ricreare spazi di convivenza pacifica.

Attualmente l´Operazione Colomba ha progetti in Palestina e Israele con una presenza attiva dal 2004, poi in Colombia dal 2009 nella zona Municipale di Apartadò e dal 2010 in Albania.

Le principali attività portate avanti nelle zone di guerra sono43:

1) la condivisione della vita con i più poveri tra le vittime del conflitto, cercando di aiutarli nei loro