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L´intervento civile di pace secondo Antonino Drago

R EFERENZE BIBLIOGRAFICHE AL CAPITOLO

4) il lavoro di advocacy 44 a livello politico e istituzionale.

2.7 Contributi teorici e progettuali del peacekeeping delle ONG

2.7.2 L´intervento civile di pace secondo Antonino Drago

Antonino Drago,66 rispetto alla varietà di espressioni, come ad es. intervento civile nonviolento, preferisce utilizzare la formula interposizione popolare nonviolenta. Quest’ultima, infatti, con tutte le tre parole rende chiaro il distacco dal mondo militare, manifesta la motivazione nonviolenta, corrisponde agli elementi essenziali di un conflitto B (Behaviours), C (Contradictions), A (Attitudes) secondo la teoria di Galtung della trasformazione dei conflitti

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Antonino Drago, studioso italiano della nonviolenza, si è dedicato allo studio dell’intervento civile nonviolento nel contesto più ampio della Difesa Popolare Nonviolenta (DPN).

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(Galtung, 2006, 16) e richiama la dizione DPN alla quale egli vede collegato questo tipo di intervento.

Drago ha voluto precisare il concetto dei modelli di sviluppo suggerito da Galtung,67 secondo coi gli stati si possono classificare in base a quattro scelte fondamentali: l´importanza data alle persone (solidarietá; IP); o l´importanza data alle cose (gli armamenti; IA); il tipo di organizzazione gerarchica e autoritaria (verticale; OA); organizzazione autogestita e popolare (orizzontale; OP). Dall’accoppiamento di ognuna di queste scelte si ricavano i quattro modelli di sviluppo (MDS), ognuno caratterizzato dalle scelte dicotomiche di due opzioni: una sul tipo di organizzazione (o verticale o orizzontale, e una sul tipo di progresso (in questo caso il progresso sul concetto di pace e difesa: o la corsa agli armamenti, o lo sviluppo della solidarietà e delle tecniche nonviolente).

Se, ad esempio materializziamo il tipo di sviluppo con quello nel settore della difesa, abbiamo: 1) il modello blu: quello delle scelte capitalistica e corsa agli armamenti (OA e IA), rappresentato dagli USA e dall'Occidente avanzato (GB, Francia, Germania, Svezia, Israele);

2) il modello rosso: quello socialista-corsa agli armamenti (OP e IA); caratterizzato dalla autogestione, o almeno dal "controllo proletario", che avrebbe regolato anche l’uso della bomba atomica (l'URSS e la Cina);

3) il modello giallo: quello capitalista-difensivo (OA e IP); rappresentato sia dai teorici di una difesa civile per una società capitalista; sia da alcuni Paesi, soprattutto quelli dell'Islam, i quali sono capitalisti di petrolio e autoritari nella religione, mentre si basano su una forte fede personale e sulla difesa-guerriglia condotta dalle singole persone (kamikaze);

4) e infine il modello verde: quello socialista-difensivo (OP e IP), che propriamente è quello della difesa popolare nonviolenta di Gandhi, della Cecoslovacchia 1968, dell'Iran 1979, delle Filippine 1986 e delle liberazione dei popoli dell'Est nel 1989 (Drago 2006, 164 in Oberosler 2008- 2009, 208).

Allora, mentre l’intervento tradizionale degli Stati segue l’idea tipio dell’intervento militare, l’interposizione popolare è il tipo di intervento del modello di sviluppo di tipo socialista-difensivo (modello verde), e pertanto ne realizza, nel caso di crisi internazionali, le scelte fondamentali.

Secondo Drago le scelte fondamentali operate dall’IPN sono le seguenti:

67 Drago riporta che questo concetto è stato accennato da Capitini, anticipato sostanziosamente da Lanza del Vasto, e

utilizzato ampiamente da Galtung; il quale ha anche caratterizzato i MDS con quattro colori.

A. Capitini, “L'unità del mondo e le sue giustificazioni interiori” (1943), in Nuova socialità e riforma religiosa, Einaudi, Torino, 1953, pp. 43-69. Lanza del Vasto, Les Quatre Fléaux, Denoël, Paris, 1959, cap. V, parr. 60 e 76 tr. It. I

quattro Flagelli, SEI, Torino, 1996). J. Galtung, Ci sono alternative!, EGA, Torino, 1984 in Oberloser 2008-2009, op.

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• la scelta (molto chiara in quasi tutti gli interventi attuali) per lo sviluppo di rapporti interpersonali (IP) invece delle armi (e quindi sfida di efficacia verso i militari armati); • la scelta per un tipo di organizzazione autogestionaria e popolare (OP): ciò significa che

l’IPN non vuole dipendere politicamente da organismi autoritari (militari in primis) e si propone di sostenere l’autosviluppo della società e delle persone che attraversano un evento bellico.

Drago quindi vede vari tipi di intervento nei conflitti internazionali, classificabili secondo un disegno a rosa dei venti che rappresenta i quattro modelli di sviluppo:

Figura 5: I quattro modelli di sviluppo con i vari tipi di intervento in una guerra per ogni quadrante (Drago, 2010, pag. 84)

Compito dell’IPN secondo Drago, è quello di risolvere i conflitti o quantomeno quello di abbassare il livello di violenza, in vista di una soluzione concordata. Rispetto alla teoria dei conflitti l’IPN è vista come ricerca di trasformare il conflitto aumentandone gli attori coinvolti e influenzandone la dinamica di interazione. Nel fare questo, l’IPN rifiuta categoricamente la protezione dei militari poiché essi hanno fatto le scelte di segno opposto (ossia il minacciare l’uso di armi e la costruzione di un’organizzazione autoritaria in cui sono dominanti i rapporti gerarchici), e nel conflitto impediscono all’intervento civile di svolgere il ruolo di terzo attore.

Drago vede preferibile l’intervento neutrale di una terza parte all’interno del conflitto. Tuttavia, dal momento che in molte guerre un intervento equidistante o neutrale aggiungerebbe

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un’ulteriore ingiustizia, si ritiene praticabile anche l’ingerenza nel conflitto, sia pure nelle debite forme e con le dovute cautele.

Le risorse che l’IPN mette in campo per la trasformazione del conflitto sono molte, basate sui rapporti personali e potenzialmente rigenerative del tessuto sociale locale. Drago sottolinea inoltre come anche la popolazione locale che abbia optato per le scelte IP e OP (seguendo il modello verde dei movimenti nonviolenti) abbia delle risorse da utilizzare, in particolare nel rapporto con gli attori chiave del conflitto a livello intermedio e a livello politico-militare. L’IPN si delinea in sostanza come un programma di azione politica ricostruttiva della base sociale e di trasformazione del modello di sviluppo locale, cioè una forza che vuole condizionare gli avvenimenti e le decisioni politiche dal basso.

I compiti dell’IPN che Drago vede l’azione preventiva come la più auspicabile ma anche nelle altre fasi del conflitto l’intervento può svolgere numerose funzioni. Per Drago l’intervento civile e nonviolento di pace gode di numerose qualità e sconta alcune debolezze, come si può vedere dalla tabella 4.

Tabella 4: I punti di forza e di debolezza dell´intervento delle ONG secondo Drago (Oberosler 2008-2009, 210-1, rielaborazione dati Drago, 2010)

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Drago vede come ultima prospettiva una possibile congiunzione dell’interposizione nonviolenta compiuta dal Movimento per la Pace con le iniziative di Pace dell’ONU. Secondo Drago infatti l’ONU è si una istituzione del modello Blu, perché è stata istituita solo da Stati ed è dominata dal potere di quelli più forti al Consiglio di Sicurezza, ma vista la direzione politica fondamentale indicata dalla sua Carta è anche espressione del diritto dei popoli alla pace (modello Verde). Inoltre l’ONU negli ultimi decenni ha provato a congiungersi con le iniziative del Movimento per la Pace (da cui, ad es.,l’Agenda per la Pace del 1992 ha ripreso i tipi di interventi e la rilevanza della componente civile contro le guerre).