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R EFERENZE BIBLIOGRAFICHE AL CAPITOLO

2.1.1 Definire la società civile

Il concetto di società civile ha cominciato ad assumere una preminenza globale a partire dagli anni 90. Questo è stato in parte, il risultato della formulazione dei programmi delle ONG e in parte dall'azione delle agenzie che ambivano allo sviluppo di spazzi d´azione indipendente all'interno di società che uscivano di recente da diverse forme di autoritarismo. La società civile transnazionale e globale si è fortemente affermata negli ultimi venti anni, ed al suo interno anche le organizzazioni della società civile interessate a lavorare con e nei conflitti hanno goduto di una notevole crescita. La significante tendenza della società civile ad avvicinarsi maggiormente ai conflitti e il ruolo che essa svolge è stato riconosciuto dalle NU in recenti rapporti e risoluzioni (Barnes, in Van Tongeren et al. 2005, 8).

Non c´è una definizione condivisa su cosa è la società civile, esistono diversi modi di concepire la società civile e le funzioni che essa svolge.

Alcuni insistono sulla definizione che mette in evidenza le qualità normative e vede questa come uno spazio in cui si coltivano e si praticano i valori civici; Essa viene vista anche come spazio di crescita dei valori della civiltà nella realtà pubblica, nel quale il potere è mediato dall'istituzionalizzazione delle relazioni tra gruppi nella società. In questa prospettiva la società civile si distingue dal patrimonialismo, caratterizzato da relazioni di potere personalistiche, operanti per mezzo di alleanze organizzate attorno alla relazione padrone-cliente, su cui si basano le organizzazioni economiche, sociali e politiche. Altri evidenziano piuttosto il ruolo politico della società civile, interpretandola come un spazio nel quale i cittadini possono impegnarsi nella vita pubblica e sviluppare interessi e aspirazioni per mezzo di un processo deliberativo e pacifico.

La società civile ha la capacità di interagire con lo stato tramite le istituzioni parlamentari, con le quali instaura varie forme di dialogo politico e all´occorrenza può utilizzare anche forme di potere diretto come la protesta e l´attivismo. Inoltre la società civile organizzata può avere un importante ruolo di monitoraggio e controllo dell´esercizio arbitrario del potere statale e del settore privato, nazionale ed internazionale. Di conseguenza la società civile offre a diversi segmenti della

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società di poter instaurare un dialogo attorno alle proprie divergenze, ricercare dei compromessi e comporre il consenso attorno a propositi comuni (Barnes, in Van Tongeren et al. 2005, 9).

Sulla linea argomentativa, che vede la società civile in rapporto con lo stato e le istituzioni, studiosi come Burnell, Calvert e Whitehead, si sono focalizzati sull´impatto della società civile sulla democratizzazione e il bilanciamento del potere, mentre altri come Richmond e Burbridge sul suo ruolo nella governance globale (Fischer 2011, 288).

A tal proposito è utile riprendere la definizione che ne dà Norberto Bobbio (2004), il quale pone la società civile in contrapposizione con lo Stato:38

Per “società civile” s´intende la sfera dei rapporti tra individui, tra gruppi, tra classi sociali, che si svolgono al di fuori dei rapporti di potere che caratterizzano le istituzioni statali. In altre parole, la società civile viene rappresentata come il terreno dei conflitti economici, ideologici, sociali, religiosi, che lo Stato ha il compita di risolvere o mediandoli o sopprimendoli; come la base da cui partono le domande cui il sistema politico è chiamato a dare una risposta; come il campo delle varie forme di mobilitazione, di associazione, di organizzazione delle forze sociali che muovono verso la conquista del potere politico (Bobbio 2004, 25).

Bobbio richiamando la nota distinzione weberiana tra potere di fatto e potere legittimo, sostiene che «la società civile è il luogo dei rapporti di potere di fatto, lo Stato è il luogo dei rapporti di potere legittimo» (Ivi).

Così intesi, società civile e Stato, non sono due enti senza relazione tra loro, ma tra l'uno e l'altro c' è interazione continua. Le domande che provengono dalla società civile, vengono mediate con lo stato dai partiti e i movimenti politici, diventando così oggetto di decisione politica. Talvolta però lo Stato non è in grado di cogliere tutti i fermenti che provengono dalla società, così che nella società civile si forma continuamente un processo di delegittimazione che lo Stato non sempre è in grado di arrestare. Per Bobbio questo rapporto Società/Stato rispecchia la tradizionale antitesi che contrappone il potere reale al potere legale. L´autore conclude quindi che «la soluzione delle crisi che minacciano la sopravvivenza di uno Stato debbono essere ricercate prima di tutto nella società civile, dove si possono formare nuove fonti di legittimazione, e quindi nuove aree di consenso» (Ivi).

Tuttavia la società civile non può sostituire lo stato. Nei casi peggiori l´autorità politica può restringere, se non reprimere, le funzioni e l´attività della società civile con metodi che violano le

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Tuttavia Bobbio fa notare che la contrapposizione tra società civile e Stato è corrente nella letteratura politica continentale, che ha maggiormente sentito l'influsso del marxismo, me è pressoché sconosciuta nella letteratura politica di lingua inglese, dove il «sistema politico» è considerato di solito come un sotto-sistema rispetto al «sistema sociale» nel suo complesso, e dove l'espressione «società civile» è sostituita dal termine più generico «società».

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libertà fondamentali. Una società civile forte e vigorosa dipende quindi dal grado di sicurezza e di libertà garantite da uno stato democratico tramite un sistema di norme e prassi che vanno a beneficio della popolazione. Se queste condizioni non sono garantite, gli individui si sforzano, tramite la società civile organizzata, di creare i termini per l´autogoverno a garanzia della propria sicurezza e libertà (Barnes, in Van Tongeren et al. 2005, 9).

Andando oltre le divergenze concettuali, vi è un punto di consenso: la società civile è l'arena di azioni volontarie e collettive attorno ad interessi, fini e valori condivisi, per dirla con le parole di Gordon White, essa è il “regno intermedio associato tra Stato e famiglia popolato da organismi che [...] godono di autonomia dallo stato” (White 2004 in Fischer 2011, 288).

Anche la banca mondiale adesso utilizza il termine società civile riferito in senso ampio a “organizzazioni no profit che operano nella vita pubblica, esprimendo gli interessi e valori dei propri membri o di altri, basati su considerazioni etiche, culturali, religiose o filantropiche” (World Bank 2005, 3).