• Non ci sono risultati.

LA CATENA DI COMANDO MILITARE IN ISRAELE

Nel documento DELLE FORZE ARMATE (pagine 122-126)

Il sistema di comando delle Forze armate

LA CATENA DI COMANDO MILITARE IN ISRAELE

stanze lo avessero richiesto, questa avrebbe potuto essere assunta solo dal Primo ministro e dal ministro della Difesa. Approvato con 62 voti favorevoli e 41 contrari, il provvedimento ha suscitato, però, forti discussioni tra chi lo considerava opportuno e chi, al contrario, lo riteneva apertamente incostituzionale. Se per i sostenitori, la decisione di trasferire il potere di avviare delle azioni militari al “Security Cabinet” aveva la funzione di rendere più efficiente il sistema in quanto affidare al governo, nel suo insieme, decisioni di una tale rilevanza non era più proponibile dato l’ampio numero di membri componenti l’esecutivo che avrebbe rallentato ogni procedura, dal-l’altro, i critici sottolineavano come la legge non solo non chiariva quali erano le «estreme circostanze» per le quali sarebbe spettato solo al Premier e al ministro della Difesa di decidere le azioni militari, ma che comunque il provvedimento aveva un impatto limitato sul piano pratico, dato che nessun Primo ministro poteva condurre il paese in un conflitto senza il consenso della popolazione, delle Forze armate e dei servizi d’intelligence (163).

Appena due mesi dopo però la “Knesset”, accogliendo le argomentazioni proprio di chi sosteneva come la legge

123 Ottobre 2020

ILSISTEMADICOMANDODELLE FORZEARMATE Carri armati israeliani nei pressi del confine

tra Israele e la Striscia di Gaza.

poneva nelle mani di una sola persona il potere di decidere se entrare in guerra, aboliva il provvedimento resti-tuendo, così, all’intero governo la prerogativa di decidere in merito a un intervento militare (164).

Riguardo alle Forze armate israeliane, è infine utile anche descrivere il particolare sistema di reclutamento in vigore nel paese.

Stando alla “Defense Service Law” del 1986, le autorità militari sono autorizzate a procedere all’arruolamento di tutti i cittadini israeliani — sia di sesso maschile sia femminile — dai diciotto anni, per un periodo di ferma che varia dai ventiquattro ai trentadue mesi. Questa disposizione incontra tuttavia alcune eccezioni, quali i cittadini israeliani di origine araba, quelli di fede cristiana, i beduini e, soprattutto, gli “Haredi”, ovvero gli ebrei ultraor-todossi. Pur non essendo l’esenzione stabilita da una legge, i cittadini israeliani di origine araba, nonché quelli di religione cristiana, possono arruolarsi solo su base volontaria (165), in quanto, era opinione dei giuristi, si ri-teneva pericoloso, per la sicurezza nazionale e contrario ai principi umanitari, arruolare dei cittadini di fede mu-sulmana che così sarebbero stati obbligati a prestare servizio militare nelle Forze armate di un paese formalmente in guerra con gli Stati arabi e in impegnato in operazioni di polizia nei confronti della popolazione palestinese all’interno dei territori occupati dopo il conflitto del 1967. Ma è soprattutto sulla questione dell’arruolamento degli ebrei ultraortodossi che negli ultimi anni si sono sollevate delle obiezioni all’interno delle forze politiche israeliane. Stando alle ultime rilevazioni, gli “Haredi” costituiscono il 10,1% della popolazione e, in base a un accordo siglato nel 1948 con l’allora primo ministro David Ben Gurion, gli è concesso il diritto di differire il ser-vizio militare; un rinvio che, di fatto, si trasforma in una completa esenzione. Se allora la decisione aveva l’obiettivo di preservare le yeshivah — ovvero le scuole religiose ebraiche — la cui esistenza sarebbe stata posta in pericolo se i giovani fossero stati chiamati a prestare servizio militare, nel 1998 una sentenza della “Corte suprema” di-chiarava però come ormai questo rischio non esistesse più e quindi gli “Haredi” sarebbero dovuti essere rego-larmente arruolati. In conseguenza di questa pronuncia, la “Knesset”, tra il 2002 e il 2015, ha approvato diversi provvedimenti che fissavano da tre a cinque anni il periodo di differimento del servizio militare per i cittadini ul-traortodossi, indicando nel 2020 la data in cui lo status degli “Haredi” sarebbe dovuto essere definito da un’ap-posita legge (166).

I provvedimenti sono stati però dichiarati incostituzionali dalla “Corte suprema”, mentre la questione ha pro-vocato anche una grave crisi politica nel paese. Dopo le elezioni dell’aprile dello scorso anno, il partito Israel Beitenu di Avigdor Lieberman, favorevole ad alzare la quota degli “Haredi” arruolati nelle Forze armate dai tremila attuali — su una popolazione di ebrei ultraortodossi di trentamila persone — a seimila, su questo tema, ha rotto i negoziati per la formazione del governo portando così Israele a nuove elezioni.

Il potere di decidere l’uso della forza nucleare

Anche se formalmente non ha mai ammesso di possedere armi nucleari e né firmato il “Trattato di non proli-ferazione” (TNP), è opinione condivisa dagli analisti che Israele disponga di duecento o trecento testate nucleari.

Allo stesso modo, permane il massimo riserbo su quali sistemi possano essere utilizzati per il loro eventuale lancio. Le Forze armate israeliane dispongono di aerei F-15 ed F-16 con un raggio d’azione rispettivamente di 3.500 e 1.600 km, di sei sottomarini della classe «Dolphin» e di missili «Jericho II» e «Jericho III» con una portata di 1.500 e 4.000 km e tutti ritenuti in grado di poter essere utilizzati per il lancio, anche se è incerto se siano stati modificati per renderli adatti a trasportare dispositivi nucleari (167).

Dal lato istituzionale, la forza nucleare israeliana è sottoposta a uno stretto controllo civile sotto l’autorità del Primo ministro, mentre riguardo alla “Knesset”, solo negli anni Settanta la “Commissione per gli affari esteri e la difesa” istituì una sotto commissione incaricata di trattare la questione dell’armamento nucleare del paese,

124 Supplemento alla Rivista Marittima

RODOLFO BASTIANELLI

anche se il ruolo del legislativo risulta comunque essere alquanto limitato. Inoltre, lo stretto riserbo e la censura esercitata dalle autorità militari rende quanto mai difficile ogni discussione pubblica sulla questione dell’arma-mento nucleare (168).

Riguardo al potere decisionale, la direttiva emanata nel 1967 prevede come l’ordine, oltre che dal Primo nistro, debba essere impartito anche da un’altra personalità politica, rappresentata molto probabilmente dal mi-nistro della Difesa. E nel suo saggio The Samson Option: Israel Nuclear Arsenal and American Foreign Policy, il giornalista statunitense Seymour Hersh afferma come nessun ordine di lancio delle testate può avvenire senza l’autorizzazione del Premier, del ministro della Difesa e del comandante dell’Esercito, aggiungendo che nel 1991 a questo elenco sarebbe stato poi aggiunto anche il comandante dell’Aeronautica. Resta comunque il fatto che, sulla procedura per l’autorizzazione all’uso della forza nucleare, le autorità israeliane non hanno mai rilasciato alcun dettaglio o informazione. Infine, in base alla “Legge fondamentale”, nel caso il Primo ministro fosse im-possibilitato a svolgere le sue funzioni, questo verrebbe sostituto da un Premier ad interim che deve essere mem-bro della “Knesset”.

125 Ottobre 2020

ILSISTEMADICOMANDODELLE FORZEARMATE Un sottomarino classe «Dolphin» (Fonte: twitter.com).

126 Supplemento alla Rivista Marittima

RODOLFO BASTIANELLI

(152) Il nome deriva dalla “Grande assemblea” (Knesset ha Gedolah), l’organo che, secondo la tradizione ebraica, costituiva nell’era dei profeti biblici la sede in cui si riunivano i saggi e gli esperti.

(153) Si deve però ricordare come tra il 1996 e il 2001 il Primo ministro veniva eletto direttamente dagli elettori in una consultazione in cui era previsto che, se nessuno dei candidati non otteneva al primo turno la maggioranza assoluta dei consensi, si procedeva a un ballot-taggio tra i due che avevano ricevuto il maggior numero di voti.

(154) Tra queste, vanno citate per la loro importanza, la “Legge fondamentale” sull’organizzazione dell’Esercito approvata nel 1976, quella del 1980 con cui si è proclamata Gerusalemme capitale indivisibile dello Stato e, infine l’ultima, varata nel luglio 2018, con cui si definisce Israele lo «Stato nazionale del popolo ebraico nel quale questo può realizzare il suo diritto naturale, storico, religioso e culturale all’autodeterminazione». Approvate dalla “Knesset” con votazioni prese a maggioranza assoluta, le “Leggi fondamentali”, secondo quanto espresso dalla “Corte suprema” israeliana nel 1995, rappresentano la Costituzione del paese e hanno quindi un valore giuridico superiore a quello delle leggi ordinarie.

(155) Vedi il sito www.knesset.gov.il/laws/special/eng/basic11_eng.htm.

(156) Di queste vanno citate per il loro ruolo la “Israel Military Industries Ltd.”, diventata una compagnia governativa nel 1990 e che opera nel settore della ricerca tecnologica, la “Israel Aerospace Industries” fondata nel 1953, la quale conta oltre sedicimila dipendenti e infine la “Rafael Advanced Defence System Ltd.”, impegnata nei programmi di sviluppo e nell’ingegneristica.

(157) Vedi su questo, M.J. Green, The Israeli Defense Forces: An Organizational Perspective, Naval Postgraduate School, Monterey, marzo 1990, pp. 116-117.

(158) Ovvero, i comandanti della zona centrale, meridionale e settentrionale unitamente a quello dell’“Home Front” che è incaricato della difesa civile.

(159) Sul ruolo del “capo dello Stato Maggiore” in Israele vedi, Deterring Terror. How Israel Confronts the Next Generation of Threat, Harvard Kennedy School/Belfer Center for Science and International Affairs, Special Report, agosto 2016, pp. 29-31.

(160) Si tratta di uno degli organi che più ha assunto importanza e di cui i Premier si servono nella gestione dell’attività di governo.

Guidato da un “Direttore generale” (General Director), si compone di diversi uffici, tra i quali una particolare rilevanza ricoprono il “Na-tional Cyber Staff” e la “Na“Na-tional Agency for Cyber Defense”, mentre, tra le figure al suo interno, una posizione di primo piano spetta al

“Government Secretary”, che ha il compito di mantenere le relazioni tra il governo e la “Knesset”, preparare l’ordine del giorno dei lavori e implementare le decisioni prese dall’esecutivo. Infine, un ruolo importante è attribuito anche al “Military Secretary” che ha una funzione di collegamento tra il Premier e le Forze armate.

(161) Sull’apparato di sicurezza israeliano vedi, J. Krasna, A Guide for the Perplexed: The Israeli National Security Constellation and its Effect on Policymaking, The Phildelphia Papers, No 17, Foreign Policy Research Institute, febbraio 2018.

(162) Sulla struttura di comando delle Forze armate israeliane vedi, Security Reigns Supreme, in I. Galnoor/D.Blander, The Handbook of Israel’s Political System, Cambridge University Press, Cambridge 2018, pp. 533-619.

(163) Vedi su questo, Who Can Declare War on Behalf of the Israeli People?, The Israeli Democracy Institute, 6 maggio 2018.

(164) «Knesset rescinds ability of PM to declare war without cabinet approval», The Times of Israel, 17 luglio 2018.

(165) Va ricordato però come i drusi, i circassi e gli appartenenti ad altre piccole minoranze sono tenuti comunque a prestare servizio militare.

(166) Vedi sulla questione dell’arruolamento degli ebrei ultraortodossi e dei cittadini arabi e cristiani, Israel: Military Draft Law and Enforcement, Law Library of Congress, Library of Congress, Washington D.C., 25 novembre 2019.

(167) Vedi su questo il sito https://armscontrolcenter.org/fact-sheet-israels-nuclear-arsenal/.

(168) Vedi in proposito, Born, National Governance of Nuclear Weapons: Opportunities and Constraints, Geneva Centre for the Demo-cratic Control of Armed Forces (DCAF), Policy Paper No 15, anno 2007, pp. 11-12.

Nel documento DELLE FORZE ARMATE (pagine 122-126)