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La struttura di comando durante l’Impero tedesco (1871-1918)

Nel documento DELLE FORZE ARMATE (pagine 61-66)

La Germania imperiale aveva una struttura istituzionale che rifletteva il parti-colare assetto dello Stato dove, anche dopo il conseguimento dell’unità, ognuna delle entità statali componenti aveva conservato un’ampia autonomia interna.

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Di tipo federale, l’Impero tedesco si componeva di venticinque Stati, di cui ventidue avevano un assetto di tipo monarchico mentre tre erano delle “Libere città

re-pubblicane”, le quali, al momento della formazione dello Stato imperiale, avevano rinunciato alla loro sovranità ma non cessato di esistere come entità statali (70).

Secondo l’art. 4 della Costituzione, al governo impe-riale competeva tutta una serie di prerogative tra le quali vi erano incluse anche quelli riguardanti le questioni militari, mentre i singoli Stati disponevano di una pro-pria Costituzione, i cui principi non dovevano però es-sere in contrasto con quella imperiale, nonché del controllo delle Forze di polizia e di un proprio bilancio finanziario. Con uno Stato che non era quindi di tipo unitario e i go-verni statali che conservavano importanti prerogative, il potere centrale si trovava nella condizione di dover dialo-gare costantemente con questi ultimi, anche perché, le amministrazione dei singoli Stati contribuivano con le loro imposte al bilancio e al tesoro nazionale. A capo dello Stato, vi era posto il Sovrano di Prussia che portava il titolo di Imperatore (Kaiser), mentre il governo nazionale, alla guida del quale vi era posto il Cancelliere, non costituiva un organo collegiale e non rispondeva al “Reichstag” (Dieta Imperiale), in quanto era nominato dall’Imperatore e sempre a quest’ultimo spettava di decidere se, nel caso, sostituirlo con un altro esecutivo. L’Assemblea legislativa non disponeva poi neanche della prerogativa di rimuovere un Ministro del gabinetto. Tuttavia il “Reichstag”, che era eletto per cinque anni a suffragio ristretto, aveva via via conquistato un’importanza crescente anche perché, tra i suoi compiti, vi era sia quello di approvare ogni cinque o sette anni il bilancio con cui si stanziavano i fondi per l’Esercito e la Marina, sia la prerogativa di concedere o meno i crediti in caso di guerra; un diritto questo che l’Assemblea esercitò il 4 agosto 1914. Ma nonostante le limitazioni che il “Reichstag” incontrava nella sua azione, per molti osservatori la Germania, agli inizi del Novecento, stava andando progressivamente ad assumere l’aspetto di un sistema di tipo parlamentare, anche se l’assenza di forze politiche organizzate — a eccezione del Partito So-cialdemocratico (SPD) — rendeva il quadro diverso da quello esistente negli altri paesi, quali per esempio il Regno Unito. Un altro organo di estrema importanza nella struttura istituzionale tedesca era poi costituito dal “Bundesrat”

(Consiglio federale), il quale non possedeva le consuete prerogative generalmente attribuite alle Camere alte nel Parlamento degli altri Paesi (71).

Composto dai delegati dei diversi Stati i quali avevano un numero di membri pari a quello di cui disponevano nel plenum della “Dieta della Confederazione” (Deutscher Bund) precedente la formazione dell’Impero, il “Bun-desrat” aveva il compito di rappresentare gli interessi e le istanze delle entità statali costituenti l’Impero; una fun-zione che rendeva quest’organo forse il più importante nell’assetto costituzionale tedesco. Questa complicata struttura si rifletteva anche nell’organizzazione della difesa. In base al dettato costituzionale, l’Imperatore era il comandante dell’Esercito e della Marina e aveva la prerogativa di proclamare lo stato d’assedio e l’ordine di mobi-litazione nonché di nominare gli ufficiali superiori e inferiori in tutti gli Stati, a eccezione di Baviera, Sassonia e Württemberg che conservavano invece il diritto di designare questi ultimi. A una più attenta osservazione, come era già stato evidenziato a suo tempo dai commentatori, appariva però evidente come le Forze militari imperiali tedesche non costituivano un’istituzione unitaria, essendo formate dai contingenti dei diversi Stati dell’Impero.

Difatti, al momento della formazione di quest’ultimo, le diverse entità statali disponevano di propri eserciti i quali erano stati messi a disposizione della Confederazione prima e dell’Impero poi per incrementarne la consistenza militare, ma che rimanevano comunque delle unità appartenenti ai singoli Stati, mentre la Marina, al contrario, aveva sempre avuto una struttura unitaria in quanto, a eccezione della Prussia, nessun altro Stato al momento di

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entrare nella “Confederazione della Germania setten-trionale” disponeva di una Forza navale. In questa situa-zione quindi, se da un lato i finanziamenti e ogni aspetto tecnico e legislativo riguardante l’Esercito erano di competenza dell’amministrazione centrale, dall’altro i reparti militari di ogni Stato costituente l’Impero erano posti sotto il comando dei rispettivi sovrani e a loro pre-stavano giuramento, anche se, formalmente, a capo dell’Esercito vi era posto l’Imperatore, al quale gli ef-fettivi, una volta entrati in servizio, dichiaravano fedeltà.

All’interno di questa struttura già di per se quanto mai articolata, esistevano poi delle particolarità che rendevano il quadro ancora più complicato. Per esempio, la Baviera, anche dopo l’incorporazione nell’Impero, continuava a godere di una larga autonomia che aveva consentito a questo regno di conservare un proprio esercito, unitamente a un ministero della Guerra e a uno Stato Maggiore, nonché delle rappresentanze diplomatiche al-l’estero, mentre allo stesso modo, anche la Sassonia e il Württemberg disponevano di dicasteri a cui facevano capo le rispettive forze militari (72).

Riguardo agli altri Stati dell’Impero, tutti avevano, nel corso degli anni, sottoscritto delle convenzioni con la

Le navi della Marina imperiale.

A sinistra: la bandiera dell’Impero.

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Prussia, in base alle quali i rispettivi sovrani avevano ceduto le loro prerogative in ambito militare e deciso quindi di incorporare le proprie unità all’interno dell’Esercito prussiano. Di conseguenza, si poteva affermare come l’Esercito imperiale tedesco era effettivamente formato non dai contingenti di venticinque Stati, ma da quattro di-stinte Forze militari, quelle della Prussia alle quali dovevano aggiungersi le unità della Baviera, della Sassonia e del Württemberg. Riguardo alla Marina, l’Imperatore ne era il Comandante, mentre sempre sottoposto all’autorità imperiale era pure lo “Stato Maggiore della Marina” (Admiralstaß der Marine), che aveva sede a Berlino ed era guidato da un capo di Stato Maggiore. Sotto il profilo organizzativo e amministrativo, la gestione era invece compito dell’“Ufficio della Marina Imperiale” (Reichmarineamt) a capo del quale era posto il segretario di Stato e che di-pendeva a sua volta dal Cancelliere. A differenza di quanto avveniva nell’Esercito, gli ufficiali prestavano giuramento di fedeltà esclusivamente all’Imperatore e non pure ai sovrani statali e sulle diverse unità della flotta era issata solo la bandiera imperiale e non quelle dei diversi Stati dell’Impero. Diversa era al contrario la struttura dell’Esercito che risentiva, come accennato più sopra, degli eventi

storici che portarono alla formazione dell’Impero.

Nel momento in cui si riunirono nella “Confedera-zione della Germania settentrionale” ognuno dei ven-tidue Stati disponeva di un proprio Esercito

organizzato e strutturato secondo le proprie dispo-sizioni, le cui dimensioni però erano quanto mai ri-dotte rispetto a quello della Prussia, la cui

estensione copriva almeno l’80% del territorio te-desco (73). E il ruolo preminente assunto dallo

Stato prussiano apparve evidente al momento della formazione dell’Impero tedesco, tanto che all’art.

61 della Costituzione imperiale si affermava come la legislazione e i regolamenti militari della Prussia sarebbero stati estesi all’intero territorio imperiale tedesco, fatta eccezione per la Baviera (74). In merito al comando questo, in base all’art. 63 della Costituzione, attribuiva all’Imperatore il ruolo di “Comandante in capo” (Bundesfeldherr) delle Forze terrestri, mentre era sempre prerogativa imperiale quella di proclamare la legge marziale, la mobilitazione generale nonché ogni decisione riguardante il dislocamento dei reparti sul ter-ritorio nazionale, fatta eccezione, anche in questo caso, per gli Stati della Baviera, della Sassonia e del Württem-berg (75). La dichiarazione dello stato di guerra richiedeva invece il consenso del Cancelliere e del “Bundesrat”, mentre era invece di esclusiva prerogativa imperiale il diritto di concludere un accordo di pace, come avvenne con il Trattato di Francoforte del 10 maggio 1871 che pose termine al conflitto franco-prussiano. Nelle sue fun-zioni, l’Imperatore era assistito da tre istituzioni prussiane, quali il ministro della Guerra, cui spettavano le com-petenze in materia di stanziamenti ed equipaggiamenti militari, il “Gabinetto Militare” al quale era demandata la gestione del personale e lo “Stato Maggiore”, incaricato della pianificazione, e che rappresentava l’ufficio più prestigioso all’interno della struttura dell’Esercito.

Quest’organismo, che dal momento della formazione dell’Impero era diventato responsabile per l’intera struttura militare del paese, si componeva di due uffici, uno posto su un piano di maggiore responsabilità (Großer General-staß) a cui erano affidate funzioni di supporto per l’Imperatore e un altro a cui invece spettava il compito di assistere i diversi comandi di divisione nelle loro funzioni di comando e addestramento. E nel corso dell’era imperiale lo Stato Maggiore andrà ad assumere un ruolo di sempre maggiore importanza, tanto che fin dal 1883 la posizione di capo di Stato Maggiore era stata equiparata a quella del ministero della Guerra e del “Gabinetto Militare” ve-dendosi anche attribuito il diritto di contattare direttamente l’Imperatore per illustrargli le sue posizioni. In tempo di pace, il capo di Stato Maggiore preparava i piani strategici, organizzava le manovre militari e valutava le

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mazioni di intelligence unitamente a tutte le altre funzioni collegate alla normale attività dell’Esercito, mentre in tempo di guerra aveva il compito di dirigere la mobilitazione e di condurre le operazioni sul campo (76).

Quest’organismo tecnico, sotto la guida prima di Helmut von Moltke Sr. e di Alfred von Schlieffen, poi, crebbe in dimensioni e prestigio, mentre sul piano prettamente istituzionale il suo ruolo assunse un’importanza via via crescente tanto da diventare la maggiore autorità strategica del paese, dato che le stesse forze politiche tedesche di fatto non presero mai parte alla pianificazione militare venendo solo informate riguardo ai piani preparati dai vertici dell’Esercito (77).

Allo scoppio del Primo conflitto mondiale, la guida delle Forze militari fu assunta dal “Comando supremo” (Oberste Heeresleitung) che in breve tempo divenne l’organo con i poteri decisionali più importanti dell’apparato politico-militare tedesco, mentre lo stesso Imperatore, in ragione del suo ruolo di comandante dell’Esercito, si trasferì sul fronte stabilendosi nel castello di Coblenza, sul Reno. I suoi rapporti con gli alti vertici dell’Esercito non furono tuttavia facili e molti non mancarono di esprimere severe critiche sulla gestione della politica militare da parte del-l’Imperatore, tanto che nel 1915 il generale Karl von Einem, che aveva ricoperto il ruolo di ministro della Guerra in Prussia, si spinse ad affermare che «…in Germania non abbiamo avuto una testa pensante nell’ultimo quarto di secolo…». Con il prosieguo del conflitto, il ruolo dei vertici militari e del “Comando supremo” divenne sempre più decisionale anche sul piano politico, come dimostrano prima le pressioni sul cancelliere Theobald Bethmann-Hollweg in merito alla condotta delle operazioni da parte dei sommergibili e poi, nel 1918, la sostituzione di quest’ultimo alla guida del governo con Georg Michaelis, il quale godeva del favore dell’Alto comando dell’Esercito (78). Il 9 novembre 1918, davanti alla ormai evidente sconfitta, il generale Wilhelm Groener, che dal mese

pre-Lo Stato Maggiore dell’Esercito: il generale Paul von Hindenburg (a sinistra, nella foto) e il suo vice Eric Ludendorff (a destra), con il Kaiser Guglielmo II. Nella pagina accanto: la bandiera della Marina imperiale.

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cedente ricopriva la carica di capo dello Stato Maggiore, dichiarò all’Imperatore che questo non godeva più della fiducia dell’Esercito consigliandogli quindi di abdicare; scelta che Guglielmo II prese nello stesso giorno. In con-seguenza di quest’atto, la Germania diventava così una Repubblica.

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