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LA CATENA DI COMANDO MILITARE NELLA REPUBBLICA FEDERALE DI GERMANIA

Nel documento DELLE FORZE ARMATE (pagine 77-80)

Il sistema di comando nell’attuale Repubblica Federale di Germania

LA CATENA DI COMANDO MILITARE NELLA REPUBBLICA FEDERALE DI GERMANIA

E sempre in ragione di queste particolarità, agli ef-fettivi della “Bundeswehr” è consentito di esercitare un diritto sconosciuto agli appartenenti alle Forze ar-mate degli altri paesi, ovvero quello di poter disubbi-dire a un ordine impartito se questo è ritenuto illegale, contrario alle disposizioni della “Legge Fondamen-tale” oppure se considerato in grado di poter, anche indirettamente, causare una guerra o, addirittura, se il contenuto contrasta con i dettami della loro coscienza (101). Dal lato operativo, la “Bundeswehr” è stata poi soggetta anche a significative limitazioni imposte dalla

“Legge Fondamentale” che hanno ridotto sensibil-mente le sue capacità d’azione. Il ricordo di quanto ac-caduto nei due conflitti mondiali aveva difatti spinto i costituenti a inserire delle clausole stringenti in merito all’impiego delle Forze armate.

In base all’art. 87/a della “Legge Fondamentale”, alla “Bundeswehr” era affidato essenzialmente il com-pito di difendere il territorio tedesco e quello dell’Al-leanza atlantica, potendo essere dispiegata solo in rispetto a quanto fissato dalle disposizioni costituzio-nali. Con la riunificazione e il conseguente cambia-mento del quadro geopolitico, le limitazioni riguardanti l’impiego delle Forze armate hanno ini-ziato però ad apparire anacronistiche e non più attuali (102). E così, quando i reparti militari tedeschi, inte-grati alle unità della NATO, furono impegnati nelle missioni di controllo sul rispetto della no fly zone isti-tuita in Bosnia-Erzegovina e nel pattugliamento del mare Adriatico per l’attuazione dell’embargo deciso nei confronti della Federazione della Jugoslavia non-ché nelle operazioni di supporto logistico in Somalia

all’interno della missione umanitaria “UNOSOM II” delle Nazioni unite, il “Tribunale Costituzionale Federale”, al quale si erano rivolti i Socialdemocratici e i Liberali, in quanto ritenevano la partecipazione tedesca contraria ai dettami della “Legge Fondamentale”, nel 1994, stabilì che le clausole del protocollo di accessione alla NATO del 1955 autorizzavano l’incorporazione delle unità militari in un comando integrato in operazioni condotte direttamente dall’Alleanza atlantica oppure attuate sotto il suo comando (103).

Tuttavia, proprio per evitare che il governo potesse prendere in completa autonomia la decisione di dispiegare dei reparti militari, lo stesso “Tribunale Costituzionale Federale” dichiarò come ogni missione dovesse ricevere l’approvazione del “Bundestag”, confermando quindi come la “Bundeswehr” costituiva una “Forza armata Parla-mentare” che poteva prendere parte a operazioni al di fuori dei confini nazionali solo se vi fosse stata una copertura internazionale e un’autorizzazione parlamentare (104). Un’altra accesa discussione si verificò poi nel 1999 in oc-casione dell’azione decisa dalla NATO contro la Serbia in risposta alle violazioni commesse da Belgrado contro la popolazione albanese in Kosovo. Fin dal suo insediamento, il nuovo cancelliere, Gerhard Schröder, affermò come

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Militari della Bundeswehr in missione.

fosse giunto il momento per la Germania di assumersi una maggiore responsabilità sul piano internazionale, po-nendo così fine alle esitazioni in merito al dispiegamento all’estero delle unità militari della “Bundeswehr”. E quando la crisi kosovara esplose nel 1999, il governo di Berlino dichiarò come la partecipazione tedesca alla “Ope-ration Allied Force” era dettata sia dal fatto che si doveva impedire a Milosevic di continuare la sua politica di re-pressione ma anche perché in questo modo la Germania intendeva dimostrare come, essendo diventata ormai un partner primario della NATO, il suo coinvolgimento fosse di importanza fondamentale nonché un modo per fare ammenda degli errori passati (105).

Da allora la situazione si è profondamente modificata tanto che, dopo la partecipazione alla missione NATO ISAF (International Security Assistance Force) attuata in Afghanistan nel 2001, i reparti militari tedeschi sono stati, negli anni successivi, impegnati in diverse operazioni internazionali (106). Un discorso a parte va fatto infine, come accennato prima, sul sistema di comando delle Forze armate in situazioni di emergenza. Inizialmente, nel testo della “Legge Fondamentale” non fu inserita nessuna disposizione per fronteggiare le eventuali situazioni di

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(70) Per la precisione, dei ventidue Stati di tipo monarchico quattro erano dei regni, sei dei granducati, sei dei ducati mentre sette infine co-stituivano dei principati. Va ricordato infine che l’Alsazia e la Lorena avevano lo status di “Terre imperiali” essendo governate direttamente dal governo centrale.

(71) Sulla struttura politica dell’Impero tedesco vedi Kruger, Government and Politics of German Empire, World Book Company, New York 1915, pp. 33-167.

(72) La “Reservatrechte”, siglata nel novembre 1870 tra la “Confederazione della Germania settentrionale” e la Baviera, la Sassonia e il Wür-ttemberg, consentiva a questi tre Stati, unitamente alla Prussia, di disporre di un proprio ministero della Guerra e del controllo delle proprie Forze militari.

(73) Sulla struttura istituzionale della Germania imperiale e il suo sistema di comando dell’Esercito e della Marina vedi, Howard, The German Empire, The Macmillan Company, Londra/New York 1913, pp. 320-402.

(74) Per esempio, le ordinanze emesse non in nome dell’Impero venivano controfirmate solo dal ministro della Guerra di Prussia e solo nel caso queste avessero contenuto delle disposizioni di interesse nazionale riportavano anche la firma del Cancelliere.

(75) Anche se non riportato nella Costituzione, l’Imperatore era generalmente indicato con il nome di “Supremo signore della guerra” (Oberster Kriegsherr) e con questo termine gli ufficiali e la truppa prestavano giuramento di fedeltà al Sovrano.

(76) Sul sistema di comando e il ruolo dello Stato Maggiore tedesco vedi, Herwig, «Through the Looking Glass: German Strategic Plan before 1914», pubblicato su The Historian, Vol. 77, No 2, Anno 2015, pp. 290-314.

(77) Vedi su questo, lo studio Understanding the Prussian General Staff System, Strategic Studies Institute (SSI), U.S. Army War College, Carlisle, 20 marzo 1992.

(78) Sulla struttura del comando supremo tedesco durante il conflitto vedi 1914-1918 Online International Encyclopedia of the First World War al sito https://encyclopedia.1914-1918-online.net/article/oberste_heeresleitung_ohl, mentre sui rapporti con gli esponenti politici vedi https://encyclopedia.1914-1918-online.net/article/governments_parliaments_and_parties_germany.

(79) La Repubblica di Weimar si componeva inizialmente di ventuno Länder, i quali avevano assunto un assetto repubblicano, e delle tre “Città libere e anseatiche” di Amburgo, Brema e Lubecca. Tuttavia, nel corso degli anni alcuni Stati si unirono ad altri e così nel 1933 il numero dei Länder si ridusse a quindici.

Nel documento DELLE FORZE ARMATE (pagine 77-80)