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IL SISTEMA DI COMANDO MILITARE NELLA FEDERAZIONE RUSSA

Nel documento DELLE FORZE ARMATE (pagine 94-99)

L’assetto istituzionale e il sistema di comando nella Federazione Russa

IL SISTEMA DI COMANDO MILITARE NELLA FEDERAZIONE RUSSA

Presidente

Le caratteristiche della struttura delle Forze armate russe sembrano quindi essere per prima cosa la stretta centra-lizzazione per cui il Presidente, come “Comandante in capo”, può assumere direttamente le funzioni di comando e controllo in momenti di crisi o qualora venisse dichiarata la legge marziale impartendo le direttive attraverso il ministro della Difesa e il “capo dello Stato Maggiore”.

In secondo luogo, un altro tratto dell’apparato militare russo è la dispersione geografica delle strutture di co-mando e controllo, un aspetto questo estremamente importante in quanto, in questo modo, il sistema potrebbe resistere impedendone così il completo collasso. Il terzo, e probabilmente più importante aspetto della struttura delle Forze armate della Federazione Russa, è che questo è costruito per resistere anche nel caso si verificasse lo scenario più catastrofico. Difatti, in caso di attacco nucleare, il contrattacco potrebbe essere ordinato per mezzo dei molteplici centri di comando e controllo dislocati nel paese. E allo scopo di rendere più efficiente l’apparato militare della federazione, il governo di Mosca ha provveduto a riorganizzare la stessa struttura difensiva presente sul territorio, istituendo un “Comando strategico congiunto” (OSK), da cui dipendono cinque distretti che, in tempo di pace e guerra, hanno il controllo di tutte le Forze militari dislocate nella loro area; una riforma che ha semplificato la catena di comando così da renderla anche più agile (128).

Oltre che l’apparato militare, negli ultimi anni Putin ha provveduto a rafforzare anche le forze di sicurezza in-terna, come dimostra la formazione della “Guardia nazionale della Federazione Russa” avvenuta quattro anni fa.

Istituita con un decreto presidenziale emanato il 6 aprile 2016 e da una legge approvata dal Parlamento il 22 giugno dello stesso anno, la “Guardia nazionale della Federazione Russa” è una forza paramilitare che riunisce diversi reparti di sicurezza interna che possono essere impiegati in molteplici compiti, tra i quali i più importanti sono, il contrasto al terrorismo e la sicurezza del Presidente. Inoltre, secondo gli analisti, è autorizzata a operare sia all’interno del territorio russo che al di fuori dei suoi confini conducendo operazioni separate dalle altre Forze militari e di sicurezza, è equipaggiata con armi pesanti di tipo militare e risponde direttamente al Cremlino senza riferire agli altri ministri del governo (129).

E nel programma di riorganizzazione dell’apparato di sicurezza interna, va ricordato come nel 2011, l’allora presidente Dmitry Medvedev, ha varato una riforma in base alla quale le forze incaricate dell’ordine pubblico non portano più il vecchio nome di “Milizia” risalente all’era sovietica, ma quello di “Polizia”, mentre il sistema è stato centralizzato e posto interamente sotto il controllo del ministero degli Interni federale. Dopo la dissoluzione del-l’Unione Sovietica, un’analoga ristrutturazione ha interessato anche i servizi d’intelligence e di sicurezza. Se in precedenza si è detto della funzione svolta in ambito militare dal GRU che operava anche durante l’era sovietica, in merito al KGB invece, questo è stato ufficialmente dissolto dopo il 1991 e i suoi compiti trasferiti, per quel che riguarda l’attività di controspionaggio interno, al “Servizio di Sicurezza federale” (FSB), mentre per quello esterno al “Foreign Intelligence Service” (SVR). Le funzioni del FSB includono però anche il controllo delle frontiere na-zionali e delle acque territoriali e interne del paese nonché le attività anti terrorismo e di raccolta di informazioni concernenti la sicurezza nazionale, tanto che, per alcuni analisti, i suoi compiti sarebbero oggi molto simili a quelli del dissolto KGB (130).

Il potere di decidere l’uso della forza nucleare

In base a quanto stabilito dall’art. 87.1 della Costituzione russa, il Presidente è il capo delle Forze Armate e se-condo la dottrina militare corrente è sempre a questo che spetta il potere di decidere l’uso della forza nucleare na-zionale. Riguardo alla procedura per l’attivazione, questa riprende quanto esistente in Unione Sovietica, dove nel 1985 fu messo in funzione il sistema per regolare gli eventuali ordini di lancio delle testate nucleari.

Anche se il funzionamento e la procedura rimangono in gran parte tuttora sconosciuti, il sistema prevede che

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la “valigetta” — la “Cheget” come viene indicata — sia in possesso del Presidente, del ministro della Difesa e del “capo di Stato Maggiore” e che, in caso di allarme per l’individuazione di un attacco, questo sia trasmesso, per mezzo di un apposito terminale denominato “Krokus”, alle più alte cariche dello Stato. Successiva-mente, gli ordini verrebbero impartiti per mezzo di un sistema di controllo — in-dicato con il nome di “Kazbek” — attraverso una particolare rete di comunicazioni chiamata “Kavkaz”, che costituisce un network di trasmissioni via cavo, radio e satellite in grado di resistere anche in caso di attacco in situazioni critiche e che consente alle personalità incaricate di decidere l’eventuale uso del dispositivo nu-cleare di restare in contatto pure se queste non fossero riunite tutte nello stesso luogo (131). Riguardo alla procedura per l’attivazione della forza nucleare, va chiarito come in Russia la “Cheget” non consente di impartire direttamente l’or-dine di lancio delle testate. Questa difatti stabilisce che il Presidente e il ministro

della Difesa trasmettano l’ordine, ma che poi sia il “capo di Stato Maggiore” a impartire i codici e il conseguente ordine di lancio per mezzo di un sistema di comunicazione diverso per le forze missilistiche e per quelle navali e aeree. Di conseguenza, in Russia l’attivazione della forza nucleare non può avvenire senza il consenso dei vertici militari, avendo l’ordine del Presidente solo la funzione di autorizzare il lancio, il quale è effettivamente attuato, però, solo dopo che il “capo dello Stato Maggiore” ha inserito i codici in suo possesso (132). E come sottolineano, quindi, alcuni analisti, in questa procedura il ruolo della autorità civili, quale è appunto il Presidente, viene ad as-sumere una posizione non determinante, cosa che renderebbe il sistema di controllo inadeguato e lontano dagli standard dei paesi democratici.

Ma, vi è anche chi ritiene come la partecipazione del “capo di Stato Maggiore” e del ministro della Difesa alla procedura di attivazione impedirebbe che un Presidente possa decidere autonomamente, oppure con un atto

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La cerimonia del passaggio della valigetta nucleare denominata “Cheget” a Vladimir Putin nel 2012 (Fonte: en.wikipedia.org).

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sconsiderato, di ordinare il lancio delle testate, anche se, va detto, altri sostengono come questa procedura non sia però in grado di prevenire che una tale azione possa essere attuata invece dai vertici militari (133). Si deve poi ricordare come in Russia sia ancora attivo il sistema di emergenza “Perimetr”, un apparato semi automatico istituito durante l’era sovietica e attivabile in caso un attacco nucleare rendesse impossibili le comunicazioni tra le autorità civili e militari. E non sono mancate poi anche situazioni in cui il sistema di comando abbia rischiato di entrare in crisi. La più importante di queste avvenne nell’agosto 1991 quando, in occasione del tentativo di colpo di Stato operato da un gruppo di alti esponenti del regime sovietico, al segretario generale del PCUS, Mi-khail Gorbačëv, fu sottratta la sua “valigetta” quando si trovava nella sua residenza in Crimea, mentre il ministro della Difesa, Dmitry Yazov, coinvolto nell’azione per il rovesciamento dello stesso Gorbačëv, nella confusione di quei momenti perse la sua “Cheget”.

Vladimir Putin stringe la mano al ministro della Difesa, Sergei Shoigu durante un incontro ufficiale a Sochi (2014).

Tuttavia, il controllo delle forze nucleari rimase comunque nelle mani dello “Stato Maggiore” che ne assicurò quindi la normalità. Un altro incidente, dovuto però questa volta al malfunzionamento dei sistemi di rilevamento, si verificò il 25 gennaio 1995, quando un vettore scientifico lanciato dalle coste della Norvegia venne scambiato dai radar russi per un missile nucleare di un sommergibile statunitense, cosa che provocò l’attivazione della “va-ligetta” in mano all’allora presidente Boris Eltsin. L’allarme rientrò dopo pochi minuti, ma dimostrò quanto si fosse deteriorato l’apparato di controllo di Mosca dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica e come questo non fosse in grado di distinguere tra un missile civile e uno militare (134).

Nel caso il Presidente fosse impossibilitato a svolgere le sue funzioni, in base a quanto previsto dall’art. 92.3 della Costituzione, queste sarebbero trasmesse al Primo ministro che agirebbe come capo dello Stato ad interim, cosa che implicitamente comporta anche la prerogativa di decidere l’uso della forza nucleare. Va tuttavia sottolineato però come il Premier, pur costituendo la personalità incaricata di assumere le funzioni presidenziali, non dispone della

“valigetta” nucleare; un particolare questo che ha suscitato diversi dubbi su come è definito l’ordine successorio in Russia. E proprio per meglio definire la questione, tra il 2002 e il 2003 la “Duma” aveva provato a presentare un di-segno di legge che stabilisse un elenco delle personalità preposte ad assumere l’incarico presidenziale unitamente alle funzioni di “Comandante supremo”, ma il progetto però non si è concretizzato.

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Missile balistico intercontinentale SS-27 equipaggiato con testate multiple termonucleari.

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(108) Formalmente, tutte le corti erano indipendenti dal governo e subordinate solo a quelle di livello più alto. In realtà il loro ruolo era estre-mamente limitato, tanto che la stessa Corte suprema non disponeva della prerogativa di dichiarare incostituzionale una legge approvata.

(109) Unione Sovietica, Calendario Atlante De Agostini, 1988.

(110) Per una visione sintetica dell’assetto istituzionale sovietico vedi Government Structure of USSR, Central Intelligence Agency (CIA), 3 dicembre 1953 (declassificato).

(111) Formalmente l’“Ufficio politico” del PCUS costituiva l’organo più importante in quanto gli spettava il compito di gestire la politica estera e interna del paese, mentre al “Segretariato” competeva quello di gestire tutta la struttura organizzativa del partito.

(112) Sulla struttura costituzionale sovietica e l’apparato organizzativo del PCUS vedi, Biscaretti di Ruffia, op. cit., pp. 378-451.

(113) Stando alla riforma, il Presidente avrebbe avuto la prerogativa di designare il Primo ministro, il Procuratore generale e il Presidente della Corte suprema nonchè di negoziare e firmare i trattati internazionali e di presiedere il “Consiglio di Difesa”. Vedi su questo argomento, Gorbachev’s Reform of the State Institution: Toward a Parliamentary System? A Research Paper, Central Intelligence Agency (CIA), Direc-torate of Intelligence, marzo 1989 (declassificato).

(114) Tra il 1989 e il 1990 vennero introdotte tre ulteriori riforme: la prima, varata nel dicembre 1989, intendeva consentire un più ampio numero di candidature indipendenti abolendo nello stesso tempo la quota di un terzo riservata alle “organizzazioni sociali”, mentre la se-conda, approvata nel 1990, intendeva introdurre una sorta di “voto di fiducia” da parte del “Soviet Supremo” verso il Governo, superando così la vecchia concezione sovietica per cui il potere esecutivo si trovava in posizione preminente rispetto al legislativo. La terza infine, votata nel dicembre 1990, collocava il Presidente al vertice del potere esecutivo con un governo a lui sottoposto ma che doveva appunto ri-cevere la fiducia del “Soviet Supremo”.

(115) Un analogo discorso va fatto anche riguardo al potere di dichiarare la guerra. Formalmente, questo spettava al “Praesidium” del

“Soviet Supremo”, ma in realtà era prerogativa del “Politburo”, il quale aveva anche il potere di decidere l’invio di Forze militari per azioni all’estero, come fu in occasione dell’intervento attuato in Cecoslovacchia nel 1968.

(116) Vedi sulla struttura del ministero della Difesa sovietico, Key Personnel and Organizations of the Soviet Military High Command, A Rand Note Prepared for U.S. Air Force, RAND Corporation, Santa Monica, aprile 1987.

(117) Sull’organizzazione e la struttura delle Forze armate sovietiche vedi, Soviet Military Power, Central Intelligence Agency (CIA), IVth Edition, aprile 1985 (declassificato).

(118) I primi “commissari sovietici” nelle unità militari vennero istituiti nel novembre 1917 per il “mantenimento dell’ordine rivoluzionario”

al fronte e rimuovere gli ufficiali “reazionari” fino a quel momento rimasti in servizio. Con lo scoppio della guerra civile, il governo decise di nominare dei “commissari militari” all’interno dell’“Armata Rossa” allo scopo di rafforzare l’autorità del regime tra i reparti militari, tanto che nelle unità nessun ordine poteva essere eseguito se non era controfirmato da loro. Il loro compito era essenzialmente quello di servire gli interessi del partito e di indottrinare i reparti. In seguito, se prima era stato stabilito che gli ufficiali di carriera avevano l’autorità su tutte le questioni che non fossero di carattere politico, dopo il 1935, in conseguenza delle “purghe” staliniane, il ruolo degli “ufficiali politici” fu nuovamente equiparato a quello dei comandanti militari per venire poi ulteriormente rafforzato durante i regimi di Kruscev e Brezhnev. Va ricordato inoltre come gli “ufficiali politici”, pur vestendo la stessa uniforme, non seguivano la carriera di quelli militari, essendo formati in apposite scuole ed essendo nominati dal ministero della Difesa e dal PCUS che controllavano la loro selezione. Sulla funzione degli “ufficiali politici” vedi Brzezinski, «Party Controls in the Soviet Army», apparso su The Journal of Politics, Vol. 14, No 4, novembre 1952, pp. 565-591. In proposito, vedi anche l’analisi di K. J. Goff, The Political Officer (Zampolit) in the Soviet Army, consultabile al sito www.mvep.org/zampolit.htm.

(119) Sul sistema di comando delle Forze armate sovietiche e il ruolo del PCUS nella struttura militare vedi, USSR Handbook, Central Intelli-gence Agency (CIA), marzo 1972 (declassificato).

(120) Sulla struttura dello Stato Maggiore nell’Unione Sovietica vedi, The Soviet General Staff: A Command Structure for Military Planning and Operations, A Research Paper, Central Intelligence Agency (CIA), Directorate of Intelligence, marzo 1982 (declassificato).

(121) Vedi in proposito, E.L. Warner III, Defense Policy of the Soviet Union, A Rand Note for U.S. Air Force, RAND Corporation, Santa Monica, agosto 1989.

(122) Authority to Order the Use of Nuclear Weapons (United States, United Kingdom, France, Soviet Union, People’s Republic of China), Pre-pared for Subcommittee on International Security and Scientific Affairs of the Committee on International Affairs, 94th Congress, 1st Session, Library of Congress, Washington D.C., 1o dicembre 1975, pp. 72-74.

(123) Vedi in proposito, The Soviet Nuclear Weapon Legacy, Research Paper No 10, Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), Stoccolma 1995, pp. 29-30.

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