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NOTE AL CAPITOLO IV

Nel documento DELLE FORZE ARMATE (pagine 80-83)

emergenza che si fossero presentate, in quanto in questo modo si intendeva evitare quanto accaduto durante l’era di Weimar, dove l’art. 48 della Costituzione autorizzava il Presidente a prendere tutte le misure necessarie per ri-stabilire l’ordine pubblico compresa la sospensione delle garanzie costituzionali. Tuttavia, a causa prima dell’esplo-sione del conflitto in Corea nel 1950, poi per le tensioni legate alla Guerra fredda e, infine, per l’emergere delle proteste studentesche nel 1968, anche in Germania si iniziò a discutere della possibilità di introdurre delle di-sposizioni di emergenza all’interno della “Legge Fondamentale”. Così, proprio nel 1968, furono approvate le mi-sure che autorizzavano il governo a gestire le eventuali situazioni emergenziali che si fossero presentate nel paese.

Indicate con il nome di “Costituzione d’Emergenza”, queste disposizioni aggiungevano undici articoli alla “Legge Fondamentale” sotto il titolo di “stato di difesa” e stabilivano la procedura da seguire qualora una grave crisi in-ternazionale avesse posto la Germania davanti al rischio di un attacco esterno (107).

Secondo l’art. 115/a della “Legge Fondamentale”, la proclamazione dello “stato di difesa” deve essere effet-tuata, dietro richiesta del governo, dal “Bundestag” con il consenso del “Bundesrat” attraverso un voto ottenuto con la maggioranza dei due terzi dei membri, mentre nel caso il Parlamento federale fosse impossibilitato a riunirsi, la decisione spetterebbe alla “Commissione Comune” (Gemeinsamer Ausschuss), un organismo composto per due terzi da deputati del “Bundestag” e per un terzo da rappresentanti del “Bundesrat” designati dai diversi Länder che, nelle intenzioni dei costituenti, in caso di emergenza sarebbe stato in grado di riunirsi in poco tempo e in una località protetta nei pressi della capitale Bonn. In questa situazione, la “Commissione Comune” avrebbe agito quindi come una sorta di “piccolo Parlamento” con il compito di controllare anche l’azione del governo. E nel caso di proclamazione dello “stato di difesa” — che comunque non è mai stato dichiarato dopo la sua introduzione — il comando delle Forze armate passa dal ministro della Difesa al Cancelliere.

81 Ottobre 2020

ILSISTEMADICOMANDODELLE FORZEARMATE

(80) Sulla struttura istituzionale di Weimar vedi, Mortati, Le forme di Governo, CEDAM, Padova 1973, pp. 199-226.

(81) Sulle vicende politiche accadute in Germania dal 1918 al 1920 e il loro impatto sulle Forze militari vedi, Kane, Disobedience and Con-spiracy in the German Army 1918-1945, McFarland Publishing, Jefferson/Londra 2002, pp. 40-68.

(82) Sul ruolo dell’Esercito negli anni di Weimar vedi, Kolb, The Weimar Republic, 2a Ed., Routledge, Londra/New York 1990, p. 172.

(83) Vedi in proposito, Zabecki, Germany at War: 400 Years of Military History, ABC Clio, Santa Barbara 2014, p. 488.

(84) Su questo argomento vedi, «Civil-Military Relations in the Early Weimar Republic», pubblicato in The Historical Journal, Vol. 45, No 4, dicembre 2002, pp. 819-841.

(85) Sulla struttura istituzionale di comando delle Forze armate tedesche vedi, Hiden, The Weimar Republic, 2a Ed., Routledge, Londra/New York 2016, pp. 50-57.

(86) Al Partito di Centro venne garantito che gli organi della Costituzione avrebbero continuato a restare in funzione e l’autonomia dei Länder non venisse limitata. Inoltre, si prometteva che i diritti della Chiesa cattolica sarebbero stati rispettati e che un’apposita commissione parla-mentare avrebbe esaminato i provvedimenti emanati dal governo. Infine, si prospettava la possibilità che un Concordato con la Santa Sede sa-rebbe potuto essere firmato in breve tempo. Tuttavia, la stragrande maggioranza di questi impegni non fu mantenuta. Il “Decreto dei Pieni Poteri” sarà poi approvato con 444 voti a favore e 94 contro, questi ultimi espressi tutti dal Partito Socialdemocratico (SPD) di cui ventisei parlamentari erano però già stati arrestati o costretti alla fuga, mentre i membri del Partito Comunista non parteciparono essendo stato il KPD dichiarato fuorilegge. Inizialmente introdotto per una durata di quattro anni, il decreto sarà poi esteso nel 1937, 1939 e 1943 per essere abolito dal “Consiglio Alleato di Controllo” il 20 settembre 1945.

(87) Sui decreti e i provvedimenti introdotti in Germania dal governo nazionalsocialista tra il 1933 e il 1934 vedi, Biscaretti di Ruffia, Intro-duziuone al Diritto Costituzionale Comparato, VI Ed., Giuffrè, Milano 1988, pp. 569-576.

(88) Sul contenuto dei provvedimenti legislativi approvati dal regime nazista tra il 1933 e il 1937 vedi, Loewenstein, «Dictatorship and the German Constitution: 1933-1937», pubblicato su The University of Chicago Law Review, Vol. 4, No 4, giugno 1937, pp. 537-574.

(89) Sui rapporti tra Hitler e i militari nelle prime fasi del regime nazista vedi, Wheeler-Bennet, The Nemesis of Power. The Germany Army in Politics 1918-1945, The Macmillan Press, Londra/Basingstoke 1980, pp. 289-294.

(90) Alcuni esponenti del partito nazista come Himmler erano critici verso le “Sturmabteilung” ma perché intendevano sostituire il loro ruolo all’interno dell’Esercito con le più affidabili “SS”. Vedi su questo, Wheeler-Bennett, op. cit., pp. 317-320.

(91) Su questo vedi, Müller, Hitler's Wehrmacht, 1935-1945, University Press of Kentucky, Lexington 2016, pp. 7-10.

(92) Vedi, sui rapporti tra le Forze armate e il regime, Post, «Exploring Political–Military Relations: Nazi Germany», in Marston/Leahy (a cura di) War, Strategy and History. Essays in Honour of Professor Robert O’Neill, Australian National University, Canberra 2016, pp.1-13.

(93) Nel gennaio 1938 von Blomberg si era sposato con Erna Gruhn, una pregiudicata che in passato aveva pure posato per servizi fotografici pornografici, un fatto ritenuto inaccettabile dagli alti vertici militari che chiesero quindi la destituzione del ministro della Guerra. Riguardo a von Fritsch invece, anche lui considerato non allineato alle posizioni del regime, fu costretto ad abbandonare l’incarico di “Comandante in capo” dell’Esercito dopo che Himmler e Goering avevano preparato un rapporto falso in cui si affermava che era di tendenze omosessuali.

(94) Vedi, sui rapporti tra Hitler e l’OKW tra il 1938 e 1941 Nolen, «JCS Reform and the Lessons of German History», apparso su Parameters.

Journal of the US Army War College, Vol. XIX, No 3, autunno 1984, pp. 12-19.

(95) La “Wehrmacht” e le altre forze paramilitari furono formalmente dissolte il 12 novembre 1945. «Control Council, Directive No 18, For Disbandment and Dissolution of the German Armed Forces», contenuto in Enactments and Approved Papers of the Control Council and Co-ordinating Committee, Allied Authority Control Germany, Vol. I, 1945, pp. 188-190, Legal Division, Office of Military Government for Ger-many (US) - (declassificato).

(96) Dal punto di vista giuridico lo status di Berlino era estremamente complesso. Anche se la parte occidentale era considerata dal governo di Bonn come un Länd della Repubblica Federale, le autorità alleate non riconobbero questa posizione anche per non danneggiare i rapporti con Mosca, considerando formalmente la città come un territorio occupato. Di conseguenza, ogni provvedimento legislativo approvato dal Parla-mento di Bonn che conteneva disposizioni riguardanti Berlino, per entrare in vigore nella parte occidentale doveva essere prima approvato dal

“Senat” della città e poi firmato dai tre comandanti alleati. Tuttavia, con gli anni la procedura divenne meno formale, sia perché le leggi conte-nevano solo implicitamente riferimenti a Berlino in modo da evitare questa lunga procedura, ma anche per il fatto che i negoziati preliminari informali con le autorità alleate consentirono ai provvedimenti di essere approvati senza richieste di modifica. Va comunque ricordato che i voti dei deputati berlinesi al “Bundestag” non potevano risultare determinanti, mentre gli abitanti della parte occidentale non erano chiamati a prestare servizio militare nella “Bundeswehr” e le unità dell’Esercito tedesco non potevano essere dislocate nella città. Vedi su questo, West Berlin’s Legal Ties with Bonn, Current Intelligence Weekly Summary, Central Intelligence Agency, 21 gennaio 1960 (declassificato).

(97) Solo in caso di proclamazione dello “stato di difesa”, per i militari in servizio all’estero o a bordo di unità navali è prevista l’istituzione di tribunali militari. In tempo di pace, le violazioni disciplinari erano regolate dal “Codice di Disciplina Militare” e dibattute all’interno di apposite corti istituite presso il ministero della Difesa composte da due magistrati civili e due ufficiali in qualità di giudici onorari.

(98) La durata del servizio militare fu portata a diciotto mesi, nel 1961, durante la crisi di Berlino per poi ridursi a quindici nel 1972. La co-scrizione obbligatoria fu in seguito abolita nel 2001.

RODOLFO BASTIANELLI

(99) Sulla formazione della “Bundeswehr” vedi, Zabecki, op. cit., pp. 484-487.

(100) Sul ruolo e le funzioni attribuite al “Commissario parlamentare per le Forze armate” vedi il sito www.bundestag.de/en/parliament/com-missioner.

(101) Vedi su questo, «A soldier right to disobey», apparso su The Week, 1° gennaio 2007.

(102) Dopo il conflitto nel Golfo del 1991, reparti militari tedeschi parteciparono ad alcune missioni all’estero, anche se si trattava comunque di unità non armate o equipaggiate con armamento leggero. Queste missioni rappresentarono un primo passo nel rafforzamento del ruolo in-ternazionale della “Bundeswehr”. Decise dal governo Kohl, le operazioni furono però oggetto di contestazione in quanto si riteneva che l’ese-cutivo fosse andato oltre i dettami costituzionali. Sulle missioni militari che dal 1991 al 1993 videro la partecipazione tedesca vedi, Kamp,

«The German Bundeswehr in Out-of-Area Operations: To Engage or Not to Engage?», apparso su The World Today, Vol. 49, No 8/9, anno 1993, pp. 165-168.

(103) Vedi su questo, Miller, «Germany's Basic Law and the Use of Force», apparso su Indiana Journal of Global Legal Studies, Vol. 17, No 2, estate 2010, pp. 197-206.

(104) Sulla questione del dispiegamento delle unità militari tedesche vedi, Peters, «Between military deployment and democracy: use of force under the German constitution», pubblicato in Journal on the Use of Force and International Law, Vol. 5, No 2, anno 2018, pp. 246-294.

(105) Il dibattito politico sulla partecipazione provocò fortissime tensioni all’interno della coalizione governativa formata da Socialdemocratici e Verdi. E proprio tra questi vi furono numerosi esponenti che andarono contro la linea espressa dal ministro degli Esteri Fischer, che del partito era anche il leader, per il quale la partecipazione tedesca veniva attuata per ragioni umanitarie. E nel dibattito che seguì al “Bundestag”

solo gli esponenti del PDS, la formazione erede della SED tedesco-orientale, si espressero contro la partecipazione tedesca. Tuttavia, il go-verno di Berlino informò la NATO che non avrebbe comunque partecipato a operazioni militari terrestri in quanto in questo caso sarebbe stato impossibile ottenere l’approvazione parlamentare. E in quell’occasione il “Tribunale Costituzionale Federale” non ritenne la parteci-pazione tedesca incostituzionale, pur se la missione non era difensiva né tantomeno attuata all’interno del territorio della NATO. Vedi su questo argomento, Miskimmon, «Falling into Line? Kosovo and the Course of German Foreign Policy», apparso su International Affairs, Vol.

85, No 3, The War over Kosovo: Ten Years Later, Maggio 2009, pp. 561-573.

(106) Sulla partecipazione della “Bundeswehr” alle missioni delle Nazioni unite vedi, UN peace missions and Germany’s engagement al sito www.auswaertiges-amt.de/en/aussenpolitik/internationale-organisationen/vereintenationen/germanys-engagement-un-peace-missions/229116. Sul numero degli effettivi impegnati in tutte le operazioni militari internazionali vedi, invece, Number of German soldiers participating in international operations, as of January 13, 2020, consultabile al sito www.statista.com/statistics/265883/number-of-sol-diers-of-the-bundeswehr-abroad.

(107) Secondo alcuni costituzionalisti, le disposizioni dello “stato di difesa” non fissano chiaramente una distinzione tra il pericolo di un attacco imminente, un’invasione già in corso e il fatto che l’esistenza di una situazione di pericolo possa essere dichiarata da un’alleanza militare

— ovvero la NATO — della quale la Germania è membro. Questo lascerebbe quindi ampio margine di discrezione al governo per invocare lo

“stato di difesa”. Sulle misure di emergenza in Germania vedi, Schweitzer, «Emergency Powers in the Federal Republic of Germany», apparso in Western Political Quartertly, Vol. 22, No 1, marzo 1969, pp. 112-121.

82 Supplemento alla Rivista Marittima

83 Ottobre 2020

ILSISTEMADICOMANDODELLE FORZEARMATE

IL SISTEMA DI COMANDO

Nel documento DELLE FORZE ARMATE (pagine 80-83)