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Cena in Bianco Unconventional Dinner: un modo per celebrare la disabilità e la tradizione italiana

Tra gli eventi principali organizzati dall’Associazione Italiana Persone Down di Pisa, vi è quello della “Cena in Bianco”, che ha luogo ogni anno, nella prima metà del mese di luglio. È un evento a livello internazionale, infatti l’associazione paga periodicamente i diritti di autore per il marchio “Cena in Bianco Unconventional Dinner”.

L’iniziativa è nata per la prima volta a Torino nel 2012, dall’idea di Antonella Bentivoglio, che da anni si occupa di comunicazione e marketing non convenzionale. La riuscita dell’evento ha fatto sì che da sette anni, anche altre città italiane potessero seguirne l’esempio, tra le quali Pisa.

10 Il progetto è promosso dalla Società della Salute Pisana e rientra nella programmazione della

73 L’idea di fondo è «..vestiamo tutti insieme di bianco una piazza, una strada un giardino, un luogo a sorpresa ogni volta diverso delle nostre città e paesi, trasformandolo in una “camera da pranzo” a cielo aperto. Come? Ognuno di noi si porta tutto da casa, tavolo, sedie, vivande, stoviglie in ceramica, bicchieri di vetro… niente carta e niente plastica. Apparecchia e imbandisce la propria tavola con amici, familiari, colleghi, nonni e bambini per vivere l’emozione di una Cena tutti insieme per strada all’insegna delle cinque grandi E di etica, estetica, ecologia, educazione, eleganza. Una immensa tavola, fatta di tutte le nostre tavole vicine e in fila, che celebra la tradizione italiana a tavola, nel rispetto di condivisione, convivialità, piacere di stare insieme. Riviviamo la magia del territorio con una cena urbana che attraverso il colore bianco, il più neutro e il più fotografico dei colori, veicolerà grazie alle nostre foto le immagini dei tanti luoghi del nostro bel paese in rete… Bello sarà partire con tavoli, piatti e sedie al seguito per vivere e scoprire le piazze e le strade di tanti luoghi italiani… E alla fine della serata ognuno sparecchia, porta via tutti i rifiuti: non deve rimanere traccia del nostro passaggio. C’è un solo modo per

mantenere pulite le nostre città: non sporcarle11».

L’Associazione Italiana Persone Down di Pisa, approfittando del clima che presuppone l’evento, crea un momento di integrazione e inclusione. Organizzare un contesto in cui siano presenti associati e non associati contribuisce al messaggio che l’AIPD vuole lanciare.

Le adesioni delle cinque edizioni organizzate sono in costante aumento:

Anno 2015 500 persone Anno 2016 1.070 persone Anno 2017 1.160 persone Anno 2018 1.500 persone Anno 2019 1.660 persone Tab. 1.7

Il primo elemento oggettivo che ha favorito la crescita del dato e quindi la maggior partecipazione all’evento, è indubbiamente la disponibilità dei posti a sedere.

Nei primi due anni, l’evento è stato organizzato in Piazza dei Cavalieri di Pisa, gli altri tre, in Piazza dei Miracoli. Il 2015 e il 2017 rappresentano i primi anni di prova nelle due sedi scelte. Probabilmente il numero alto negli anni a seguire (2016- 2018-2019) è

74 dato dalla maggior sicurezza acquisita nell’organizzazione in quei due anni di prova. Come testimonia un operatore, per questo evento le richieste sono tante, forse, per la sua natura gratuita e per l’originalità del momento. Dalla lista di attesa che aumenta negli anni, è possibile ipotizzare che la domanda sia destinata a crescere e che ci sia un ricambio di capitale sociale prodotto ogni anno, sia dall’associazione AIPD, sia dal Comune di Pisa, che si adopera nell’organizzazione dell’evento.

Gli operatori intervistati, tutti in maniera uniforme dichiarano di aver avuto la percezione che a partecipare non fossero soltanto membri diretti dell’organizzazione (volontari, famiglie, ragazzi e operatori), ma che anzi a prendere parte ogni anno, sia per lo più la popolazione che non è direttamente compresa negli interventi ordinari dell’associazione. A sostegno di ciò, un’operatrice racconta che nel tempo hanno dovuto lavorare sul coinvolgimento dei membri dell’organizzazione:

Si, c’è molta partecipazione soprattutto delle persone non direttamente coinvolte. Anzi, noi abbiamo dovuto lavorare molto sul coinvolgimento dei membri interni. Sì, perché.. per la Cena in Bianco, è importante che ci siano i soci, perché la nostra idea è: chiunque si siede per partecipare all’evento, gira l’occhio e vede dei ragazzi con la Sindrome di Down che .. stanno per cenare da soli al tavolo. Questo è importante per noi.. e invece ci siamo trovati in diverse edizioni dove non c’erano persone con Sindrome di Down. Intervista n. 5.

Come dichiarato in un’altra intervista dell’operatore n. 2, le famiglie quando si approcciano all’associazione hanno sempre un momento di “incubazione” e la fase di iscrizione, spesso non coincide con quella dell’adesione e consapevolezza del percorso di cambiamento che li attende. Probabilmente, questa fase di incubazione si è registrata anche per la “Cena in Bianco”, causando nelle prime edizioni un assenteismo da parte di ragazzi con Sindrome di Down e delle loro famiglie.

Come rappresentato bene dall’ideatrice dell’evento, la “Cena in Bianco” è una serata dedicata alla comunità locale. Inoltre, l’associazione non finalizza l’evento della “Cena in Bianco” a particolari azioni di raccolta fondi, quindi non c’è in primo piano la conoscenza diretta verso l’AIPD o verso la Sindrome Down. Infatti, dalle interviste, gli operatori affermano che solo una parte di chi partecipa conosce gli attori sociali che

75 stanno dietro l’evento. Questo è presumibile sia frutto di quella mancanza di capacità comunicative adeguate di cui si è parlato in precedenza, ma non solo:

...C’è sempre stata quell’ottica di non voler mettere in primo piano la Sindrome di Down, perché un evento come la “Cena in Bianco” non vuole essere una serata per l’associazione italiana persone down, ma è invece l’associazione italiana persone down come si immagina la sua città.. ma ci siamo detti che tra scegliere di non essere protagonisti e non esserlo per nulla, c’è una via di mezzo. Quindi mano a mano abbiamo migliorato questo aspetto. Intervista n.5.

Il poco protagonismo preteso dall’associazione, nei primi anni, avrà magari influenzato il coinvolgimento delle famiglie, contribuendo al verificarsi della mancanza di partecipazione inziale. È possibile affermare che la partecipazione delle famiglie e degli altri attori sociali coinvolti dall’AIPD, rappresenti un capitale sociale sempre lo stesso. Un capitale sociale di riferimento per l’associazione, ma è irrisorio rispetto al complesso dei partecipanti, formato per lo più da non conoscenti diretti. Tra l’altro, come dichiara un’operatrice, dopo la “Cena in Bianco”, ogni anno, la pagina facebook dell’associazione aumenta le sue adesioni e quindi aumenta il seguito e con essa anche la possibilità di far conoscere le attività ordinarie, pubblicate sulla pagina e far sì che quei legami sporadici, creati da una sola sera, possano aprire a nuove frontiere.