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La comunicazione per sensibilizzare al tema della disabilità e incrementare la partecipazione

Il volontario partecipe della terza intervista, ha iniziato la sua esperienza in AIPD di Pisa nell’ottobre 2018. Ha conosciuto questo tipo di realtà associativa sul suo territorio di origine; infatti a Campobasso, era solito frequentare l’AIPD molisana, ma una volta stabilitosi definitivamente a Pisa, non ha più potuto parteciparvi. Scrivendo per il Tirreno, ha redatto un articolo nell’estate 2018, conoscendo in quell’occasione, l’operatore che si occupa del progetto “Calcio” di cui fanno parte dei ragazzi con Sindrome Down, che giocano nella quarta categoria a Pontedera. Ad ottobre, l’operatore gli propone di diventare volontario e lo indirizza all’associazione. Come dichiarato, il ragazzo viene inserito direttamente in un giorno di prova, senza accedere attraverso un colloquio conoscitivo, probabilmente perché il primo contatto era già stato esaurito ampiamente nelle altre circostanze. Il giorno di prova viene sperimentato nel gruppo del mercoledì con gli adolescenti, e nella settimana seguente, per necessità dell’associazione, viene spostato al gruppo del giovedì, in un ATL. Attualmente è inserito in un ATL del giovedì, ma con componenti diversi rispetto a quelli dell’anno scorso.

Oltre a non essere stato sottoposto formalmente al primo colloquio conoscitivo, essendo stato inserito a ottobre, mese in cui le attività dei gruppi sono già iniziate, non ha preso parte alla riunione collettiva di preparazione dei volontari, che solitamente ha luogo a settembre. Per appurare se davvero fossero state bypassate le tappe dell’iter di inclusione previsti per i volontari, ho chiesto se nel giorno di prova, l’operatrice di turno si fosse fermata con lui qualche momento, prima di iniziare, per presentargli il gruppo. La risposta è stata positiva, ma si è trattato di pochi minuti, rispetto invece alla mezzora dedicata la volta successiva, quando ormai la collocazione del giovedì era stata decisa e formalizzata da entrambe le parti.

92 Rispetto alle dinamiche delle due ATL di cui ha fatto esperienza, riporta una preponderante tendenza, se non attitudine dei componenti del gruppo dell’anno passato, ad essere fortemente polemici. Spiega che, facilmente si venivano a creare fazioni, soprattutto nella programmazione delle attività e «ogni volta era faticoso».

«Non riuscivano a trovare un punto d’incontro tra di loro, era necessario sempre l’intervento dell’operatore», a differenza del gruppo attuale che, anche se afferma di conoscere poco, nella fase decisionale, quando si delinea una maggioranza, la minoranza accetta di buon grado.

Alle domande relative all’evento della “Cena in Bianco”, il contributo del volontario assume un rilievo non indifferente. Il suo punto di vista non è solo legato al ruolo associativo di volontario, ma anche al suo essere un nuovo cittadino pisano, ed occupandosi di giornalismo, la sua opinione è pertinente al campo d’indagine. Alla mia domanda «Attraverso quale strumento sei venuto a conoscenza dell’evento?», risponde:

Volon.: Facebook, articoli sul giornale, comunque è un evento molto pubblicizzato e

sponsorizzato, perché sì, promosso dall’AIPD, ma coinvolge associazioni, altri enti.. c’è anche il patrocinio del Comune.. si svolge in Piazza dei Miracoli, quindi è un evento che non può passare inosservato. E poi riscuote grandissimo successo, mi sembra sempre crescente, perché con tutte le adesioni che ci sono, penso sia un evento che la città aspetta.. anche se penso che non so quanto le persone siano consapevoli del motivo per cui ha luogo tutto questo.. ma solo come momento originale e ciò crea maggiore attrattiva.

Inter.: Questo è un tuo pensiero che ti sei fatto personalmente o ti è capitato di parlarne

con gli operatori?

Volon.: No è la mia impressione.. ho notato che l’associazione è dotata di una sua pagina

(facebook), ma è usata poco. Anche le partite.. la squadra che partecipa al torneo a Pontedera, io ci vado spesso anche a prescindere dal lavoro, e vedo che molte persone mi chiedono “ma quando giocano?” e ho suggerito all’operatore che ci sarebbe da creare ogni volta la pagina dell’evento su facebook, perché a prendere parte alle partite a Pontedera, sono per lo più parenti e genitori dei ragazzi, e così diventa un po’ autoreferenziale. I parenti e i genitori sono già sensibili sul tema, ma sarebbe bello poter coinvolgere le persone esterne. Ti dico anche che, tra l’AIPD di Pisa e quella di Campobasso ci sono delle potenzialità totalmente diverse; Campobasso è una realtà

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molto più piccola, la sede è più piccola, i ragazzi sono di meno, fanno meno cose, qualche progetto di inserimento lavorativo, ma un lavoro in generale molto più limitato. Qui si potrebbe fare molto di più, ma si potrebbe anche “far sapere” molto di più. Secondo me, tutte le vie possibili pubblicitarie dovrebbero essere usate.

Il pensiero espresso da questo volontario coincide con la autocritica degli operatori sulla incapacità di mantenere una costanza nella comunicazione; è questa la ragione per cui ho chiesto se la sua fosse un’opinione indipendente o in qualche modo influenzata. Come dichiarato dai professionisti, la “Cena in Bianco” ha cominciato ormai da tempo ad avere un gran seguito, ma a questo ancora non si accompagna una comunicazione efficace sul perché ha luogo quell’evento e su chi sta dietro le quinte nell’organizzazione, divenendo un’esigenza sempre maggiore da parte loro e delle famiglie quella di marcare più chiaramente i confini. Il volontario precisa che ormai il progetto “Cena in Bianco” ha già preso piede sul territorio e che si potrebbe puntare a fare altrettanto con il progetto sportivo del calcetto, che a suo dire, coinvolge solo un capitale sociale costituito quasi esclusivamente dai legami forti dei ragazzi, ma che non può pretendere di estendersi ad oltranza se a sostegno non si adottano parallelamente, strategie comunicative differenti e più costanti. Infatti il progetto calcetto si conforma come attività interna, perché non circoscritta a un solo momento all’anno come la “Cena in Bianco”, quindi, come tale sarebbe necessario un supporto pubblicitario mantenuto nel tempo. La percezione consapevole del volontario, ormai cittadino di Pisa, coincideva con la mia, maturata nel report dedotto in precedenza. Esiste ed è viva una criticità nella sponsorizzazione sia degli eventi, ma ancora di più delle attività interne all’organizzazione.