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La cena e gli inspeigabili misteri del cielo di Alibah- Alibah-Sinab

Era l’imbrunire e la geep di Ibo, passato l’ultimo borgo abitato della città di Alibah-Sinab, si stava dirigendo verso la villa immersa nel misterioso ed, al tempo stesso, affascinante paesaggio africano.

La strada su cui si muoveva la geep era abbastanza grande e ben asfaltata, ma ai suoi bordi c’era la foresta incontaminata di Alibah Sinab che a quell’ora della notte sembrava regnare incontrastata su quei luoghi: i suoi alti alberi e l’oscurità che la caratterizzavano in quel momento la rendevano davvero misteriosa ed, a volte, minacciosa.

La villa di Ala era stata costruita proprio a ridosso della grande foresta in modo da beneficiare, durante il periodo estivo, del fresco e dell’ossigeno che i suoi alti arbusti producevano.

La jeep, finalmente arrivò a destinazione ed i ragazzi, stanchi per la lunga giornata universitaria, scesero con un grande appetito, accresciuto dal buon odore delle pietanze che la signora Elizabeth aveva preparato per l’importante ospite.

-Allora ragazzi, so che avete già fame – disse Ibo-Tra un pò, quando è tutto pronto, vi chiamo. Nel frattempo, riposatevi un pò in camera vostra e sistematevi perché, come immagino vi abbia

-Siete davvero molto gentile signor Ibo – disse Iianng, accogliendo con piacere il momento di pausa per riprendere un pò di energie. Iianng, inoltre, ne avrebbe approfittato per rivedersi il libricino con le costellazioni del cielo australe: il disorientamento dell’altra sera non era tollerabile da parte sua, soprattutto ora che era uno studente di astronomia.

Mentre Iianng, sul suo letto continuava a vedere e memorizzare le stelle rappresentate sul libricino, Nonky fremeva per l’attesa giacché il suo stomaco era di nuovo vuoto ed aveva una gran voglia di divorare qualsiasi cosa gli fosse capitata a tiro.

Richiamati da un rumore di auto Iianng e poi, anche l’affamato Nonky, si affacciarono dalla finestra della loro stanza e videro arrivare il professor Nattu. James, dalla finestra accanto alla loro, osservava anche lui incuriosito l’arrivo del professore, finché si udì la voce di Ibo chiamarli.

Ala era già con il professore ed i suoi genitori che non appena videro arrivare Iianng, James e Nonky non tardò a fare le presentazioni con il suo sorriso bonaccione.

Nattu, era un uomo alto e ben piazzato ed il suo portamento e carisma era immutato rispetto a quello manifestato durante la lezione, tanto da suscitare un senso di riverenza nei ragazzi, nonostante avesse assunto un tono confidenziale e molto cordiale.

Arrivò il momento della cena. La tavola era imbandita con ogni specialità locale e Elizabeth sembrava aver dato il meglio di

se quella sera. I complimenti per l’ottima cucina, infatti, furono davvero tanti anche da parte del professor Nattu.

Ibo, subito dopo aver finito il piatto avanti a sé, disse:

-Nicolas, i ragazzi sono rimasti molto meravigliati della tua presentazione. Ma come mai hai deciso di parlare proprio delle varie specie di esseri viventi? È una mia curiosità, dato che so bene che nelle tue lezioni introduttive tratti bene altro.

Nicolas, dopo un momento di esitazione, disse: -A te non sfugge proprio nulla, Ibo! Si vede che il commercio ti ha reso davvero scaltro. Che dirti quest’anno abbiamo deciso così….

Tuttavia, la riposta era elusiva e Ibo volle approfondire:

-Abbiamo deciso! Da quando in qua ti fai influenzare? Tu sei uno spirito libero Nicolas e non credo che tu abbia perso questa tua qualità- e lanciò uno sguardo al vecchio amico, come per dirgli che non poteva ingannarlo con quel giro di parole.

Nicolas, dopo aver visto Ibo, lanciò un improvviso e inaspettato sguardo a Iianng e rispose: -Beh… Io Isabel e Pacificus abbiamo preso questa decisione. Tra noi è nata una sinergia…sono degli ottimi docenti e io mi sono trovato da subito molto in sintonia con loro…In poche parole abbiamo deciso di fare una presentazione coordinata.

Ibo, pur non essendo pienamente soddisfatto per la risposta, fu egualmente contento per essere riuscito a far dire qualcosa all’amico: -Ho capito! C’è qualcosa che non puoi dire, forse un

e dopo aver riso con gli altri, disse: -Mi accontento egualmente di quello che mi hai detto, ma per punizione non saprai mai gli ingredienti che mia moglie ha messo nel piatto che ti è piaciuto tanto.

Nicolas, rise, e poi esclamò: -Tu dovevi fare l’agente segreto.

Sei peggio di Marcus Sedder. Riesci a carpire informazioni senza ricorrere alle torture.

I commensali risero e poi Ibo, quasi a conferma del giudizio dato dall’amico disse: -Beh, forse hai ragione. Il mio gene investigativo l’ho trasmesso a mia figlia Ala che col suo ragazzo hanno deciso, proprio oggi, di iscriversi alla scuola di Marcus Sedder.

Nicolas: -In fondo sapevo che nella tua famiglia si annidava il gene dell’investigazione!- disse, prima di rivolgersi ad Ala:

-Comunque, complimenti Ala per la scelta! Marcus, oltre ad essere un grande amico, è un grande agente segreto.

-Vorrai dire era! – disse Ibo, guardando Nicolas.

-Ehm…si…era. …Sei in vena di correzioni stasera, caro Ibo?

-…oppure sei tu in vena di segreti! – sorrise Ibo.

La serata proseguì tra assaggi dei gustosi piatti, preparati dalla madre di Ala e le piacevoli chiacchiere di Ibo e Nicolas, finchè non arrivò l’ora della partenza di quest’ultimo.

Era orami notte e la foresta, buia più del solito, dominava sulla villa degli Addar. Il cielo, invece rispendeva di mille stelle.

Il caldo comunque era elevato e gli Addar come i ragazzi, preferirono riposare sulle amache poste nel giardino.

Iianng disteso sulla sua amaca pensò alla bella giornata trascorsa con gli amici ed alla scelta che aveva deciso di prendere. Poi, dopo aver pensato ai suoi genitori, improvvisamente gli tornò in mente l’immagine dello sguardo che Pacificus, prima, e Nattu, poi gli avevano lanciato, come se lo stessero osservando o come se lo tenessero sotto controllo.

Dopo averci pensato su, Iianng fu convinto che il tutto era solo frutto della sua immaginazione: cosa avrebbero potuto volere da lui due grandi professori di fama internazionale.

Nel silenzio della notte che, ormai, dominava con sottofondo il respiro degli altri che riposavano, Iianng decise di osservare in tranquillità il cielo, che brillava intesamente su di lui.

Guardò fisso il cielo e poi, con uno sguardo stranito, esclamò:

-Possibile! …Di nuovo? …Non riesco a riconoscere nessuna costellazione. …Ma che succede?

Con un nodo alla gola e con sguardo sempre più sveglio e attento cercò allora quelle che erano le stelle più visibili e caratteristiche del cielo australe e riconobbe nuovamente Achemir, Canopus e Alpha Centauri e esclamò nuovamente: -Ma non è possibile, non possono essere lì!- e lanciò uno sguardo verso l’amaca di Nonky quasi per aver conferma dall’amico, ma notò che questi per la fatica accumulata durante il giorno, era

Iianng, rimase ad osservare il cielo finchè la stanchezza non colpì anche lui: la testa lentamente si appoggio sul cuscino e i suoi occhi si chiusero con l’immagine della vicina foresta.

Capitolo VIII Il sogno.

Era ancora notte fonda quando Iianng fu svegliato dal rumore di passi felpati e rumore di cespugli che si muovevano, in direzione della vicina foresta.

Il cuore di Iianng, iniziò a pulsare forte e i suoi occhi iniziarono a scrutare l’oscura foresta che, in quel momento, sembrava davvero vicina alla sua amaca. Il silenzio dominava, interrotto solo dal rumore ritmico del respiro degli amici addormentati sulle loro amache, tanto che Iianng pensò di aver sentiro quel rumore nel sonno. Mentre i suoi occhi stavano per chiudersi nuovamente, un nuovo fruscio, questa volta ben distinto e vicino, ruppe il silenzio della notte, tanto che Iianng trasalì e alzatosi dall’amaca passava gli occhi verso la foresta.

Tanto era la paura che non riuscì a chiamare nessuno dei suoi amici: rimase impietrito ad osservare i cespugli della oscura foresta che lambivano il giardino degli Addar.

L’attenzione di Iianng fu attirata da altri rumori, provenienti dai cespugli della foresta che lambivano il giardino degli Addar, tanto che dopo aver constatato che nessuno si svegliava, decise di accertarsi di cosa si trattasse, prima di dare l’allarme. Si avvicinò, quindi, lentamente ai cespugli e mentre avanzava notava come la grande foresta fosse davvero paurosa a quell’ora della notte:

qualsiasi cosa si sarebbe potuta nascondere tra quella folta vegetazione senza che occhio umano potesse scorgerla.

Giunto in prossimità dei cespugli non notò nulla di strano e provò a smuoverli con un ramo che si trovava lì per terra. Nulla, nessun animale o altro rumore sospetto. Si affacciò allora oltre i cespugli, per scrutare la foresta, inoltrandosi al suo interno, ma non percepì alcun rumore, solo il grande buio che ormai lo avvolgeva e solo allora si rese conto, quasi inconsapevolmente di essersi inoltrato all’interno della foresta, a tal punto che molti alberi fitti lo separavano dalla villa, ormai non più visibile.

Decise allora di ritornare indietro, ma prima di voltarsi Iianng avvertì distintamente un rumore di veloci e felpati passi umani, alle sue spalle, tra gli alberi che lo separavano dalla villa degli Addar. Si girò col cuore in gola, perché i rumori ora provenivano proprio dagli alberi e cespugli che lo separavano dalla villa e se si trattava di qualcosa di pericoloso, non avrebbe potuto fare altro che correre all’interno della oscura foresta.

Rimase fermo per alcuni istanti, quasi impietrito per la paura.

Il silenzio profondo della notte all’improvviso fu rotto dal rumore di alcune foglie che si spostavano. A quel punto Iianng notò due occhi gialli, felini ma ad altezza tale da non poter appartenere ad una tigre o ad altro animale che conosceva. La paura salì d’un tratto e Iianng non riuscì a muoversi quasi fosse ipnotizzato da quegli occhi che, ormai, lo avevano inquadrato.

Una figura apparentemente di un africano, di carnagione nera ma molto esile, iniziava a muoversi verso di lui. Iianng impaurito riuscì a trovare le forze per scappare verso il cuore della foresta.

Con il cuore in gola e senza neppure voltarsi Iianng avanzava nella boscaglia senza badare ad altro se non a seminare la figura che lo inseguiva.

L’oscurità e la folta vegetazione lo avvolgevano, tanto da sembrargli di aver perso la cognizione del tempo e dello spazio:

l’oscurità sembrava nascondergli anche le sue gambe che correvano attraverso quei misteriosi luoghi.

D’improvviso quella tenebrosa oscurità si diradò e la radura diventò meno fitta, apparve un piccolo laghetto circondato da grandi massi ben levigati, dietro cui si nascose per prendere fiato e controllare se quella misteriosa figura lo stava ancora seguendo.

La strada che, orami, lo separava dalla villa degli Addar era tanta e Iianng non ricordava neppure il percorso che aveva fatto per arrivare a quel laghetto; pensò allora di attendere le luci dell’alba prima di tentare un ritorno alla villa.

Iianng, riusciva a malapena a trattenere il respiro pesante, per ascoltare i rumori che provenivano dalla fitta boscaglia. Il grande masso dietro cui si era nascosto, tuttavia, aveva dato un minimo di tregua per riorganizzare i suoi pensieri.

-Ma cosa era quella figura e perché mi inseguiva con tanta

cannibali che incontrarono il signor Ibo e il professor Nattu in quella spedizione di cui mi parlava Ala!

La mente di Iianng era occupata da mille pensieri e il suo sguardo era puntato sulla nera boscaglia che lo separava dalla villa degli Addar. La notte era profonda e tutto era nuovamente immerso in un profondo e spaventoso silenzio: non si sentivano neppure i rumori che gli animali notturni, facevano quando era sdraiato sulla sua amaca.

-Sono stato un impudente! Perché diavolo mi sono messo in questa situazione?-si disse, prima di notare che davanti a lui c’era un esemplare di quello strano fiore blu trasparente che il professor Nattu, aveva fatto vedere a lezione. Iianng fu meravigliato di vederlo lì proprio davanti a lui. Era piccolo e decise di coglierlo. I suoi petali davano sul blu scuro ma erano trasparenti e al loro interno si vedevano mille luci: sembravano come quegli esseri viventi che vivono nella profondità degli abissi marini. Iianng rimase ad ammirarlo un pò prima di riporlo nel suo portafogli. Sarebbe stato schiacciato ma in quel momento doveva avere le mani libere perché la situazione non era ancora del tutto tranquilla. Non si sentivano rumori e Iianng avvertì di avere la temperatura alta anche a quell’ora della notte, poi il suo sguardo fu attratto da alcuni riflessi del lago e si avvicinò per osservarli meglio non curante di uscire allo scoperto.

Iianng si bloccò nel vedere l’immagine: il lago rifletteva l’immagine di tre lune. Allora con il cuore in gola alzò lentamente lo sguardo al cielo e su di lui vide brillare tre lune.

-Non è possibile! Ma che sta succedendo-riuscì a dire nonostante fosse rimasto a bocca aperta per quello che stava ammirando in cielo.

Erano tre lune, di diversa dimensione, che illuminavano con la loro luce tutto il lago e il paesaggio circostante. Solo allora Iianng notò che l’ambiente che lo circondava era strano: il terriccio molto fine, le rocce estremamente levigate e la vegetazione con foglie immense, mai viste.

Rimase fermo ad ammirare, senza accorgersi che ora erano perfettamente visibili le due figure che lo stavano fissando.

Erano due uomini scursissimi di carnaggione, con occhi che davano sul giallo, ma solo quando uscirono dalla boscaglia e la luce delle lune iniziava a distinguerne i tratti, Iianng notò qualcosa di strano anche in loro: non avevano peli o capelli e i loro nasi, orecchie e labbra erano appena accennati. La paura salì nuovamente e non appena vide che la figura stava lasciando l’oscurità della boscaglia alle sue spalle per dirigersi verso di lui, fuggì con tutta la forza che aveva verso il bosco posto sul lato opposto. L’oscurità lo avvolse di nuovo ed in modo più forte di prima dato che i suoi occhi si erano abituati alla forte luce emessa dalle tre lune sul lago, inciampò e cadde, battendo

Capitolo IX