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Cenni biografici sulla formazione di Paul Rée

Nel documento Nietzsche e la coscienza storica (pagine 105-114)

DECLINAZIONI DEL METODO STORICO-CRITICO: SCIENZA, FILOSOFIA STORICA, GENEALOGIA

1. Cenni biografici sulla formazione di Paul Rée

Sin dai tempi di Lipsia, Rée aveva allacciato rapporti con lo studioso del pensiero kantiano Heinrich Romundt e, quando questi divenne libero docente di filosofia all’Università di Basilea, raggiuntolo nel maggio del 1873, Romundt lo presentò a Nietzsche, suo vecchio compagno di studi a Lipsia. Nel semestre estivo del 1873 Rée, insieme con Gersdorff, ebbe modo di frequentare le lezioni di Nietzsche sui preplatonici. Rée si laureava nell’aprile del 1875 ad Halle con una tesi, parafrasando Treiber, «provocatoria» sulla nozione di “kalòn” nell’etica aristotelica e, nel frattempo, si occupava della stesura delle Osservazioni psicologiche193. Il libro venne stampato presso l’editore Carl Duncker di Berlino, grazie all’interessamento di quell’Eduard von Hartmann, che tanta parte ebbe nelle «scorribande inattuali» del giovane Nietzsche. Le Osservazioni psicologiche, una raccolta di massime di filosofia morale, correlate da uno studio conclusivo sull’origine della vanità, erano state pubblicate anonime per volere di Rée, avvalsosi dello stratagemma classico di curare l’edizione di un lascito postumo di un autore che aveva voluto rimanere anonimo.

É importante ripercorrere alcune delle tappe della formazione di Rée: in maniera cronachistica, ma sintetica, ci danno la dimensione della costellazione intellettuale in cui lo stesso Nietzsche si trovò a gravitare, conoscendolo. Ebreo per parte di madre e padre194, Rée aveva completato gli studi ginnasiali, diplomandosi presso il Gymnasium

193 Cfr. D. Fazio in Introduzione a P. Rée, Osservazioni psicologiche, Pensa multimedia, Lecce 2010, pp.

20-23.

194 «Era di origini ebraiche e, secondo la caratterizzazione che ne ha dato Theodor Lessing, nel suo libro

intitolato L’Odio ebraico di sé, apparteneva “a quella specie di giovani ebrei, singolare e assai diffusa in quegli anni precedenti il sionismo, i quali, del tutto staccati dalla tradizione e dal rito, celano la coscienza della loro origine ebraica come una colpa segreta, come se fosse il marchio di un carcerato con una voglia

Fridericianum di Schwerin; inizialmente orientatosi verso gli studi di filosofia, per volere del padre, aveva poi deciso per la facoltà di diritto dell’Università di Lipsia. Allo scoppio della guerra franco-prussiana fu arruolato come soldato: ferito durante la battaglia di Gravelotte nell’agosto 1870, fu congedato e, fatto ritorno a Lipsia, prese la decisione di abbandonare la facoltà di diritto e dedicarsi alla filosofia, iscrivendosi all’Università di Berlino195. «Sappiamo – scrive Fazio – che presso la facoltà di filosofia

di Lipsia, Rée seguì i corsi di storia monumentale dell’arte plastica greca, di storia della letteratura greca, di storia del regno tedesco e ascoltò le lezioni del matematico e filosofo Drobisch sull’ «Introduzione alla filosofia e alla logica» e «Psicologia ed etica: sulla Critica del giudizio di Kant». Presso la facoltà di diritto, frequentò poi i corsi di storia del diritto tedesco, di economia e scienza delle finanze e di storia del diritto romano»196. Nell’autunno del 1871, Rée si trasferì alla facoltà di Berlino: dopo aver frequentato nel semestre invernale le lezioni su Aristotele del filosofo Friedrich Adolf Trendelenburg, seguì soprattutto «corsi di scienze naturali e di medicina: chimica, anatomia umana, anatomia degli organi sensoriali e del cervello, osteologia, sindesmologia e istologia»197. Nel semestre estivo del 1872, infine, Rée si iscrisse

all’Università svizzera di Zurigo, dove continuò a coltivare i suoi interessi medico- scientifici, e dove frequentò per due semestri le lezioni di filosofia di Friedrich Albert Lange198. É proprio in Svizzera che Rée fece la conoscenza di Schopenhauer, come

ebbe a testimoniare Paul Deussen, futuro curatore della prima edizione delle opere del filosofo di Danzica; Deussen ebbe modo di conversare con Rée nell’estate del 1872: alla

di nascita che li deturpa”». Citato da Fazio in Introduzione a P. Rée, Osservazioni psicologiche, cit., p. 18.

195 Ivi, p.19. Fazio riporta queste notizie richiamando i saggi apparsi sulle Nietzsche-Studien di H. Treiber,

Paul Rée – eine biographische und werkgeschichtliche Skizze, nota 29, e dallo schizzo biografico che funge da introduzione alle sue opere.

196 Ivi, p. 19-20. 197 Ibidem.

198 Ibidem. Come aggiunge Fazio, e come fu per Nietzsche, «all’insegnamento di Lange è probabile che

Rée debba anche la sua prima conoscenza dell’opera di Darwin, alla quale nella Geschichte des

domanda di Deussen, se vi fosse un filosofo al quale si ricollegava, Rée rispose con una sola parola: «Questa sola parola – riporta Deussen – era: Schopenhauer»199. Per parte propria, appena pubblicate le Osservazioni psicologiche, Nietzsche prendeva contatto con Rée, al fine di complimentarsi con lui, non essendosi fatto per nulla ingannare dallo stratagemma letterario adottato200. Scrive Nietzsche in quell’occasione:

Caro signor dottore, le Sue Osservazioni psicologiche mi hanno fatto troppo piacere perché prendessi sul serio il suo incognito postumo (“dal lascito letterario”). Sfogliando una quantità di libri nuovi, ho trovato di recente il Suo, e ho riconosciuto come Suoi alcuni di quei pensieri, e la stessa cosa è accaduta a Gersdorff, che or non è molto mi rievocava la citazione: “ Saper tacere piacevolmente insieme sembra essere una prova d’amicizia maggiore che non il saper parlare piacevolmente insieme, come diceva Rée. … Se Lei non farà stampare mai altro che queste massime formatrici dello SPIRITO, se questa opera è e resta veramente il suo lascito va bene così: chi vive in tanta indipendenza e tira innanzi per suo conto ha il diritto di esigere che gli si risparmino elogi e speranze201.

Nella redazione delle Osservazioni psicologiche, oltre a Schopenhauer, Rée aveva tenuto in considerazione autori come G. C. Lichtenberg e i moralisti francesi del XVII e XVIII secolo: La Rochefoucauld, La Bruyèere, Vauvernagues e Chamfort erano i suoi autori. In vista della scrittura della sua seconda opera, su L´Origine della coscienza, aveva invece sensibilmente ricalibrato l’orientamento delle sue letture: studiò la filosofia morale di Kant, l’Ethica di Spinoza, il De homine di Hobbes, le opere morali di Hume, gli scritti degli utilitaristi inglesi Hutcheson, Smith, Bentham e dei positivisti Herbert Spencer e John Stuart Mill202. Nel periodo che intercorre tra la pubblicazione

delle Osservazioni e dell’Origine fu essenziale per Rée l’approfondimento delle opere di Darwin: «una lettura – osserva Fazio – che gli consente di attenuare in una certa

199 Citato da D. Fazio in Introduzione a P. Rée, Osservazioni psicologiche, cit., p. 20: cfr. P. Deussen,

Mein Leben, hrsg. Von E. Rosenthal- Deussen, Leipzig 1922, p. 140. Fazio ipotizza che la conoscenza di

Schopenhauer da parte di Rée possa essere avvenuta proprio per tramite di F. A. Lange, cui il suo discepolo, Hans Vahinger, in Hartmann, Dühring und Lange. Geschichte der deutschen Philosophie im

XIX Jahrhundert. Ein Kritischer Essay (Iserlohn 1876, p. 208), ascrive il ritorno a Kant. Lange è del resto

uno dei maggiori esponenti del «ritorno a Kant» e, con il neocriticismo langeano, Rée avrebbe secondo Fazio addirittura in comune la critica alla metafisica schopenhaueriana della volontà.

200 Al contrario di Nietzsche, sembrerebbe essere a pieno caduto nell’inganno un professore di Jena, il

quale ebbe a credere che realmente si trattava di un libello moralista fortunosamente riemerso dal passato: questo in merito alle vicende relative ai tentativi di abilitazione universitaria di Rée.

201 Lettera di Friedrich Nietzsche a Paul Rée, Basilea, 22 ottobre 1875. Citata da Fazio in Introduzione a

P. Rée,Osservazioni psicologiche, cit., p. 24.

misura il pessimismo dei suoi esordi»203. Interessante è la segnalazione dello stesso

Fazio, riguardante i contatti epistolari tra Rée ed Haeckel: nel febbraio del 1876 il filosofo prussiano gli aveva inviato una prima stesura de L’origine dei sentimenti morali, titolata Abriss einer Moralphilosophie. La lettera di presentazione del lavoro recitava quanto segue: «Egregio Signore, i darwiniani sono sempre una minoranza tra i dotti, forse perché la verità è abitualmente in minoranza. Soprattutto si è abituati a indicare l’ambito morale negli uomini, per dimostrare la sua origine divina, sebbene al contrario Darwin e altri abbiano dimostrato l’inclinazione morale negli animali. In allegato mi prendo la libertà di inviare a Lei, il perfezionatore della dottrina di Darwin, un compendio dei problemi morali che si rifà a Darwin»204.

Ancora, in merito a Rée: riconducendoci ai tentativi che compie per abilitarsi all’insegnamento universitario, abbiamo un quadro generale del movimento di idee in Europa in merito alla ricezione della rivoluzionaria teoria darwiniana della discendenza. Un paio di tentativi da parte di Rée in tal senso sono per noi particolarmente significativi: il primo, esplicito, riguarda la candidatura per l’abilitazione all’Università di Jena; il secondo, indiretto, riguarda la pubblicazione e recensione della sua seconda opera, che doveva allungare la lista degli studi su cui contare, appunto, per l’abilitazione: con l’Origine dei sentimenti morali, Rée si riprometteva infatti di ottenere la libera docenza in filosofia. Scrisse perciò a Franz Overbeck a Basilea: «Vorrei da Lei un consiglio per la questione della mia abilitazione. Naturalmente Basilea sarebbe la mia sede preferita, e anche Nietzsche inizialmente me l’ha proposta; ma dopo varie riflessioni pro e contro abbiamo trovato nella persona di Steffensen e nella mia tesi di abilitazione (vorrei usare lo scritto appena terminato Der Ursprung der moralischen Empfindungen che nell’introduzione si fonda sull’evoluzione darwiniana

203 Cfr. P. Rée, Osservazioni psicologiche, cit., p. 26.

204 Ibidem. Fazio cita la lettera di Paul Rée a Ernst Haeckel, 27 febbraio 1876, in H. Treiber, Zur

dell’uomo dalla scimmia), fattori molto sfavorevoli e vorremmo appunto sapere come la pensa Lei. Forse è più adatta Zurigo laggiù c’è Wundt, che è un rappresentante dell’indirizzo darwiniano; e poi è così vicina a Basilea. Ma d’altra parte un’università svizzera forse non è adatta per iniziare. Per la verità, diventare presto professore mi importa meno che raccogliere materiali per una “Storia della coscienza morale”, cosa per cui credo che un posto di docente mi offrirebbe una migliore opportunità. Oltre a Zurigo, ho pensato anche, in particolare a Jena»205.

Anche nello scambio epistolare di Nietzsche con Rée si trova traccia di questi tentativi e della sollecitudine con cui Nietzsche si prodiga al fine di agevolare e l’abilitazione e la pubblicazione di Rée. Nietzsche prese contatti con Max Heinze, suo professore al liceo di Pforta, in quel momento professore a Lipsia, l’incontro col quale tuttavia non ebbe per Rée l’esito sperato; in un secondo momento, Nietzsche contattava l’editore Schmeitzner di Chemnitz, che effettivamente pubblicò l’Origine dei sentimenti morali nel 1877, proprio grazie alla sua intercessione e, infine, Nietzsche si occupò della recensione dell’opera di Rée in Mind, rivista diretta da George Croom Robertson. Nietzsche ebbe l’occasione di portare il caso di Rée all’attenzione dell’editor di Mind, come lui stesso scrive, una volta incontrato a Rosenlaui personalmente Robertson. «Oggi – scrive Nietzsche – ho potuto fare qualcosa per la diffusione del Suo nome. Tra gli Inglesi che risiedono qui con me c’è anche un professore di filosofia, molto simpatico, Robertson, dell’University College di Londra, direttore della migliore rivista inglese di filosofia “Mind, a quarterly review” (…). Vi collaborano tutti i grandi Inglesi, Darwin (…), Spencer, Tylor, ecc(…). Ebbene: l’editor di “Mind” ha letto il Suo libro, è molto interessato e oggi a pranzo ha promesso, di sua iniziativa, di segnalarlo sulla sua

205 Paul Rée a Franz Overbeck a Basilea, Sorrento, 10 febbraio 1877, p. 16. Lettera citata da Fazio in P.

rivista»206. Persino la reazione di Rée alle due recensioni rappresenta un dato

interessante, che ci permette non solo di tenere traccia del movimento di idee in circolo tra gli ambienti accademici, e non, della Inghilterra e Germania di fine Ottocento, ma anche di avere misura della loro ricezione accademica e della ricezione della loro differenza: un approccio tradizionalmente più empirico, come è quello Inglese, ed uno più metafisico, come è quello Tedesco. Questo aspetto, che pare marginale, è invece un segno sostanziale, che ci offre la portata reale delle critiche che ognuno dei due, Nietzsche e Rée, muove e articola poi autonomamente.

«Ho visto la recensione di Jena – scrive Rée a Nietzsche – e se la si confronta con quella su “Mind” è impossibile non meravigliarsi ogni volta di tutto ciò che i tedeschi non sanno fare. L’inglese espone anzitutto il contenuto, dopodiché vi aggiunge qualche considerazione recante il suo giudizio soggettivo. Invece il tedesco quasi non dà idea del contenuto dell’opera; e ci regala il suo lunghissimo parere su di essa. Ma che cosa può importare ai lettori il parere di Fritz Schulze? La recensione vale tutt’al più per l’autore – che certo ci si è divertito»207. In effetti l’Origine dei sentimenti morali era

stata recensita nell’ottobre del 1877 anche sulla Jenaer Literarzeitung, in cui Schulze aveva paragonato Rée ad un «novello Spinoza»208. Eppure, nonostante i riscontri positivi ottenuti da più fronti, Rée non riesce, e non vi riuscirà mai, ad ottenere l’ abilitazione all’insegnamento in Germania: anche questo è un segno significativo del clima culturale in movimento, che sollecita una certa linea di ricezione da parte dell’ambiente accademico. Un ultimo tentativo fu fatto da Rée per tramite di Friedrich Paulsen all’Università di Strasburgo, tentativo di cui abbiamo notizia ancora attraverso l’epistolario di Rée, confortati in ciò da Fazio: per l’occasione, Rée contava su una terza

206 Lettera di Friedrich Nietzsche a Paul Rée, Rosenlaui, 1 agosto 1877. Citata da D. Fazio in P. Rée,

Osservazioni psicologiche, cit., p. 31 e riportata anche in M. Carpitella, E. Pfeiffer (a cura di), Triangolo di Lettere, Adelphi, Milano 1999.

207 Ivi, p.31.

pubblicazione, quella dello scritto titolato La genesi della coscienza, testo che aveva concluso nel 1883, ma che venne licenziato definitivamente dall’autore solo due anni più tardi, nel 1885, presso l’editore Carl Duncker, lo stesso editore delle Osservazioni psicologiche; sempre presso questa casa editrice, Rée avrebbe poi pubblicato il saggio su L’illusione della libertà del volere. Le sue cause e le sue conseguenze.

Ora, se nell’Origine dei sentimenti morali, Rée aveva adottato un approccio più vicino alle posizioni darwiniane, ne La genesi della coscienza, arricchiva le riflessioni sull’emergenza di questo fenomeno straordinariamente umano, con materiali provenienti dalla letteratura etnografica e antropologica, in specie dagli studi di E. B. Tylor, fondatore dell’orientamento culturale in antropologia. A questi materiali venivano accostati studi ulteriori di storia del diritto romano, anglosassone e materiali di storia delle religioni. Su tali basi storiografiche, alle quali andava applicando il metodo comparativo delle moderne scienze antropologiche, Rée cercava di studiare il complesso fenomeno della coscienza, legandolo al concetto della responsabilità morale e, dunque, ad uno studio della storia delle pene. Rée cercava innanzitutto di dimostrare che nella storia della umanità, non il sentimento della giustizia ha dato adito alle pene, ma viceversa: la somministrazione delle pene ha dato poi adito al sentimento di giustizia; inizialmente, secondo Rée, le pene hanno però avuto precisi scopi, di carattere utilitario, per poi essere ritenute comminate da entità divine, in una rappresentazione antropomorfica della rappresaglia, ed infine essere divenute collaterali alla forma interiorizzata del sentimento di giustizia e del sentimento morale in seno alla coscienza individuale209. Questa è una genealogia, in sostanza, della moralità e, con essa, del principale oggetto imputabile di moralità: la coscienza individuale. Non a caso nel titolo dell’opera Rée utilizza il termine «Ent-stehung», che denota innanzitutto il senso di uno

svolgimento, di uno sviluppo attraverso un divenire e, secondariamente, il senso di una «emergenza» finale da uno stato trascorso e sedimentato nel tempo.

Nonostante la stretta vicinanza dei temi trattati nelle rispettive opere di quel periodo, la singolare vicenda della dedica di questo suo ultimo saggio sulla genesi della coscienza, dà la misura dei rapporti tra Rée e Nietzsche agli inizi degli anni Ottanta. In segno di riconciliazione Rée aveva infatti chiesto all’amico di potergli dedicare, come già era stato per L’origine dei sentimenti morali, il saggio sull’origine della coscienza. Nietzsche aveva seccamente declinato l’offerta e, come scrisse ad Overbeck, «ho rifiutato che il libro più importante di Rée, Die Entstehung des Gewissens, mi venisse dedicato – e ho posto così fine a un rapporto da cui sono nati non pochi funesti equivoci»210.

Nel tentativo di inquadrare brevemente i trascorsi intellettuali e formativi di Rée, è necessaria ancora una nota tematica sul suo ultimo saggio pubblicato, dedicato all’ illusione della libertà del volere. Come sintetizza Fazio, in questo testo Rée, opponendosi al tentativo kantiano prima, e schopenhaueriano poi, di operare una conciliazione tra il regno della libertà e quello della necessità attraverso le dottrine della libertà intelligibile e del carattere intellegibile211, teorizza una concezione dell’agire umano, sbilanciata verso l’uno dei due fronti, quello della necessità: la struttura dell’agire, secondo questa tarda elaborazione di Rée, sarà perciò strettamente «deterministica»212.

Il rapido excursus nella produzione filosofica di Rée risponde inoltre alla esigenza di evidenziare la singolare prossimità di temi e metodi tra la sua filosofia e quella nietzscheana, e non solo giovanile – ci riferiamo in tal senso alla filosofia illuministica

210 Cfr. Friedrich Nietzsche a Franz Overbeck a Basilea, Genova, 6 marzo 1883 in M. Carpitella, E.

Pfeiffer (a cura di), op. cit., p. 277.

211 Cfr. D. Fazio, Paul Rée. Un profilo filosofico, Palomar, Bari 2003, p. 44. 212 Ibidem.

dei due volumi di Umano troppo umano – ma anche tarda: la vetta estrema dell’ applicazione di questo nuovo metodo filosofico per Nietzsche sarà infatti la Genealogia della morale, in cui sarebbe stato portato a compimento il lavoro storico iniziato con Umano, troppo umano213. Non possiamo fare a meno di constatare la compresenza di tematiche e problematiche perduranti negli studi dell’uno e dell’altro, che sono parzialmente esemplificate proprio dalla titolatura delle opere di Rée, quasi esse fossero un filo conduttore dell’impronta dell’uno nelle ricerche dell’altro. Del resto, le esigenze di questo studio comportano l’indagine su quegli stessi temi di Umano, troppo umano I, in particolare, i quali conservano una conclamata impronta «réealista», per usare il medesimo gioco nietzscheano di parole su Rée: dall’osservazione psicologica che, avvalendosi di strumenti storici di indagine filosofica, si interroga sull’origine del fenomeno umano del pensiero, all’ipotesi sull’illusorietà della libertà del volere, alle indagini morali sulla vendetta e la punizione, correlative alla nozione di responsabilità.

Ebbene, mentre per parte propria gli studi scientifici, nonché l’edizione critica delle sue opere, curata da H. Treiber, hanno ormai dimostrato che Rée è «non solo un amico di Nietzsche»214, resta imprescindibile il riferimento a questa figura autonoma di

intellettuale e medico del tardo Ottocento nella disamina di esperienze filosofiche capitali per il giovane Nietzsche. Un Nietzsche che invano ha tentato di dilatare i tempi di produzione di Umano, troppo umano nelle rievocazioni successive della questione, per emancipare questa sua produzione dall’ipoteca di quella di Rée, il debito nei confronti del quale sembrava quasi dovesse espiare, come una colpevole diserzione dai ranghi della metafisica e dell’idealismo schopenhaueriano-wagneriani.

213 Cfr. G. Campioni, “VERSO QUAL META SI DEVE VIAGGIARE?”Lettura dell’aforisma 223 da

Opinioni e sentenze diverse di Friedrich Nietzsche in AA.VV., La ‘biblioteca ideale’ di Nietzsche, cit., p.

131-132.

Nel documento Nietzsche e la coscienza storica (pagine 105-114)