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Coscienza storica ironica e genealogia della personalità debole

Nel documento Nietzsche e la coscienza storica (pagine 71-75)

3. Sull’ utilità e il danno della storia per la vita

3.7 Teoria della storiografia

3.7.2 Coscienza storica ironica e genealogia della personalità debole

Nel passare in rassegna gli effetti disgreganti di una coscienza storica ipertrofica, che pretende di dare «giustizia» agli oggetti del suo sapere, Nietzsche prende ad esempio, con considerazioni che sono degne del discorso kantiano sulla religione entro i limiti

della sola ragione, la religione cristiana. Provare a riconvertire l’esperienza della fede in un sapere storico, strettamente scientifico, priva quell’esperienza della sua autenticità.

Una religione per esempio, che debba essere convertita in sapere storico, sotto l’impero della pura giustizia (storica), una religione che debba essere conosciuta da cima a fondo scientificamente, alla fine di questa strada è in pari tempo distrutta115.

E, ancora, in merito all’esperienza religiosa, scrive Nietzsche:

Ciò che si può imparare riguardo al cristianesimo, ossia che sotto l’effetto di un trattamento storicizzante esso è diventato apatico e innaturale, finché da ultimo un trattamento perfettamente storico, vale a dire giusto, lo risolve ora in puro sapere sul cristianesimo, in tal modo distruggendolo, altrettanto lo si può studiare riguardo a tutto ciò che ha vita, che esso cioè cessa di vivere quando viene sezionato sistematicamente, e che vive dolorosamente da malato quando si cominciano a fare su di esso le esercitazioni di dissezione storica116.

Dunque non solo l’esperienza religiosa, ma «tutto ciò che ha vita», passato al maglio dell’esperienza cosciente, cioè sezionato e traslato dal dominio di ciò che corrisponde a un’esperienza di fede a quello dell’esperienza del sapere, è «congelato», per usare un termine che comparirà in Umano, troppo umano: la dissezione critica dissolve quell’elemento etereo e inconsapevole che favorisce, come Nietzsche considerava all’inizio, la nascita di un evento storico o le stesse esperienze religiosa o artistica. E di fatto, nella coscienza moderna alle principali forze spirituali che sono quelle della religione e dell’arte, Nietzsche trova essersi sostituito il senso storico.

L’eccesso di senso storico paralizza l’attività vitale e la speranza di collocarsi in un futuro e, come risulta dalle analisi precedenti, se la forza plastica interna che alimenta l’essere vivente decresce, ne scaturisce una personalità debole. É sulla base di una tale personalità che attecchisce il sentimento epigonico di non essere un’umanità all’altezza di quella passata, e antica, nella fattispecie; come anche il sentimento di vivere a ridosso di una svolta epocale, alla fine dei tempi. Il senso di essere prossimi alla fine, che è un eccesso anche questo di senso storico, viene definito da Nietzsche una forma di coscienza ironica:

115 Ivi, p. 57. 116 Ivi, p. 59.

Può apparire invero strano, ma non contraddittorio, che a un’epoca la quale tanto rumorosamente e importunamente suol erompere nella più noncurante esultanza per la sua cultura storica, io attribuisca nondimeno una specie di coscienza ironica, un fluttuante presentimento che qui non ci sia da esultare, una paura che forse presto sarà finita per ogni divertimento della conoscenza storica117.

Tematizzato il concetto di coscienza ironica, Nietzsche si appresta ad offrire una «derivazione» del sentimento epigonico di decadenza che infiacchisce gli impulsi vitali presenti. Questa mossa, che è quasi abituale e, si passi il termine, inconsaputa nella filosofia nietzscheana giovanile, è genealogica: si parla appunto di derivazione, di un lignaggio, di eredità. Essa verrà poi filosoficamente legalizzata con l’esercizio storico- genealogico su un oggetto macroscopico, come lo è la morale della società tedesca, ed europea, ottocentesca.

Entro questa paralizzante credenza in un’umanità che già appassisce, non si nasconde piuttosto il malinteso di una concezione cristiano-teologica ereditata dal Medioevo, il pensiero di una fine del mondo vicina, di un giudizio angosciosamente atteso? Forse quella concezione ha cambiato veste attraverso l’accresciuto bisogno storico di giudicare, come se il nostro tempo, ultimo di quelli possibili, fosse esso stesso autorizzato a tenere su tutto il passato quel giudizio universale, che la fede cristiana in nessun modo aspettava dall’uomo, bensì dal «figlio dell’uomo»? (…) In questo senso noi viviamo ancora nel Medioevo, la storia è ancor sempre una teologia camuffata, e del pari la venerazione, con la quale il profano estraneo alla scienza tratta la casta scientifica, è una venerazione ereditata dal clero 118.

Il richiamo della nozione feuerbachiana della storia come teologia camuffata è la sintesi significativa di questo disvelamento genealogizzante e storico di un tratto patologico, secondo Nietzsche, del presente. La medesima sintomatologia sarà ripresa e affrontata in prospettive rinnovate e maturate dalle letture e le esperienze filosofiche degli anni successivi, nella Genealogia ma anche nell’Anticristo, ad esempio. É infatti in testi di questo tipo che la natura im-morale del pensiero nietzscheano si riconosce, e non rimane una mera astrazione indeterminata, come anti-cristiana.

Non solo, Nietzsche compie un ulteriore passo nella definizione di questo movimento genealogizzante. Il sapere storico, che porta con sé l’antinomia di un eccesso paralizzante del tempo presente verso i tempi a venire, deve volgere il suo pungolo

117 Ivi, p. 65. 118 Ivi, p. 66.

contro se stesso, per aprire alla possibilità di tempi futuri. Il rimedio è scendere a fondo nei termini di questa contraddizione e riconoscerne la storicità. Solo in questo modo potrà innestarsi quel radicale movimento di ri-plasmazione dell’umano, quell’incistarsi di una seconda nuova natura al posto di una prima vecchia natura ormai considerata inoppugnabile.

Ma bisognerà tuttavia sostituire questa spiegazione, presentata del resto da me solo in forma dubitativa, con spiegazioni migliori; giacché l’origine della cultura storica – e della sua contraddizione assolutamente e intimamente radicale rispetto allo spirito di un «nuovo tempo», di una «coscienza moderna» – questa origine deve essa stessa essere riconosciuta storicamente, la storia deve essa stessa risolvere il problema della storia, il sapere deve volgere il suo pungolo contro se stesso: questo triplice deve è l’imperativo dello spirito del «nuovo tempo», nel caso che vi sia in esso realmente qualcosa di nuovo, di forte, di originale, qualcosa che promette vita119.

Nel documento Nietzsche e la coscienza storica (pagine 71-75)