• Non ci sono risultati.

Nietzsche, Lange e il ritorno a Kant: le basi neokantiane della filosofia nietzscheana

Nel documento Nietzsche e la coscienza storica (pagine 88-105)

DALLA METAFISICA DELL’ARTE AL FILOSOFARE STORICO: IL RUOLO DELLE SCIENZE NATURAL

2. Nietzsche, Lange e il ritorno a Kant: le basi neokantiane della filosofia nietzscheana

La monografia di D. Fazio si concentra sotto un profilo storico e teoretico, potremmo dire filologico, sullo studio dei rapporti tra la filosofia nietzscheana e le sue fonti neokantiane. Sono del resto questi i presupposti speculativi sulla base dei quali si può con probità impostare il problema stesso, e affrontarlo criticamente, del rapporto fra Nietzsche ed Hegel. Non si tratta solo di stabilire strettamente quali fossero i testi kantiani frequentati da Nietzsche, ma anche quali siano le forme epigoniche di queste filosofie portanti nella storia della cultura ottocentesca e, per tramite delle quali, alcune formulazioni classiche trasmigrano in forme teoretiche alterate, che Nietzsche stesso chiama in causa polemicamente e al fine di destrutturarle. É questo ad esempio il singolare caso della critica nietzscheana alla teoria darwiniana della evoluzione: Nietzsche non conosce i testi di Darwin, non li ha mai letti; è entrato in contatto con un resoconto della storia della filosofia dell’evoluzione attraverso la lettura di F. A. Lange, e si è portato nelle vicinanze più prossime della filosofia darwiniana probabilmente attraverso Haeckel, il «mastino di Darwin», che già ne aveva restituito una singolare rielaborazione monistica154. Nel polimorfo clima culturale tedesco il passo dalla trattazione scientifica a quella morale, come accennato in precedenza, era breve: per cui per poter affrontare la scrittura della sua prima Inattuale su F. D. Strauss, intellettuale apostolo del vangelo moderno delle magnifiche sorti e progressive, era quasi naturale per Nietzsche passare per lo studio di Haeckel, l’embriologo tedesco, teorico del principio della ricapitolazione ontogenetica della filogenesi155.

Come accuratamente riporta Fazio, Nietzsche si dedica però non solo alla lettura di Lange, ma anche a quella di Kant. L’occasione è fornita da un progetto di tesi di

154 Cfr. A. Orsucci, op. cit., p.213. 155 Ivi, p. 215.

dottorato in cui Nietzsche intende scrivere la storia de Il concetto di organico a partire da Kant (1868). Di tale progetto restano solo gli appunti postumi, raccolti nella sezione dedicata agli scritti giovanili di Nietzsche; dall’epistolario abbiamo infatti un ragguaglio sulle ragioni per cui Nietzsche decise di non portare avanti questo tipo di trattazione; mentre scriveva a P. Deussen, annunciando «l’ambizioso progetto di una dissertazione “metà filosofica metà scientifica” sul “concetto di organico da Kant in poi”»156, presto

Nietzsche annunciava a Rohde di aver modificato il suo intento iniziale:

Tutto sommato questo tema non si addice allo scopo, a meno che non si voglia lavorare in modo proprio superficiale. Alla fine tratterò dunque una questione filologica strettamente limitata157.

Così, se inizialmente Kant è soprattutto il teorico dei limiti del sapere legato alle forme della esperienza, sulle cui rinnovate basi teoretiche Schopenhauer ha strutturato la propria filosofia della volontà di vivere, in un secondo momento Kant e gli epigoni neokantiani verranno a costituire un termine di mediazione nello spostamento teoretico e nella svolta speculativa tra la metafisica dell’arte di impronta schopenhaueriano- wagneriana e la filosofia fenomenalistica di impronta langeana.

Lange e Schopenhauer sono perciò due fuochi della formazione giovanile nietzscheana: passandovi attraverso, possiamo dare profondità, forma e prospettiva a molti rivolgimenti che sono stati giudicati contraddittori e paradossali tanto dalla bibliografia specialistica, la quale spesse volte si è spaccata privilegiando uno dei due momenti, quanto dagli stessi amici e colleghi vicini a Nietzsche; come egli stesso ebbe a scrivere dopo la pubblicazione di Umano, troppo umano a Mathilde Maier, nel luglio del 1878, quando la grande crisi era giunta a compiersi e ricomprendersi nella scrittura, dopo l’esperienza di Bayreuth: «I miei conoscenti e amici (con pochissime eccezioni) si

156 Cfr. F. Nietzsche, Appunti filosofici 1867- 1869, cit., p. 19.

157 Cfr. Lettera a Rohde del maggio 1868 pochi giorni dopo la lettera a Deussen di fine aprile-maggio

comportano come se gli avessi rovesciato il pentolino del latte. Dio li aiuti – io non posso fare altrimenti»158.

Del resto la letteratura scientifica sul tema, confortata dagli orientamenti e le scoperte filologiche degli studi Colli e Montinari, ha ormai ampiamente dimostrato la giustapposizione di temi che riguardano la lettura di Schopenhauer e Lange: essi convivono negli appunti postumi di Nietzsche degli anni di Lipsia, riconducibili all’arco del 1867-69: «I mesi della primavera 1868 – scrive Montinari – sono estremamente produttivi; oltre a proseguire il lavoro su Diogene Laerzio e a iniziare l’attività di recensore per il “Literarisches Centralblatt” di F. Zarncke, Nietzsche mette per iscritto (…) gli appunti Su Schopenhauer. E subito dopo, nell’aprile 1868, inizia persino a lavorare a una dissertazione di argomento filosofico (“Sul concetto di organico da Kant in poi” ovvero “sulla teleologia”) – progetto questo che lo tiene impegnato per circa un mese: all’inizio di maggio è già abbandonato»159. La prossimità delle riflessioni

nietzscheane su Schopenhauer e Lange è dovuta non solo al fatto cronologico che Nietzsche abbia letto Schopenhauer poco più di un anno prima di leggere Lange; ma soprattutto al fatto che, attraverso Lange, letto nel 1866, gli erano stati forniti importanti strumenti per dare voce a quel distacco antimetafisico, poi deflagrato nella fase illuministica di Umano, troppo umano.

Il racconto dell’incontro con Schopenhauer è affidato ad alcune pagine di diario risalenti al 1868:

Un giorno avevo trovato nella bottega del vecchio antiquario Rohn un libro che non conoscevo affatto: lo presi in mano e lo sfogliai. Non so quale demone mi sussurrasse: «Portati a casa questo libro». La cosa comunque accadde contrariamente alla mia abitudine, che era di non esser mai precipitoso nell’acquisto dei libri. A casa mi gettai su un angolo del sofà col mio nuovo tesoro e cominciai a sottopormi all’influsso di quel genio cupo ed energico. Qui era ogni riga a proclamare la rinuncia, la negazione, la rassegnazione; in quello specchio vedevo riflessi in dimensioni terrificanti il mondo, la vita e il mio proprio animo. Da quelle pagine mi fissava l’occhio solare e totalmente disinteressato dell’arte, qui io scorgevo il morbo e la guarigione, l’esilio e il rifugio, il cielo e l’inferno. Il bisogno di conoscermi, anzi di dilaniarmi mi prese

158 Lettera a Mathilde Maier del luglio 1878 citata da Montinari in introduzione a F. Nietzsche, Umano,

troppo umano I, cit., p. XVI.

con violenza; (…) Trascinando tutte le mie qualità e le mie aspirazioni davanti al tribunale di un cupo autodisprezzo, ero amaro, ingiusto e sfrenato nell’odio contro me stesso. Né mancavano le punizioni corporali. Così per quattordici giorni di seguito, mi forzai ad andare a letto non prima delle due di notte, e a lasciarlo alle sei in punto. Caddi in preda a una violenta agitazione nervosa, e chissà fino a che punto di follia sarei arrivato, se non avessero operato in senso contrario gli allettamenti della vita e della vanità e l’obbligo degli studi regolari160.

Come evidenzia Carpitella, nell’apparato critico delle note, le impressioni iniziali di questa lettura non ci sono tramandate attraverso il diario cui Nietzsche dichiara di averle affidate. L’incontro tra Nietzsche e il suo genio educatore avviene dunque tra la fine di ottobre e gli inizi di dicembre 1865, come possiamo dedurre, confortati da Fazio, attraverso una lettera in cui il giovane studente chiede alla madre e alla sorella come regalo di Natale Parerga und Paralipomena e lo studio di R. Haym su Schopenhauer161. Le parole di entusiasmo e profondo scotimento intellettuale che Nietzsche spende per la scoperta di Schopenhauer sono pari soltanto a quelle riservate a Stendhal nel 1879 e Dostoevskij nel 1885, osserva Montinari162. In realtà altrettanto entusiasmo lo riscontriamo, concordemente a quanto osserva il Fazio, in una lettera in cui Nietzsche riferisce del suo incontro con la langeana Storia del materialismo; certamente in merito a questo scoperta non si può non riscontrare l’attività di proselitismo verso amici e conoscenti, che guadagnerà alle schiere degli schopenhaueriani diversi tra i conoscenti di Nietzsche, tra cui Paul Deussen, il curatore della monumentale edizione delle opere schopenhaueriane, anche se Nietzsche non mancherà di rendere parte i suoi amici di queste letture. Si può però osservare un interesse perdurante che spinge Nietzsche a frequentare l’opera langeana continuativamente nel tempo e a più riprese, sino ad acquistarne una seconda copia, smarrita quella prestata all’amico Rohde, negli anni

160Cfr. F. Nietzsche, La mia vita, cit., p. 162-163. Come evidenzia Fazio, dalle citazioni che Nietzsche ne

farà in un frammento scritto tra l’ottobre del 1867 e l’aprile 1868, si può arguire , però, che doveva trattarsi della seconda o terza edizione (1859). Nietzsche infatti cita dal volume dei Supplementi, aggiunto a partire dalla seconda edizione de Il mondo come volontà e rappresentazione.

161 Cfr. D. Fazio, op. cit., p. 31 e nota 1. Lettera n. 489 a Franziska ed Elisabeth Nietzsche, Lipsia, forse 9

dicembre 1865.

della maturità163. Nietzsche ha acquistato la prima copia de La Storia del materialismo

nell’agosto del 1866. La titolatura completa nella prima edizione del testo è: Storia del materialismo e critica del suo significato per il presente. Possiamo notare almeno due singolari impressioni di Nietzsche, dalle notazioni lasciate nell’epistolario. Al termine di una lunga lettera al suo amico e collega di Pforta Mushacke, Nietzsche scrive:

L’opera filosofica più importante che sia apparsa negli ultimi decenni è senza dubbio la Storia del

materialismo di Lange, della quale potrei scrivere un elogio di pagine e pagine. Kant, Schopenhauer e

questo libro – tanto mi basta164.

E ancora due anni dopo a Gersdorff:

Se hai voglia documentarti a fondo sul movimento materialista dei giorni nostri, sulle scienze naturali e le loro teorie darwiniane, i loro sistemi cosmici, la loro camera oscura animata, ma anche sul materialismo etico, sulla teoria di Manchester eccetera, non ho nulla di più insigne da consigliarti se non la Storia del materialismo di Friedrich Albert Lange (Iserlohn 1866): è un libro che dà infinitamente più di quanto prometta nel titolo e che non ci si stanca di riguardare e consultare, come un vero tesoro. (…) Mi sono fermamente proposto di fare la conoscenza di quest’uomo e in segno della mia gratitudine, voglio inviargli il mio saggio su Democrito165.

J. Salaquarda ha appurato che la edizione dell’ opera langeana di cui Nietzsche è in possesso nel 1887 fosse la quarta: «Nietzsche non ha preso visione né della seconda edizione, né della terza, ad essa identica, del 1877, bensì solo della quarta del 1882 e 1887: si tratta di un’edizione economica in un volume curata da H. Cohen, che riproduce fedelmente il testo della seconda edizione, notevolmente ampliata e migliorata, ma trascura le note, anch’esse importanti». Le note sarebbero state importanti perché probabilmente Nietzsche si sarebbe risolto ad entrare in contatto con Lange, come era intenzionato a fare, una volta scoperto che nelle nota della seconda

163 Cfr. Fazio, op. cit., p.91, cfr. J.Salaquarda, Nietzsche e Lange in AA.VV., La ‘biblioteca ideale’ di

Nietzsche, Guida, Napoli 1992. «Negli anni che seguirono il 1866 la Storia del materialismo venne a far

parte di quei libri che Nietzsche era solito rileggere quando voleva orientarsi su determinate questioni e problemi filosofici…Molti lavori hanno studiato, come abbiamo detto, soprattutto le annotazioni e le redazioni delle lezioni di Nietzsche del periodo di Lipsia e di quello di Basilea in base alle tracce della sua lettura della Storia del materialismo, portando alla luce una notevole quantità di materiali».

164 Cfr. AA.VV., La ‘biblioteca ideale’ di Nietzsche, cit., p. 19. Salaquarda cita dalla lettera del novembre

1866 in F. Nietzsche, Epistolario ed. italiana diretta da G. Colli e M. Montinari, 1976, vol. I, pp. 488-489.

165 Lettera del 16 febbraio 1868 citata da Salaquarda in AA.VV, La ‘biblioteca ideale’di Nietzsche, cit., p.

edizione, Lange aveva citato la sua Nascita della Tragedia166. Non da ultimo è

essenziale ricordare che Nietzsche ha acquistato la seconda ristampa della quarta edizione della Storia del materialismo nel 1887: questo volume è conservato nella sua biblioteca ed è la riprova della permanenza dell’interesse di Nietzsche per Lange: non è del tutto azzardato ipotizzare che l’esigenza di rileggere Lange sia stata cagionata dalla scrittura della Genealogia della morale.

L’essenzialità della circoscrizione della posizione di Lange ai fini di questa ricerca riguarda, come prima accennato, la dimostrazione della contemporaneità dei due momenti metafisico- artistico e filosofico-storico in Nietzsche: essi sono coesistenti nel giovane studente di Lipsia e nel professore di Basilea, al punto che «la crisi del 1876», la quale da Salaquarda viene definita più come una «crisi esistenziale», che non come una revisione delle sue posizioni intellettuali, trova facile ricomposizione se si pensa, seguendo il canone di Ecce Homo, che le posizioni intellettuali segnano l’ordine e la natura della esistenza nietzscheana. Lange, che costituisce una via d’accesso privilegiata ai problemi della scienza contemporanea, al darwinismo in particolare, ma che si colloca criticamente rispetto alla storia del materialismo e al suo presente in una dichiarata ottica neocriticista, offre a Nietzsche una ‘genealogia’, per così dire, delle problematiche materialistiche, giacché rivede in quest’ottica la storia del materialismo a partire dai presocratici; Lange struttura una propria impostazione del problema filosofico e del superamento dell’unilateralità della visione materialistica, ripartendo dalla mediazione neocriticista e alla luce dei risultati scientifici moderni. Questa è di fatto la sua posizione nel merito della ottocentesca Materialismusstreit, del dibattito sul materialismo che, come Nietzsche ebbe a considerare in Umano, troppo umano,

166 Cfr. AA.VV.,La ‘biblioteca ideale’ di Nietzsche, cit., pp. 24-25. Cfr. F. A. Lange, Storia del

sembrava assumere la stessa forma in cui i problemi erano impostati due millenni fa, a partire dall’interrogativo: come può una cosa nascere dal suo opposto167?

A nostro avviso esistono almeno due momenti fondamentali della traccia lasciata dalla lettura di Lange nel giovane Nietzsche: innanzitutto la ri-lettura della filosofia presocratica privilegiando l’ottica materialista, di cui sono testimonianza le lezioni di Basilea sul servizio divino dei Greci, che Nietzsche tenne tra il 1875 e il 1878, e la scrittura della Filosofia nell’epoca tragica dei Greci; infine, ancora per tramite di Lange, e del ritorno a Kant, la scrittura di Su verità e menzogna in senso extramorale (1873).

Lange infatti va accostato a quella congerie di autori che, a partire da O. Liebmann, promuovono un ritorno a Kant168; anche se non alla lettera del criticismo,

alla lezione di antidogmatismo che, con il criticismo, si era definitivamente acquisita. La letteratura sul tema concorda in gran parte nel considerare Lange fondamentale dal punto di vista della svolta nietzscheana per la ridefinizione del concetto di trascendentale in chiave fisiologica, (che Nietzsche per parte propria renderà fenomenalista, compiendo un’ulteriore elaborazione filosofica rispetto ai presupposti strettamente langeani e kantiani); e nella elaborazione del concetto di Begriffsdichtung. Quello che per noi è importante sono le ripercussioni di queste acquisizioni sul concetto di coscienza, perché esse tendono a collocarsi esattamente sul filo della dialettica tra il fisico e il morale, pronunciandosi filosoficamente, ma alla luce dei risultati sperimentali ottenuti nel XIX secolo dalle scienze della natura, su una questione essenziale rispetto a

167 Interessante e sempre attuale resta a tal proposito l’interpretazione di F. Masini, che ha parlato a suo

tempo della filosofia di Nietzsche come di una filosofia degli estremi. La rinnovata natura eraclitea della filosofia nietzscheana potrebbe dirsi, parafrasando lo stesso Nietzsche, profondamente attuale, perché ricompresa proprio alla luce di molti dei risultati delle scienze contemporanee. Cfr. F. Masini, Lo scriba

del caos: interpretazione di Nietzsche, Il mulino, Bologna 1983.

168 Nella nota 1 alla prima parte del secondo volume della sua opera, Lange scrive: «Qui deve essere

nominato in primo luogo Otto Liebmann che, nel suo scritto Kant und die Epigonen (1865) espresse la propria convinzione in questi termini: “Bisogna ritornare a Kant”». Cfr. F. A. Lange, Storia del

Nietzsche, ovvero la dimostrazione kantiana che senso e intelletto sono funzioni della ragione e possono essere filosoficamente ricomposti assieme per tramite di una filosofia trascendentale della soggettività.

Stando ancora a Salaquarda, Lange sarebbe fondamentale per Nietzsche almeno sotto tre punti di vista: «1. Più precisamente vedo tre ambiti nei quali la “critica” di Nietzsche si fonda su quella di Lange: 1. Nietzsche critica Lange stesso, ritenendosi un criticista più coerente; 2. con la sua “critica” alle correnti dell’epoca, Nietzsche prosegue in forma più o meno modificata, le critiche di Lange; 3. Nietzsche riprende idee e motivi di Lange che lo aiutano a formulare e chiarire le proprie concezioni filosofiche di fondo»169. A nostro avviso, la terza constatazione include le due precedenti: Nietzsche chiarisce le proprie concezioni filosofiche di fondo quasi in un processo fenomenologico di Aufhebung rispetto a Lange: lo attraversa, lo determina, negandolo. Da un punto di vista tematico, possiamo osservare una vicinanza rispetto alla trattazione di Democrito e dei presocratici, al giudizio sulla presunta autoctonia dei Greci, al giudizio sul valore dei metodi nelle scienze, alla posizione rilevata dal neocriticismo, alla descrizione del punto di vista dell’ideale.

Ma partiamo da Lange stesso:

Il posto eminente da noi assegnato a Kant – egli scrive –, nella divisione stessa di quest’opera, esige assai meno oggi da parte nostra una giustificazione o semplicemente una spiegazione di quanto la esigesse all’epoca della pubblicazione della nostra prima edizione otto anni or sono. É ben vero che allora la ritirata dei filosofi romantici di Germania era da molto tempo un fatto deciso. Come un esercito vinto cerca con lo sguardo intorno a sé un punto vantaggioso in cui possa raccogliersi e formarsi un nuovo ordine, così nel mondo filosofico si udiva quel grido di adunata: «Torniamo a Kant!». Ma soltanto in questi ultimi anni si è seriamente tornati a lui; e ci si dovette convincere che il punto di vista in cui si collocò il grande filosofo di Könisberg non è stato mai con giustizia ritenuto sorpassato: anzi, è necessario penetrare nella profondità del sistema di Kant, mediante studi seri quali quelli con cui finora si onorò soltanto, fra tutti i filosofi, Aristotile.(…). Perfino il movimento alquanto artificiale in favore della filosofia di Schopenhauer, da un lato ha preso origine in un orientamento analogo, e dall’altro ha formato per gli uomini più assennati una transizione verso Kant170.

Come Fazio osserva, è presente in queste righe di Lange un cenno alla proposta di Liebmann di un ritorno a Kant, con la pubblicazione nel 1865 di Kant und die

169 Cfr. AA.VV., La ' biblioteca ideale’ di Nietzsche, cit., p. 30. 170 Cfr. F. A.. Lange, op. cit., pp. 9-10.

Epigonen. Alla fine di ogni capitolo, Liebmann chiosava perentorio : «Si deve tornare a Kant». Esaminati gli orientamenti teoretici principali che la filosofia aveva assunto dopo Kant, quello idealista di Fichte, Schelling ed Hegel, il realista di Herbart, l’empirista di Fries e il trascendente di Schopenhauer, Liebmann riproponeva un ritorno alla lezione antidogmatica del criticismo kantiano, in particolare della prima Critica, che offriva «alla maniera dell’Organon di Aristotele, la metodologia sulla quale dovrà fondarsi ogni pensiero scientifico futuro»171.

Nella Critica della ragion pura – scriveva Liebmann – sono gettate norme per le tendenze di tutti i secoli altrettanto importanti che quelle gettate nell’Organon di Aristotele. Indubbiamente il grande critico, nemico di ogni dogmatismo non autonomo, vuole, anche lui, essere trattato criticamente, non dogmaticamente. Senza dubbio, non dobbiamo guardarci dal criticarlo là dove, secondo il nostro più avanzato sapere, egli ha torto; dobbiamo intenderlo secondo il suo spirito non secondo la sua lettera172.

Ecco dunque con i medesimi toni pronunciarsi Lange sulla questione della filosofia kantiana: nella scrittura della storia del materialismo, il filosofo di Könisberg assume effettivamente una posizione centrale, e sembrerebbe quasi di poter riconoscere nell’accenno langeano alla filosofia di Schopenhauer una singolare descrizione della stessa vicenda nietzscheana, essendo innanzitutto Kant un tramite per Nietzsche verso l’educazione schopenhaueriana. Il problema di Lange è dunque quello di pronunciarsi in merito a quella «guerra relativa all’anima»173 in cui si struttura a suo avviso il

Materialismusstreit: la sua è una posizione di stile potremmo dire kantiano, egli si pronuncia per una mediazione tra i due corni della contesa, quello empirista e quello razionalista. Avendo in conto le acquisizioni delle scienze contemporanee,

Nel documento Nietzsche e la coscienza storica (pagine 88-105)