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I censimenti della Repubblica

Nel documento I censimenti nell’Italia unita (pagine 48-58)

CENSUARIA NEGLI ULTIMI 150 ANNI

4. I censimenti della Repubblica

In questo paragrafo vengono trattati i censimenti “repubblicani” che partono dal 1951 fino a giungere ai giorni nostri. È il periodo storico inaugurato dalla pro-clamazione della Repubblica nel nostro Paese:61 dopo venti anni di fascismo e cin-que anni di guerra, gli italiani furono chiamati a votare il referendum per decidere tra Monarchia e Repubblica, decretando, sebbene con uno scarto minimo, la fine del Regno. Terminata la guerra, dunque, il Paese intraprese il cammino della rico-struzione sia materiale – città, case, infrastrutture, impianti industriali – sia istitu-zionale, dopo anni di regime.

Nei censimenti della Repubblica si riverberarono, quindi, gli effetti del nuovo ordinamento amministrativo dello Stato, che istituirà le Regioni, e del progresso economico e sociale che caratterizzò il Paese nei decenni successivi alla Costitu-zione repubblicana. Ci si riferisce, in particolare, al boom economico e demografi-co degli anni Sessanta ma, soprattutto, allo sviluppo delle teledemografi-comunicazioni e della rivoluzione informatica dell’ultimo scorcio di secolo, fino all’affermarsi dell’era del digitale nel nuovo millennio. In questo contesto, l’Istat ha mutato notevolmente il suo approccio ai censimenti puntando, in quelli degli anni Cinquanta e Sessanta, alla messa a punto della macchina organizzativa e al riordino delle anagrafi comu-nali, per poi passare, negli anni più recenti, a ottimizzare il processo di acquisizione dei dati e affinare il prodotto finale.

Quello del 1951 fu il primo censimento “repubblicano” che, conseguente-mente allo scoppio del secondo conflitto mondiale, venne eseguito quindici anni dopo l’ultima rilevazione censuaria (1936). Questa circostanza conferisce alla ri-levazione del 1951 un carattere di “indagine” che va al di là della semplice enu-merazione censuaria. Il nono censimento, essendo la prima rilevazione post belli-ca, fu caratterizzato dall’impellenza di effettuare una fotografia del Paese nel pe-riodo della ricostruzione e, soprattutto, di compiere una ricognizione dell’edilizia italiana danneggiata dagli effetti del conflitto. Per rispondere a questa esigenza informativa, a quello demografico venne associato un censimento generale delle abitazioni che aveva l’obiettivo di rilevare l’assetto abitativo degli italiani e le lo-ro modalità di insediamento.

La data di riferimento venne fissata al 4 novembre, quindi spostata di molti mesi rispetto ai due precedenti censimenti (21 aprile).

Tra gli organi centrali venne istituita la Commissione di Vigilanza62 che ap-provò i modelli di rilevazione e il piano organizzativo previsto nel regolamento (Prospetto 3). Per la prima volta furono redatti dei fascicoli contenenti le Istruzioni

per l’organizzazione periferica e per le operazioni preliminari e le Istruzioni per la raccolta dei dati e la preparazione del personale periferico: Uffici provinciali e comunali di censimento. Per gli organi periferici l’Istat aveva realizzato un Bollet-tino che riportava la risoluzione dei più importanti quesiti, nonché eventuali

pro-blemi relativi alla rilevazione.63

Questo elemento di innovazione andava nella direzione di una maggiore siste-maticità rispetto al passato quando le istruzioni per gli organi periferici, costituite dalle molteplici circolari emanate dall’Istat, risultavano frammentarie e discontinue.

L’impianto organizzativo si riconfermò quello dei censimenti passati, con due sole novità che appaiono sulla scena censuaria, quella degli Ispettori regiona-li dell’Istat, con compiti di sorvegregiona-lianza e controllo sugregiona-li organi periferici, e gregiona-li Ispettori provinciali che avevano il compito di affiancare i Prefetti nel sorvegliare sul regolare andamento delle operazioni censuarie effettuate dagli Uffici comuna-li di censimento. A comuna-livello comunale il Sindaco dirigeva anche la Commissione comunale di vigilanza che era un organo di sorveglianza sulle operazioni effet-tuate dai Comuni.

Ereditando la configurazione organizzativa territoriale delle due precedenti tornate censuarie, anche il censimento del 1951 previde le Commissioni provinciali di propaganda64 (ma non più quelle comunali, come per il 1931 e 1936) che

aveva-no il compito di predisporre una campagna pubblicitaria sul censimento molto ca-pillare, i cui messaggi dovevano giungere in ogni centro abitato attraverso il coin-volgimento delle figure istituzionali locali.65 Anche in seno all’Istat venne costitui-ta una Commissione per la propaganda dei censimenti composcostitui-ta, oltre che dai rap-presentanti dei Ministeri coinvolti nella rilevazione – da quelli delle organizzazioni sindacali, della stampa, della Rai e dell’Istituto Luce. Era presente anche un rap-presentante dell’Autorità ecclesiastica che, attraverso la rete capillare delle parroc-chie, offriva molte occasioni per veicolare il messaggio censuario ai cittadini.

Tra le operazioni preliminari, relativamente al Piano topografico viene intro-dotto il concetto di frazione geografica e, rispetto all’ordinamento ecografico, an-che quello di isolato. In particolare, attraverso la formazione del Piano topografico vengono determinate le basi territoriali finalizzate non soltanto a facilitare la rac-colta dei dati censuari ma anche al funzionamento dei servizi comunali, in partico-lare la tenuta delle anagrafi. Pertanto, la nuova concezione delle basi territoriali ha consentito di calcolare le forme di insediamento a livello sub-comunale apportando una svolta negli studi demografici sull’uso del territorio. In occasione del

62 Composta da tre Senatori, da tre Deputati, dal Presidente dell’Istituto centrale di statistica, da due rappresentanti dei datori di lavoro e da due rappresentanti dei “prestatori d’opera”.

63 L’alluvione del Polesine nella provincia di Rovigo e nel Comune di Cavarzere creò diversi problemi nella rile-vazione censuaria di queste aree.

64 Presiedute dai Prefetti e composte dal Presidente della Camera di commercio, industria e agricoltura, dai rap-presentanti delle organizzazioni dei datori di lavoro, da un delegato della curia, da un rappresentante del Prov-veditorato agli Studi e da altri esperti in materia di pubblicità.

65 Esponenti delle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori, autorità ecclesiastiche, dirigenti della scuola, rappresentanti della stampa locale.

mento del 1951, la raccolta dei dati sulle forme di insediamento della popolazione fu preceduta da una fase di studi da parte dell’Istat e in parte con la collaborazione dei docenti universitari di geografia.66

La rilevazione sul campo seguì il modello già consolidato delle precedenti espe-rienze censuarie. La tecnica di rilevazione continuò ad essere l’autocompilazione dei Fogli di censimento, distinti in Fogli di famiglia (Mod. Istat CP.1) e Fogli di convi-venza (Mod. Istat CP.2). I fogli di famiglia dovevano essere compilati dalle unità di rilevazione in duplice copia. La revisione preliminare dei questionari era contestua-le alla raccolta dei dati, mentre per la revisione quantitativa (definitiva), che doveva iniziare subito dopo l’invio all’Istat dei dati provvisori,67 venivano utilizzati gli iti-nerari di sezione e i fogli anagrafici, una sorta di confronto “sommario” tra censi-mento e anagrafe68 che prevedeva anche il ritorno sul campo degli ufficiali di cen-simento, se necessario. Ciò consentiva il perfezionamento del cencen-simento, ovvero il recupero di unità sfuggite alla rilevazione. Infine, la revisione qualitativa dei que-stionari consisteva nell’effettuare un controllo critico dei dati rilevati per eliminare gli errori esistenti nei fogli compilati.

Ricevuti i pacchi di questionari compilati, gli operatori dell’Istituto dovevano revisionarli e procedere, mediante mezzi meccanici, alla codificazione di alcune variabili.69 Con le macchine perforatrici venivano riportati sulle “schede meccano-grafiche” tutti gli elementi desunti dai Fogli di famiglia o di convivenza. Mentre la codificazione costituiva la fase preparatoria degli spogli meccanografici, la perfo-razione ne rappresentava la fase iniziale. Dalla fase di perfoperfo-razione si passava a quella di verifica delle schede perforate al termine della quale le schede passavano ad altre macchine per la selezione e tabulazione, per giungere, al termine del pro-cesso, ai raggruppamenti e alle classificazioni desiderate e alla stampa dei prospetti contenenti i risultati della rilevazione.70

Relativamente alle spese censuarie, prima del 1951 erano a carico dello Stato soltanto le spese sostenute dall’Istat, mentre i costi per l’organizzazione e il fun-zionamento degli organi periferici (provinciali e comunali) erano a carico dei bi-lanci delle stesse amministrazioni locali. Conseguentemente al dissesto finanziario dovuto alla guerra, i bilanci dei Comuni non erano in grado di sostenere l’onere fi-nanziario dei censimenti che dal 195171 in poi passò allo Stato.

66 Questi studi portarono alla determinazione delle caratteristiche delle frazioni geografiche, dei centri abitati, dei nuclei abitati e delle case sparse. Nei primi sei censimenti (1861-1921) dell’unificato Stato italiano, le distribu-zioni sono sostanzialmente basate sulla distinzione della popolazione tra sparsa e agglomerata salvo il caso, ve-ramente notevole e rimasto unico fino al 1951, del primo censimento italiano, in occasione del quale venne in-trodotto quel tipo, di località abitata, intermedio oggi denominato “nucleo abitato” e allora designato come “ca-sale” (Ceccotti 1965: 161-612).

67 La Comunicazione dei dati provvisori all’Istat veniva effettuata dal Sindaco tramite telegrafo comunicando i totali del riepilogo dei computi giornalieri di sezione.

68 Il confronto censimento-anagrafe doveva essere effettuato entro il 15 maggio 1952 ma in realtà i termini furono prorogati fino ad agosto del 1952.

69 Luogo di nascita, professione e attività economica.

70 La diffusione prevedeva la pubblicazione di otto volumi tematici: Dati sommari per Comune; Famiglie e convi-venze; Sesso età e stato civile; Professioni; Istruzione; Abitazioni; Dati generali riassuntivi; Atti del censimento.

Nel 1954 venne approvata la prima legge anagrafica72 e con essa nasce la figura dell’ufficiale di anagrafe (funzione attribuita al Sindaco) e di stato civile. La legge stabiliva che i piani topografici dovevano essere validi sia per l’anagrafe che per il censimento; essa sancì per i Comuni l’obbligo della toponomastica stradale, della numerazione civica e degli interni dei fabbricati e stabilì la vigilanza sulla tenuta del-le anagrafi esercitata dal Ministero dell’Interno (i Prefetti) e dall’Istat.

Il censimento del 1961, che cadde nel centenario dell’Unità d’Italia, fissava il giorno di riferimento al 15 ottobre. Gli ufficiali di censimento furono denominati ri-levatori la cui selezione avveniva, tuttavia, sempre a seguito di prove di idoneità. Le istruzioni per la revisione delle anagrafi della popolazione residente sulla base delle risultanze censuarie venivano impartite dall’Istat, d’intesa con il Ministero dell’Interno. Infine, si assistette a una ulteriore velocizzazione delle procedure di ela-borazione dei dati: man mano che si procedeva con le operazioni di perforazione, se-lezione e verifica, le schede perforate (elettricamente) venivano inviate al Reparto Calcolatori elettronici per le successive operazioni di messa a punto e di spoglio elet-tronico dei risultati. Venne impiegato per l’elaborazione dei dati un elaboratore a valvole di prima generazione.

Il censimento del 197173 apportò alcune importanti innovazioni. In particolare, il ruolo più autorevole attribuito alle Camere di Commercio che, coinvolte nella rileva-zione censuaria già a partire dal censimento del 1951 attraverso il proprio ufficio di statistica, svolgevano attività di ispezione sulle operazioni censuarie dei Comuni. Venne introdotto per la prima volta sui Fogli di censimento il lembo staccabile (o fo-glio rosa)74 che conteneva le generalità delle persone censite, garantendo così il se-greto d’ufficio. Questo accorgimento consentì ai Comuni di trattenere i lembi per procedere, successivamente all’invio dei questionari all’Istat, alla revisione del regi-stro anagrafico.75 Un importante cambiamento riguardò il questionario; per la prima volta i quesiti vennero precodificati e furono utilizzate apposite caselle, riportanti i codici delle modalità, per la biffatura delle risposte. Ciò comportò un notevole alleg-gerimento del carico sui rispondenti nonché uno snellimento nelle fasi successive di spoglio e classificazione dei dati.76

Per la prima volta nelle province di Bolzano e Trieste furono rilevati i rispettivi gruppi linguistici di appartenenza e i fogli di famiglia e gli altri modelli di rilevazione destinati a Bolzano vennero tradotti in tedesco.

Per la registrazione dei dati venne utilizzato, per la prima volta e solo per una parte dei questionari di rilevazione, il lettore ottico, un sistema che “legge”

72 Legge n. 1228 del 24 dicembre 1954 sull’ordinamento delle anagrafi della popolazione residente.

73 Legge di indizione n. 14 del 1969 e Regolamento di esecuzione decreto del Presidente della Repubblica n. 895 del 23 ottobre 1971.

74 Definito anche CP.1bis per il Foglio di famiglia e il CP.2bis per il Foglio di convivenza. Essi venivano compi-lati dai rilevatori.

75 Le risultanze del censimento, per il 1971, dovevano essere utilizzate anche per la revisione e l’aggiornamento dello “Schedario degli emigrati e degli emigranti per l’estero”, istituito con circolare Istat n. 34 del 5 giugno 1964 allo scopo di disporre delle notizie necessarie alla rilevazione del movimento migratorio con l’estero. Questo tipo di revisione assumeva particolare importanza dato che a partire dall’anno 1970 entrava in vigore il regolamento Cee n. 162 del 15 ottobre 1968 sulla libera circolazione dei lavoratori nell’ambito dei paesi mem-bri. Nel 1969 fu costituita in ogni Comune l’Aire, Anagrafe degli gli italiani residenti all’estero.

76 Per i Comuni di Torino, Milano, Genova, Roma, Napoli e Palermo fu prevista la stampa dei questionari ripor-tanti i codici del Comune e della provincia prestampati.

mente i modelli di rilevazione registrandone le notizie in essi contenute per poi tra-sferirle nella memoria dei calcolatori elettronici.77 Tuttavia, questo sistema di acqui-sizione dati non produsse gli effetti sperati, al contrario, determinò forti ritardi nella conclusione delle operazioni tanto da essere scartato nella progettazione del piano di registrazione del censimento successivo.

Le istruzioni sugli adempimenti relative alle varie fasi di preparazione e di ese-cuzione del censimento vennero raccolte in un unico fascicolo dal titolo 11°

Censi-mento della popolazione 24-25 ottobre 1971: disposizioni e istruzioni per gli Organi periferici.

Infine, le elaborazioni elettroniche facilitarono, mediante i tabulati meccanogra-fici, l’ultima fase della rilevazione, ovvero la diffusione dei risultati finali, consen-tendo un piano di pubblicazione molto articolato e ricco.78

Il censimento del 1981 venne eseguito in autunno (25 ottobre), come i tre prece-denti censimenti, tuttavia con un ritardo di qualche mese rispetto alla data prefissata da una direttiva della Comunità economica europea del 22 novembre 1973 che pre-vedeva che il censimento della popolazione venisse eseguito nei paesi membri tra il 1° marzo 1981 e il 31 maggio 1981. Fu necessario per l’Italia richiedere una deroga poiché il finanziamento fu reso disponibile soltanto alla fine del 1980, con la legge del 18 dicembre 1980 n. 864.79

Il censimento del 1981 segnò una svolta decisiva sul piano della qualità di pro-cesso e di prodotto, introducendo innovazioni rilevanti che si sono consolidate nel tempo divenendo imprescindibili. Infatti, l’Istat investì molto per valutare e migliora-re l’intero sistema di rilevazione attraverso la migliora-realizzazione di indagini “pmigliora-re” e post censuarie, finalizzate all’individuazione delle criticità dei metodi e delle tecniche censuarie e dei dati raccolti. Infatti, per la prima volta, nell’ambito delle operazioni preparatorie, venne effettuata la rilevazione pilota,80 un’indagine sperimentale me-diante la quale venne testata la funzionalità del questionario. A conclusione dell’intero processo censuario, l’Istituto effettuò tre indagini distinte aventi come obiettivo la valutazione della qualità dei dati raccolti. Venne realizzata un’indagine sul confronto censimento-anagrafe81 per raccogliere informazioni sullo stato di ag-giornamento delle anagrafi comunali e sulla loro capacità di agevolare il

77 In particolare, solo alcune delle informazioni rilevate furono trasferite sui modelli per lettura ottica. Questa ope-razione fu, comunque, effettuata per tutti i questionari di rilevazione ma solo una parte di questi modelli fu sot-toposta a registrazione tramite lettore ottico.

78 Vennero pubblicati i seguenti volumi: Primi risultati provinciali e comunali; Dati per Comune sulle caratteristi-che strutturali della popolazione e delle abitazioni (94 fascicoli provinciali e 1 fascicolo nazionale); Popolazio-ne delle frazioni e delle località abitate dei Comuni (20 fascicoli regionali e 1 fascicolo nazionale); Famiglie e convivenze (dati nazionali, regionali e provinciali); Sesso, età, stato civile (dati nazionali, regionali e provin-ciali); Professioni e attività economiche (dati nazionali, regionali, provinciali e per capoluoghi di provincia); Istru-zione (dati nazionali, regionali, provinciali e per capoluoghi di provincia); Abitazioni (dati nazionali, regionali e per capoluoghi di provincia); Risultati degli spogli campionari del lettore ottico; Dati generali riassuntivi, articolati in sette parti, ciascuna delle quali dedicata a un particolare aspetto (popolazione e territorio; famiglie e convivenze; stranieri; abitazioni; professioni e attività economiche; istruzione; sesso, età e stato civile).

79 Il decreto del Presidente della Repubblica n. 542 del 28 settembre 1981 indicava le modalità di esecuzione del dodicesimo censimento della popolazione.

80 Venne effettuata nel mese di novembre del 1980 e interessò, in ciascuna provincia, il comune capoluogo e un altro comune scelto dall’Ufficio provinciale di statistica, su un campione di 28.500 famiglie.

81 Furono coinvolti 99 Comuni (tutti i capoluogo di provincia più i 4 Comuni con più di 100 mila abitanti) e 43 mila famiglie.

mento82 del dato censuario. Venne realizzata un’altra indagine, su un campione di famiglie, per stimare il grado di copertura del censimento. Infine, fu effettuata un’indagine sulla qualità dei dati raccolti, finalizzata a individuare i caratteri più sog-getti ad errore, quantificare tale errore e la distribuzione dello stesso sulle modalità dei caratteri.83

Relativamente alla campagna pubblicitaria, l’Istat investì molto e si avvalse dell’Istituto nazionale per la comunicazione e di un’apposita Commissione84 alla quale fu affidato il compito di selezionare l’agenzia pubblicitaria. La strategia di comunicazione fu articolata in due ampie campagne, quella pubblicitaria85 e quella d’opinione.86 I mezzi impiegati furono la stampa quotidiana, la stampa periodica, la televisione con annunci e spot periodici nel periodo 15 settembre-10 novembre 1981.87

Sul piano organizzativo il censimento del 1981 istituì le Commissioni regionali di censimento,88 con il compito di fornire assistenza tecnica e di svolgere attività di-vulgativa sulle finalità dei censimenti, e le Commissioni comunali di censimento, per i Comuni con almeno 20 mila abitanti, presiedute dal Sindaco e aventi il compito di facilitare le operazioni censuarie, fornendo ai censiti informazioni e chiarimenti sulle finalità e l’importanza dei censimenti. Le Province, attraverso gli Uffici provinciali di statistica e di censimento, ebbero un ruolo attivo nella rilevazione che si espresse l’attraverso l’attività ispettiva e di sorveglianza sugli Uffici comunali di censimento. Inoltre, esse svolsero anche il ruolo di collettore di tutto il materiale censuario ricevu-to dai Comuni e ritiraricevu-to successivamente dall’Istat tramite apposita ditta di trasporricevu-to. Nel complesso presero parte al processo censuario 95.217 rilevatori89 ai quali venne consegnato un manuale di istruzioni.

Nel censimento del 1981 gli Uffici comunali di censimento dovevano anche oc-cuparsi della codifica dei Fogli di censimento per i seguenti dati: provincia, comune, stato estero di nascita e di cittadinanza, titolo di studio e attività economica.

Al processo di registrazione dei questionari, effettuato mediante l’innovativo si-stema di acquisizione data entry (Prospetto 3), presero parte anche le Regioni, le Province e i Comuni che si fecero carico di circa la metà dei questionari da registrare; ciò consentì ai suddetti enti di disporre dei dati individuali relativi alle singole unità di rilevazione del territorio di propria competenza.

82 L’anagrafe, mediante il confronto contestuale tra censimento e anagrafe, consente al censimento di recuperare le persone iscritte nel Registro di popolazione ma sfuggite al censimento.

83 Questa indagine previde il ritorno su 9.800 famiglie estratte casualmente dall’universo delle famiglie censite in 32 Comuni.

84 Composta sia di membri dell’Istat che di membri esterni.

85 La gara per la pubblicità fu aggiudicata dall’agenzia Ata Univas, una delle maggiori agenzie pubblicitarie ita-liane. Essa incentrò la sua attività su due livelli essenziali: la necessità di creare l’immagine specifica del cen-simento e la necessità di sensibilizzare il target al fine di ottenere maggiore consenso e una maggiore partecipa-zione da parte dei cittadini (Apri la porta all’amico censimento era il messaggio del 1981).

86 Furono effettuate 1.875 interviste telefoniche ad altrettante famiglie coinvolte per verificare l’impatto del cen-simento sui cittadini (sondaggio di opinione).

87 Furono distribuiti ai giornalisti dossier sui censimenti per un totale di 23 mila pagine di notizie, dati, commenti e suggerimenti; 1.296 furono le “presenze” sui mezzi di informazione (anche durante il programma Domenica in).

88 Erano composte da un funzionario dell’Istat, due rappresentanti della Regione, un commissario del governo, un rappresentante dell’Ufficio provinciale di censimento e funzionari di altri enti.

89 I rilevatori, per poter essere selezionati, dovevano possedere particolari requisiti e seguire dei corsi di istruzione al termine dei quali venivano sottoposti ad un giudizio di idoneità.

L’Istat mise a punto un dettagliato piano di registrazione, basato su una serie di controlli di incongruità logiche e di incoerenze sia sui singoli quesiti che tra i record. Sempre nell’ottica della qualità dei dati raccolti, al fine di garantire la massima corri-spondenza tra le informazioni riportate nei questionari e il dato registrato, l’Istat ef-fettuò ulteriori “controlli di qualità” attraverso l’estrazione casuale su un campione di

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