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Come sono cambiati i contenuti informativi

Nel documento I censimenti nell’Italia unita (pagine 91-111)

L’ EVOLUZIONE DEI CONTENUTI INFORMATIVI DEL CENSIMENTO DELLA POPOLAZIONE

5. Come sono cambiati i contenuti informativi

Al pari di tutte le rilevazioni statistiche, la qualità dei risultati del censimento demografico dipende in buona parte dalla qualità del modello di rilevazione adotta-to. Ne consegue che la preparazione del questionario richiede accurata

19 I questionari predisposti per il 2011 recepiscono anche alcune indicazioni derivanti dall’esito dell’indagine pilota effettuata ad aprile del 2009 su un campione di 31 comuni di diversa ampiezza demografica per un totale di 82.735 famiglie.

zione del suo contenuto, che tenga conto di tutti i bisogni che il censimento è desti-nato a soddisfare, della comparabilità, delle esperienze dei precedenti censimenti, delle raccomandazioni internazionali,20143 della normativa nazionale e internazionale.

Naturalmente con il passare del tempo è aumentato il numero di variabili ri-chieste col Foglio di famiglia, sia per le accresciute esigenze conoscitive, sia per il progredire della tecnologia che consente spogli ed elaborazioni più ampie, più ra-pide e più sicure. Ciononostante più di un quesito, con l’andare del tempo è stato abbandonato o perché divenuto inutile nel quadro delle nuove strutture assunte dal paese, o perché l’esperienza ha mostrato scarsa attendibilità dei dati cui dava origi-ne. Vi sono poi altri quesiti comuni a tutti i censimenti o quasi, posti con formula costante ovvero con varianti più o meno rilevanti. Nei paragrafi che seguono si fa una disamina dei caratteri della popolazione rilevati ai vari censimenti e delle va-riazioni nei piani di rilevazione verificatisi nel tempo. Si parlerà dei contenuti del Foglio di famiglia poiché il Foglio di convivenza non si discosta dal primo e, da quando è comparso come modello a sé stante, ha subito la stessa evoluzione conte-nutistica del questionario destinato alle famiglie. Si farà, inoltre, riferimento esclu-sivamente ai quesiti destinati ad ogni singolo individuo, ovvero a quelli contenuti nella parte del modello di rilevazione chiamata “foglio individuale”.

5.1 Variabili demografiche

Un primo gruppo di quesiti, rimasto pressoché immutato nel tempo, venne già introdotto nella scheda di censimento del 1861. Si tratta ovviamente dei quesiti di carattere più strettamente anagrafico quali il nome, il cognome, la paternità (dal 1871 al 1951), il sesso, lo stato civile, il luogo di nascita (ad eccezione del 1936) e la cittadinanza (dal 1881). A questi va aggiunto il quesito concernente la relazione di parentela o di convivenza con il capo famiglia (diventato, dal 1991, “relazione di parentela o di convivenza con l’intestatario del foglio di famiglia”).

Notizie anagrafiche. Per raccogliere

l’informazione sull’età, si è partiti richiedendola nel 1861 “in anni compiuti”, dal 1921 ci si è li-mitati a chiedere la data di nascita.21144 In alcuni censimenti (1881, 1911) l’età è stata rilevata in-sieme alla data di nascita, per poter controllare reciprocamente l’esattezza delle risposte.

20 Le raccomandazioni per i censimenti della popolazione e delle abitazioni nelle regioni ECE, destinate agli Isti-tuti nazionali di statistica, sono relative ai dati da rilevare e diffondere in occasione dei censimenti. Rappresen-tano la versione per l’Europa dei “Principi e Raccomandazioni sui censimenti nazionali della popolazione” elaborati dalla Commissione statistica delle Nazioni Unite. Comprendono una lista di caratteristiche “fonda-mentali” da rilevare, una lista di altre caratteristiche “addizionali” che i paesi possono desiderare di includere nel piano di rilevazione, le definizioni e le classificazioni raccomandate per ciascuna delle caratteristiche fon-damentali e per alcune delle caratteristiche supplementari. La prima versione di Raccomandazioni internazio-nali compare nella tornata censuaria del 1960 e da quel momento in poi rappresenta, per i censimenti successi-vi, il manuale con le linee guida da seguire nella preparazione del censimento, in particolare nella definizione dei contenuti per garantire comparabilità a livello internazionale, non solo tra le regioni europee ma anche su base mondiale, fornendo anche il programma di tavole per la diffusione.

21 Nel 1911, 1921, 1931 e 1936 viene effettuata un’indagine speciale sui longevi – “il censimento dei longevi” – per approfondire la popolazione di più di 90 anni nel 1911, 1931 e 1936, e di più di 100 anni nel 1921: gli an-ziani vennero iscritti in un apposito elenco nominativo (corredato da atti di nascita), pertanto i risultati furono individualmente riscontrati sui dati dell’anagrafe o dei registri dello stato civile.

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Per quanto riguarda l’informazione sul luogo di nascita, fino al 1971 veniva chiesto sia il comune che la provincia di nascita, e, per i nati all’estero, lo Stato. Dal 1981 (e sarà così anche per il 2011), si chiede se il rispon-dente è nato nello stesso comune di attuale dimora abituale (residenza), oppure in altro comune (specificando comune e provincia) o all’estero (specificando lo Stato estero). Già dal 1931 lo Stato al quale apparteneva il

luo-go di nascita doveva essere indicato sulla base dei confini alla data del censimento. Altro quesito fondamentale per la

rico-struzione delle famiglie, considerato come que-sito sulle caratteristiche personali dell’individuo, è la “relazione di parentela o di convivenza col capo di famiglia”. È presente fin dal primo censimento, anche se le modalità sono andate via via aumentando nell’arco dei decenni. Mentre fino al censimento del 1961 bisognava scrivere la relazione di parentela,

dal 1971 le modalità sono già riportate nel modello di rilevazione ed è richiesto di segnare con una crocetta la casella del caso.

Nei primi dieci censimenti, pertanto, era ne-cessario indicare, per ogni individuo presente alla data del censimento, se era capo famiglia o moglie, o figlio, o padre, o madre, o fratello, o domestico, o dozzinante, o ospite, eccetera. Nel 1921 viene specificato che, se il capo fa-miglia fosse assente, anche a tempo indetermi-nato, la notizia del rapporto di parentela era da riferire sempre a lui, come se fosse presente. L’elenco delle possibili relazioni è comparso nel 1971. Si partiva con le modalità: capo fa-miglia (già pre-compilata), coniuge (marito, moglie), figlio (figliastro, figlio adottivo), al-tro parente o affine, altra persona convivente, addetto ai servizi della famiglia (domestico, collaboratrice familiare, eccetera) e nel 1981 vengono inseriti genitore, suocero/a, genero/nuora.

Dal 1951 e fino al 1981, la classificazione delle famiglie adottata in fase di diffusione era la seguente:

- famiglie di tipo A, se composte di solo capo famiglia (con o senza membri ag-gregati);

- famiglie di tipo B, se composte di solo capo famiglia e coniuge (con o senza membri aggregati); 1961 1961

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- famiglie di tipo C, se composte di capo fa-miglia, coniuge e figli (con o senzamembri aggregati), ovvero di capofamiglia e figli (con o senza membri aggregati);

- famiglie di tipo D, se composte di capo fa-miglia, coniuge, figli, ascendenti e/o altri parenti (con o senza membri aggregati).22145

“Nel 1921 e 1931 venne già operata una suddivisione delle famiglie in 9 gruppi: uno riservato alle famiglie i cui componenti erano legati da vincoli di parentela o affinità, 7 alle

famiglie nelle quali a tali componenti si associavano varie figure di “membri estra-nei” ed un altro nel quale furono comprese le famiglie di soli estraestra-nei” (Cortese 1985). Pertanto, già dal 1921 si avviò una classificazione delle famiglie, perfeziona-ta poi nel 1951, quando si suddivisero le famiglie in tipi a seconda della composizio-ne; si cominciavano così a delineare i “nuclei familiari”, “potendo definire le fami-glie di tipo A praticamente le famifami-glie unipersonali, ‘nucleari’ quelle di tipo B e C e ‘non nucleari’ quelle di tipo D” (Cortese 1985).

Al censimento del 1991, con l’obiettivo di cogliere più approfondita-mente l’articolazione della famiglia e le sue trasformazioni da un punto di vista strutturale, di individuare più precisamente i nuclei familiari23

146 e di pervenire ad una tipologia più complessa di famiglia, au-mentano le modalità relative alla relazione di parentela. Tra quelle già presenti, viene modificata la prima modalità “intestatario del foglio di famiglia” ed eliminata l’ultima “addetto ai servizi della famiglia”,

ma vengono aggiunte: convivente coniugalmente, fratello/sorella, cognato/a, nipote (figlio di un figlio), nipote (figlio di un fratello o di una sorella). La tipologia della famiglia adottata per il tredicesimo censimento, in linea con le raccomandazioni in-ternazionali, ha permesso di individuare più nel dettaglio la struttura familiare (Istat 1993). È stata pertanto considerata una prima grande suddivisione tra famiglie senza nuclei, con un nucleo, con due o più nuclei.24147Tale classificazione, introdotta nel 1991, utilizzata per il censimento del 2001, rimane ancora valida per il 2011.

In occasione del quattordicesimo censimento, una modifica non banale, appor-tata per consentire la produzione di dati comparabili con quelli raccolti dalle

22 Appartengono ugualmente a questo gruppo le famiglie in cui manca il coniuge, o i figli, ma sono comunque presenti gli ascendenti e/o altri parenti (con o senza membri aggregati).

23 Per nucleo familiare si intende un insieme di persone tra loro coabitanti che sono legate dal vincolo di coppia e/o dal rapporto genitore-figlio.

24 Ricadono nel primo gruppo le persone sole o quelle che vivono insieme pur non formando nucleo (ad esempio due sorelle); le famiglie con un nucleo sono suddivise in due grandi gruppi a seconda che siano presenti o no in fami-glia persone “isolate” e sono classificate in: coppie senza figli, coppie con figli, padre con figli e madre con figli. Infine il terzo grande gruppo è dato dalle famiglie complesse, in cui è possibile individuare due o più nuclei.

1981

1981

1991 1991

gini campionarie sulle famiglie, ha riguardato l’introduzione della seconda persona di riferimento.

Nelle modalità “genero/nuora”, “nipote” (fi-glio di un fi(fi-glio e fi(fi-glio di un fratello/sorella) e “altro parente” è stato esplicitato “dell’intestatario e/o del coniuge/convivente”; la modalità “cognato/a” è stata divisa in due “fratel-lo/sorella del coniuge/convivente” e “coniuge del fratello/sorella dell’intestatario o del fratel-lo/sorella del coniuge/convivente”. Inoltre, per poter cogliere ulteriori trasformazioni in atto nel-le famiglie, la modalità “figlio” è stata disaggre-gata nelle tre modalità: a) figlio dell’intestatario del Foglio di famiglia e del coniuge/convivente; b) figlio del solo intestatario; c) figlio del solo coniuge/convivente.

Per il 2011 il quesito sulla relazione di paren-tela subirà un ulteriore ampliamento, con la mo-dalità “nonno/a dell’intestatario o del coniu-ge/convivente”. A livello internazionale, infatti, emerge l’interesse verso un particolare tipo di

famiglia, definita “skip generation”, e costituita solo da nonni e nipoti, con il salto della generazione intermedia.

Insieme all’informazione sulla relazione di parentela, sin dal primo censimen-to, viene data indicazione sull’ordine da seguire nell’iscrizione dei membri della fa-miglia: la prima persona da riportare nel questionario è sempre il capo famiglia (inte-statario), poi il coniuge, i figli non sposati dal più grande al più piccolo, i figli sposati e loro familiari, altri parenti o affini del capo famiglia (padre, fratello, suocero, zio, nipote, cognato eccetera), altre persone conviventi senza vincoli di parentela.

Stato civile e matrimonio. Anche il

quesito sullo stato civile ha subito varia-zioni nell’arco dei decenni con l’inserimento, man mano, di nuove mo-dalità. Se nei primi quattro censimenti si chiedeva di indicare se celibe/nubile, coniugato/a, vedovo/a, dal censimento 1911 compaiono anche le condizioni di “separato legalmente” e “divorziato”.25148

Nel 1991 viene introdotta la modalità

“separato di fatto” e si richiede la data del matrimonio (ovvero dell’ultimo ma-monio contratto), utile per la determinazione dei nuclei familiari. Dal 2001, con

25 Nelle Istruzioni per l’esecuzione del sesto censimento generale si legge: “La condizione di divorziato per gli italiani sarà dichiarata da coloro che abbiano ottenuto all’estero il divorzio, del quale per sentenza di magistrato italiano, si sia preso nota negli atti di stato civile” (Ministero per il lavoro 1921).

2001 2001

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l’esigenza di indagare sulle “famiglie ricostituite”,26

149 si chiede anche lo stato ci-vile prima dell’ultimo

monio. La struttura dei quesiti sullo stato civile rimane, per il 2011, quella del censimento precedente.

Cittadinanza.

Tradizio-nalmente il censimento permette di rilevare informazioni relative alla popolazione straniera. Per gli stranieri residenti esistevano, sin dal 1881, tutte le informazioni del Foglio di famiglia che venivano raccolte per la popolazione italiana.

Nel 1911 il censito con citta-dinanza diversa dall’italiana, oltre ad indicare lo Sta-to di appartenenza, doveva anche in-dicare la durata della dimora nel Regno. Dal 1931 si dà indicazione an-che per gli stranieri privi di cittadinan-za (apolidi) i quali

dovevano riportare “l’ultima cittadinanza posseduta o, in difetto, la nazionalità” (Istat 1959). Dal 1991 al cittadino straniero si chiede anche l’anno di trasferimento della dimora abituale in Italia.

Di censimento in censimento, la rilevazione degli stranieri è diventata una questione assai complessa e delicata, da un lato per la presenza di “irregolari”, por-tati a considerare le operazioni di censimento operazioni di “polizia”, dall’altro per la difficoltà di comunicazione tra il personale addetto alla rilevazione e gli stranieri che non conoscono la nostra lingua.

Al censimento del 2001, il cittadino straniero residente in Italia è colui che ha la dimora abituale in Italia ed è in possesso dei requisiti per l’iscrizione in anagrafe (per quanto riguarda i cittadini stranieri extracomunitari, costituisce requisito per l’iscrizione in anagrafe, oltre alla dimora abituale, il possesso del permesso o della carta di soggiorno). Per migliorare l’efficienza delle operazioni censuarie, l’Istat in occasione del quattordicesimo censimento ha stabilito che, nel caso degli stranieri, i rilevatori potevano essere affiancati nella fase di rilevazione da persone di madrelingua.

Inoltre, per facilitare la compilazione da parte dei cittadini stranieri, è stata predisposta la traduzione in 11 lingue (arabo, inglese, albanese, francese, spagnolo, serbo-croato, tedesco, cinese, cingalese, polacco, portoghese) di un fac-simile del Foglio di famiglia.

26 Costituite da coppie (e dagli eventuali figli) formate dopo lo scioglimento, per vedovanza, separazione o divor-zio, di una precedente unione coniugale di almeno uno dei due partner.

1911 1911 1991 1991 1931 1931   20012001

Il numero significativo di acquisizioni di cittadi-nanza registrato in Italia nel decennio precedente il cen-simento 2001 ha evidenzia-to l’opportunità di rilevare dati anche sui cittadini ita-liani per acquisizione.27150 I dati raccolti hanno consen-tito, in combinazione con l’informazione sul paese di nascita, l’individuazione di ulteriori gruppi

caratteriz-zati, direttamente o indirettamente, da un background migratorio. Pertanto sono sta-ti inserista-ti nel modello quesista-ti sulla cittadinanza italiana dalla nascita o per acquisizio-ne, sull’anno e sul motivo principale del trasferimento della dimora abituale in Italia (rivolti solo ai cittadini stranieri e agli apolidi nati all’estero). I risultati del quattordi-cesimo censimento hanno dimostrato che i motivi di arrivo in Italia erano prevalen-temente lavoro e presenza di familiari, pertanto, per il 2011, si è ritenuto di eliminare dal modello tale quesito. Inoltre, si chiederà il luogo di nascita della madre e del pa-dre, poiché le informazioni sui genitori consentono di allargare il collettivo di origine straniera comprendendo anche chi, fin dalla nascita, ha cittadinanza italiana in quanto figlio di italiani per acquisizione o di coppie miste.

Presenza e dimora. Sin dal primo censimento, particolare attenzione è stata

posta alla “condizione” di dimora in un comune, all’eventuale assenza dalla fami-glia e alla durata, motivo (e luogo) nel caso di assenza temporanea. Così, poiché nei primi censimenti veniva censita la popolazione presente sul territorio nazionale, tra i quesiti contenuti nel questionario ce n’era prima uno sul comune di dimora (1861) e poi uno per stabilire se la dimora nel comune era “stabile” o “occasionale, ovvero di passaggio o per qualche tempo” (1871). Dal 1881 al 1931 venne rilevato se la dimora era abituale o occasionale (definita “temporanea” per il 1921 e 1931) mentre nel 1936 si chiese il comune di residenza. In occasione del nono censimento si registra un cambiamento. Come descritto nei paragrafi precedenti, infatti, nel 1951 i censiti avevano la possibilità di iscriversi in due liste: una lista per le perso-ne facenti parte della famiglia, presenti o temporaperso-neamente assenti alla mezzanotte tra il 3 e il 4 novembre 1951, e una lista per le persone non facenti parte della fa-miglia, temporaneamente presenti alla mezzanotte tra il 3 e il 4 novembre 1951. Fu solo alle persone iscritte nella seconda lista che si chiese quale fosse il comune (e l’indirizzo) di residenza e il motivo e la durata della presenza. Per tutti gli altri, il luogo in cui erano censiti rappresentava già il luogo di dimora abituale (è così an-cora oggi).

Analoga attenzione, fin dal primo censimento, è stata posta alla presenza e all’assenza temporanea dei censiti dal loro alloggio e dalla loro famiglia. Al primo censimento, una lista del questionario era destinata alle persone che “ad epoche

27150 Le persone che hanno ottenuto la cittadinanza italiana per matrimonio, naturalizzazione e adozione.

2001

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terminate sogliono emigrare dal loro paese”, e che dovevano indicare “luogo dove vanno, mese della partenza e mese del ritorno”. Nel 1871 una lista apposita era predisposta per gli “assenti dalla famiglia”; andava riportata la durata presumibile dell’assenza (“a contarla dal giorno in cui ha principiato”), se l’assente era nel co-mune e la durata dell’assenza (“per meno di 6 mesi” o “per più di 6 mesi”). Anche nel 1881, gli assenti dalla famiglia o dal comune andavano iscritti in una lista a par-te con l’indicazione di dove si trovasse l’assenpar-te (“nel Regno: in questo comune o in altro comune” o “all’estero – in quale Stato”). L’assenza temporanea, dal suc-cessivo censimento, viene considerata solo se limitata, ovvero se per un periodo di tempo limitato. Per 4 censimenti viene pertanto definito il periodo entro cui l’assente temporaneo deve far rientro a casa, ovvero il periodo entro il quale l’assenza di un componente della famiglia può essere considerata temporanea (10 mesi e 20 giorni nel 1901, 6 mesi e 20 giorni per il 1911, 13 mesi per il 1921 e 8 mesi e 9 giorni per il 1931). Si chiedeva comunque dove si trovasse l’assente tem-poraneo dalla famiglia, se nel comune, in altro comune del Regno o all’estero (per il 1931 “nelle Colonie o all’estero”). Nel 1936 venivano richiesti anche il motivo e la durata dell’assenza temporanea dalla famiglia, compresa la data del presunto ritorno.

Dal 1951 al 1991 si chiese se l’assente temporaneamente dalla famiglia si tro-vasse nello stesso comune, in altro comune o all’estero, il motivo dell’assenza e in alcuni censimenti anche la durata dell’assenza (1951, 1971). Al contempo venivano rilevati il comune di residenza (1951, 1961, 1971, 1991), il motivo della presenza (1951, 1981) e la durata (1951) per le persone non facenti parte della famiglia ma temporaneamente presenti alla data del censimento. Nel 2001, solo per le persone che vivevano, anche per periodi limitati, in uno o più alloggi diversi da quello di dimora abituale, è stata acquisita l’informazione sul luogo, sul motivo e sulla dura-ta dell’utilizzo di un alloggio

di-verso da quello di dimora abituale. A partire dal 1971, poi, ven-gono inseriti dei quesiti “retrospet-tivi”, volti a rilevare, “con riferi-mento ad un’epoca anteriore, ca-ratteri o modalità già rilevate con il censimento nella loro manifesta-zione attuale” (Cortese 1978).

È il caso dei quesiti che hanno permesso di rilevare il luogo di residenza del censito all’ottobre del 1961 e

all’ottobre del 1966.

In particolare tali quesiti compaio-no in occasione dell’undicesimo cen-simento perché le raccomandazioni in-ternazionali dell’Unece relative alla tornata censuaria del 1970 raccoman-darono di inserire, tra le informazioni fondamentali da rilevare, anche

quel-la sul “luogo di dimora ad una data di riferimento precedente”. La prima volta si chiese ai rispondenti di riportare dove dimorassero abitualmente 5 e 10 anni prima,

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nelle due successive tornate censuarie il luogo di dimora abituale 5 anni prima, ma la difficoltà talvolta di ricordare esattamente dove ci si trovava alcuni anni addie-tro, ha portato alla scelta di rilevare, nel

2001, in linea con le raccomandazioni in-ternazionali, esclusivamente il luogo di di-mora abituale un anno prima della data di riferimento, indicazione che permette co-munque di indagare sul fenomeno delle “migrazioni interne”.

Per il 2011, oltre al quesito sul luogo di dimora abituale un anno prima (nel ri-spetto del regolamento Ue), si è ritenuto di inserire anche il quesito sul luogo di dimora abituale 5 anni prima del censimento, come opportunità per ricavare da dati di stock,

quali sono quelli rilevati al censimento, informazioni su flussi riguardanti la mobi-lità residenziale.

La normativa europea prevede un ulteriore allargamento della rilevazione delle notizie relative alle migrazioni internazionali. Pertanto, per il 2011, si è aggiunta anche l’informazione sull’eventuale residenza all’estero (e dove) e l’anno più re-cente di trasferimento in Italia. Questi quesiti focalizzano l’attenzione su tutte le persone che hanno risieduto all’estero, indipendentemente dal paese di nascita, dal-la cittadinanza e da eventuali altri trasferimenti di residenza avvenuti in Italia. Permetteranno, dunque, di identificare la popolazione, anche italiana, che è stata oggetto di migrazione internazionale, con una variazione rispetto al precedente censimento italiano che rilevava l’anno di trasferimento in Italia solo per i cittadini

Nel documento I censimenti nell’Italia unita (pagine 91-111)