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I centri storici abbandonati: stato della questione ed esperienze di recupero

Nel documento Riutilizziamo l'Italia. Report 2013 (pagine 149-154)

Nelle schede WWF sono scarse le segnalazioni che riguardino i piccoli centri storici nel loro insieme, quando invece i dati (statisticamente non completi ma attendibili) indicano in almeno 6000 i centri storici nel nostro paese abbandonati o in via di abbandono, da nord a sud indifferentemente. Alcuni, come il borgo di Craco in Basilicata (Fig. 5), sono il paradigma della bellezza perduta dei borghi collinari e montani del nostro paese; come moltissimi altri in Italia è stato abbandonato negli anni Cinquanta per franosità. Di struggente bellezza, le sue case ed i palazzi, seppur spogliati da saccheggi ed atti vandalici, raccontano una storia antica. E’ stato il set di numerosi film meriterebbe un restauro (non un recupero ormai impossibile) come museo di se stesso e di una cultura contadina dimenticata. Altrettanto interessanti Celleno, Chia e Vejano nel Lazio (Fig. 6) , Laino Castello in Calabria, Roscigno in Campania, e molti altri.

Nonostante questo fenomeno così diffuso non abbia attratto l’attenzione dei segnalatori, forse maggiormente colpiti da quanto accade più da vicino, il tema del recupero e del riuso del patrimonio costituito da borghi e centri storici è centrale se si intende invertire l’attuale tendenza, in atto da diversi decenni, che vede un consumo sempre più crescente del nostro territorio e si porrebbe come concreta alternativa alla nuova edificazione ed ulteriore cementificazione.

In Italia il 70% dei comuni ha meno di 5000 abitanti e vi abita soltanto il 17,2% della popolazione2. Questo dato non è sufficiente a delineare l’ulteriore frammentarietà che esiste all’interno dei comuni in molteplici piccoli centri storici i quali con una densità residenziale bassissima rispetto alla media nazionale controllano, amministrano, presidiano una ampia parte del territorio italiano. E’ una ricchezza che non si può trascurare considerando anche che il 24% dei piccoli comuni ricade in aree naturali protette: parchi, riserve naturali, aree marine, biotopi, monumenti naturali e si prestano dunque ad una spontanea vocazione turistica e, di riflesso, ad una fruizione più integrata del territorio circostante.

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Cfr. il convegno dal titolo: Dismissioni & riuso in Puglia. Problemi, buone pratiche, buone idee organizzato da WWW Italia e la Regione Puglia/Assessorato alla qualità del Territorio il 21 marzo 2013 presso la Camera di Commercio i Bari.

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Fig. 5. Craco in Basilicata, paradigma della bellezza perduta dei borghi collinari e montani del nostro paese.

Fig. 6. Vejano nella Tuscia viterbese, abbandonato negli anni Cinquanta: ora i suoi vecchi abitanti vorrebbero ricostruirlo.

In particolare nelle aree interne del Paese, dove si trovano circa il 96% di questi comuni, ragione questa della loro fragilità e della necessità di investimento non solo economico3.

Le prospettive di riuso dei centri storici minori possono essere varie e perseguire diversi orientamenti: essere indirizzate alla ridensificazione urbana di centri più prossimi alle città, ovvero volte alla creazione di reti fra piccoli centri storici appartenenti ad aree territorialmente periferiche ma omogenee per vocazioni culturali, esigenze e opportunità di sviluppo.

Esempi concreti già messi in atto non mancano e si suddividono sostanzialmente in alcune categorie tipologiche di intervento4.

La prima in quanto a risultati raggiunti è quella destinata a finalità turistiche: questa categoria annovera il maggior numero di iniziative sviluppate in Italia (e qui per la prima volta sperimentate), legate alla realizzazione dei cosiddetti alberghi diffusi cioè strutture ricettive orizzontali nelle quali l’ospitalità è effettivamente distribuita all’interno del tessuto edilizio storico sfruttando la possibilità di acquisire singole proprietà sparse.

Una formula che si è sviluppata sul finire degli anni ’80, cui ha dato avvio l’esperienza condotta a Comeglians successivamente al terremoto in Friuli5 del 1976 come risposta alla necessità di ricostruire, evitare il crescente spopolamento e sostenere l’economia locale.

Contestualmente, la ricostruzione del centro storico di Colletta di Castelbianco, colpito da un violento terremoto nel 1887 e di conseguenza abbandonato, ha coinvolto un gruppo d'imprenditori e l’architetto Giancarlo De Carlo che hanno dato il via, nel 1980, ad un piano di recupero di tutti i volumi esistenti nel rigoroso rispetto dei materiali originali e dei caratteri architettonici ed al tempo stesso dotando il villaggio delle più sofisticate infrastrutture tecnologiche realizzando il primo borgo telematico d’Italia.

Una delle esperienze più riuscite è quella realizzata dall’imprenditore Daniel Kihlgren che nel 2004 decise di recuperare e valorizzare il centro storico di Santo Stefano di Sessanio; il progetto, attuato dall’Arch. Lelio Oriano Di Zio, è estremamente raffinato: diverse unità immobiliari disabitate sono state acquisite e restaurate conservando non solo gli elementi architettonici ma anche il carattere proprio della tradizione e dell’identità locale quasi enfatizzando i segni lasciati dal prolungato uso. Il progetto ha previsto un accordo con le istituzioni per garantire che gli interventi operati nel centro storico venissero condotti in sintonia con quelli già realizzati e per salvaguardare il contesto naturalistico che lo circonda. Il successo dell’operazione è stato tale da invogliare l’imprenditore ad investire su un luogo mitico del patrimonio culturale italiano: i Sassi di Matera. Sfida tanto

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Le Aree Interne, proposte dal documento “Metodi e obiettivi per un uso efficace dei fondi comunitari 2014-2020”, come una delle tre opzioni strategiche d'intervento per la programmazione 2014-2020, sono al centro di una serie di eventi di un approfondimento e confronto sul tema, organizzati nell'ambito del PON Governance e Assistenza Tecnica 2007-2013, materiale e documentazione è disponibile sul sito: http://www.dps.tesoro.it.

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Si veda a tal riguardo Michele Esposto: “Per una classificazione tipologica e funzionale dei borghi italiani” intervento al convegno Borghi & CentriStorici, evento organizzato da MADEexpo in collaborazione con Borghi S.r.l., 18 Ottobre 2012. Gli atti sono pubblicati in: http://www.iborghisrl.it

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E’ interessante sottolineare come in quella stessa occasione la volontà di ripristinare i luoghi da parte dei cittadini si manifestò anche nella nota ricostruzione del centro storico di Venzone restituito ai suoi abitanti “come era e dove era”.

interessante quanto complessa, qui ha dato vita ad un altro albergo diffuso denominato “Le grotte di Civita” ove l’ospitalità si svolge all’interno delle tipiche grotte restaurate e rese confortevoli ma mantenute, anche in questo caso, assolutamente fedeli a come erano in origine. Ora l’attenzione di Kihlgren è rivolta ad alcuni piccoli borghi fantasma in Abruzzo ed in Molise, quali Rocchetta al Volturno (nel Parco Nazionale d’Abruzzo) (Fig. 7), Montebello sul Sangro, Frattura Vecchia, e poi: Martese, Serra e Rocca Calascio tutti inseriti nel Parco Nazionale del Gransasso – Monti della Laga. Questi sono soltanto i casi più emblematici che hanno in qualche modo rappresentato un modello al quale hanno fatto seguito numerosi casi analoghi – l’albergo diffuso è ora previsto da 16 regioni italiane - ormai tanto affermati da aver dato vita ad una Associazione Nazionale degli Alberghi Diffusi (ADI) impegnata a farli conoscere, a valorizzarli e a garantire il rispetto del modello che è alla base della loro originalità e del loro successo6.

Il successo di questi progetti passa attraverso la promozione di attività culturali, la riscoperta dei mestieri tradizionali e dei prodotti ad essi collegati alle qualità territoriali e locali, poco globali, uniche.

Nella seconda categoria rientrano alcune esperienze illuminate legate alla produzione: sono iniziative animate dalla volontà di valorizzare borghi e contesti storici di particolare valenza per la localizzazione di attività manifatturiere, formative o di ricerca e innovazione, favorendo lo start-up di progetti. I casi più noti sono:

- Il progetto di valorizzazione del Borgo di Solomeo portato avanti dall’imprenditore Brunello Cucinelli, che ha coniugato valorizzazione e recupero del costruito, programma di ricettività e ospitalità e valorizzazione produttiva incentrata sulla produzione di cashmere dell’Azienda; l’obiettivo perseguito è stato quello di garantire il giusto profitto aziendale senza arrecare danno al contesto, ma anzi reinvestendo per la crescita complessiva della collettività e restituendo al borgo bellezza e dignità delle funzioni.

- Un’opera complessa durata circa sei anni e voluta da un gruppo di imprenditori locali tra i quali la stilista Alberta Ferretti con la collaborazione del Comune e dell’Ente Regione Emilia Romagna, è stata il recupero del Castello di Montegridolfo (Fig. 9); inaugurato nel 1994 offre ricettività ed ospita eventi legati al mondo della moda all’interno dell’originaria cinta muraria, l’opera di restauro è stata condotta con una scrupolosità e finezza pressoché filologiche, per i grandi interventi strutturali come per i particolari architettonici e di arredo, una cura estrema. - L’iniziativa “Il Pischiello” - centro di progettazione avanzata, ricerca applicata e produzione -

collocato nel cuore dell’Umbria sulle sponde del lago Trasimeno, realizzato all’interno di una ampia tenuta agricola che oltre alla stupenda villa padronale, include edifici produttivi, case contadine, una scuola, la chiesa e la canonica. Abbandonata dagli anni ’50 del secolo scorso è stata restaurata con l’obiettivo principale di realizzare un contesto che favorisca creatività ed innovazione a sostegno delle risorse territoriali e offrendo occupazione.

Questi interventi nascono dalla convinzione che dentro alla bellezza si lavori meglio e si sviluppi produttività e qualità di vita.

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L’ADI ed il Touring Club hanno nel 2011 pubblicato una guida agli Alberghi Diffusi - circa 50 quelli recensiti - mettendo assieme la descrizione delle strutture con quella dei luoghi in cui sono inserite.

Fig. 7. Rocchetta al Volturno nel Parco dell’Abruzzo per la straordinaria qualità del costruito storico e del paesaggio circostante può tornare a rivivere.

Una terza categoria include quelle iniziative che intendono favorire, all’interno dei borghi e dei piccoli comuni, lo sviluppo di attività legate alle arti, alla cultura e all’intrattenimento, volte al riutilizzo del patrimonio abitativo per sperimentazioni artistiche, produzioni artigianali e culturali, attività formative. In aggiunta alle esperienze già in essere, quali quelle realizzate a Provvidenti (Fig. 8), ad Aliano e nella borgata Paralup, due interessanti declinazioni di valorizzazione culturale dei borghi sono i progetti “Borghi ad Arte” e “Borghi Creativi” (Legambiente, Federculture, Borghi Srl) che si pongono come obbiettivo la rivitalizzazione culturale dei centri storici attraverso l’attivazione di scambi tra le comunità locali, artisti e produttori di arte.

Nell’ultima categoria si inseriscono interventi di recupero a scopi sociali. In questi casi il progetto di valorizzazione fa leva su un ancor più ampio coinvolgimento degli abitanti che si esplica nella possibilità di partecipare alle attività proposte in relazione alle esigenze specifiche e alla volontà di contribuire alla crescita della comunità. Tra questi si collocano il progetto “Riace Città Futura”, l’iniziativa “Borgo Solidale Valdivetrica” ed i progetti destinati al benessere o all’accoglienza della terza età o ancora all’housing sociale.

Tuttavia le iniziative sviluppate hanno evidenziato che il semplice recupero del patrimonio edilizio non è sufficiente se slegato dai piani economici di sviluppo, se scollegato dal resto delle risorse di richiamo. Occorre quindi potenziare attività sinergiche da elaborare trasversalmente perché siano garantiti effettivi processi di rivitalizzazione che trovino il necessario completamento nella gestione delle attività e delle iniziative, nell’erogazione di servizi, nella manutenzione degli edifici e delle aree (che andranno tutelate per assicurare che non cessi la loro attrattiva), nell’animazione del contesto sociale e culturale.

Bisogna realizzare delle reti, anche fisiche, tra le realtà interessate: ad esempio percorsi naturalistici o ciclabili che mettano in relazione piccoli centri storici sufficientemente vicini consentendo di usufruire e godere del territorio circostante.

Le ricadute in termini occupazionali e imprenditoriali, come è facile intuire, non mancano se le iniziative sono correttamente realizzate e gestite.

Si può sostenere che la qualità paga. Ad esempio, gli effetti positivi dell’assegnazione da parte del Touring Club della Bandiera Arancione, cioè il marchio di qualità turistico ambientale per le piccole località (sotto i 15.000 abitanti) dell’entroterra (senza tratti costieri marini), lo testimoniano. Aumento della popolazione residente (spesso straniera) ed incremento della consistenza ricettiva, sono dati che accomunano i comuni che detengono il marchio7.

Nel documento Riutilizziamo l'Italia. Report 2013 (pagine 149-154)

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