• Non ci sono risultati.

Il patrimonio culturale nel censimento di RiutilizziAmo l’Italia

Nel documento Riutilizziamo l'Italia. Report 2013 (pagine 145-149)

Analizzando le numerose schede pervenute a seguito della campagna promossa dal WWF RiutilizziAmo l’Italia emergono diversi tipi di dismesso e, prendendo in considerazione prevalentemente le segnalazioni riguardanti gli immobili, appare evidente che lo sguardo dei cittadini si è soffermato specialmente su alcune categorie di manufatti: innanzitutto quelli più appariscenti, eclatanti e inutilmente ingombranti come i vari edifici dismessi del settore produttivo e di quello militare, alcuni non privi di pregio e valore culturale. L’attenzione si è rivolta anche sugli interrotti: cantieri lasciati non finiti tra i quali molte strutture pubbliche, fabbriche costruite e non utilizzate, alberghi realizzati e mai messi in funzione, e così via.

Naturalmente non tutti gli edifici segnalati sono meritevoli di salvaguardia e, parallelamente ad azioni nella direzione del riuso sarà necessario promuovere attività di demolizione e rinaturalizzazione del territorio. Sarà opportuno operare una selezione che non abbia come obiettivo soltanto la quantità di volumi da recuperare ma anche la qualità dell’occupazione di suolo per riscoprire quella che è la risorsa primaria del nostro territorio: la bellezza del paesaggio.

Una certa quantità di schede (il 10% circa) riguarda il dismesso storico, il cosiddetto patrimonio culturale e cioè edifici urbani e rurali, complessi monumentali, insediamenti di antica formazione, siti archeologici. Prevalentemente costruzioni anteriori al XX secolo, ma non mancano segnalazioni circa archeologie industriali, strutture produttive, colonie marine o edifici pubblici o privati realizzati nel corso del secolo passato e giudicati meritevoli di un loro recupero.

Alcuni esempi sono di grande rilevanza architettonica e urbanistica e da tempo oggetto di attenzione da parte dell’opinione pubblica che ne richiede un adeguato recupero. A Roma: l’Arsenale Pontificio presso Porta Portese, il Casale degli Strozzi sotto Monte Mario (Fig. 1), il Forte di Bravetta, gli ex edifici ATAC di Piazza Bainsizza e di Centocelle, l'Accademia della Scherma di Luigi Moretti attualmente in totale abbandono (Fig. 2). A Milano: l'ex Convitto del Parco Trotter; a Firenze: l’ex convento di Santa Maria Novella, oggi scuola militare in via di trasferimento, il Cimitero della Misericordia detto anche dei Pinti, la ex Manifattura Tabacchi.

Altre strutture abbandonate si trovano in prossimità del centro cittadino: strutture come l’ex convento di San Francesco a Montepulciano, il Castello di Schisò a Giardini Naxos, l’ex Palazzo Ducale (Caserma Tofano) a Nocera Inferiore, le fattorie Visconti e villa Dolci a Somma Lombarda e la villa Mezzanotte in contrada Santa Filomena a Chieti Scalo potrebbero agevolmente e utilmente avere una funzione pubblica o di rappresentanza civica.

Così come villa Ebe anche nota come Castello di Pizzofalcone a Napoli, il Castello di Mirto Crosia in Calabria, il casino Dragone a Matera e molti altri edifici segnalati.

Fig. 1. Casale Strozzi a Roma, un edificio di proprietà pubblica del XV secolo parzialmente restaurato e ora abbandonato.

Fig. 2. L’Accademia della Scherma di Luigi Moretti al Foro Italico di Roma, abbandonata dopo un uso improprio per decenni, meriterebbe un restauro filologico consono con l’importanza dell’opera.

Tra i quali si notano alcuni esempi di archeologia industriale: lo straordinario scheletro della Fornace Penna nel Comune di Scicli (Fig. 3), le Officine Caproni di Predappio, la Fornace di Chiusi Scalo a due passi dal centro urbano, la vecchia Corderia di Viserba nel Comune di Rimini, i capannoni dell'ex ITIS di Piazza Armerina, l’ex Gasometro di Trieste.

Molte segnalazioni riguardano le colonie marine (i complessi delle ex Colonia Bolognese e Murri a Rimini, tra gli altri) e le caserme militari dismesse.

Non è stato segnalato ma merita una menzione l’ex Antiquarium comunale di Roma nel Parco del Celio di fronte al Palatino ed al Colosseo. Costruito nel 1890 come magazzino archeologico, è chiuso a causa delle lesioni subite durante la costruzione della metropolitana. Tuttora in stato di deplorevole abbandono, è in attesa di un restauro e di una funzione confacenti al luogo in cui sorge (Fig. 4).

In molti casi i cittadini propongono un riuso per funzioni pubbliche legate ai bisogni primari ma emergono anche proposte innovative dove le parole chiave sono aggregazione/creatività/innovazione sociale/partecipazione; non mancano infine le ipotesi di restauro e recupero fine a se stesso, per conservare testimonianze del passato.

Va osservato che quello che viene fuori è un ritratto molto positivo e propositivo di un pezzetto d’Italia, cioè di quei cittadini che hanno accolto l’appello del WWF per segnalare il proprio disagio e proporre una idea nuova: emerge un grande bisogno di luoghi pubblici, di inclusione e condivisione, per la socialità e le attività creative e culturali evitando però nuove costruzioni e altro consumo di territorio.

E’ ben chiaro, anche ai non addetti ai lavori, che il nostro patrimonio culturale deve essere recuperato perché sarebbe, allo stesso tempo, un formidabile motore di sviluppo economico ed una inesauribile fonte di sviluppo sociale e umano.

Si tratta di capire cosa significhi oggi recuperare un bene. Non sarà il semplice restauro o la messa in sicurezza, seppur azioni indispensabili, a garantirne a lungo la conservazione del valore. Occorre individuare funzioni compatibili, poco invasive e sostenibili nel tempo sia dal punto di vista economico che gestionale.

Su questo versante non si può delegare tutto alle istituzioni pubbliche, carenti di risorse e spesso inadeguate per iniziative innovative. Un contributo importante lo può offrire l’impegno (anche operativo) dei cittadini e la ricerca di efficienti forme di collaborazione pubblico-privato.

Fig. 3. L’imponente e drammatico scheletro della Fornace Penna nel Comune di Scicli (fonte: www.voxhumana.blogspot.com).

Si possono qui ricordare le adozioni del FAI e gli accordi per il restauro e la valorizzazione di siti e monumenti quali l’area archeologica del Teatro di Marcello ed il Colosseo a Roma. Ma sono numerose anche iniziative dal basso come il mantenimento in funzione da parte dell’associazione “Insieme per l’Aniene” del Casale della Cervelletta di proprietà del Comune di Roma. O le tante buone pratiche promosse dalla Regione Puglia per il riuso e la rigenerazione di manufatti industriali, borghi rurali, centri storici1.

Iniziative di questo genere sono diffuse sul tutto il territorio nazionale e sono sempre più numerosi i cittadini, riuniti anche in piccoli gruppi locali, che si fanno carico di impegnare tempo e risorse per riscattare aree e immobili dal degrado e dall’abbandono.

Nel documento Riutilizziamo l'Italia. Report 2013 (pagine 145-149)

Outline

Documenti correlati