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Centro Mondialità e Sviluppo Reciproco: Agire localmente, pensare globalmente 574

La Toscana degli anni Settanta e l’impegno cattolico nel Terzo Mondo

4.2. Le comunità ecclesiali di base e il terzomondismo.

4.2.1. Centro Mondialità e Sviluppo Reciproco: Agire localmente, pensare globalmente 574

Il Centro Mondialità e Sviluppo Reciproco nacque nel contesto urbano di Livorno.

La città si distinse per il successo di due episcopati riformatori: quello di Emilio Guano (1962-1970) e quello di Alberto Ablondi (1970-2000). Essi giudicarono in modo particolarmente positivo le forme di appartenenza

573 A. Giovagnoli, “Cattolici nel Sessantotto”, in A. Giovagnoli (a cura di), 1968: fra utopia e

Vangelo. Contestazione e mondo cattolico, Ave, Roma, 2000, p. 48.

574 Motto del Centro Mondialità e Sviluppo Reciproco.

Fig. 41 Logo dell’organizzazione non governativa Centro Mondialità e Sviluppo Reciproco

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ecclesiale alternative a quelle convenzionali riconoscendole ed accogliendone i rappresentanti nel consiglio pastorale diocesano575. Livorno, inoltre, era

una realtà all’interno della quale i movimenti sia operai sia legati al PCI avevano una forte presa ed avevano dato origine alla realizzazione di esperimenti pastorali avanzati ed esperienze laiche innovative.

L’esperienza di Centro Mondialità e Sviluppo Reciproco nacque dalla realtà del “Gruppo Impegno”, guidato da don Carlo Leoni e successivamente trasformatosi in comunità di base “Impegno”. Il Gruppo mostrava particolari caratteristiche comunitarie e una predilezione per le questioni sociali e politiche della fede che lo portarono a decidere di assumere la denominazione di Comunità di Base nel 1977. Anche se non legata ufficialmente alla parrocchia, la comunità “Impegno” mantenne comunque contatti diretti con la Diocesi e ne rispettò le autorità, anche se non mancarono le manifestazioni di critica nei confronti della gerarchia576.

La Comunità fu fortemente influenzata dalla personalità di don Carlo, il fondatore, che mantenne sempre aperto il dialogo nei confronti delle altre realtà comunitarie e delle gerarchie presenti sul territorio. Questo fece in modo che gli appartenenti al gruppo potessero confrontarsi con le altre comunità riguardo temi e questioni di vario tipo, come lo studio della teologia della liberazione, la ricerca di nuovi metodi per aiutare i poveri della città e del Sud del Mondo.

La Comunità era molto attenta alla questione educativa che si basava sui pilastri della “correzione educativa” e sull’attenzione ai poveri. Per farlo si cercava di approfondire la vita comunitaria attraverso i campeggi. Queste esperienze si svolgevano generalmente in luoghi che avrebbero insegnato le difficoltà della vita quotidiana, che avrebbero messo a nudo le realtà disagiate e complesse, dove i bisogni e le priorità cambiavano radicalmente rispetto alla realtà cittadina livornese. Questa volontà di confrontarsi e di vedere con i propri occhi venne applicata alle realtà del Terzo Mondo577.

Nel 1973 don Carlo si recò in Tanzania per visitare i padri cappuccini che operavano nel paese; l’anno successivo la comunità si recò in Bangladesh, dove nacque l’idea di diffondere in Italia l’artigianato prodotto nel paese; nel 1976 vi fu un secondo viaggio in Bangladesh e, l’anno successivo in Burkina Faso e in Burundi. Da questi viaggi nacquero esperienze variegate che

575 Comunità cristiana di base impegno, I care. M’interessa… mi impegno, Editasca,

Livorno, 2007, pp. 8-9.

576 Ivi, pp. 11-12. 577 Ivi, p. 22.

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portarono ad avvicinare sempre più la Comunità ai paesi sottosviluppati con progetti volti al miglioramento delle condizioni dei territori578.

Il Centro Mondialità e Sviluppo Reciproco fu inaugurato il 27 ottobre del 1979 nei locali dell’ex chiesa degli Armeni, in via della Madonna a Livorno. L’impegno terzomondista del gruppo affondava le sue radici nella lotta per l’emancipazione sociale e politica dei popoli oppressi attraverso la riscoperta della radicalità cristiana. La dichiarazione d’intenti all’origine del centro è individuabile in una lettera siglata dal Don Leoni nel gennaio del 1979, dopo il rientro da un viaggio in India. Nel documento richiedeva ai membri della comunità di cambiare la loro mentalità, per trasformarla da «individualistica piccolo-borghese» a «comunitaria e aperta alla mondialità»579. Un

impulso decisivo scaturì inoltre dalla conoscenza dei testi della Conferenza di Puebla del 1979, della pastorale del vescovo di San Salvador Óscar Romero e della rivoluzione nicaraguense, che vide componenti del clero sostenere il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale.

Le prime attività del Centro si svilupparono infatti in America Latina, considerata un laboratorio della trasformazione che avrebbe liberato le masse dalla dittatura capitalista grazie anche al ruolo di una chiesa dei poveri, impegnata insieme ai volontari per attuare la giustizia sociale. Nei primi anni Ottanta, alcuni incontri pubblici che si svolsero nel Centro e a cui presero parte personaggi come Benito Tobar (collaboratore di Romero) furono rivelatori di questa tendenza580.

La comunità si impegnò molto nel diffondere la “mondialità” e i temi propri dei terzomondisti all’interno del territorio, tanto che venne aperta una biblioteca specializzata sui problemi dei paesi extraeuropei, dedicata a monsignor Romero e destinata agli studenti, e vennero organizzate attività didattiche nelle scuole volte a far conoscere gli aspetti del Terzo Mondo. Nel corso degli anni la biblioteca sebbene poi diventata Centro di Documentazione multimediale e di formazione dell’interculturalità (2002)

578 Comunità cristiana di base impegno, I care, op. cit., p. 23.

579 C. Fantozzi, Stiamo nel mondo. Il Centro Mondialità e Sviluppo Reciproco nella storia,

Editasca, Livorno, 2013, p. 26.

580 Ivi, p. 27.

Fig. 42 Chiesa armena, Via della Madonna, Livorno

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associando ai servizi bibliografici attività educative, laboratori, corsi di lingua e cineforum581.

Fin dal 1984, con la partenza per la Tanzania dei primi due volontari laici, il Centro ha inoltre sostenuto progetti di cooperazione internazionale in Africa e in Centro America. Il primo di questi fu un progetto volto a fornire rifornimento idrico, assistenza sanitaria di base e coltivazione ortofrutticola per le necessità familiari a Chikopelo, in Tanzania. Ad esso ne seguirono molti altri, sempre più professionali, che contribuirono all’evoluzione in forma associativa e organizzativa più articolata e svincolata dal contesto ecclesiale di origine. Dopo anni di esistenza informale il Centro si trasformò in associazione nel 1987, nel 1992 ottenne l’idoneità come ONG, affiliandosi alla FOCSIV582 e successivamente ai Volontari per lo Sviluppo583 (VPS)584.

Il Centro Mondialità e Sviluppo Reciproco ha così mantenuto l’ispirazione cristiana originaria affiancandola ad una sempre maggior professionalizzazione e laicizzazione del suo operato, diretto ad una sfera secolare, volta a rimuovere le cause della povertà. La continuità dei valori costitutivi ha permesso di partecipare allo sviluppo delle risorse di chi vive in condizioni svantaggiate mantenendo saldi i principi di equità e di reciprocità che hanno da sempre caratterizzato l’operato dell’associazione.