La Toscana degli anni Settanta e l’impegno cattolico nel Terzo Mondo
4.3. Le associazioni di laici cattolici a sostegno del Terzo Mondo.
4.3.1. Solidarietà Uomo Cooperazione Sviluppo (S.U.CO.S.) 588
Solidarietà Uomo Cooperazione Sviluppo è un’associazione di scopi umanitari che opera in Africa, Asia e America Latina con sede a Pisa.
Questa si sviluppò grazie all’operato di un gruppo di giovani all’interno della parrocchia del Sacro Cuore di Pisa. Il gruppo, tramite la parrocchia, venne in contatto con realtà variegate di volontariato internazionale che portarono, agli inizi degli anni Settanta, una membro della comunità, Elena Castigliani, a partire come volontaria nel Terzo Mondo all’interno di una missione cattolica promossa da LVIA589.
In quel tempo le organizzazioni non governative chiedevano al volontario intenzionato a partecipare ad una missione di contribuire a parte delle spese che questa avrebbe richiesto e quindi il gruppo di giovani pisani divenne un gruppo di sostegno che raccoglieva fondi in favore di Elena Castigliani.
588 Maria Rita Tarquini, intervista con l’a., Pisa, 22.06.2015.
589 LVIA (Associazione Internazionale di Volontari Laici) è un’associazione di solidarietà e
cooperazione internazionale che si ispira ai valori evangelici nata nel 1966 grazie
all’impegno di un gruppo di volontari decisi a dedicare il loro tempo libero ai migranti e alle famiglie dei lavoratori. Nel 1967 iniziarono ad operare sul continente africano. Fonte:
http://www.lvia.it/chi-siamo/chi-siamo consultato il 21.07.2015. Fig. 44 Logo dell’organizzazione non
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Due anni dopo fu la volta di Paolo Cosci, medico pisano che decise di prendere parte ad una missione portata avanti dal CUAMM590.
La protagonista della vicenda, Maria Rita Tarquini crebbe all’interno di questa realtà. Maria Rita, sorella del parroco della parrocchia, Venturino Tarquini, si dimostrò estremamente interessata ai temi riguardanti il Terzo Mondo e lo sviluppo dei popoli. Il gruppo di sostegno era infatti un elemento di contatto molto forte con le realtà dei paesi in via di sviluppo grazie all’esperienza dei due volontari ed era, al contempo, un luogo all’interno del quale venivano discusse le problematiche legate alla ricezione del concilio. Maria Rita studiò all’istituto magistrale e divenne docente elementare. Il lavoro presso le scuole non la allontanò dal gruppo di sostegno. Il suo impegno nel fornire soccorso attraverso la spedizione di pacchi contenenti abiti e materiali di vario genere alle missioni proseguì negli anni fino a che non venne chiesto, da parte di una suora di nome Vitalina, di sostituire una consorella, impossibilitata a proseguire la missione in Zambia, all’interno di un orfanotrofio. Il compito di Maria Rita sarebbe stato quello di ricoprire il ruolo di insegnante presso l’istituto. In Zambia la scuola era strutturata con il metodo americano, sulla base del tempo pieno e del contatto aperto con i familiari dei ragazzi. Tutto ciò contribuì ad arricchire la formazione della docente che, quando terminò il periodo di sostituzione durato tre mesi, ritornò in Italia ed applicò dei cambiamenti anche all’interno della struttura scolastica di provenienza.
L’esperienza in Zambia avvenne nel 1976. Due anni dopo, Maria Rita, tornò nuovamente sul posto accompagnata dal fratello. Il parroco, vista la realtà africana, promosse allora una raccolta fondi, non più solo per sostenere i volontari ma come sostegno ai progetti in Zambia.
Più tardi una suora appartenente alle “Figlie di Santa Maria di Leuca”591
propose a Maria Rita di andare a vedere la realtà indiana dove le suore volevano promuovere un progetto. Fu l’occasione per accrescere così le sue capacità e le sue conoscenze nel campo della cooperazione internazionale. Tutto ciò contribuì ad aumentare il desiderio di Maria Rita di intervenire, di fare qualcosa di più.
590 Medici con l’Africa Cuamm è un’associazione di medici nata nel 1950 con l’intento di
formare medici desiderosi di dedicare un periodo di attività professionale al servizio degli ospedali missionari nei paesi in via di sviluppo. Ancora oggi continua ad operare nel territorio africano, a fianco dei più deboli. Fonte: http://www.mediciconlafrica.org/blog/chi- siamo/storia/ consultato il 21.07.2015.
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Fu così che decise di imparare lo spagnolo e di iscriversi all’università, nella speranza di poter dedicare la sua attenzione futura ai paesi dell’America Latina. Finita l’università decise quindi di partire e per farlo si rivolse al Movimento Laici per l’America Latina592.
Il MLAL inserì Maria Rita in un progetto pedagogico che sarebbe stato applicato alla realtà brasiliana. Il programma e le difficoltà linguistiche crearono problemi che portarono la donna ad allontanarsi dall’associazione e dal progetto. Grazie a quest’esperienza però scoprì che l’America Latina era un territorio difficile e che le dinamiche interne erano completamente diverse da quelle che aveva conosciuto nelle sue precedenti esperienze. Durante il viaggio di ritorno verso casa però Maria Rita fece un incontro che contribuì nuovamente a reindirizzare la sua vita. Un componente dell’associazione LVIA propose alla donna di partire per implementare un progetto denominato Social Work in Africa. Maria Rita, delusa dalla precedente esperienza ma volenterosa comunque di continuare sulla strada della solidarietà internazionale, accettò e, dopo un breve periodo di formazione, si ritrovò in viaggio verso il Kenya.
Il progetto interessava il nord del Kenya e per portarlo a termine sarebbero stati necessari due anni. L’esperienza, durata da gennaio 1981 a dicembre del 1982, non fu tra le più semplici perché le condizioni di vita erano estremamente stressanti e faticose. Durante tutto questo periodo il gruppo di sostegno di Pisa, denominato “Gruppo Terzo Mondo”, continuò a fornirle appoggio in termini economici.
La parrocchia del Sacro Cuore era molto ricca e riuscì a fornire sostegno economico alle missioni a cui prese parte Maria Teresa sin dall’esperienza dello Zambia. Molte erano le persone che a Pisa sostenevano le missioni e che promuovevano l’operato di Maria Rita nei paesi del Terzo Mondo, segno di una forte sensibilità che la città toscana aveva sulle questioni riguardanti i paesi in via di sviluppo.
Negli anni passati a lavorare nel progetto dell’LVIA, Maria Rita poté conoscere Padre Grohl, membro della Società dei missionari d’Africa (Padri
592 Il Movimento Laici per l’America Latina è un’organizzazione non governativa nata nel
1966 come emanazione del Centro unitario missionario. Il MLAL forniva una rete di appoggio per i volontari laici che decidevano di impegnarsi in favore dei popoli
latinoamericani. Fonte: http://www.progettomondomlal.org/info/progettomondo/storia/it
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Bianchi) e fondatore di Undugu Society593, un’associazione kenyota che
lavorava con i bambini di strada nelle bidonville di Nairobi.
Finito il volontariato con LVIA fu proprio l’associazione africana a proporre alla donna di lavorare con loro per realizzare un progetto594 nello slum di
Kibera, la seconda più grande bidonville di Nairobi. Attraverso la Undugu Society, Maria Rita conobbe Fabio Dallapè, missionario gesuita, che andò a sostituire Padre Grohl nel suo ruolo di direttore quando quest’ultimo venne allontanato dal Kenya.
Il ruolo di Maria Rita, all’interno del progetto di Kibera, interessò l’educazione dei bambini con handicap. Maria Rita iniziò quindi a lavorare dentro Kibera e, tramite l’agenzia kenyota, a conoscere i bisogni e le necessità del territorio. L’esperienza fu altamente formativa perché consentì a Maria Rita di imparare a vedere i problemi e le necessità dalla parte di coloro che ricevevano aiuto. Undugu Society chiedeva, infatti, ai volontari di confrontarsi con gli “omonimi”: persone formate ma di origine kenyota. Questo permetteva di “cooperare” veramente con la popolazione locale, di capire e confrontarsi con quelle che erano le necessità vere del territorio, viste attraverso la cultura e la mentalità del popolo ricevente. Il progetto fu portato avanti per nove anni e durante tutto il periodo il “Gruppo Terzo Mondo” le fornì capitali per coprire circa il 30% del programma.
La particolarità del progetto risiedeva nell’idea di fondo che lo promuoveva e che sarebbe entrata a far parte dell’operato di Maria Rita e della organizzazione da lei fondata a Pisa. La solidarietà internazionale doveva arrivare a fornire alla popolazione bisognosa ciò che non poteva, con le proprie forze, costruire od ottenere. Dopodiché, però, era essa stessa a portare avanti il progetto, in modo tale che la responsabilità sarebbe stata ceduta a coloro che ne avrebbero tratto beneficio. Solo in questo modo la popolazione avrebbe potuto crescere e sviluppare interamente le proprie capacità.
Il progetto promosso da Undugu Society terminò con la fine degli anni Novanta ed arrivò ad apportare migliorie strutturali e sanitarie sul territorio di Kibera.
593 Undugu Society è un’associazione del Kenya che lavora in programmi di solidarietà
all’interno del Kenya. Fu fondata nel 1973 da Padre Grohl. Fonte:
http://www.undugukenya.org/ consultato il 21.07.2015.
594 Il progetto promosso da Undugu Society venne avviato grazie alla collaborazione con
Terra Nuova, organizzazione non governativa operante in Kenya. Fonte:
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Maria Rita fu chiamata quindi a lavorare al Ministero degli Affari Esteri, che ritenne essenziale e preziosa l’esperienza della donna
portata avanti nella cooperazione
internazionale. Al Ministero Maria Rita rimase per due anni, ma il contatto con le famiglie di Kibera, con cui aveva formato la Walemavu Women Organization595, non
scomparve.
I progetti abitativi sul territorio non stavano procedendo bene e le famiglie chiesero soccorso al gruppo pisano. Grazie all’aiuto del parroco, dei donors e dei volontari, queste riuscirono a comprare un terreno nel
Masailand per poter sviluppare un progetto abitativo. Il “Gruppo Terzo Mondo”, diventato nel 1990 organizzazione non governativa con il nome “Solidarietà Uomo Cooperazione Sviluppo” (S.U.CO.S), fornì alle famiglie la terra e le risorse essenziali che essi non si sarebbero mai potuti permettere. Il progetto abitativo promosso da S.U.CO.S. alla fine è cresciuto ed ha portato alla realizzazione di ambulatori, di una scuola materna e un ospedale con reparto maternità e sala operatoria dedicato a Manuela Roncella, primaria del reparto di senologia di Pisa. All’interno del reparto vengono impiegati operai di diverse tribù, che cooperano tra loro.