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La Toscana degli anni Settanta e l’impegno cattolico nel Terzo Mondo

4.3. Le associazioni di laici cattolici a sostegno del Terzo Mondo.

4.3.2. U.C.O.D.E.P / Oxfam Italia 596

Arezzo negli anni Settanta era una città prevalentemente contadina che si stava affacciando ai problemi del mondo. In quegli anni le migrazioni e la povertà iniziarono a mostrarsi nel contesto cittadino ed il gruppo aretino decise di provare a porvi rimedio597.

Fu così che nel 1973, presso la parrocchia della SS Annunziata, si formò il “Gruppo collegamento Terzo Mondo”. Il gruppo era uno dei quindici formatisi in Italia sulla base dell’esperienza U.CO.JU.CO. francese, un’Unione dei Comitati di Gemellaggio e Cooperazione costituita da una

595http://www.volunteerbasecamp.com/Organization-

Details/DB/Huduma%20ya%20Walemavu/298/186 consulatato il 21.07.2015.

596Elisabetta Giustini, intervista con l’a., Arezzo, 23.12.2014; Pietro Nibbi, intervista con

l’a., Arezzo, 15.12.2014.

597 Ucodep, Ucodep, un ponte tra Arezzo e il mondo. Una storia di oltre 30 anni,

pubblicazioni Ucodep, Arezzo, 2003, p. 9.

Fig. 45 Logo

dell’organizzazione non governativa Undugu Society

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rete di comitati locali formatasi nel 1972 su impulso dell’Abbè Pierre per sostenere le popolazione del Bangladesh reduci della guerra del 1971598.

L’esperienza funzionò e si sviluppò dando origine all’Union des Comités pour le Dévelopment del Peuples (U.CO.DE.P.), denominazione che verrà adottata anche dalla rete italiana nel 1979599.

Elisabetta Giustini e Franco Bettoli furono due dei promotori dell’esperienza aretina. Elisabetta, che mi ha potuto raccontare direttamente, proveniva da un paesino di nome Indicatore, a sette chilometri da Arezzo. Il paese era molto attivo

nell’assistenza e nella

beneficienza e lei crebbe all’interno di questo contesto. Nel paese poté entrare in contatto anche con le prime missioni all’estero, precisamente in Brasile, a cui un amico prese parte.

Trasferitasi ad Arezzo, finiti gli studi alla facoltà di Lingue e letterature straniere dell’università di Pisa, Elisabetta venne a contatto con il gruppo della parrocchia della SS Annunziata, molto attivo nella realtà sociale ed educativa del territorio.

Nello stesso periodo a Laterina, in provincia di Arezzo, venne fondata la prima comunità di Emmaus italiana600, con cui il gruppo della parrocchia

venne a contatto e con cui questo iniziò a collaborare all’interno dei progetti portati avanti in Burkina Faso (al tempo Alto Volta).

U.CO.DE.P. iniziò quindi ad occuparsi di progetti in Burkina Faso. Il contatto con Emmaus, il terzomondismo e il tema dello sviluppo però contribuirono a promuovere una forma di assistenza nuova per il tempo: l’aiuto allo sviluppo. In Burkina vennero, infatti, promossi progetti di concessione microcreditizia per l’acquisto di mezzi e materiali per la lavorazione della terra. I progetti consentirono al gruppo di entrare in contatto con la realtà del paese, dove i volontari si recavano periodicamente per verificare l’effettiva implementazione dei progetti.

598http://www.oxfamitalia.org/wp-content/uploads/2010/10/BS09_Ucodep_Nov09_@.pdf

consulatato il 22.07.2015.

599 Ucodep, Ucodep, un ponte tra Arezzo e il mondo, op. cit., p. 12. 600http://www.emmausarezzo.it/ consultato il 22.07.2015.

Fig. 46 Logo dell’organizzazione non governativa U.CO.DE.P.

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Contemporaneamente ad un impegno all’interno dei paesi in via di sviluppo vennero promossi progetti anche sul territorio aretino. In Italia c’era la necessità di creare lavoro per eliminare o alleviare la povertà, ed in questo quadro nacque l’esperienza della cooperativa “La Tappa”. Era inoltre necessario dare la possibilità a tutti di avere un pasto caldo e così nacque il progetto mensa, rivolto ai poveri della città.

Tutte queste vicende si svolsero nell’arco di tempo tra il 1975 e il 1980. Il gruppo aretino cresceva sempre più ed impegnava un numero sempre maggiore di volontari. Ciò contribuì all’allontanamento dal gruppo di Emmaus che nel frattempo stava crescendo a sua volta e stava costruendo una sua rete interna su territorio nazionale.

I programmi della cooperativa avevano come obiettivo quello di fornire opportunità di lavoro sia su territorio nazionale che all’estero: in questo contesto nacquero quindi l’esperienza del negozio di vendita di artigianato dal mondo e del mercatino dell’usato attraverso il quale i poveri potevano comprare abiti al prezzo di un pacchetto di sigarette.

Il gruppo che costituiva U.CO.DE.P. aveva contatti e collegamenti con altre

organizzazioni umanitarie sul territorio e, attraverso le riviste, i convegni e gli incontri, si manteneva costantemente aggiornato sulle novità del mondo della cooperazione. Nel 1986 riuscì a formare un Centro di Documentazione molto ricco a cui aderirono, successivamente, altre organizzazioni umanitarie territoriali.

Il gruppo che andò a formare U.CO.DE.P. era composto da studenti, laureati e amici che riuscirono, attraverso il forte radicamento e territoriale ed impegnare un grande numero di volontari su tutto il territorio. L’impegno veniva poi promosso all’interno delle scuole, attraverso volantini e tramite la promozione personale. Venivano effettuate raccolte di fondi a sostegno dei progetti che erano costantemente monitorati e illustrati tramite l’utilizzo di giornalini informativi che creavano un vero e proprio collegamento tra Arezzo e il Terzo Mondo.

La forza di U.CO.DE.P. risiedeva nella capacità di mettere in contatto il mondo occidentale con quello dei paesi in via di sviluppo e, così facendo, di

Fig. 47 La signora Elisabetta Giustini, Arezzo.

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mobilitare un grande numero di persone che decisero di intervenire per contribuire a cooperare con queste realtà.

Il costante contatto, promosso del gruppo originario dell’organizzazione, con le altre realtà di cooperazione internazionale contribuì, inoltre, a rendere l’agenzia efficiente, aggiornata e vitale, tanto che l’esperienza proseguì negli anni migliorandosi costantemente ed arrivando a formare nuclei nei comuni vicini.

Il gruppo era pluralista, accoglieva gente di religione, cultura ed etnia differente. Molti dei volontari che sostenevano e che ne prendevano parte non erano cattolici ma ciò non fu in alcun modo fonte di discriminazione. Il parroco fu molto vicino all’organizzazione e sostenne i progetti nel tempo dato che egli riteneva che mobilitassero un impegno sociale positivo all’interno della città.

Elisabetta Giustini è stata presidente di U.CO.DE.P nazionale per un lungo periodo, per poi essere sostituita da Pietro Nibbi nel 1990, quando U.CO.DE.P trasformò la sua struttura interna e, da rete di comitati, si trasformò in un’associazione indipendente.

Dal 2011 UCODEP, che opera ancora oggi ad Arezzo, è diventata Oxfam Italia. L’associazione voleva, infatti, cambiare e ampliare l’impegno organizzandosi all’interno di una struttura più grande che le permettesse di avere una capacità di pressione più forte a livello internazionale. Divenne così parte della più grande famiglia di Oxfam, diventando una delle più importanti organizzazioni non governative italiane601.

601 Pietro Nibbi, intervista con l’a., Arezzo, 15.12.2014.

Fig. 48 Logo dell’organizzazione non governativa Oxfam Italia

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