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Mente rilassata Attitudine positiva.

Con la pratica, quando siete esperti, potrete essere a livello anche con gli occhi aperti, in condi-zioni normali: potete parlare, ascoltare gli altri, camminare, guidare l’auto, in somma, fare quello che state facendo senza bisogno di mettervi seduti, chiudere gli occhi e restare immobili.

Il “livello” ormai è diventato essenzialmente una condizione del vostro essere, ovvero calmi , rilassati e positivi.

E questo lo potere richiamare e creare in voi quando unite le tre dita.

Capitolo 16: Controllare il dolore fisico

A questo punto, mi spiace dirvi che ci riuscite solamente frequentando il corso vero e proprio, non potete farlo da soli unicamente seguendo le istruzioni del libro.

Questo perché c’è bisogno di una forma di interazione tra istruttore e allievo: non si tratta di una vera e propria seduta ipnotica, tuttavia l’allievo deve portare la mente in uno stato molto particolare: deve accettare, desiderare e aspettarsi che gli succeda una cosa inverosimile: se-duto sulla sedia, con le mani posate sulle ginocchia, vedrà la sua mano forte (forte è la mano destra per i destrorsi, sinistra per i mancini) alzarsi da sola, come se appartenesse a qualcun al-tro.

E questo con l’unico ma fondamentale supporto della guida verbale dell’istruttore.

Perché ciò accada, la nostra coscienza si sposta dai centri della volontà ai centri dei movimenti autonomi.

In questo particolarissimo stato mentale, le nostre immagini mentali vanno ad agire sui sistemi autonomi, in particolare i centri che controllano il dolore fisico.

La mano dell’allievo si alza fino a toccare la fronte: a quel punto chiude gli occhi e abbassa la mano.

L’esercizio prosegue con l’allievo che immerge la mano in un secchio immaginario di acqua, uno caldissimo per la mano forte, uno gelato sotto l’altra mano.

Dopo quell’esercizio, se vi capita di farvi male e sentite dolore, immaginate nuovamente la mano debole (sinistra per i destrorsi e destra per i mancini) fredda gelata, e ponetela a sfiorare la parte dolente: sentirete diminuire o cessare il dolore.

Funziona!

I medici sanno benissimo quanto sia soggettiva la percezione del dolore, quanto valga l’autosuggestione, particolarmente a far sentire come reale un dolore immaginario (l’ipnotista che suggestiona la vittima, dicendo che la brucia, e la vittima che strilla per il dolore – il dentista che non riesce a lavorare nella bocca del paziente perché questi geme già prima di essere toc-cato).

Qui succede il contrario, impariamo una facoltà che è stata studiata a fondo, tanto è spettaco-lare e innegabile: viene chiamata “fachirismo”, perché retaggio dei Fachiri, ovvero di quei prati-canti di Yoga che fanno spettacolo delle capacità che hanno acquisito praticando a fondo l’Hata Yoga, (lo Yoga del corpo).

L’utilità pratica di questa tecniche non è granché: se vi date una martellata su un dito potete farvi passare il dolore, dopo lo medicherete e fascerete.

Per i dolori continui, non dovete assolutamente fare come l’automobilista che schiaccia un ce-rotto sulla spia luminosa che gli segnala la mancanza di olio dei freni, convinto che così facendo potrà evitare la spesa del meccanico: il dolore è un segnale di enorme utilità, vi avverte quando qualcosa non funziona bene.

Perciò, di fronte al dolore, dovrete ricorrere alle dovute indagini mediche, e solamente dopo, quando vi state curando, potrete ricorrere all’auto-anestesia.

Questa tecnica fa parte del percorso di base del Metodo Silva, perché ci insegna a portare la co-scienza nei livelli più profondi, dove la mente influisce sui processi vitali, autonomi. Ciò per arri-vare all’autoguarigione.

Auto- guarigione non significa fare a meno del medico: significa collaborare con il corpo nel cu-rarsi come supporto alla medicina, oppure agire sui processi vitali ove la medicina non è ancora in grado di intervenire.

C’è una parola che ormai è nota a tutti, si chiama

Placebo

.

In una parte precedente di questo libro ho riferito alcune frasi da utilizzare per creare la positi-vità nel nostro stato mentale.

In particolare, la terza frase suona così:

“Ogni giorno, in ogni modo, io miglioro di bene in meglio.”

Questa frase non è inventata da Josè Silva: è di Emile Couè.

Quanti di voi lettori sanno dire chi è? Penso pochi.

Josè l’ha inserita di proposito, come un omaggio al personaggio.

Emile Couè (1857 -1926) viene oggi chiamato il padre del pensiero positivo, ma ai tempi in cui visse e operò lo chiamavano in modi molto meno simpatici: ciarlatano, inventore della

“autosuggestione” intesa in senso negativo, cioè convincersi di qualcosa che non è vero:

“il malato si autosuggestiona e si convince di stare bene, in tal modo non si cura e morirà”.

Questo era il timore dei medici, che vedevano la gente accorrere alle cliniche di Couè, e gri-dare al miracolo per essere guarite senza assumere medicine.

La cura di Couè era estremamente semplice: ambiente sereno, una dieta regolata, e un rosa-rio: a ogni perlina il paziente recitava:

“Ogni giorno, in ogni modo, io miglioro di bene in meglio”

Naturalmente, se presa alla lettera e applicata a occhi chiusi per qualsiasi malattia, sarebbe una follia.

Invece, usata come supporto alla cura, si rivela efficacissima.

Couè aveva scoperto quello che oggi viene definito “placebo”.

Se in malato è convinto che la pillola avrà sicuro effetto, ne avrà un miglioramento, anche se la pillola è fatta di una sostanza innocua, di nessuna efficacia.

L’idea venne a Couè quando le pubblicazioni scientifiche dell’epoca si interessavano dei casi che venivano chiamati “isterie”. Imperava la cosiddetta “Scuola della Salpetrière”, che stu-diava appunto il fenomeno isterico.

I casi più clamorosi erano gravidanze isteriche, stigmate isteriche, e altro.

Gli studiosi commentavano meravigliati la potenza della “psiche” sul corpo fisico.

Il ragionamento di Couè fu semplice: se la psiche ha tanta potenza da produrre gonfiori nella pancia e nel seno delle donne convinte di essere gravide, e aprire piaghe nella carne di per-sone convinte di essere in diretto contatto con Gesù (non confondiamo gli isterici con San Francesco o Padre Pio, questi erano persone di altissima spiritualità, gli isterici poveretti rico-verati con gravi turbe mentali), non potrebbe la stessa psiche possedere anche la facoltà di cicatrizzare una piaga, sgonfiare un organo intasato?

Con studi presso la scuola di autosuggestione di Nancy, e riflessioni sue, giunse alle conclu-sioni che consolidò in cure semplici, a costo zero, alla portata di tutti, con le conseguenze che sappiamo: denunce, processi, persecuzione.

Ma con tantissime guarigioni.

Couè diceva: “Io non curo, aiuto le persone a curare sé stesse.”

Ed è lo stesso concetto che esprimeva Josè Silva quando veniva invitato dai suoi allievi a visitarli in giro per il mondo: volevano conoscerlo di persona, quando arrivava era soffocato da nugoli di persone che volevano ringraziarlo per aver risolto tanti problemi, di salute, economici, di ogni tipo.

La sua risposta era sempre la stessa: “Questo non l’ho fatto io, sei stato tu. Io ti ho insegnato come fare , e tu l’hai fatto.”

A distanza di tanti anni, oggi tutti sono d’accordo nel confermare la verità di quanto Couè asserì un secolo fa: però un secolo fa era troppo presto, i tempi non erano maturi.

Oggi, invece, sono presenti nel nostro dizionario scientifico due nuovi termini:

Placebo

: azione benefica della mente sul nostro corpo.

Nocebo

: azione dannosa della mente sul nostro corpo

Josè Silva riconosce ampi meriti a Emile Couè, come precursore dell’impiego della mente per curarsi: e in suo omaggio ha inserito nelle frasi benefiche da imparare a memoria la storica, fa-mosa affermazione di Couè:

“Ogni giorno, in ogni modo, io miglioro di bene in meglio”.

E’ una frase ben collaudata, si è rivelata efficace e ha guarito migliaia di persone.

Capitolo 17 - I Persuasori Occulti

Si direbbe che l’attività preferita dal genere umano sia convincere gli altri a fare quello che con-viene a noi.

Guardate cosa succede nella famiglia, nel mondo del lavoro, nel commercio, nella politica, nella religione…

Nella famiglia: la maggioranza dei genitori pensa che educare i figli sia indurli a fare quello che hanno fatto loro, oppure che avrebbero voluto fare ma non ci sono riusciti.

Nel mondo del lavoro: corsi motivazionali, un esercito di psicologi che studiano come rendere appetibile il lavoro, ecc.

Nel commercio: qui siamo all’apoteosi: come indurre una persona ad avere bisogno del nostro prodotto, quale sia l’esca più appetitosa per far abboccare il compratore: siamo alla ricerca della scienza esatta che renda infallibile il richiamo pubblicitario.

Nella politica: convincere l’elettore è questione di sopravvivenza, guai a non acchiapparlo. Se ti sfuggono, esci dalla Casta, potresti persino dover lavorare.

Nella religione: una continua sorveglianza affinché la pecorella non si allontani dal gregge.

Negli anni 50’, negli Stati Uniti, venne fatta una clamorosa scoperta scientifica: