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Ritornerò ancora sull’argomento per spiegarvi quali forze si mettono in movi- movi-mento quando applicate queste tecniche, ma per non ripetermi ne parlerò più

Capitolo 13: Migliorare la memoria

Penso che nessun sistema didattico sia stato tanto saccheggiato quanto il Metodo Silva.

Decine di persone che sono guarite dal cancro applicando gli insegnamenti di Josè, si sono messe a insegnare come hanno fatto, inventandosi nomi fantasiosi e rivendicando di essere riu-scite con la loro genialità.

Altri si improvvisano maestri e impartiscono corsi che sono clamorose imitazioni.

Non c’è limite alla fantasia umana.

Per quanto riguarda le tecniche per insegnare a migliorare la memoria, circolano corsi di mne-motecnica per i quali bisogna sborsare migliaia di euro, e non sono altro che la tecnica del Me-todo Silva gonfiata a dismisura da esercizi, compiti, e quant’altro che giustifichi il costo.

L’unica pubblicazione che ha dimostrato una certa correttezza è uscita a fascicoli settimanali da acquistare in edicola, prodotta da Fabbri Editori nel 1990, che ha il buon gusto di citare la fonte:

“Il Silva Mind Control Method è uno dei più conosciuti e apprezzati metodi di auto perfezio-namento”.

Mi è piaciuta perché pubblicava un dizionario di parole nelle lingue Inglese, Francese e Spa-gnolo da imparare con facilità mediante associazioni visive.

Josè inserisce nel complesso del suo corso basico anche tecniche volte a migliorare la memoria, giacché uno dei settori maggiormente interessati al miglioramento del cervello è la scuola, dove imparare cose nuove è l’attività di base.

Inoltre, un calo di memoria è un primo preoccupante segnale d’invecchiamento del cervello, che non è affatto detto debba corrispondere all’età anagrafica: si può avere un cervello canuto anche da giovani! (ma per fortuna anche un cervello giovane da anziani).

Il principio da cui si parte è che l’ assimilazione di nuove informazioni avviene attraverso l’emisfero destro: quanto più l’informazione è formulata con il linguaggio specifico che l’emisfero destro utilizza, tanto più facilmente la nuova nozione viene registrata, per poi essere richiamata quando vogliamo “ricordare”.

Il nostro “cervello silente” non comprende se gli si parla, capisce solo quando gli si mandano immagini e sensazioni.

Poi, come già scrisse Josè nella sua autobiografia, l’emisfero riceve, trasforma e trasmette all’altro emisfero, che provvederà a sua volta a trasformare l’informazione, giunta come imma-gine o sensazione, nei concetti logici corrispondenti.

Abbiamo già detto che l’intento di Silva è far funzionare armoniosamente entrambi gli emisferi del cervello, e che nella stragrande maggioranza delle persone l’emisfero sinistro è diventato dominante.

Abbiamo anche detto che il cervello si comporta un po’ come i muscoli: se li fai lavorare, si svi-luppano, se li lasci in riposo, s’indeboliscono.

Allora è chiaro quello che ci aspetta: ginnastica all’emisfero destro!

Se hai una macchina fotografica che è stata anni in un cassetto, se vuoi rimetterla in piena effi-cienza devi usarla, fare foto, muovere i meccanismi.

Se vuoi migliorare l’efficienza dell’emisfero destro, devi fargli scattare tante fotografie mentali, immaginare odori, colori, sapori.

Il risultato finale sarà quella famosa intelligenza che pensa, e nello stesso tempo vede quello che sta pensando.

Abbiamo anche detto che l’allievo diligente deve esercitarsi ad andare a livello possibilmente almeno una volta al giorno.

Se va anche a livello alla sera quando va a dormire, e al mattino quando si sveglia, sarà andato a livello ben tre volte al giorno, il che è ottimo.

Oltre a questo, dovrebbe utilizzare ogni occasione che gli capita durante la giornata per scattare fotografie mentali.

Per questo scopo, Silva ha inserito nel percorso basico anche una tecnica specifica per quello scopo.

Non l’ha inventata lui, bensì un suo collaboratore, Bruno First; Josè ha acquisito i diritti e l’ha inserita nel corso.

Questa tecnica ha avuto un successo enorme: come vi ho già detto, viene utilizzata pratica-mente da tutte le scuole che insegnano “memorizzazione e apprendimento”.

La spiegazione è alquanto complessa, ma l’applicazione è estremamente semplice Armatevi di pazienza e seguitemi.

Si tratta di inserire nel cervello una nozione nuova, da imparare a memoria.

Purtroppo per voi dovrete farlo nel metodo classico, quello che si adopera per imparare a me-moria una poesia, o qualunque altra cosa: la si recita infinite volte finché ci accorgiamo di sa-perla ripetere a menadito.

Non spaventatevi, si tratta di imparare a memoria una filastrocca brevissima: collegare a cia-scun numero, da 0 a 10, un’immagine.

Potrete farlo già sfruttando l’emisfero Destro: create nel vostro repertorio di cose che già sa-pete, un album d’immagini, a ogni pagina un numero e un’immagine. Un album di 10 pagine, lo si impara in pochi minuti.

E così, quando lo rievocate e lo sfogliate, vedrete:

A Pag. 1, una bella tazza di

TE’

. (scegliete la tazza, porcellana o terraglia, scegliete il tè, al latte o al limone, mettetela dove più vi piace, in salotto o sul tavolino di un caffè, usate tutto il reper-torio di sensazioni che riuscite a creare: il gusto del tè, se è caldo o freddo, ecc.)

A Pag. 2, una figura drammatica:

NOE’

sull’Arca, tutti gli animali, il Diluvio….

A Pag. 3, un

AMO

da pesca che esce da un laghetto, o dalla vostra vasca da bagno (se le imma-gini sono buffe, o grottesche, si fissano meglio)

A Pag. 4, un

RE

: scegliete tra i re delle favole, o storici, quello che immaginate meglio A Pag. 5, un’

ALA

di gabbiano o di aereo

A Pag. 6, un bel paio di

SCI

A Pag. 7, una bella

OCA

;

A Pag. 8, un bel grappolo di

UVA

A Pag. 9, un

BUE

ruminante

A Pag. 10, una monumentale

TESI

di Laurea.(un librone o un imponente fascicolo).

Molto bene, adesso dovrete impararlo a memoria, al punto che a ogni numero saprete dire immediatamente quale immagine è associata.

E questo lavoro lo fa l’emisfero destro.

Osservate ora ciascuna immagine: il nome corrispondente, contiene una o più vocali, ma una sola consonante:

, consonante

T Noè

, consonante

N aMo

, consonante

M Re

, consonante

R aLa

, consonante

L

Sci

, consonante il suono

SC

, che può scivolare in

G Oca

, consonante

C

Uva

, consonante

V Bue

, consonante

B

Tesi

: ha due consonanti,

T

e

S

.

Perciò l’emisfero sinistro non avrà difficoltà a identificare il numero con la consonante corri-spondente, e viceversa.

Per il 10, il numero è composta di un 1 e uno Zero; l’Uno è quello della T della tazza di Tè, lo Zero è un nuovo arrivato, che collegheremo alla S (un bell’oSSo, quelli che si mangia Pluto) La cosa si fa sempre più complicata, ve lo avevo detto che la spiegazione non è semplice.

Seguitemi nel ragionamento:

Se voglio creare una nuova associazione, per esempio il numero 11:

Il numero 11 è composto di due 1; ora, sappiamo a memoria che l’1 è una tazza di Tè, quindi una T:

Se voglio creare la pag. 11 del mio album immaginario, dovrò inserire una figura il cui nome contenga solo due lettere T: potrà essere TUTA, oppure TOTO’, oppure TATA, quello che più mi piace, purché contenga solo due consonanti T. (a qualcuno piace molto TETTE - le doppie con-sonanti valgono per una).

La pagina 12 del mio album dovrà raffigurare un’immagine il cui nome contiene solo le conso-nanti T e N (Tè e Noè): potrà essere l’immagine di un TINO, oppure una TANA, oppure un TONNO.

Possiamo andare avanti quanto vogliamo: il 13 sarà una T più una M, vale a dire una Toma, o il Timo, o un Tema…..scegliete voi quello che più vi aggrada.

In questo modo, se voglio ricordare un numero, basterà che componga l’immagine corrispon-dente, e vedrete che si imprime indelebilmente nella memoria, e sarà poi semplice “decodifi-carlo”, dall’immagine ricavare il numero corrispondente.

Molto bene, immagino che non abbiate incontrato difficoltà a seguirmi.

Il problema viene adesso: a cosa diavolo serve tutto questo?

Risposta: Se faccio ginnastica in palestra, e faccio la cyclette, lo sciatore potrebbe dire che non gli serve, così il nuotatore, o il calciatore….

Il principio è che la cyclette rinforza i muscoli delle gambe, e le gambe le usa sia lo sciatore, sia il nuotatore, sia il calciatore….e lo stesso principio vale per tutti gli attrezzi della palestra.

Nel nostro caso vale lo stesso principio: alleno la mente a visualizzare, ed essa si abitua a visua-lizzare quello che pensiamo: è il primo, importante passo verso l’abilità artistica, la creatività, e vedremo in seguito altri passaggi ancor più vertiginosi, l’intuizione e la comunicazione mentale a distanza.

Nella nostra giornata – tipo, non abbiamo bisogno di memorizzare e studiare (a meno che siate studenti, in tal caso è il vostro pane quotidiano).

Però ognuno di noi utilizza quasi ogni giorno una memoria speciale, che viene chiamata “me-moria di transito”: informazioni che mi serve tenere a mente per un po’ di tempo, e poi non più.

Esempio tipico è l’elenco delle commissioni da fare, degli adempimenti e scadenze da rispet-tare.

Di solito si risolve con bigliettini che ci riempiono le tasche; qualcuno amante della tecnologia utilizza l’Agenda Elettronica, che ormai è parte integrante dei telefoni cellulari che ci portiamo sempre in tasca.

Noi invece possiamo superare qualsiasi soluzione tecnologica: invece che su un bigliettino, in-vece di digitare sull’agenda elettronica, scriviamo direttamente nel cervello!

La procedura è semplicissima, a condizione che abbiate creato nel cervello l’agenda su cui scri-vere, o, per essere esatti, l’album su cui disegnare.

Avete una serie di adempimenti, dovete fare delle commissioni?

Bene, facciamo un esempio: devo telefonare al signor Tal dei Tali? E dopo l’orario di lavoro, devo ricordarmi di comprare il pane, spedire una lettera, rifornirmi al bancomat….

Soluzione: chiudo un attimo gli occhi, visualizzo il mio album mentale, lo apro a pag. 1, e vi trovo la tazza di Tè: modifico l’immagine, e tuffo il sig. Tal dei Tali nel tè, a insaponarsi e lavarsi con lo spazzolone per la schiena, tanta schiuma: che schifo, quel tè ora è imbevibile!

Poi apro la pag. 2 dell’album, e vi trovo Noè sulla sua Arca: ora modifico l’immagine, e vedo Noè che si mangia di gusto un enorme panino, mentre gli animali lo guardano con la saliva che cola, tanto ne vorrebbero un po’ anche loro.

Andiamo avanti, apro pag. 3: adesso l’amo da pesca tira fuori dall’acqua la lettera che dovrei imbucare, stando nell’acqua l’indirizzo si è scolorito, chissà se è ancora spedibile!

Poi verrà pag. 4: il re ha la lingua di fuori tanto gioisce: soldi soldi soldi! Il bancomat continua a sputare banconote.

Notate che vi ho suggerito immagini buffe, ridicole, disgustose… la sensazione che accompagna l’immagine la rinforza enormemente.

L’unica cosa che dovete fare bene è la foto della nuova immagine. Il resto viene da solo:

quando, anche a distanza di molto tempo, voi andrete a vedere il vostro album mentale, lo tro-verete modificato, ed ogni immagine vi ricorderà la commissione che dovete fare, meglio che se fosse scritta su carta.

Provare per credere.

E il bello è che l’album è eterno, ogni volta che apportate una modifica all’immagine di base, l’ultima cancella la precedente, in modo identico ai CD dei computer “riscrivibili”: nella stessa tazza di tè vi potrete mettere di tutto, e ogni volta sarà sempre pronta a un nuovo utilizzo. Lo stesso per tutte le altre immagini.

Ci sono mille altri modi per utilizzare quelle che chiamiamo le “Chiavi Mnemoniche”:

Vi ricordate il famoso “come quando fuori piove”, ben noto ai giocatori di carte?

Dalle iniziali delle quattro parole si conosce l’ordine di precedenza dei semi:

Cuori Quadri Fiori Picche.

Alla scuola dei miei tempi, in geografia, si studiava ancora “ma con gran pena le reca giù”:

Serviva a ricordare le Alpi da ovest a est: Marittime Cozie Graie Pennine Le pontine Retiche Carniche Giulie.

In tutta la vita non ho mai avuto bisogno di quella nozione, ma mi perseguiterà per sempre, ormai è incisa nel mio cervello, in modo indelebile.

Anche voi potete incidere nel cervello nozioni da non dimenticare: facciamo un esempio, do-vete ricordare il vostro numero di Bancomat, e vi hanno raccomandato di non farlo trovare scritto.

Supponiamo che sia 50192.

Prendete carta e penna, ed estraete le cinque lettere corrispondenti: 5 = L di ala, 0 = S di osso, 1

= T del tè, 9 = B del Bue, 2 = N di Noè.

A questo punto vi potete sbizzarrire a cercare una frase che contenga solo quello consonanti:

La prima che mi viene in mente è “lì sto bene” , frase che contiene solamente le consonanti. l – s – t – b – n.

Visualizzatevi di fronte al bancomat, con tante banconote fruscianti in mano, mentre procla-mate :

“lì sto bene!”

(o altre combinazioni che vi piacciono di più, tipo “lista buona”: provate a trovarne altre, magari proprio con il numero del vostro Bancomat).

Memorizzate bene l’episodio e la frase che lo caratterizza, e vedrete di avere creato un truc-chetto mnemonico perfetto.

Basterà decodificare la frase ed estrarre le consonanti, poi trasformarle nei numeri corrispon-denti.

Così, tra commissioni, numeri di bancomat, numeri di telefono, potete far lavorare l’emisfero destro ogni giorno, divertendovi.

Qualcuno mi chiede: “ ma se io studio chimica, o storia, tutto questo può essermi di aiuto?

La risposta è SI.

Perché, rinforzando l’agilità dell’ immaginazione, vi sarà spontaneo creare nella vostra mente immagini e schemi di supporto alle nozioni.

Avete presente un libro studiato a fondo, com’è diventato alla fine dello studio? Pieno di sotto-lineature, segni in margine, note aggiuntive….tutti tentativi spontanei di rendere immagine an-che il libro.

(per studi estremi, quando dovete praticamente sapere a memoria tutto, vi ricorderete addi-rittura in quale parte della pagina è scritta la formula, o l’informazione).

Potrete divertirvi a trovare l’immagine che vi soddisfa meglio: ad esempio, per ricordare le date storiche, piazzare ciascun avvenimento più o meno in alto di una colonna che rappresenta un secolo, e così via; gli esempi dovrebbero essere infiniti, e per motivi di spazio devo tagliare l’argomento.

Ancora un ultimo suggerimento.

Che il cervello ricordi benissimo le immagini, se ne erano accorti già moltissimi secoli fa:

La storia ci tramanda il famoso Simonide di Cheo (555 – 466 a.C.) come esempio di me-moria prodigiosa: in occasione di un matrimonio, la folla degli invitati fece crollare il pavi-mento e con esso tutto il palazzo. Simonide, rimasto miracolosamente illeso, seppe guidare i soccorritori indicando i nomi di tutti gli invitati, come erano vestiti, e quale posto avevano nella sala.

Il grande oratore Marco Tullio Cicerone (106-43 a.C.) ci fornisce con i suoi scritti preziosi consigli su come deve fare un oratore a rendere efficaci i suoi discorsi.

La prima regola fondamentale è che deve preparare con calma, in anticipo, il discorso.

Poi non dovrà leggerlo, bensì declamarlo.

Per non perdere il filo, deve munirsi di quella che viene chiamata “scaletta”, ovvero un ap-punto con l’elenco degli argomenti, nella loro successione prestabilita.

Al giorno d’oggi, il problema viene risolto molto facilmente: con appunti posati su un leggio, se il discorso viene pronunciato da un palco.

Oppure con il cosiddetto “gobbo”, ovvero un rullo scorrevole su cui compare la scaletta, che lo spettatore non vede ma che l’oratore vede benissimo, se parla alla televisione.

Ora il povero Cicerone nel Senato, ove teneva i suoi discorsi, non aveva nessun leggio, e neppure i polsini della camicia su cui scarabocchiare qualcosa.

Del “gobbo”, neanche parlarne.

Allora, il problema lo risolse nel modo seguente: a casa scriveva il discorso e la sua scaletta, poi collegava un’immagine simbolica a ogni argomento, e piazzava quelle immagini disse-minate lungo tutto il percorso da casa sua al Senato: uscendo di casa trovava, poniamo, il tempio di Marte, poi un posto di guardia, poi una fontana, poi il mercato…a ogni postazione caratteristica, un capitolo della sua scaletta.

Quando poi era nel Senato a pronunciare la sua orazione, mentalmente ripartiva da casa sua, e, riandando a percorrere il suo cammino, ritrovava tutta la scaletta in bell’ordine.

Per il mio uso personale, ho trovato utilissimo integrare il metodo di Silva con quello di Cice-rone:

La tazza di tè, Noè, l’amo, il re, ecc., sono situati lungo un percorso che mi è familiare, tipo la soglia di casa, il giardino, la casa del vicino, e così via.

Consiglio anche a voi un rinforzo del genere, che facilita molto il ricordo della successione delle chiavi mnemoniche