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Ritornerò ancora sull’argomento per spiegarvi quali forze si mettono in movi- movi-mento quando applicate queste tecniche, ma per non ripetermi ne parlerò più

Capitolo 10 : Vincere al Lotto?

E’ possibile vincere alla lotteria con il Mind Control?

E’ una domanda che mi è stata fatta parecchie volte, da allievi che sorridono fingendo indiffe-renza, ma in realtà covando una pur tenue speranziella.

La risposta è: SI e NO.

Perché qualche volta sì e qualche volta no è, secondo me, uno dei misteri più complicati da di-panare.

Il grande sensitivo Gustavo Rol affermava di non gli era consentito di vincere, né alle varie lotte-rie, né alla roulette.

Lo si vedeva talvolta al Casinò di Saint Vincent, in Valle d’Aosta, o a Montecarlo, sempre in compagnia. Si divertiva a preannunciare il numero che sarebbe uscito, subito dopo che il croupier aveva proclamato la fatidica frase: “Rien ne va plus!” dopo la quale nessuno poteva più fare la puntata.

E regolarmente il numero detto da Rol usciva, con divertito disappunto degli amici.

Però Josè Silva ha vinto sognando i numeri della Lotteria di Città del Messico: come si spiega?

(narrerò diffusamente l’episodio nel capitolo sulle Coincidenze).

Dal mio punto di osservazione, avendo personalmente conosciuto sia Silva sia Rol, e da altri casi che ho avuto modo di registrare, posso confermare quanto già supposto sia da Silva che da Rol:

Che esiste una legge morale, che può essere applicata da quelle che Silva chiama “Intelligenze Superiori”, e Rol chiama “La Coscienza Sublime”. A loro insindacabile giudizio possono far vin-cere chi vogliono, in funzione di quanto è scritto nel loro destino.

Più avanti vedremo quale interpretazione sia possibile dare di queste “Intelligenze Superiori.”

Sottopongo alle vostre considerazioni alcuni episodi di cui ho accertato la veridicità.

Un giovane in gamba e volenteroso era riuscito finalmente a realizzare il sogno della sua vita:

costruirsi una casetta propria, in campagna.

Per quell’obiettivo si era letteralmente svenato dal punto di vista economico: oltre che inde-bitarsi, aveva esaurito anche le ultime risorse.

Diede disdetta dell’abitazione in cui stava in affitto, e al momento in cui fu obbligato ad an-darsene, si rese conto di non avere neanche più il denaro per pagare il trasloco.

Entrò in crisi, non sapeva proprio come cavarsi dai pasticci, e le scadenze si avvicinavano ine-sorabili.

Il giovane coltivava da anni una piccola innocua abitudine: abbastanza regolarmente spen-deva qualche soldino con il Lotto. Non aveva mai, assolutamente mai, vinto una sola lira, tut-tavia le sue puntate erano ridicole, spendeva veramente pochi spiccioli, e la cosa non gli pe-sava.

Ebbene, proprio mentre il trasloco per lui stava diventando un incubo, per la prima volta in vita sua vinse una somma già rispettabile, tale da coprire quasi del tutto la spesa che il tra-sportatore gli aveva preventivato.

Esultante, convocò il titolare della ditta di trasloco, e gli diede il via per i lavori.

Quando il titolare venne a casa sua, piantò una grana: la quantità di mobili da traslocare era di molto superiore a quanto gli era stato descritto, e il preventivo iniziale doveva essere ri-toccato pesantemente.

Nuova disperazione del giovane, il problema non era per niente risolto, anzi!

A questo punto accadde qualcosa di veramente straordinario: vinse nuovamente al lotto, una somma sufficiente a coprire le spese aggiuntive.

Il giovane era al settimo cielo: ormai camminava sollevato dal suolo, proclamava di aver ri-solto per sempre i suoi problemi economici: quando avesse avuto bisogno di denaro, gli sa-rebbe bastato giocare al Lotto.

Ebbene, dopo quel paio di vincite miracolose, ritornò a non vincere più neanche una lira.

Ormai l’ho perso di vista, ma, che io sappia, non ha mai più vinto alcunché.

Veniamo a un secondo caso, corroborato da tanto di pezze giustificative, le matrici delle gio-cate, i numeri estratti pubblicati sui quotidiani.

La protagonista mi autorizza a fare il suo nome, si chiama Silvana.

Questa signora fin da piccola era affascinata dai sogni che faceva, e crescendo cominciò a studiarli, catalogarli, dividerli in categorie: premonitori, incubi, ecc.

Quando incontrò il Metodo Silva, fu per lei una rivelazione: oltre che ricevere passivamente i sogni, era anche possibile interferire con essi, programmandoli.

Siamo nel 1996, e alcuni amici di Silvana, molto interessati al Lotto e alle varie lotterie, le suggeriscono: “Perché non provi a programmare un sogno che ti dica dove si trova il biglietto vincente?”. Sulle prime la proposta le sembrò piuttosto assurda: individuare in quale negozio dormiva il biglietto vincente in attesa di essere comprato, ma non solo, bisognava anche sa-pere quale fosse il biglietto giusto, a meno di comprare tutto il rifornimento di biglietti del negozio, chissà quanto bisognava spendere…Decisamente era un’idea folle.

Ma poi, pian piano, cominciò a lambiccarsi sul problema, la tentazione di provare era sempre più forte…..al punto da costringerla a mettere in azione un piano di attuazione.

Cominciò così, ogni sera, al momento di addormentarsi, a programmare: “Voglio un sogno che mi dica dove si trova il biglietto vincente della Lotteria di Capodanno.” La prossima lotte-ria importante sarebbe appunto stata la lottelotte-ria Italia i cui risultati vengono annunciati il 6 Gennaio (in questo caso del 1997).

Silvana si dilunga nei dettagli della sua avventura, spero di non annoiarvi se ve li comunico, poiché servono a meglio chiarire quali stravaganze possono essere annidate nei sogni.

Dopo circa 40 notti d’insuccessi (addirittura non riusciva neanche più a ricordare cosa so-gnasse), ecco un sogno assurdo: Silvana sogna di ereditare il Castello di Moncalieri, però del tutto spoglio di arredi e suppellettili. La sua pluriennale intimità con i propri sogni le suggeri-sce il significato nascosto da quello strano particolare: che il regalo non è completo, manca qualcosa: che la transazione non è del tutto conclusa, potrebbe non andare a buon fine: che deve stare molto attenta a non fare passi falsi.

L’interpretazione più logica le dice che il biglietto si trova nei pressi di Moncalieri, ed ella va a comprare numerosi biglietti nella zona.

Alla fatidica data del 6 Gennaio 1997, grande delusione: niente vincita.

Ormai però il tarlo ha messo su casa, Silvana non accetta di arrendersi.

Continua le sue programmazioni, questa volta alla lotteria successiva, che sarà quella di San-remo.

Un giorno qualsiasi, mentre passeggia con un’amica nel centro di Torino, osservando una ve-trina ha un tuffo al cuore: vi è esposta una veduta del Castello di Moncalieri, ed ella ha una specie d’illuminazione: il luogo dove si trova il biglietto vincente non è presso il castello, ma nei paraggi di quella vetrina!

Dovete sapere che la passione di Silvana per i sogni era ben nota a tutte le sue amiche, che continuamente le raccontavano i loro sogni, chiedendole di spiegarli.

Ed ella ebbe una bizzarra idea: forse il sogno che attendeva sarebbe anche potuto arrivarle dai sogni di qualcun altro.

E così, quando una sua amica le raccontò di aver fatto uno strano sogno, una voce che le di-ceva “osa il lunedì”, e un’altra amica le narrò di aver sognato tre numeri: 11, 45, 47, ed en-trambe le confidarono di avere avuto la bizzarra impressione che il loro messaggio onirico fosse rivolto proprio a lei, pensò di avere risolto l’enigma:

Che il biglietto era nel punto di vendita più vicino alla vetrina in cui era esposto il ritratto del castello, e che sarebbe stato venduto il lunedì tra le 11,45 e le 11,47.

A questo punto del mio racconto, suppongo che tutti i lettori si stiano aspettando il lieto fine:

una vincita strepitosa! Mi spiace deludervi, ma le cose sono andate diversamente:

Siccome aveva un impegno, Silvana chiese a un amico il favore di andare nella tabaccheria vi-cina alla vetrina, di trovarsi nel negozio esattamente alle ore 11,45 e di comprare un po’ di biglietti.

Quando quel suo amico le riferì l’esito della commissione, candidamente le disse di essere ar-rivato al negozio con 20 minuti di ritardo, causa problemi nel trovare il parcheggio per l’auto.

E fu così che Silvana perse, per un ritardo di 32 biglietti, la vincita di 40.000.000 di vecchie Lire!

L’episodio è documentato dalle matrici dei biglietti acquistati da Silvana e dai risultati delle estrazioni riportati su La Stampa.

Concludo i casi relativi alle vincite al gioco con un modesto episodio narrato da Josè Silva nella sua minuziosa autobiografia:

Dovete sapere che la fama di Josè si diffondeva nell’area dove lui viveva, non solo come esperto della mente, ma anche come valido guaritore spirituale.

Un giorno lo contatta un medico di sua conoscenza, che opera in Nueva Laredo, la cittadina contrapposta a Laredo, però sulla sponda opposta del fiume Rio Grande, in territorio messi-cano.

Il medico gli confida di avere un nipote che è agli ultimi giorni di vita, devastato da un cancro non operabile a entrambi i polmoni, e in più con un altro focolaio nelle vertebre della spina dorsale, che gli provoca dolori insopportabili. Oramai trascorre i suoi ultimi giorni nel letto di ospedale, tenuto continuamente sotto anestesia incosciente per evitargli il dolore.

Silva accetta di occuparsene, e si reca all’ospedale. Chiede ai medici di riportare alla coscienza il malato, ed essi eseguono un’anestesia locale in modo da portare per un po’ di tempo il mori-bondo allo stato cosciente senza provare dolore.

Josè trova così lo stato ideale: il paziente praticamente è nel livello Theta, la voce di Silva gli ar-riva mentre è semi- cosciente. I messaggi che riceve, di lottare per vivere, perché potrà spo-sarsi, avere figli, tutte le gioie della vita, lo portano a lottare per sopravvivere.

A poco a poco il miracolo avviene: Silva ogni giorno si reca dal malato, gli trasmette la voglia di vivere, e il paziente comincia a migliorare.

Per farla breve, in 45 giorni di cure giornaliere il paziente a poco a poco guarisce, finché i me-dici dichiarano che è completamente guarito.

Quello stesso giorno, per caso, un vecchio amico di Josè viene a trovarlo. Era stato socio in af-fari, non è affatto un mistico.

Quando viene a sapere da Josè l’avventura a lieto fine del paziente malato, gli chiede:

“E quanto ti hanno pagato, per tutto il lavoro che hai fatto?”

Di fronte all’esitazione di Josè, commenta: “Scommetto che non ti hanno dato nulla, nemmeno il rimborso di quanto hai speso per il pedaggio del ponte della Dogana!”

In effetti era così: nessuno aveva mai parlato di denaro, e Silva aveva pagato di tasca sua ogni passaggio sul ponte del Rio Grande, per cui si paga un buon pedaggio. E per curare il malato in Messico, Josè aveva attraversato una gran quantità di volte la frontiera, ogni volta mettendo mano al portafogli.

Josè si difese dall’accusa di dabbenaggine dicendo: “Mi è servito come esperienza.”, e il suo amico lo guardava con aria di compatimento.

Poi, vedi che combinazione, la sera stessa la moglie di Josè gli chiede di accontentarla, una volta tanto, accompagnandola al Bingo, che le piace tanto.

Josè, pur di fare un piacere alla consorte, accetta, lo accompagna, gioca anche lui, e vince il primo premio, fa “Bingo!”.

La vincita fu tale che, facendo i suoi conti, Josè constatò di avere incassato tutti i soldi spesi per il pedaggio del ponte, e in più, contando le ore spese in ospedale, un buon rimborso orario.

E neanche a farlo apposta, quando andò a versare l’assegno in banca, si trovò a gomito a gomito con il suo amico: gli fece il resoconto del rimborso spese, e alla fine gli chiese: ” E adesso, dimmi qualcosa!”

L’unico commento dell’amico fu: “Ah, Josè, tu e le tue pazze idee!”. E se ne andò.

Riguardo i sogni e le vincite al lotto, ho ancora in serbo quanto accadde a Josè Silva in persona:

ma l’episodio mi sembra più significativo per l’incredibile successione di “coincidenze” piuttosto che il sogno dei numeri vincenti, perciò mi riservo di raccontarlo nei minimi dettagli nel capitolo dedicato alle “Coincidenze”.

Questo racconta Silva nella sua autobiografia: una piccola goccia nel mare degli accadimenti che lo portarono alla convinzione che lassù qualcuno guarda quello che facciamo, e talvolta in-terviene per spingerci nella direzione che appartiene al nostro personale destino.

Siamo in grado di dare una spiegazione a tutto questo?

Voglio provare.

Nel primo caso, quello di Rol, egli fu sempre un benestante, anche se dovette piegarsi a fare l’antiquario nei momenti difficili, e divenne uno stimato e richiesto pittore.

Nel secondo caso, se il giovane avesse trovato il modo di vivere vincendo al lotto, chissà dove sarebbe finita la sua vita, se si sarebbe accontentato di piccole vincite di fronte a straordinari momenti di bisogno, oppure avesse preteso di guadagnare sempre di più, rinunciando agli im-pegni del lavoro necessari per portare avanti con decoro e affetto la sua famiglia.

Nel terzo caso, è mancato un elemento fondamentale per il successo, come spiego in altre parti del libro: l’aspettativa del successo.

Se Silvana fosse stata sicura che il biglietto del valore di 40 milioni sarebbe stato suo tra le 11,45 e le 11,47 del lunedì, mai e poi mai si sarebbe affidata alla buona volontà di un’altra persona, che regolarmente la deluse: sarebbe andata di persona, disdicendo qualsiasi impegno.

Invece, evidentemente, non era affatto sicura che questa volta i suoi sforzi sarebbero andati a buon fine: forse ricordava la volta precedente, l’insuccesso del 6 Gennaio 1997.

Se il programma di Silvana fosse andato a buon fine, forse non avremmo quello che ella fece dopo quell’episodio: continuò con maggiore impegno lo studio dei sogni, venne a capo di un ottimo sistema d’interpretazione, scrisse un libro per spiegarlo, riceve continue richieste di chiarimenti.

Oggi insegna le tecniche per interpretare i propri sogni.

Per il quarto caso, Josè non chiese nulla, e nulla si aspettava: però qualcuno gli fece capire che era il giusto modo di comportarsi.