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Ritornerò ancora sull’argomento per spiegarvi quali forze si mettono in movi- movi-mento quando applicate queste tecniche, ma per non ripetermi ne parlerò più

Capitolo 12: Farsi passare il mal di testa

l mal di testa e le emicranie, sono uno strano disturbo: infatti, nella stragrande maggioranze dei casi, il dolore alla testa non ha cause fisiche, bensì psicologiche.

Ci sono casi di mal di testa dovuti a cause fisiche, quali ipoglicemia, ingestione di troppo cioc-colato, problemi al fegato, e altro: in tal caso dovrete rivolgervi ai vari Centri per la Cefalea, or-mai presenti nei maggiori complessi ospedalieri.

Le cause psicologiche possono essere le più svariate: per sfuggire a problemi o responsabilità, autopunizione... se ci addentriamo nella psiche ne usciremo stravolti.

Cito quale esempio uno dei classici: il mal di testa della casalinga.

Per casalinga s’intende una donna di mezza età, con marito e figli.

I figli ormai sono grandi, stanno ancora in casa ma hanno la loro vita, da cui escludono la mamma impicciona; il marito è sempre più preso dal lavoro, in casa parla poco e malvolen-tieri.

La mamma è lì, sempre a disposizione di tutti, ma viene ignorata; serve solo a far trovare il pranzo pronto e le camicie stirate.

Un bel giorno arrivano a casa figli e marito, e non trovano il tavolo apparecchiato, e nem-meno le camicie stirate: la mamma è a letto, al buio, con una pezzuola sulla fronte, la testa che le scoppia.

Allora tutti si preoccupano: chi le cambia la pezzuola con una più fredda, chi le chiede se de-sidera qualcosa, tutti sono preoccupati (forse più che a lei si preoccupano di non avere la ca-micia stirata, e di doversi arrangiare a cucinare due uova).

Comunque il mal di testa passa, riprende il tran tran di tutti i giorni, ma ancora, e poi di nuovo, gli attacchi di mal di testa si fanno sempre più frequenti.

Visite mediche, che non accertano particolari patologie; alla fine, con gli psicologi, salta fuori che è un classico mal di testa della casalinga.

La povera donna, prima trascurata, quando sta male diventa il centro dell’attenzione, e que-sto a livello inconscio la gratifica, si sente nuovamente importante e considerata.

E’ l’inquietante inconscio che agisce sul fisico procurandole il mal di testa,:

Quello che gli importa è la gratificazione a livello emozionale, il dolore fisico lui non lo sente e se ne infischia.

Poi c’è chi a metà di una discussione sempre più cattiva si ritrae dicendo “basta, non posso con-tinuare, mi è venuto un gran mal di testa, riprendiamo il discorso un’altra volta!”

Ecco un bell’esempio di fuga all’inglese, come si suol dire. Il mal di testa (che è reale, non è una scusa) ci ha tolto dall’impiccio.

Di fronte a questo problema, l’andare a livello si rivela un toccasana.

Ho avuto parecchi allievi che mi confidano di avere fatto il corso unicamente perché afflitti da emicranie insopportabili: con il corso hanno risolto il loro problema, e non glie ne importa nulla del resto del corso.

Comunque sono molto soddisfatti, e anch’io.

La procedura è molto semplice: se cominci a sentire mal di testa, vai a livello, e quando sei a livello ti dici: “Ho mal di testa, sento male alla testa. Non voglio avere mal di testa, non voglio sentire male alla testa”.

“conterò da 1 a 5, arrivato a 5 aprirò gli occhi, non avrò più mal di testa, non sentirò più male alla testa.”

Fate quello che avevate detto, ripetete il procedimento a 10 minuti di distanza, finché non sen-tirete che il mal di testa sta passando.

Ancora qualche parola a proposito dell’inconscio, qualcuno si potrebbe chiedere:

“Ma come fa una parte della mia psiche ad agire sul fisico?”

Vi rispondo che il mal di testa è niente a confronto di quello che è in grado di fare.

Ricordiamo gli umoristici svenimenti delle signore e signorine dell’800 sorprese in situazioni im-barazzanti, che si toglievano dai guai scivolando a terra prive di sensi (svenivano davvero o fin-gevano? – Risposta: qualche volta svenivano davvero).

Vi riporto un caso classico, narrato sui testi scientifici.

Un uomo di affari di mezza età si trasferì in un’altra città per incontrare dei clienti.

Un pomeriggio, passeggiava con i clienti, parlando dei loro affari.

Era un caldo pomeriggio d’estate, il giorno declinava verso il tramonto, il sole si faceva sem-pre più caldo e rosseggiante, le pareti a specchio del centro commerciale rispecchiavano i raggi del tramonto.

L’uomo diventava sempre più inquieto, si sentiva soffocare, poi di colpo si accasciò sul mar-ciapiede, colto da malore.

Portato al pronto soccorso e visitato, i medici non riscontrarono danni al fisico, e non sep-pero dare spiegazione dell’improvviso collasso.

L’uomo in seguito volle andare a fondo, sapere con esattezza che cosa gli era successo. La ri-sposta gli venne dalle visite psicanalitiche a cui lo consigliarono, e venne fuori quello che gli era successo.

Ecco la storia:

Da bambino, fu protagonista di un evento tragico, sconvolgente: andava a spasso trascinan-dosi dietro il fratellino più piccolo.

A un certo punto, per sua sbadataggine, finirono sotto un’auto. Lui non si fece nulla, ma il fra-tellino che teneva per mano fu ucciso.

Il tragico incidente era avvenuto in un giorno simile a quello del collasso: stesso sole rosseg-giante, stesse condizioni ambientali.

Quando, ormai grande e tanti anni dopo, i grattacieli cominciarono a spedirgli in faccia riflessi purpurei, cominciò a stare male.

Quando un’intera facciata di vetro lo inondò dei raggi del sole al tramonto, crollò in lui la ri-mozione che aveva costruito per difendersi dal ricordo insopportabile.

L’inconscio registra tutto, ma proprio tutto: ogni istante della nostra vita.

Ma la parte cosciente di noi si difende con un meccanismo chiamato “rimozione”.

L’uomo aveva quasi del tutto dimenticato l’episodio, era rimasto un ricordo confuso, e pri-vato della carica emozionale.

Invece la particolare luce lo riportò indietro negli anni, e gli fece rivivere la stessa angoscia che aveva provato da piccolo. Di colpo si ritrovò ragazzo, inginocchiato sul marciapiede, a ve-der morire il fratellino. E di fronte a lui una vetrina gli sparava in faccia lo stesso sole rosseg-giante.

Questo era troppo per l’inconscio: piuttosto preferiva fermargli il cuore pur di porre fine all’emozione troppo dolorosa.

Questo per spiegarvi che il lavoro che vi propongo sulla sveglia mentale e sul ricordo dei sogni, va ben al di là dell’utilità pratica: vogliamo aprire i canali attraverso i quali la nostra parte co-sciente comunica con l’inconscio. Finora la comunicazione avveniva solo

a senso unico, l’inconscio cercava di mandarci dei messaggi mediante il suo modo di esprimersi, ovvero i sogni.

La porta attraverso la quale l’inconscio ci parla passa attraverso l’emisfero destro, che, se vi ri-cordate, viene chiamato “cervello silente”: è privo della parola, comunica mediante immagini, sensazioni, ed emozioni.

Continueremo questo lavoro durante tutto il corso, perché, quando finalmente sapremo pene-trare veramente al di là della barriera, verremo a sapere anche noi quello che esso è in grado di percepire e quante cose è in grado di fare.