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Che cosa, che, cosa

Nel documento L'acte de traduire L'arte della gioia (pagine 159-163)

FENOMENO OCCORRENZE con il

4.3 Livello morfosintattico

4.3.8 Che cosa, che, cosa

Che cosa, che e cosa sono pronomi interrogativi ed esclamativi usati tanto nelle interrogative dirette quanto in quelle indirette348. Tuttavia l‟uso di che cosa,

specie nelle interrogative dirette, nell‟italiano contemporaneo sta perdendo terreno rispetto a cosa, «di provenienza settentrionale, mentre il che, di provenienza meridionale, è ovviamente predominante da Roma in giù, a livello nazionale si è fissato più che altro in formule come che so? […] che dire? […] di che si tratta? […] che importa?»349. La minore fortuna di che può essere imputabile alla possibile ambiguità specie nelle interrogative indirette, o a questioni di ritmo.

Nel romanzo l‟alternanza tra i tre pronomi interrogativi ed esclamativi è piuttosto evidente e mette bene in rilievo come essa vada collegata all‟ambientazione dello stesso. Nella tabella che segue vengono riportate le occorrenze per ciascun fenomeno:

347 Cfr. Podeur, op. cit., p. 57. 348 Sabatini, op. cit., p. 165. 349 Ibidem.

(7a) Lei col suo passato chiamerà a noi

folle di donne, lei sarà una delle prime donne deputato [p. 450]

(7b) Avec votre passé, vous attirerez à nous des foules de femmes, vous serez

l‟une des premières femmes député [p. 711]

Tabella 2: Distribuzione “che cosa”/“che”/“cosa”

PRONOME che cosa che cosa

NUMERO DI

OCCORRENZE 58 421 86

Come si vede il pronome che è assai presente (421 occorrenze), confermando quindi sulla lingua della Sapienza l‟influenza dell‟italiano regionale di Sicilia, a tutto discapito delle altre due forme.

Di seguito vengono riportati alcuni esempi dello standard che cosa e di come esso viene tradotto dalla Castagné:

(1a) Sapevo da come mi fissava che cosa

voleva [p. 12]

(1b) A la façon dont il me fixait je savais ce qu‟il voulait [p. 20]

(2a) Che diceva adesso? Che cosa dovevo

fare? [p. 17]

(2b) Que disait-elle à présent? Que

devais-je faire? [p. 28]

(3a) Eh, la giovinezza, che cosa bella e

raggiante che è! [p. 22]

(3b) Eh, quelle belle chose rayonnante

que la jeunesse! [p. 36]

(4a) Battendo i denti e tremando cercavo

di capire che cosa mi era successo [p. 27]

(4b) Tout en claquant des dents et

tremblant, j‟essayais de comprendre ce

qui m‟était arrivé [p. 45] (5a) Ma ormai non avevo più tempo per le

parole, dovevo solo pensare che cosa era quella nostalgia [p. 30]

(5b) N‟ayant rien d‟autre à faire, je me

mis à chercher à comprendre ce qu‟était cette nostalgie [p. 49]

(6a) Che cosa mi pesa ancora sul petto?

[p. 41]

(6b) Qu‟est-ce qui me pèse encore sur la

poitrine? [p. 67]

(7a) Già, ecco che cosa era quel riposo

che sotto forma di astrazione felice il corpo mi imponeva in sieme ai lunghi sonni [p. 121]

(7b) Eh oui, voilà ce qu‟était ce repos que

sous forme d‟heureuse abstraction de toute chose mon corps m‟imposait en même temps que les longs sommeils [p. 195]

La traduzione dello standard che cosa viene reso con altrettante forme standard:

 in (1b), (4b), (5b), (7b) con l‟utilizzo del pronome dimostrativo ce come antecedente di una relativa o di una subordinata interrogativa (4 casi su 8);

 in (3b) con la traduzione letterale in una frase esclamativa;

 in (6b) con la forma interrogativa parziale, costruita con l‟uso di un termine complesso (qui/qu‟est/-ce qui/que) in cui a inizio del termine si trova il pronome interrogativo che determina una distinzione semantica (qui = animato, que = non animato) e alla fine il pronome relativo che opera una distinzione sintattica (qui = soggetto, que = attributo o oggetto);

 in (2b) con il pronome interrogativo e la semplice inversione verbo- soggetto (tipica delle interrogative totali)350.

Per quanto riguarda il già citato pronome che, largamente impiegato a tutto svantaggio delle altre due forme, vengono riportati alcuni esempi in modo da evidenziare le strategie adoperate dalla traduttrice:

(1a) Ah, perché, pensi pure? Scemuzza cu

i pensieri, eh! E a che pensavi? Si può avere l‟onore di saperlo? [p. 7]

(1b) Ah, parce qu‟en plus tu penses, toi?

Bécassote que t‟es avec tes pensées, tiens! Et à quoi pensais-tu? On peut avoir l‟honneur de le savoir? [p. 13]

(2a) E a che ti servirebbe se sei donna? La

donna non può arrivare mai alla sapienza dell'uomo [p. 20]

(2b) Et à quoi cela te servirait-il, quand tu

es une femme? La femme ne peut jamais parvenir au savoir de l‟homme [p. 33]

(3a) Ma che ci hai, picciridda, stamattina?

[p. 22]

(3b) Mais qu‟est-ce que tu as, ce matin,

pitchounette? [p. 36]

(4a) Ma che dici, locca che sei! Quei pozzi

di tavola appizzati ai muri sono finti, falsi e menzogneri. La natura non si può né pittare né comprare. E poi che ti vuoi aspettare da quelle mummie rinsecchite

(4b) Mais que dis-tu, bécasse que tu es!

Ces puits de tableau suspendus aux murs sont feints, faux et mensongers. La nature, on ne peut pas la peindre ni l‟acheter. Et puis que peux-tu attendre de ces momies

che, come dice mio padre e la buonanima di mio nonno, che sapevano leggere e scrivere anche, hanno tradito e la loro natura e la natura tutta? [p. 28]

desséchées qui, pour parler comme mon père et feu mon grand-père, qui savaient lire et même écrire, ont trahi et leur propre nature et la nature elle-même? [p. 46]

(5a) Che? Il pozzo? Ti dà pensiero „sto

pozzo? Stanne lontana, figliola! [p. 35]

(5b) Quoi? Le puits? Il te soucie, ce puits?

Restes-en éloignée, ma fille! [p. 57]

(6a) E che vuol dire „sto discorso? Donna

sei e che c'hai a che fare con pipa e tabacco tu? [p. 200]

(6b) Et que signifie ce discours? Tu es une

femme, qu‟est-ce que tu as à faire d‟une pipe et de tabac? [p. 319]

(7a) – Che è novità? Sempre così è stato

fra noi

– E sempre così sarà! Perché ridi eh, vecchiaccio? Che ti ride negli occhi? – Mi ride il tuo odio, fìgghia. Avessi avuto una figghia come a tia!

– Che vuol dire?

– Che mi odi perché, come la principessa buonanima aveva capito…

– Che aveva capito? [p. 207]

(7b) – C‟est une nouveauté? Ça a toujours

été ainsi entre nous. (dileguo)

– Et ce sera toujours ainsi! Pourquoi ris-tu, hein, maudit vieillard? Qu‟est-ce qui rit dans tes yeux?

– Ta haine, ma fille. Si j‟avais eu une fille comme toi!

– Qu‟est-ce que ça veut dire?

– Que tu me hais parce que, comme feu la princesse l‟avait compris…

– Qu‟avait-elle compris? [p. 330]

(8a) Fosse solo Carlo! E quel Pasquale che

viene a fare qua, eh? E quella mezza donna e mezzo carusu che esce sola e t‟accompagna all‟università. Che vuole da te? Non è che pure qua viene? [p. 245]

(8b) S‟il n‟y avait que Carlo! Et ce

Pasquale, qu‟est-ce qu‟il vient faire ici, hein? Et cette moitié-femme moitié-garçon qui sort seule et t‟accompagne à l‟Université. Que veut-elle de toi? Est-ce qu‟elle ne viendrait pas même jusqu‟ici? [p. 388]

Anche in quelle che nel testo italiano si configurano come forme marcatamente legate all‟uso regionale della lingua, la Castagné compie scelte che non si allontanano dall‟uso standard. Negli esempi riportati la traduttrice ripropone le stesse casistiche viste sopra, appiattendo la lingua, quando probabilmente avrebbe potuto operare scelte diverse:

 in (3b), (6b), (7b), (8b) si rileva l‟uso dell‟interrogativa parziale con termine complesso;

 in (4b), (6b), (7b), (8b) vi è l‟uso del pronome interrogativo con la semplice inversione verbo-soggetto, in particolare in (1b) e (2b) il

pronome interrogativo (quoi = usato in riferimento a oggetti e cose non animati) è usato nella forma di complemento preposizionale.

Passiamo ora osservare alcuni casi in cui l‟autrice utilizza il pronome cosa:

(1a) Lo sai cosa sono questi piccoli

gonfiori? [p. 13]

(1b) Tu sais ce que sont ces petits

gonflements? [p. 21]

(2a) Cosa ha detto? [p. 14] (2b) Qu‟est-ce qu‟il a dit? [p. 29]

La traduttrice conferma anche in questo caso lo stesso tipo di approccio: i due casi presi in considerazione vengono resi con l‟uso del pronome dimostrativo ce come antecedente di una subordinata interrogativa (1b), e con l‟utilizzo dell‟interrogativa parziale con termine complesso (2b); a dimostrazione del fatto che qualunque sia l‟uso che ne faccia la Sapienza, la traduzione si pone sempre sullo stesso piano e cioè quello più prossimo possibile allo standard.

Nel documento L'acte de traduire L'arte della gioia (pagine 159-163)