5. Altre lingue (non fanno parte delle lingue “storiche”, ma provengono dal fenomeno dell‟immigrazione):
2.2.2 Lingue germaniche
Le lingue germaniche attualmente parlate in Francia sono state introdotte nel paese a partire dal IV secolo, all‟epoca delle invasioni dei Franchi e degli Alemanni. Oggi si distinguono le seguenti parlate: l‟alsacien, il francique e il flamand. I giuramenti di Strasburgo furono, come risaputo, redatti in lingua romanza e in antico tedesco, forme da cui derivarono il francique e l‟alémanique.
La frontiera linguistica tra le parlate romanze e quelle germaniche, che oggi attraversa il Belgio, la Lorena, l‟Alsazia e la Svizzera, segue a est più o meno il corso del Reno e del Danubio, dove ha creato delle aree composite nelle quali coabitano delle lingue che si sono mutuamente influenzate, senza però mai fondersi.
2.2.2.1 L‟alsacien
Incrocio di scambi europei, ai confini delle culture latina e germanica, l‟Alsace presenta un territorio (comprendente i dipartimenti del Bas-Rhin e del Haut-Rhin) che ha la forma di un quadrilatero con un piccolo rigonfiamento a nord-ovest, avente come confini naturali il Reno a est e i Vosgi a ovest.
La situazione linguistica della regione è spiegata in gran parte dal suo destino politico, che la vede appartenere, in maniera continua e alternata, ora alla Francia ora alla Germania. Prima del 1648, quando faceva parte dell‟Impero tedesco, l‟Alsace non era esclusivamente monolingue: la nobiltà, e la borghesia parlavano il francese ma, per questioni essenzialmente religiose, la Chiesa preferiva il tedesco perché, ai suoi occhi, il francese serviva a veicolare le idee della Riforma. Per molto tempo tuttavia, l‟alsacien fu la lingua parlata dal popolo, mentre il tedesco era la lingua usata nell‟amministrazione, nella stampa e nella vita religiosa. Dopo il 1789, quando la Rivoluzione attuò la propria politica linguistica, il tedesco divenne repentinamente una lingua nemica, di superstizione religiosa, mentre il francese era la lingua della libertà. l‟Alsace conosce questa alternanza territoriale e linguistica per molti anni, e a farne le spese sono, ogni volta, popolazione e l‟alsacien.
Sebbene ormai non ci siano più politiche apertamente ostili al dialetto, la dirompente diffusione del francese come lingua utilizzata in quasi tutti i contesti della vita sociale, economica e amministrativa della regione determina una regressione sempre maggiore dell‟uso della parlata locale. D‟altronde i media non si preoccupano di valorizzare l‟alsacien, che dal 1999 ha conosciuto una diffusione di solo 71 ore l‟anno su France 3-Alsace. Migliore è la situazione per quanto riguarda le trasmissioni radiofoniche, con diverse emittenti che prevedono trasmissioni in dialettto (Radio-Dreyeckland, Radio Azur FM, etc.) Sulla stampa, pubblica in edizione bilingue il quotidiano Dernières Nouvelles d‟Alsace. L‟espressione culturale alsaziana si manifesta nella letteratura, nel teatro e soprattutto nella canzone, con Roger Siffer e Sylvie Reff. Tra gli scrittori contemporanei i più conosciuti sono Auguste Weckmann e Conrad Winter.
Le istituzioni non svolgono particolari attività in sostengno della lingua, limitandosi a offrire la possibilità di studiare il tedesco a scuola sin dalle elementari, occasione di cui approfitta circa il 10% della popolazione scolastica.
Tuttavia l‟Alsazia possiede una forte identità linguistica e culturale e, anche se il dialetto è usato come lingua essenzialmente familiare, la popolazione dialettofona consta di un buon numero di parlanti, tra i quali si annovera il 25 % di parlanti giovani.
2.2.2.2 Il francique
Le parlate del francique occupano oggi uno spazio geolinguisticamente intermedio tra il tedesco e l‟alsacien alémanique da una parte e il flamand dall‟altra. Le sue varianti principali sono il francique ripuaire, il francique luxemboourgeois, il francique mosellan e il francique rhénan.
La grande linea di separazione tra le lingue germaniche e quelle romanze attraversa la parte occidentale dell‟Europa. Nella Lorraine passa al sud di Thionville e a ovest di Boulay e Sarrebourg. Il dipartimento della Moselle si trova così diviso in due parti: una germanofona, a nord e a est, l‟altra romanza, a sud. Da oltre quindici secoli tale frontiera
linguistica è di notevole stabilità. Nel nord e nell‟est della Moselle, che sono contigui al Lussemburgo e alla Germania, si parla il
francique che
comunemente viene chiamato Platt, diffuso anche sul territorio alsaziano. Tale lingua comporta, distribuita da ovest verso est, tre varietà
dialettali: il francique luxemboourgeois, il francique mosellan e il francique rhénan. Queste tre varietà presentano a volte differenze molto marcate, tanto che l‟intercomprensione, soprattutto con il francique luxemboourgeois è spesso compromessa.Secondo il censimento INSEE-INED, il numero di locutori segnava in punto più basso di una parabola discendente ed era, nel 1999, pari a 78.000 unità. Tutto ciò, come per molte altre lingue regionali, è dovuto a molteplici fattori: le politiche linguistiche accentratrici della Stato, industrializzazione della regione con conseguente arrivo di manodopera straniera, diffusione di radio e televisione, etc.
Negli ultimi anni sono nate diverse associazioni in difesa del francique: Wéi Laan Nach? (Fino a quando?) è un‟associazione, avente sede a sede a Thionville, che
si preoccupa anche della promozione della lingua e della cultura regionale attraverso, tra le altre cose, la pubblicazione di una rivista bilingue, Gewan.
L‟associazione Culture et bilinguisme d‟Alsace et de Moselle e il Comité fédéral des associations pour la langue et la culture régionales en Alsace et en Moselle si preoccupano di coordinanare le diverse forme d‟insegnamento del francique, tanto che ormai il tedesco standard, che dal 1945 veniva insegnato come lingua straniera, viene sempre più spesso considerato come lingua regionale nella Moselle (l‟insegnamento del dialetto rimane comunque marginale).
Da un punto di vista culturale, il francique è molto vitale nella canzone, dove ha esponenti di discreto successo, quali Marcel Adam o Daniel Laumesfeld.
Tutti gli anni a Sarreguemines, si celebra il festival del Platt, una rassegna con molti spettacoli teatrali, concerti, etc.
L‟ultimo numero bilingue del quotidiano Le Républicain Lorrain è uscito nel 1988, e France 3 non trasmette programmi specifici in dialetto. Tuttavia nella Moselle vengono captati i canali tedeschi e Radio Sarrebruck emette programmi in Platt, che includono persino notiziari destinati agli abitanti della Moselle.
2.2.2.3 Il flamand
Il flamand occidentale è ufficialmente un dialetto dell‟olandese, ma con questo termine si indica i suoi stessi locutori un‟entità linguistica distinta.
Il territorio dell‟antica Flandre è oggi suddiviso su tre Stati: i Paesi Bassi, il Belgio e la Francia. In quest‟ultima, comprende nello specifico gli arrondissement di Lille, Douai e Dunkerque.
Il flamand discende dalle parlate di tribù germaniche stabilitesi a partire dal V secolo nelle regione, dove erano parlate delle lingue germaniche e celtiche prima del periodo romano. Di conseguenza sul territorio dell‟attuale Flandre hanno convissuto per un lungo periodo tre lingue: il germanico, che prendeva sempre più piede; il latino, che era la lingua dell‟élite
colta; il latino tardo, che evolve nella lingua romanza.
Il flamand ha visto progressivamente ridurre la propria frontiera linguistica: la legge Deixonne non lo ha inserito tra le lingue dialettali e solo a partire dal 1982 si sono attivate delle cattedre che ne prevedevano l‟insegnamento in poche istituzioni scolastiche. Nessuna funzione pubblica prevede l‟uso del flamand, la cui pratica avviene quasi esclusivamente in ambito familiare.
Essendo una regione di passaggio, la Flandre francese mantiene scambi e contatti regolari con il Belgio fiammingo e i Paesi Bassi, da cui deriva un indubbio interesse verso l‟olandese, il cui insegnamento è privilegiato rispetto a quello del dialetto.
Vi sono tuttavia diverse associazioni che cercano di promuovere il flamand, come Tegaere Toegaen.
Nei media l‟uso del dialetto è piuttosto scarso: non esistono trasmissioni televisive in flamand e l‟unica opportunità per i cittadini è quella di collegarsi ai canali belgi o olandesi.
2.2.3 Il breton
ll breton è l‟unica lingua celtica parlata sul continente. Viene parlato nella parte occidentale della Bretagne, dove è stato introdotto essenzialmente dagli immigranti provenienti dalla Bretagne insulare a partire dal III-IV secolo.
ll breton non è una lingua uniforme ma, come molte altre lingue, presenta delle inflessioni e degli accenti che variano a seconda del territorio in cui viene parlato. D‟altronde non esiste una pronuncia standard, anche se ormai si è imposta una certa norma linguistica, grazie soprattutto alla diffusione della lingua attraverso i media. Inoltre le necessità sempre maggiori della lingua scritta hanno spinto insegnanti, ricercatori e specialisti a dedicarsi alla creazione lessicale, con grande vantaggio delle possibilità espressive.
Il territorio linguistico del breton ha conosciuto un lento ma inesorabile restringimento a partire dal XIII secolo, a causa della minacciosa avanzata del francese, che era la lingua utilizzata dall‟amministrazione ducale e dall‟élite politica. Essendo invece il bretone la lingua del popolo, si era creata una situazione di diglossia perniciosa perché il breton era spesso giudicato inferiore al francese.
breton, di cui i tre quarti sono soliti parlarlo con gli abitanti del loro comune o in famiglia, e comunque durante i momenti di svago. Ciò dimostra che il breton è, per la maggior parte dei parlanti, una lingua di prossimità, usata soprattutto dalla popolazione adulta/anziana, e trasmessa sempre meno anche in seno alla famiglia.
Tra le cause del declino delle lingua sono da annoverare, un po‟ come per gli altri dialetti, le politiche linguistiche dello Stato e la situazione socio-economica della regione: la scuola ne mortificava l‟uso e tutti gli impieghi pubblici richiedevano l‟uso della lingua nazionale.
Sin dal XIX secolo si è tentato di inserire il breton nell‟insegnamento scolastico, senza però avere particolare successo, Nel 1977 per sopperire alle mancanze dell‟educazione nazionale, venne aperta a Lampaul- Ploudalmézeau una classe della scuola materna in lingua dialettale, chiamata Diwan, che segna l‟inizio di una serie di iniziative che prevedono l‟insegnamento tramite l‟immersione linguistica. Da allora l‟apprendimento del breton è proposto alle famiglie secondo tre diverse possibilità: attraverso ore opzionali, con l‟inserimento in classi bilingue o attraverso l‟immersione linguistica con le scuole Diwan.
La presenza del breton sui media è sempre più frequente: diverse radio trasmettono in dialetto (Radio Armorique, France Bleu Breiz-Izel, Radio-Kerne, etc.)e anche France 3 dedica all‟incirca un‟ora e mezza a settimana alla diffusione in lingua regionale. Nel caso del breton è importante segnalare anche il ruolo di internet, grazie a cui è possibile avere l‟attualità in dialetto, connettendosi alla rubrica Keleier Breizh sul sito del giornale Le Télégramme. Molti sono inoltre i siti e i forum sui quali si può leggere o discutere in dialetto.
Il già citato quotidiano Le Télégramme stampa settimanalmente degli articoli in dialetto, mentre Ouest-France si preoccupa di pubblicare ofni settimana una lezione di breton.
Bisogna segnalare infine l‟esistenza di una struttura unica nel suo genere nel panorama francese: L‟Office de la langue bretonne/Ofis ar brezhoneg: un ufficio pubblico creato dallo Stato insieme al Consiglio regionale di Bretagne, che si propone di promuovere e sviluppare il dialetto, concentrando i suoi sforzi per strutturare in maniera efficiente l‟offerta di insegnamento bilingue.
2.2.4 Le basque
Situati all‟estremità occidentale dei Pirenei, da una parte e dall‟altra della frontiera franco-spagnola, i paesi baschi sono costituiti da sette province storiche (quattro in Spagna e tre in Francia – Soule, Labourd e Basse Navarre). In Spagna il basque gode di uno statuto ufficialità insieme al castigliano, cosa che invece non accade in Francia.
Da un punto di vista linguistico e culturale bisogna non si possono separare i paesi baschi spagnoli da quelli francesi, perché gli stretti contatti tra i due territori risalgono a epoche remote, e la lingua è la stessa.
La lingua letteraria navarro-labourdine, elaborata verso il 1940,è stata rimpiazzata dalla fine degli anni ‟60 da una forma di basque unificata, che tiene conto dei diletti parlati soprattutto in Spagna, usati dalla maggior parte di scrittori in basque. In parallelo, anche l‟uso grafia unificata hanno permesso lo sviluppo di una letteratura originale. Nel corso degli ultimi decenni, gli sforzi si sono concentrati sulla standardizzazione e la modernizzazione del basque, nella realizzazione di un sistema di insegnamento bilingue, e nell‟introduzione del basque
nei media,
nell‟amministrazione e nelle imprese pubbliche.
Il basque è una lingua non indo-europea, la più antica d‟Europa, che è sempre difficile inserire in un gruppo linguistico. Nel corso dei secoli, questa lingua ha dato prova di una resistenza eccezionale, visto che né gli idiomi romanzi né quelli germanici hanno avuto la meglio su di lei, come del resto ancora oggi, malgrado la pressione del castigliano e del francese, continua a mantenere la sua vitalità.
All‟inizio del XIX secolo il numero dei parlanti, nella parte francese, era stimato intorno alle 100.000 unità. Nel 1991, su una popolazione di 237.000 abitanti, si contavano 76.200 locutori, cioè il 32% della popolazione.
Nel 2001, secondo l‟INSEE/INED la percentuale dei parlanti è caduta al 24,7% a causa di una serie di ragioni comuni a tutti i dialetti francesi: la politica linguistica dello Stato, che vietava la lingua a scuola e la marginalizzava nella vita pubblica; l‟emigrazione di migliaia di bascofoni verso altre regioni francesi o l‟estero; il contesto socio-economico della regione, ma anche lo sviluppo dei mezzi di trasporto e dei mass-media, etc.
Anche se il basque era tra i dialetti presi in considerazione dalla legge Deixonne, la ricaduta maggiore sull‟insegnamento della lingua è dovuta alla nascita nel 1969 delle ikastolas: scuole materne che prevedevano il metodo dell‟immersione linguistica. in modo da dotare i bambini della conoscenza bilingue. Da allora l‟insegnamento del basque ha conosciuto un grande sviluppo in modo tale da essere diffuso a tutti i livelli scolastici.
Tuttavia, come accade per tutte le lingue dialettali francesi, il basque è ufficialmente vietato nella vita amministrativa e nella sfera giudiziaria, anche se può capitare che alcuni politici se ne servano (usando formule pronte alluso in occasione di discorsi pubblici, per cattivarsi l‟uditorio.
Per quanto la stampa esca essenzialmente in francese, esiste un settimanale, Harria, scritto esclusivamente in basque che ha una tiratura di 3.000 esemplari. Anche in televisione e sulle radio esistono delle trasmissioni in dialetto: il canale TV France Bleu-Pays basque emette un‟ora al giorno in dialetto, mentre radio private come Gure Irratia o Lapourdi Irratia trasmettono il 50% dei loro programmi in basque.
La cultura dialettale è molto vitale, e gli scambi transfrontalieri tra il nord e il sud dal punto di vista linguistico e culturale sono tangibili. La rivista letteraria Maiatz consente ai giovani scritto ridi esprimersi nella loro lingua e divulgarla.
L‟Institute culturel basque (Euslal Kultur Erakundrea) fondato nel 1990 riunisce circa 70 associazioni e i comuni dei Paesi baschi in un sindacato intercomunale di sostegno alla cultura basca.
Pur essendo fuori dalla vita pubblica, il basque è una lingua molto praticata nella vita quotidiana: lo si può facilmente sentire sui luoghi di lavoro o nei negozi, così come in alcuni spot pubblicitari; a volte vengono celebrati dei matrimoni in dialetto.
La mentalità è molto cambiata negli ultimi anni e, se tutti i pregiudizi nei confronti del dialetto non sono ancora scomparsi, la lingua è percepita sempre di più come un elemento positivo dell‟identità basca, simbolo di apertura e modernità.