• Non ci sono risultati.

Trama de L’arte della gioia

Nel documento L'acte de traduire L'arte della gioia (pagine 111-115)

3. L’arte della gioia

3.3 Trama de L’arte della gioia

Nata il 1 gennaio 1900, Modesta vive con la madre e Tina, la sorella down, in una stamberga di campagna. Non ha mai visto il mare. Lo conosce solo attraverso le parole di Tuzzu, un ragazzo un po‟ più grande, che la inizia anche alle prime esperienze sessuali. Ed è al ritorno da uno dei pomeriggi trascorsi con l‟amico che Modesta trova in casa un uomo “alto e robusto” che dichiara di essere il suo padre biologico. Dopo aver rinchiuso la madre e la sorella nello “stanzino del cesso”, l‟uomo abusa della figlia, la quale nottetempo fugge e appicca il fuoco alla baracca.

Venuta a conoscenza della terribile storia della ragazzina, la madre superiore di un convento della zona – madre Leonora, discendente della ricca e prestigiosa famiglia dei Brandiforti – la accoglie, facendone la sua pupilla. Modesta mette a frutto la sua naturale propensione verso la conoscenza, cercando di imparare il più possibile, scoprendo la bellezza e la forza delle parole, ma cominciando anche a cogliere le ipocrisie e le bassezze della vita monacale, nello specifico della sua protettrice, madre Leonora. In un momento di distrazione la giovane rivela alla religiosa ciò che pensa realmente di lei, fatto che ne causa la caduta in disgrazia e l‟emarginazione. La giovane, che sembra comunque destinata alla vita monacale, ha come unico amico il giardiniere Mimmo, uomo saggio e riguardoso, che sembra avere un reale affetto nei suoi confronti. Per rientrare nelle grazie della madre superiora, Modesta comprende che deve ricorrere a un atto estremo, e finge un suicidio. Lo stratagemma ha successo, la freddezza di Leonora si scioglie leggermente, ma Modesta sente la trappola della vocazione incombere sempre più da vicino e, quando viene a sapere che il testamento della madre superiora prevede per lei una rendita e un soggiorno temporaneo presso la famiglia Brandiforti, capisce che la sua unica via d‟uscita è la morte della badessa.

Modesta comincia quindi a segare i giunti della balaustra sulla quale è collocato il cannocchiale che la madre superiora utilizza quando si dedica al suo hobby preferito, osservare le stelle. Dopo un po‟ di tempo il piano va a buon fine: i giunti cedono e per Modesta si aprono le porte della villa del Carmelo.

La giovane riesce a insinuarsi con destrezza e maestria nella vita della nobile casata, facendosi apprezzare dall‟arcigna e cinica principessa Gaia, la matriarca che “governa” e amministra i beni di famiglia. La ragazza inoltre si stringe in un rapporto sororale-erotico (che rimarrà tale per sempre) con la principessina Beatrice-Cavallina – soprannome dovuto a un problema congenito all‟anca che la fa zoppicare leggermente – figlia della principessa, che in realtà ne è la nonna, in quanto si scoprirà che Beatrice è nata dalla relazione tra la defunta madre Leonora e il fattore Carmine Tudia. È proprio il rapporto con Beatrice che dà a Modesta l‟opportunità di comprendere la storia e le dinamiche familiari: Gaia ha avuto tre figli: Leonora, Ippolito – affetto da mongolismo e per questo segregato in una stanza della villa e nascosto alla vista di tutti, fuorché del servitore Pietro che è l‟unico a occuparsene, e Ignazio, morto di recente in seguito alle ferite riportate in guerra.

La principessa ha avuto anche un fratello, Jacopo, che era stato un eretico giramondo, amante della filosofia, la cui stanza pullulava di libri proibiti, che Modesta legge di nascosto con avidità.

Modesta approfitta ancora una volta di tutte le opportunità che le provengono dalla nuova situazione per studiare e imparare quante più cose le è possibile e per cercare, ancora una volta, di scongiurare i voti religiosi che l‟attendono allo scadere del periodo di vita temporale che le è stato concesso. Disposta a qualunque cosa, mostrandosi come l‟unica realmente capace di tenere le redini della casa in assenza della principessa, ottiene di sposare Ippolito e diventare quindi a sua volta principessa. Comincia dunque per lei un periodo di apprendistato di gestione dei beni, durante il quale frequenta sempre più assiduamente Carmine, che inizialmente la tratta con sufficienza, ma che alla fine cede all‟attrazione per lei e la seduce. I due vivono un rapporto in cui la tensione erotica e passionale è molto accesa. Modesta resta incinta e avverte il pericolo che le deriva dalla presenza della principessa, percependone distintamente la mancanza di desiderio di vivere, accompagnata dalla volontà di morire e trascinare tutti con lei. Benché la ammiri, Modesta sa che non ha altra scelta che liberarsi di lei. E così, quando l‟anziana principessa ha uno dei suoi attacchi,

invece di soccorrerla, la lascia morire. Ormai Modesta è libera, è la principessa, padrona assoluta del proprio destino.

Ippolito viene “liberato” e un‟infermiera, Inés, viene chiamata per occuparsi di lui. Intanto la neo-principessa mette al mondo un bambino che chiama Eriprando – detto Prando – e decide di lasciare la villa in campagna per trasferirsi al mare, a villa Suvarita, vicino Catania.

La vita in città stimola in Modesta il desiderio, in verità mai sopito, di conoscere, studiare, imparare. Sente che l‟amministrazione dei beni rappresenta un impedimento molto forte, e decide di sbarazzarsi di tutto, in modo da poter disporre meglio del proprio tempo. Questo crea tensioni con Carmine, che non capisce e non condivide tale decisione (anche se con opportunismo è lui a comprare i feudi per sé e i suoi figli legittimi), tanto che i due interrompono la loro relazione.

Intanto Carlo Civardi, un giovane medico comunista lombardo, entra a far parte della vita di Modesta e Beatrice. Il giovane, quando non si trova al nord Italia a causa del suo attivismo politico, è un assiduo frequentatore della casa e trascorre molto tempo a parlare con Modesta di politica e filosofia. Tra i due nasce un amore molto tenero, fondato soprattutto sull‟intesa intellettuale e sulla profonda e continua condivisione di idee e valori. Ma per Modesta la loro è una storia impossibile, che infatti scoraggia in ogni modo, fino a troncarla.

Intanto Inés, la badante di Ippolito, rimane incinta proprio del principe e ottiene da Modesta il permesso di tenere il bambino a condizione però che, in cambio di un vitalizio, la donna rinunci a ogni diritto sul nascituro, che sarà dato in affidamento proprio a Modesta.

Trascorso un po‟ di tempo, Carlo chiede Beatrice (da tempo innamorata di lui) in moglie e, dopo un breve fidanzamento, i due si sposano e vanno a vivere a Catania, accompagnati dalla fedele servitrice Argentovivo. La sera stessa della cerimonia di nozze, Modesta scorge, nascosto tra gli alberi, Carmine: tra i due, nonostante siano rimaste intatte le vecchie incomprensioni, si accende nuovamente la passione amorosa. Ma il tempo a loro disposizione è poco, perché Carmine soffre di un male incurabile. Al funerale dell‟uomo Modesta ne incontra il figlio, Mattia, dagli stessi occhi azzurri, il quale, intrigato dalla principessa, si offe di accompagnarla a casa in moto. In breve tempo tra i due nasce una relazione molto burrascosa, perché il giovane Mattia non riesce a comprendere, tantomeno ad accettare, l‟assoluto senso di libertà di Modesta, che non è disposta a riconoscere padroni né compromessi.

Inés mette al mondo un bimbo che Modesta chiama Jacopo e di cui, come concordato, diviene madre putativa, mentre la balia che lo allatta si chiama Stella ed ha un bambino di nome „Ntoni. Anche Beatrice diventa mamma, ma di una femminuccia che viene chiamata Ida-Bambolina- Bambù.

Una sera Carlo cade in un‟imboscata e muore qualche giorno dopo a causa delle ferite riportate: uno degli aggressori è Vincenzo, fratello di Mattia. Modesta ordina a Pietro di vendicare con discrezione la morte del dottore. Lo scontro con Mattia è inevitabile e si fa a colpi di rivoltella: da allora la fronte di Modesta sarà solcata da una cicatrice.

Nel frattempo, incapace di reagire alla morte del marito, Beatrice si lascia morire. Ma nuove nascite rinnovano il fluire della vita e stavolta è Argentovivo (che nel frattempo ha sposato Pietro) a mettere al mondo una bambina, Crispina, mentre un‟orfanella, Mela, sotto richiesta di uno dei vecchi amici di Carlo, trova rifugio in famiglia.

In fuga dai pericoli legati all‟attività rivoluzionaria antifascista, arriva in casa di Modesta la psicanalista Joyce. Donna emancipata, raffinata, colta non può che attirare, in tutti i sensi, l‟attenzione di Modesta. Le due trascorrono molto tempo insieme e dopo l‟iniziale diffidenza della principessa – che teme di avere a che fare con una spia – le donne iniziano una relazione amorosa, alla quale Modesta si lascia andare con entusiasmo e reale dedizione, ma che per Joyce, tranne in rari momenti, è fonte di tormento e senso di colpa.

Trascorrono alcuni anni, crescono i figli ufficiali, naturali ed elettivi, i nipoti e gli orfani adottati: ciascuno gode di un‟assoluta libertà d‟espressione e di ricerca, secondo l‟esempio della propria regina.

Solo il rapporto tra Joyce e Modesta si consuma, nell‟atto di resa della principessa di fronte alla comprensione che anche nella sua amante prevale una pulsione di morte e di negazione della gioia che lei ha cercato di vincere invano, e che lentamente ha corroso il loro legame.

Intanto, mentre la guerra imperversa nel continente e i giovani sono costretti a partire, per la principessa, accusata di attività sovversiva, si spalancano le porte del carcere. E in prigione conosce Nina, la sua compagna di cella, una “romanaccia” popolana ma di gran cuore e soprattutto grondante di vita che la sostiene nei duri giorni di prigionia e nei giorni, ancora più duri, della ritrovata libertà, vissuti però, in

mezzo alla guerra e alla fame. Sopravvivranno, così come i figli di Modesta che torneranno dal fronte ognuno col proprio carico di sofferenza.

E nel dopoguerra, quando nel naturale ciclo biologico, i giovani cominciano a prendere il posto dei genitori, Modesta, fedele alla volontà di rimanere libera sopra ogni cosa, resiste alla tentazione di farsi etichettare e coinvolgere in compromessi, anche a costo di dover sopportare il litigio con Prando, divenuto avvocato comunista, che immagina per lei ruoli politici.

Resta fedele a se stessa Modesta, nella sua Sicilia, ancora circondata da coloro che ama, nell‟esercizio rinnovato “dell‟arte della gioia” con Marco, il suo amore maturo, col quale continua a sfidare il tempo, nella convinzione di poterlo dilatare «vivendolo il più intensamente possibile prima che scatti l‟ora dell‟ultima avventura»266.

Nel documento L'acte de traduire L'arte della gioia (pagine 111-115)