FENOMENO OCCORRENZE con il
4.3 Livello morfosintattico
4.3.12 Che polivalente
Accanto al che, «originariamente pronome relativo con significato di cui, in cui, a cui359 oggigiorno viene sempre più frequentemente adoperato il che polivalente come connettivo generico con molte funzioni360. Gli usi del che come connettivo generico «costituiscono un continuum che va dall‟italiano ancien régime […] all‟italiano popolare regionale basso dove il che tutto fare ha una gamma amplissima di impieghi»361.
Infatti il che polivalente, oltre a essere un tratto interessante e peculiare della lingua media parlata e scritta, è anche fra le congiunzioni subordinate più frequenti nel parlato colloquiale362, «col quale si istituisce una relazione sintattica di debole subordinazione con valore semantico vago»363. Inoltre, è tipico dei contesti colloquiali specie quando abbia un generico valore esplicativo364 oppure come marca di una frase relativa, in senso debole o in senso stretto.
In questa sede prenderemo in esame le quattro funzioni principali attribuite al che polivalente da Francesco Sabatini, vale a dire: a) il che con valore temporale, «equivalente a “in cui”, “dal momento in cui”, “dal momento in”»; b) il che atto a congiungere le due parti di una frase scissa; c) il che con apparente funzione di soggetto o di complemento oggetto, «contraddetta da una successiva forma pronominale che ha la funzione di complemento indiretto»365; d) il che sostitutivo di una congiunzione finale, consecutiva o causale.
All‟interno del romanzo abbiamo riscontrato una buona frequenza del che polivalente con le sue quattro funzioni principali, la cui distribuzione è rappresentata nella tabella che segue:
359 Sabatini, L‟italiano… cit., p. 164.
360 Cfr. Rosanna Sornicola, Sul parlato, Bologna, Il Mulino, 1981, pp. 61-74. 361 Berruto, Sociolinguistica… cit., p. 69.
362 Cfr. Berretta, op. cit., p. 254. 363 Ibidem.
364 Cfr. Berruto, Varietà… cit., p. 47. 365 Ibidem.
Tabella 3: Valore del “che” polivalente e relative occorrenze
Valore temporale
Che della frase
scissa Che apparente soggetto o complemento Che sostitutivo di congiunzione finale, consecutiva o causale CHE 17 298 2 56 CA 1 11 - 32 TOT. 18 309 2 88
Come si vede, i fenomeni che presentano maggiori occorrenze sono il che atto a congiungere la frase scissa, molto produttivo in italiano e meno in dialetto, e il che sostitutivo di una congiunzione finale, consecutiva o causale. Dallo spoglio emerge quindi che mentre ca, atto a congiungere le due parti di una frase scissa, è poco usato nel romanzo, al contrario ca con valore di congiunzione finale, consecutiva e causale è molto più produttivo, dal momento la struttura morfosintattica è piuttosto usata – con lo stesso valore – anche nel dialetto366.
Di seguito vengono riportati alcuni casi di che polivalente con la relativa traduzione in francese, in modo da poter rendere conto delle scelte della traduttrice:
a) Che/ca polivalente con valore temporale
(1a) Per anni l‟avevo sentita urlare così
senza badarci, sino al giorno che, stanca di trascinare quel legno, buttata in terra, avvertii a sentirla gridare come una dolcezza in tutto il corpo [p. 5]
(1b) Pendant des années je l‟avais
entendue hurler ainsi sans y faire attention, jusqu‟au jour où, fatiguée de traîner ce bois, m‟étant jetée par terre, je ressentis à l‟entendre crier comme une douceur dans tout le corps [p. 9]
(2a) Ma ora, in queste tre notti che ho
girato intorno, ero sicuro che ci fosse qualcuno accanto a te, e non speravo. Anche per questo prudente sono stato a non bussare alla tua porta [p. 196]
(2b) Mais maintenant, durant ces trois
nuits où j‟ai tourné dans les parages, j‟étais sûr qu‟il y avait quelqu‟un auprès de toi, et je n‟espérais pas. C‟est aussi pour ça que j‟ai été prudent et n‟ai pas frappé à la porte [p. 311]
(3a) E certo, e non solo l‟ho vista, ma per
tre anni, all‟età che spunta il primo pelo sul mento, come mio padre e mio nonno tutti di grande ossatura noi Tudia fino a oggi siamo stati! [p. 204]
(3b) Eh bien sûr, et non seulement je l‟ai
vue, mais pendant trois ans, à l‟âge où le premier poil m‟a poussé au menton, comme mon père et mon grand-père – jusqu‟à aujourd‟hui nous autres Tudia nous avons tous été de grande ossature! [p. 324]
(4a) Mi trovasti malata o imbruttita quella
notte che sei tornato? [p. 202]
(4b) Tu m‟as trouvée malade ou enlaidie
la nuit où tu es revenu? [p. 333 ]
(5a) No, sta buona e dormi, dobbiamo
aspettare il giorno che ci danno l‟uovo [p. 431]
(5b) Non, reste tranquille et dors, nous
devons attendre le jour où ils nous donneront un œuf à manger [p. 680]
(6a) La mattina che mi arrestarono
cominciai a fumare e mi piaceva tanto! [p. 477]
(5b) Le matin où on m‟a arrêtée j‟ai
commencé à fumer et ça m‟a beaucoup plu! [p. 755]
La scelta della traduttrice, relativamente alla resa del che polivalente con valore temporale si è orientata sull‟uso dell‟avverbio pronominale relativo où. Contrariamente a quanto ci si potesse aspettare, questa scelta appare essere la più rispettosa del testo originale, in quanto l‟uso del que temporale in francese appartiene a un registro più alto367.
b) Che/ca polivalente atto a congiungere una frase scissa
La frase scissa viene considerata da Francesco Sabatini come uno dei quattro procedimenti di natura sintattica in cui si tende a operare un processo di enfasi all‟interno del periodo368. Come per la dislocazione, anche la frase scissa o spezzata
prevede la messa in rilievo di un elemento «che viene a costituire una unità frasale»369, cioè la “testa”, costruita col verbo essere, che mette in forte rilievo il “nuovo”, seguita da un‟altra unità frasale, ovvero il complemento, introdotto da un
367 «En emploi temporel où est concurrencé par que, plus soutenu: les jours que nous nous sommes
rencontrés», in Riegel, Pellat, Rioul, op. cit., p. 209.
368 Cfr. Sabatini, L‟italiano… cit., pp. 161-3. 369 Bazzanella, op. cit., pp. 128-9.
falso che relativo370, nel quale è contenuto il “noto”, come nell‟esempio «È Mario che
canta»371.
Tale costruzione inoltre «non solo porta al massimo grado l‟enfasi sul “nuovo”, ma amplia la durata dell‟enunciato»372, producendo quindi «quello “spezzettamento dell‟informazione” che facilita la ricezione»373. Tuttavia, la frase scissa è stata in genere condannata dalle grammatiche come gallicismo, sebbene oggigiorno essa vada considerata «del tutto integrata nello standard»374.
Secondo Carla Bazzanella le frasi scisse vanno distinte375 in frasi scisse propriamente dette, come nell‟esempio «È Giorgio che mangia la mela»376,e frasi pseudo-scisse, come in «Quello che ti dico è la pura verità»377.
All‟interno del nostro corpus le frasi scisse trovano un largo impiego: sono state ritrovati ben 123 casi di frasi scisse e 11 casi di frasi scisse con ca in luogo di che. Di seguito vengono riportati alcuni tra i casi più significativi di frasi scisse nel testo di partenza, con la corrispettiva traduzione della Castagné:
(1a) Ah! Allora è madre Leonora che
soffre di insonnia? [p. 23]
(1b) Ah! Alors c‟est mère Leonora qui
souffre d‟insomnie? [p. 38]
(2a) Non era madre Leonora che
rimpiangevo, ma tutti i privilegi e le attenzioni che quelle donne mi avevano concesso solo per paura di madre Leonora [p. 30]
(2b) Ce n‟était pas mère Leonora que je
regrettais, mais tous les privilèges et toutes les attentions que ces femmes m‟avaient accordés uniquement par peur de mère Leonora [p. 49]
(3a) Ma è Pietro, Modesta! È Pietro che
grida, che è successo? [p. 83]
(3b) Mais c‟est Pietro, Modesta! C‟est
Pietro qui crie, que s‟est-il passé? [p. 135]
(4a) Buongiorno, padroncina. Sono proprio
felice che s'è decisa ad affrontare il cavallo. Le lascio Rosario, è il più bravo cavallerizzo che abbiamo, e le insegnerà
(4b) Je vous laisse Rosario, c‟est le
meilleur maître d‟équitation que nous ayons, et il vous apprendra vraiment comme il faut [p. 174]
370 Ibidem, p. 129.
371 Sabatini, L‟italiano… cit., p. 163. 372 Sabatini, L‟italiano… cit., p. 169. 373 Ibidem.
374 Ibidem.
375 Cfr. Bazzanella, op. cit., pp. 129-30. 376 Ibidem, p. 129.
proprio a dovere [p. 108]
(5a) È Melo che mi dà pensiero. Com'è
che ancora non è tornato e non scrive? Il signor Carlo da Roma è tanto che è arrivato [p. 239]
(5b) C‟est Melo qui m‟inquiète.
Comment ça se fait-il qu‟il est pas encore rentré et qu‟il ne m‟écrit pas? Monsieur Carlo, ça fait longtemps qu‟il est revenu de Rome [p. 380]
(6a) È Timur che temo [p. 358] (6b) C‟est Timur que je crains [p. 568]
Analogamente a quanto avviene in italiano, la frase scissa presenta in francese l‟estrazione di un costituente della frase, che viene spostato all‟inizio e posto tra c‟est e il pronome relativo qui o que. Questa struttura è standard nel francese378, e per dare
una connotazione maggiormente informale, la traduttrice avrebbe potuto procedere all‟utilizzo di forme più marcate, quali le frasi pseudo-scisse, in cui si combinano il fenomeno dell‟estrazione e quello della dislocazione di un costituente379.
c) Che/ca apparente soggetto o complemento
(1a) Pensavo ca il principe in qualche
modo istruito era sul suo compito di uomo. E allora, chiudendo l‟occhi e senza levarmi la veste, ci sono quelli che gli piace di spogliare [p. 102]
(1b) Qu‟est-ce que je sais! Je pensais que
le prince était instruit d‟une façon ou d‟une autre sur ce qu‟il avait à faire en tant qu‟homme. Et alors, en fermant les yeux et sans enlever ma robe, il y en a que ça leur plaît, de déshabiller [p. 165]
(2a) Beh, sì, col suo coso fuori che se lo
toccava, smaniava. Insomma, appresi che non sapeva che fare col suo coso, che, duro duro, certamente dolore gli doveva fare [p. 102]
(2b) Ben, oui, avec son truc dehors que,
s‟il le touchait, il était dans tout ses états. Enfin bref, j‟ai compris qu‟il ne savait pas que faire avec son truc, qui, tout dur tout dur, devait sûrement lui faire bien mal [p. 165]
378 Cfr. Riegel, Pellat, Rioul, op. cit., p. 430.
379 Un esempio di tale costrutto si può ravvisare nella frase ce que je sais, c‟est qu‟elle est malade, nel quale si può notare che la frase è divisa in due parti: l‟intonazione sale fino a c‟est, che è preceduto da una pausa, poi ridiscende. Generalmente, il primo elemento della frase è una relativa perifrastica e il secondo, introdotto da c‟est, è una sequenza che svolge la funzione di complemento al verbo della relativa.
Per l‟analisi di (1b) si veda quanto scritto al § 4.3.3. Osservando invece l‟esempio (2a), si può notare l‟uso del che in funzione di falso complemento oggetto; infatti ricostruendo il periodo secondo l‟ordine frasale corretto, si avrà: «(lui) smaniava col suo coso fuori che (= il quale coso) se lo toccava».
Nella traduzione (2b) si può notare probabilmente una cattiva interpretazione del testo in italiano da parte della Castagné, la quale aggiunge una virgola dopo il pronome relativo que (usato con valore di complemento oggetto), rendendo subordinata con valore ipotetico la proposizione che segue. Se la Castagné riesce in qualche modo a rendere l‟effetto di tema sospeso presente nella versione italiana, va del tutto perso il senso di contemporaneità delle azioni, poiché nel testo di partenza l‟atto dello smaniare avviene contemporaneamente a quello del toccarsi; invece nella traduzione viene introdotta la consequenzialità dell‟azione sottoposta a ipotesi, cioè l‟atto dello smaniare avviene a condizione che ci si tocchi.
d) Che/ca sostitutivo di una congiunzione finale, consecutiva o causale
(1a) Chetati ca debbo lavorare! [p. 74] (1b) Calme-toi que je dois travailler! [p.
120]
(2a) Vieni, ca t‟insegno [p. 200] (2b) Viens, que je t‟apprenne [p. 319] (3a) Per farla breve e meno vergognosa
per te e per me, io e non mi guardare accussi ca mi vergogno!io quando ci andai pensavo ca gente istruita era. [p. 102]
(3b) Pour aller vite et nous gêner moins
toi et moi, – et ne me regarde pas comme ça que j‟ai honte! – quand j‟y suis allée je pensais que c‟étaient des gens instruits [p. 165]
(4a) Tu torna al lavoro ca qua rischiamo
di perdere la giornata, cerco io di accordarmi con la principessina [p. 108]
(4b) Retourne au travail, toi, que nous
risquons de perdre la journée avec tout ça, moi j‟essaie de me mettre d‟accord avec la princesse [p. 175]
Negli esempi citati, in (2a) e (6a) il che/ca è sostitutivo della congiunzione finale; in tre casi, cioè in (1a), (3a) e (4a) è sostitutivo di una congiunzione causale e in un caso (5a) di una congiunzione consecutiva.
Per quanto concerne la traduzione, si può notare che in (2b) si è ricorso all‟uso, standard in francese, ricorrendo al que come congiunzione quando la principale è una frase imperativa e la secondaria ha il verbo al congiuntivo. Infatti la Castagné muta il modo del verbo della subordinata trasponendolo dall‟indicativo al congiuntivo.
In (6a) la traduttrice, aggirando l‟ostacolo posto dal che, rende implicita la subordinata finale e la introduce in maniera standard con l‟uso della preposizione de.
Procedimento analogo in (5a), dove il rapporto di subordinazione viene azzerato e trasposto in una coordinazione per asindeto.
Il francese popolare presenta comunque costruzioni analoghe all‟italiano in cui è presente l‟uso del che polivalente, che la Castagné impiega, come introduttore generico di una proposizione dipendente380, in (1b), (3b), (4b).
4.3.13 Dislocazioni
Fenomeni certamente interessanti, nei quali è più evidente il processo di «ristandardizzazione»381 che ha investito e continua ad investire l‟italiano contemporaneo, sono le dislocazioni e i processi di segmentazione, che scardinano l‟ordine non marcato382 delle parole o «dei costituenti di frase»383, ovvero la sequenza Soggetto-Verbo-Complemento. In essi «si tende in genere a porre in prima posizione
380 Cfr. Pierre Guiraud, Le français populaire, Parigi, Les Presses universitaires, 1986, p. 72. 381 Berruto, Sociolinguistica… cit., p. 65.
382 Cfr. Bazzanella, op. cit., p. 123. 383 Ibidem.
(5a) E tu domani col giorno vieni ca te
lo faccio vedere il mio Carmine giovane [p. 223]
(5b) Eh bien, reviens demain avec le
jour, je te le ferai voir mon Carmine enfant [p. 354] (dileguo)
(6a) Pregalo che ti protegga e basta! Che
vuoi sapere? Pregalo e basta [p. 7]
(6b) Prie-le de te protéger, voilà tout!
Que veux-tu savoir? Prie-le et voilà [p. 12]
il “tema” (ciò di cui si parla) e a farlo seguire dal “rema” (ciò di cui si predica nel “tema”), secondo una progressione che va dal “dato” al “nuovo” dal punto di vista informativo»384, dando luogo a «un ordine dei costituenti diversi rispetto a quello tipico per l‟italiano»385. In questa sede si prenderanno in esame le dislocazioni a destra e a sinistra (avendo già trattato la frase scissa e il che polivalente al § 4.2.13 punto b), ovvero i «fenomeni d‟enfasi» che «sono ben presenti nella lingua italiana parlata e in quella scritta che riflette più direttamente la prima»386.
a) La dislocazione a sinistra
Le dislocazioni a sinistra sono fenomeni di segmentazione «con tematizzazione (a sinistra) del dato “noto” assunto come “tema”, e ripresa di esso mediante un pronome nella frase che predica “l‟informazione nuova”, cioè il “rema”»387, come in quest‟esempio: «Queste parole non le ho mai dette»388.
Più in generale nella dislocazione a sinistra un oggetto o un complemento è spostato a sinistra, vale a dire all‟inizio dell‟enunciato, e ripreso successivamente da un pronome atono389. Tale costruzione sarebbe inoltre marcata «perché porta a “tema”
[…] l‟elemento dislocato a sinistra ripreso nella frase con un pronome clitico»390, e
che potrebbe essere interpretata come «una tipica topicalizzazione»391.
Nel romanzo le dislocazioni a sinistra trovano un impiego assai limitato, per un totale di 12 occorrenze. In questa sede ricorderemo:
(1a) Parola per acquietare i miserabili è! Il destino te lo puoi maneggiare come vuoi,
se valente sei [p. 216]
(1b) C‟est un mot pour rassurer les
malheureux! Le destin, tu peux le manipuler comme tu veux, si tu en as la force [p. 343]
(2a) La rivoltella sul tavolo l‟ho messa,
principessa, a come vedo che vivi, ti può servire [p. 223]
(2b) J‟ai mis le pistolet sur la table,
princesse, il peut te servir, à la façon dont je vois que tu vis [p. 355](dileguo)
384 Ivi, p. 124.
385 Berruto, Sociolinguistica… cit., p. 65. 386 Sabatini, L‟italiano… cit., p. 161. 387 Ivi, p. 162.
388 Ibidem.
389 Cfr. Bazzanella, op. cit., p. 124. 390 Berruto, Sociolinguistica… cit., p. 66. 391 Ibidem.
(3a) Io prima i ricchi non li guardavo, o li
guardavo e non li vedevo avendo gli occhi foderati dal prosciutto di questo luogo comune populista [p. 469]
(3b) Moi, avant, les riches, je les
regardais pas, ou je les regardais et ne les voyais pas, avec mes yeux bouchés par ce lieu commun populiste [p. 741]
(4a) Sì, sì, cose così dice, ma… quannu
torna con me deve stare! E se no lo studio a chi lo lascio io! [p. 493]
(4b) Oui, oui, il dit des choses comme ça,
mais… Il doit s‟installer avec moi quand il revient! Sinon, à qui est-ce que je le laisse, mon cabinet, moi? [p.779]
L‟elemento dislocato a sinistra non sarebbe altro che «il frutto della messa a centro d‟attenzione del parlante»392, ove si colloca al primo posto ciò di cui si parla, sebbene non si trovi «nello statuto grammaticale di soggetto»393, al fine di «stabilire il topic frasale […] e comunque per richiamare su di esso l‟attenzione»394. Inoltre, secondo Gaetano Berruto la dislocazione a sinistra deve essere considerata come «un ottimo sostituto della costruzione passiva, notoriamente non amata nel parlato»395.
La dislocazione (a destra o a sinistra) è un fenomeno abbastanza comune in francese, adoperato – come accade per l‟italiano – per mettere in rilievo dei segmenti della proposizione spostandoli in testa o alla fine della frase, e riprendendoli attraverso delle forme pronominali.
In quest‟ambito la Castagné opera in (1b) (3b) una traduzione quasi letterale del testo originale, insistendo per giunta sul valore informale non anteponendo nella forma negativa il ne al verbo. In (4b), pur mantenendo il fenomeno, la dislocazione muta di direzione, spostandosi a destra, ma conservando comunque l‟enfasi pronominale.
In (2b) infine opta però per il dileguo del fenomeno, rispettando comunque la stessa costruzione sintattica del testo di partenza.
b) La dislocazione a destra
392 Berruto, Sociolinguistica… cit., p. 66. 393 Bazzanella, op. cit., p. 125.
394 Ibidem.
Nella dislocazione a destra l‟oggetto o il complemento è spostato dalla sua posizione canonica all‟interno della frase, sicché esso viene posto alla fine dell‟enunciato ed anticipato da un pronome clitico396, come in quest‟esempio: «Lo conosco bene quell‟imbroglione»397.
Sebbene essa appaia decisamente meno frequente nell‟uso «concreto»398, la dislocazione a destra condivide in pieno la sorte della dislocazione a sinistra399, ed anzi «con la dislocazione a destra si riprende con un nome pieno il referente del pronome già utilizzato nel contesto precedente, come per chiarire ed esplicitare il riferimento che non è risultato chiaro»400.
Nel nostro corpus le dislocazioni a destra propriamente dette – come pure quelle a sinistra – sono poco impiegate (appena 9 occorrenze). A tal proposito, coerentemente con la definizione di Berruto, ricorderemo alcune dislocazioni a destra propriamente dette, come:
(1a) Oh, Mody, Beatrice un‟altra volta mi
ha cacciato! È segno che proprio non lo vuole! Non lo vuole il bambino del mio signor principe [p. 231]
(1b) Oh, Mody, Beatrice m‟a de nouveau
chassé! C‟est le signe que vraiment elle n‟en veut pas! Elle n‟en veut pas, de
l‟enfant de mon prince [p. 368] (2a) Vorrei seguirla quella voce e
continuare a sognare mentre lei parla [p. 469]
(2b) Je voudrais suivre cette voix et
continuer à rêver tandis qu‟elle parle [p. 741] (dileguo)
(3a) Io ti conosco, Prando, vogliamo
giocarla allo scoperto questa partita? [p. 492]
(3b) Je te connais, Prando, tu es d‟accord
pour que nous la jouions cartes sur table,
cette partie? [p. 778] (4a) Ho imparato a non contrastarla la
mia natura [p. 209]
(4b) J‟ai appris à ne pas contrarier ma
nature [p. 332] (dileguo)
In (1b) e in (3b) viene mantenuta la dislocazione a destra, con la sola mutazione, nel primo caso, del pronome personale lo nel pronome avverbiale en, che viene combinato col verbo vouloir in una forma molto comune in francese.
396 Cfr. Bazzanella, op. cit., p. 124. 397 Sabatini, L‟italiano… cit., p. 162. 398 Bazzanella, op. cit., p. 124. 399 Ibidem.
In (2b) e in (4b) la traduttrice opta per il dileguo, azzerando la, seppur debole, connotazione informale del testo di partenza.
A proposito dei fenomeni di segmentazione Gaetano Berruto fa una distinzione tra la dislocazione a destra propriamente detta e la pseudo dislocazione a destra. Mentre la dislocazione a destra propriamente detta non possiede né «pausa né variazione della curva intonativa fra la frase e il sintagma dislocato»401, instaurando «un retroterra comunicativo posto come condiviso e getta tra il parlante e interlocutore un filo internazionale di cordialità, confidenzialità»402, come nel caso di «Le mangio le mele».
Al contrario, la pseudo dislocazione a destra, frutto di un “ripensamento”, è caratterizzata da una pausa e dall‟interruzione della curva intonativa tra la frase e l‟elemento dislocato, come nel caso «Le mangio, le mele». Quest‟ultimo fenomeno appare decisamente «legato ai problemi di pianificazione del parlato, in quanto avrà la funzione di richiamare un “tema” già in corso»403, colmando così possibili ambiguità nel testo. Di seguito viene proposto l‟unico esempio di pseudo dislocazione a destra:
(1a) Era fatta. Avevo in mano – quello sì
miracolo vero – qualcosa non per perderla, ma per cambiarla a modo mio, la