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I personaggi de L’arte della gioia

Nel documento L'acte de traduire L'arte della gioia (pagine 115-124)

3. L’arte della gioia

3.4 I personaggi de L’arte della gioia

Dopo aver illustrato a grande linee la trama del romanzo, in questo paragrafo vengono elencati i personaggi di maggiore rilievo, dei quali si tracciano le caratteristiche peculiari.

Antonio („Ntoni) Figlio naturale di Stella, appartiene alla seconda

generazione dei personaggi e cresce insieme agli altri piccoli della casa. Ha un amore profondo per il teatro, frequenta Angelo Musco e alla sua morte entra in una scuola di recitazione a Roma267.

Argentovivo Fedele cameriera della famiglia Brandiforti, è un

personaggio che percorre quasi per intero il romanzo. Si occupa di Modesta fin dal suo arrivo al Carmelo. Sposerà Pietro e darà alla luce Crispina.

266 Sapienza, L‟arte… cit., p. 511.

267 Elemento autobiografico dell‟autrice, la quale conobbe il famoso drammaturgo siciliano e frequentò l‟Accademia di Arte drammatica a Roma.

Beatrice (Cavallina)268 Spacciata per figlia della principessa Gaia, ne è in realtà

la nipote, essendo figlia di Leonora e del fattore Carmine. È coetanea di Modesta, ma sin dall‟inizio si ha l‟impressione che sia molto più giovane, in quanto la si vede dipendere da lei sin dal primo momento e finché resterà in vita. Ha un difetto congenito che la fa zoppicare leggermente. Dolce, ingenua, insicura e un po‟ svampita ha con Modesta un rapporto di sorella/amante, finché non sposa Carlo Civardi e mette al mondo Ida. La sua inadeguatezza nei confronti della vita la rende troppo fragile e incapace di affrontare la morte del marito, tanto da non sopravvivergli di molto.

Carlo Civardi269 Medico lombardo comunista con la “malattia della

politica”. Insegna a Modesta a nuotare e comincia a frequentarne la casa, condividendo con lei gli stessi ideali. I due hanno una breve relazione amorosa, che però non raggiunge mai picchi di passione e si fonda piuttosto sull‟intesa intellettuale. Dopo il rifiuto di Modesta, il medico sposa Beatrice, con la quale concepisce la piccola Ida. Muore prematuramente, vittima di un‟imboscata fascista270.

Carluzzu271 Nato dall‟unione quasi incestuosa di Prando e Stella, è il

più piccolo della casa, essendo l‟unico rappresentante della terza generazione dei personaggi. Viene dipinto come un ragazzo splendido e volitivo, capace di opporsi

268 Il nome di questo personaggio è chiaramente ispirato alla Beatrice dantesca (cfr. Sapienza, Arte… cit, p. 58), anche se non sembra condividerne aspetti peculiari, opponendo al contrario all‟abbagliante incedere della donna di Dante che «si va sentendosi laudare, benignamente d‟umiltà vestuta», quello decisamente più dimesso della povera ragazzina zoppicante. L‟ammirazione che l‟autrice sembra avere per il Poeta è testimoniata peraltro dalle molte citazioni all‟interno del romanzo.

269 La persona reale cui si ispira il personaggio è l‟omonimo compagno di Maria Giudice con la quale ha ben sette figli prima di morire prematuramente. Con il personaggio del romanzo condivide l‟idealismo, la solitudine meditativa, l‟entusiasmo e la morte giovanile.

270 L‟episodio della morte di Carlo sembra rievocare l‟infausta morte del fratello dell‟autrice Goliardo, morto a 13 anni, assassinato probabilmente da un gruppo mafioso/fascista.

al padre con carattere e coraggio, tanto da arrivare a prenderlo a pugni. Sembra essere il risultato perfetto del viaggio compiuto dall‟intera famiglia, incarnando da subito gli ideali di libertà e autodeterminazione.

Carmine Fattore dei Brandiforti, è il padre biologico di Beatrice.

Uomo rozzo e all‟antica – legato al possesso della terra – è un po‟ opportunista ma estremamente seducente. Rappresenta per Modesta l‟amore carnale e sensuale, infatti nonostante i continui dissapori i due continuano ad attrarsi e a combattersi. E Modesta, quando lui muore, non cede alla tentazione di eleggerlo a proprio mito, ma ne demistifica l‟aura, mancando a una promessa che gli aveva fatto: lo vede morto, presentandosi al suo funerale, sostituendolo come amante con il figlio Mattia.

Crispina Figlia di Argentovivo e Pietro, è la più giovane della

seconda generazione dei personaggi. Mostra sin da piccola una propensione per il canto, che coltiverà andando a studiare a Palermo e diventando una soprano molto apprezzata.

Eriprando (Prando)272 Figlio di Modesta e, ufficialmente, di Ippolito (in realtà

di Carmine), è tra i giovani quello che ha il rapporto più problematico con Modesta poiché ha un carattere maschilista e dominante. Inizialmente aderisce al fascismo, per poi arrivare a conclusioni diametralmente opposte e abbracciare la causa comunista. La sua rigidità lo porta a un litigio di diversi anni con la madre, recuperato solo quando di fronte a una grave malattia di cuore rivede un po‟ le proprie posizioni e le si riavvicina. Modesta, nel rapporto col figlio, comprende che la vera forma d‟amore è sapere accogliere, non volere il meglio

272 Il nome del personaggio è ispirato a Prando Visconti, nipote del noto regista, amico di Citto Maselli (compagno dell‟autrice per 18 anni) e suo aiuto regista.

per l‟altro cambiandolo.

Gaia (principessa) Matriarca della famiglia Brandiforti. È madre di Leonora

e nonna di Beatrice (anche se ne è ufficialmente la madre). Incapace di mostrare i propri sentimenti, soffre moltissimo per la perdita in guerra del figlio Ignazio, tanto da non avere più reali prospettive di vita, né per sé né per i propri discendenti. Dal carattere estremamente autoritario e cinico e dai modi spicci, è una delle tre madri che Modesta deve uccidere per intraprendere il suo percorso verso la gioia.

Ida (Bambolina,

Bambù)273

Figlia di Beatrice e Carlo Civardi, cresce insieme alla tribù dei piccoli di villa Suariva e come loro sceglie liberamente il suo cammino. Come precedentemente avevano fatto sua madre e Modesta, anche lei ha i primi approcci sessuali con una donna274, Mela. Successivamente si innamora e sposa Mattia.

Ignazio Figlio della principessa Gaia, compare nel romanzo solo

attraverso le parole evocative della nipote Beatrice, che aveva una vera adorazione verso di lui. La morte al fronte è causa di un dolore immenso per la principessa, dal quale, nonostante non lo dia a vedere, non riesce a riprendersi.

Inés Madre naturale di Jacopo, è un‟infermiera torinese

chiamata alla morte della principessa Gaia per prendersi cura di Ippolito. Astuta e calcolatrice, riesce a migliorare la sua posizione rimanendo incinta del principe, garantendosi così un reddito e una dimora per la vita.

273 Sia il nome che il soprannome del personaggio si ispirano a Ida Petriccione di Vada, amica dell‟autrice, alla quale rubò i gioielli negli anni settanta finendo per questa ragione in carcere.

274 Quello del rapporto amoroso tra due donne visto come fase iniziatica alla sessualità è un dato autobiografico della scrittrice, che nell‟adolescenza aveva sperimentato le prime sensazioni erotiche con le sorellastra Nica.

Alla fine del romanzo ritorna avanzando pretese sul figlio, turbandolo non poco.

Ippolito Figlio della principessa Gaia, soprannominato “la cosa”

perché affetto da mongolismo. Vive, fino alla morte della madre, rinchiuso in una camera, senza che nessuno lo avvicini tranne il servitore Pietro. È Modesta la prima ad avvicinarsi a lui, ricevendone in cambio manifestazioni di affetto. La giovane allora trascorre molto tempo con lui, riportandolo un po‟ alla civiltà e approfittando di tutto il tempo a sua disposizione per leggere l‟intera biblioteca di zio Jacopo. Intanto Ippolito diviene talmente dipendente da Modesta che appena lei va via dà in escandescenza. A quel punto la principessa decreta il matrimonio. Modesta dice addio al convento!

Jacopo Figlio di Inés e di Ippolito, alla nascita viene ceduto dalla

madre a Modesta, che lo cresce insieme agli altri. È il più introverso tra i giovani e soffre moltissimo quando scopre quali sono le sue vere origini. La guerra lo segna profondamente, lasciandolo per lungo tempo in uno stato di depressione e di apatia. Ha una personalità fragile e ama lo studio. Alla fine del romanzo diviene medico e sposa una giovane, Olimpia, con la quale ha un bambino.

Jacopo (zio) Fratello di Gaia, è senza saperlo mentore di Modesta, la

quale divora i numeri libri, rivoluzionari ed eretici per l‟epoca, della sua libreria. Ha viaggiato a lungo, ha studiato a Parigi divenendo medico-chimico. Le sue ceneri sono raccolte in un vaso che si trova nella sua stanza e che ne testimoniano la coerenza fino alla fine.

Jose275 Grande amico di Carlo e di Joyce, è l‟attivista politico puro per eccellenza. Viene sempre evocato e non è mai

presente nell‟azione.

Joyce276 Figlia di un diplomatico italiano e di una nobildonna

turca è una psicanalista, amica di Jose e attivista politica, dalla bellezza statutaria e androgina. Spesso sofferente, è un personaggio dilaniato dal senso di colpa derivato dalla non accettazione della sua omosessualità. È questa la ragione per la quale non riesce a vivere serenamente la storia con Modesta. Il suo senso di inadeguatezza la fa vivere in un continuo stato depressivo che la conduce per ben due volte a tentare il suicidio277. La ritroviamo alla fine del romanzo, dopo che ha rotto da tempo con Modesta, perfettamente allineata ai dettami del nuovo potere. Lo scontro con Modesta dà spunto alla scrittrice per esplicitare il suo pensiero sulla condizione femminile278.

Leonora (madre) Figlia della principessa Gaia e madre biologica di

Beatrice, è la madre superiora del convento nel quale viene accolta la piccola Modesta, che avendo subito un abuso sessuale dal presunto padre biologico, è fuggita dopo aver appiccato il fuoco alla casa in cui, oltre l‟uomo, si trovavano anche la madre e la sorella down Tina. La badessa è un personaggio inquietante e tormentato, si nasconde in convento per riuscire a

276 Il nome del personaggio è ispirato a Joyce Salvadori Lussu, antifascista che Goliarda Sapienza conosce alla fine degli anni ‟50. Parla molte lingue, è stata in giro per il mondo battendosi in varie lotte anticolonialiste. Diventa molto amiche della scrittrice e le due nell‟estate del 1960 fanno un viaggio insieme a Istanbul.

277 Tratto autobiografico perché, come è noto, la scrittrice ha anche lei tentato due volte il suicidio. 278 «Attente, Bambolina, Crispina, Olimpia, attente! Fra venti, trent'anni non accusate l‟uomo quando vi troverete a piangere nei pochi metri di una stanzetta con le mani mangiate dalla varechina. Non è l‟uomo che vi ha tradite, ma queste donne ex schiave che hanno volutamente dimenticato la loro schiavitù e, rinnegandovi, si affiancano agli uomini nei vari poteri […] attente, voi, privilegiate dalla cultura e dalla libertà, a non seguire l‟esempio di queste negre perfettamente allineate. Al posto delle mani tagliuzzate dalla varechina, per voi si preparano anni di cupo esercizio mascolino nel legare alla catena di montaggio le più povere, e l'atroce notte insonne dell'efficienza a tutti i costi. E fra venti anni di questo esercizio vi troverete chiuse in gesti e pensieri distorti come questa larva che sorride per dovere d'ufficio materializzazione né maschile né femminile, inchiodate davanti al vuoto e al rimpianto della vostra identità perduta. Cfr. Sapienza, L‟arte… cit., pp. 470-1.

sopravvivere, raccontando bugie a se stessa e agli altri. Muore per mano di Modesta che si rende conto che per salvarsi deve riuscire a liberarsi della religiosa.

Marco Medico amico di Nina, compare nella parte finale del

romanzo – che si conclude con le sue parole – diventando il compagno col quale la protagonista si accinge a trascorrere il resto della sua vita.

Mattia Figlio di Carmine, conosce Modesta nel giorno del

funerale del padre, sentendosene immediatamente attratto. Ma benché i due abbiano una relazione amorosa, la sua giovane età non gli consente di comprendere le istanze di indipendenza di Modesta. Solo successivamente, dopo un tracollo finanziario (a causa del quale ha rischiato di perdere tutte le terre acquistate con fatica dal padre) e un lungo soggiorno in America, sembra comprendere le scelte della protagonista e la sua grande apertura mentale. Sposa Bambolina e costruisce con lei il suo futuro.

Mela Orfana di guerra, viene accolta e cresciuta insieme alla

seconda generazione dei personaggi. Molto legata a Bambolina, compie con lei le prime esperienze sessuali, sena che Modesta, pur sapendolo, intervenga per reprimere. Dotata di grande talento musicale, diventerà una pianista di successo.

Mimmo Giardiniere del convento nel quale giunge Modesta da

ragazzina, è il suo interlocutore preferito, anche perché è l‟unico a non emarginarla quando la fanciulla cade in disgrazia agli occhi della madre superiora. È lui a salvarla quando finge il suicidio gettandosi nel pozzo. La saggezza dell‟uomo lo rende punto di riferimento e interlocutore immaginario anche negli anni successivi

alla permanenza in convento, quando Modesta si lancia nelle sue riflessioni sui vari aspetti dell‟esistenza.

Modesta279 Protagonista assoluta della vicenda, si muove sullo

sfondo storico di un secolo, il „900, percorso dalle due guerre mondiali. Il personaggio è presentato nel suo divenire, nella sua lotta disperata per non soccombere alla miseria e all‟ignoranza e per inseguire con ogni mezzo la realizzazione del proprio percorso di libertà, indipendenza e autodeterminazione, in quanto persona, donna e madre280. Nata nell‟arretratezza della campana siciliana di inizio „900, grazie alla ferrea volontà di ottenere quanto di meglio la vita abbia da offrire, riscatta se stessa dalla propria misera condizione, riuscendo a diventare addirittura una principessa. Ha molteplici amori e tanti figli, legittimi e non, che educa a una libertà consapevole, di difficile gestione, perché immune da compromessi. Tutta la sua vita si svolge all‟insegna di quest‟unico credo, all‟interno del quale gli episodi contingenti, come la prigione o la fame del dopoguerra, sono solo fatti della vita che consentono l‟esercizio della

279 Il nome del personaggio è probabilmente ispirato alla cognata, sorella di Citto, Modesta Maselli, grande amica dell‟autrice. Tuttavia, pare un nome studiato più per creare un effetto antifrastico con le caratteristiche del personaggio, che per rendere semplicemente omaggio a una persona cara.

280 Lontano dall‟essere l‟alter ego della scrittrice, Modesta è semmai uno strumento di cura, un viaggio che Goliarda Sapienza intraprende all‟interno del proprio malessere per potere infine rinascere a nuova vita. E infatti il tema della rinascita torna più volte all‟interno del romanzo, ognuna delle quali rappresenta una tappa fondamentale nel percorso verso la compiutezza di sé e la ricerca della gioia: «Tutto finisce e poi ricomincia, tutto muore per poi rinascere, sperai», in Sapienza, L‟arte…cit., p. 166; «Rinasce Modesta partorita dal suo corpo, sradicata da quella di prima che tutto voleva, e il dubbio di sé e degli altri non sapeva sostenere», ivi, p. 264; «Rinasceva Stella dal travaglio del distacco dai suoi morti», ivi, p. 274; «Molti mesi durò la gravidanza di Jacopo, e ora rinasceva carne nuova dalla sua intelligenza.», ivi, p. 401. L‟idea che il personaggio di Modesta serva come strumento di “guarigione” per la scrittrice sembra corroborata dall‟impressione del valore fortemente simbolico che ricoprono i tre omicidi che si consumano nel giro di poche pagine all‟inizio del romanzo, tutti perpetrati da una giovanissima Modesta a danno della madre e di due figure chiaramente materne: madre Leonora e la principessa Gaia. Nella prefazione a Le fil d‟une vie (Editions Viviane Hamy), opera che raccoglie le prime due opere autobiografiche di Goliarda Sapienza, Nathalie Castagné (traduttrice francese della Sapienza), dopo aver rievocato l‟importanza della figura genitoriale e aver tracciato tutti gli omaggi testuali che la scrittrice le rivolge, affronta proprio la questione degli omicidi affermando:«que l‟émancipation de Modesta passe par le meurtre de trois figures maternelles, on ne s‟en étonnera pas, une fois mesurée la force du sur-moi représenté par Maria Giudice».

ricerca della gioia. La sua volontà di non lasciarsi etichettare e di non cedere a nessun ricatto, nemmeno a quello più insidioso che può provenire dall‟amore verso i figli, la costringe anche a scelte dolorose. Il suo essere anarchica, lontano dal significare una ribellione aprioristica, rappresenta solo il desiderio di sfuggire a qualsiasi automatismo, a qualsiasi rigidità, imposta o autoinflitta.

Nina Compagna di cella di Modesta, è una romana

dall‟esplosiva vitalità. Personaggio molto positivo, aiuta la protagonista nei momenti di difficoltà e ne diventa socia in affari una volta superate le fasi cruente della guerra. Entra a far parte con naturalezza della famiglia Brandiforti ed è lei che presenta a Modesta Marco, l‟amore maturo.

Pietro Fedelissimo servitore dei Brandiforti, si lega in un

rapporto di devozione con Modesta. Uomo onesto e fidato, sposa Argentovivo con cui concepisce Crispina. Muore serenamente alla fine del romanzo di vecchiaia, circondato dai suoi cari.

Stella Levatrice e balia, è madre di „Ntoni, ma ha un

atteggiamento materno anche con la principessa Modesta. Si prende cura un po‟ di tutti, ma in età adulta commette “peccato “ con Prando, restando incinta e provandone immensa vergogna. Sconterà la colpa morendo dopo il parto.

Timur Fratellastro di Joyce, personaggio inquietante, ambiguo,

minaccioso e seducente allo stesso tempo. È un pericoloso nazista, arruolato nelle SS al seguito di Himmler. Ha un incontro teso con Modesta, durante il quale fa un lungo monologo sulle ragioni del nazismo.

Tuzzu Appare solo nelle prime pagine del romanzo e alcune volte successivamente come interlocutore immaginario di Modesta. È un ragazzino poco più grande della protagonista da piccola, quando ancora vive con la madre ed è per lei una sorta di primo amore. È a lui che risponde a Modesta che gli chiede come sia il mare, ed è sempre lui che risponde alle prime curiosità sessuali della ragazzina.

Nel documento L'acte de traduire L'arte della gioia (pagine 115-124)