3.4 Il caso Politkovskaja
3.4.1 Chi è Anna Politkovskaja: breve biografia
Anna Stepanova Mazepa, diventerà Anna Politkovskaja nel 1978 dopo il matrimonio con il marito Aleksandr Politkovskij, è nata a New York il 30 agosto 1958, figlia di due diplomatici sovietici che lavoravano presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite a New York. La formazione culturale della Politkovskaja parte proprio dall’infanzia e dal periodo adolescenziale, in quanto appartenendo di famiglia alla cosiddetta nomenklatura aveva accesso ad una vita “diversa” rispetto quella della maggior parte dei suoi coetanei sovietici e nel suo caso tale diversità significò apertura culturale, trasformatasi poi in cosmopolitismo. Dopo aver fatto ritorno in Unione Sovietica (aveva doppia cittadinanza americana e sovietica sostituita poi da quella russa) si iscrive alla Facoltà di giornalismo dell’Università Statale di Mosca “M.I. Lomonosov”, dove incontra Aleksandr Politkovskij, noto giornalista televisivo dell’epoca, che diventò poi suo marito e padre dei due figli Vera e Il’ja. Si laurea nel 1980, e dal 1982 fino al 1993 lavora come reporter e redattrice per il quotidiano
Izvestija215. Tra il 1994 e il 1999 lavora come opinionista e membro della redazione di “cronaca e inchieste su fatti straordinari” per la Obščaja Gazeta216, giornale
indipendente, per il quale viaggerà per la prima volta in Cecenia ad intervistare l’allora presidente Aslan Mašchadov. Dal 1999 al 2006 scrive per il giornale Novaya Gazeta217,
bi-settimanale di ispirazione liberale di proprietà dei redattori, oltre che finanziato da George Soros218 e Michail Gorbačëv. Per Novaya Gazeta seguirà il secondo conflitto russo-ceceno come inviata freelance, in quanto non voleva essere inserita sotto copertura alle stesse condizioni dell’esercito russo o delle milizie cecene sostenute dal Cremlino, preferendo rischiare la vita per muoversi più liberamente e approfondire la realtà di ciò che si nascondeva dietro tale conflitto. Nello stesso periodo pubblica
214 Per la biografia si è presa in riferimento quella contenuta nel libro Anna è viva, storia di Anna Politkovskaja una
giornalista non rieducabile, di A. Riscassi, Edizioni Sonda, Casale Monferrato, 2009, 133 p.
215 Izvestija è un giornale di contenuto politico, economico, culturale e d’informazione generale. Con l’inizio della
perestrojka il giornale abbandonò i principi di stampa di partito e si trasformò in un giornale di orientamento liberal- democratico. Sito internet: www.izvestia.ru
216 Obščaja Gazeta settimanale socio-politico russo dal 1991 al 2002. negli ultimi due anni il giornale manifestò forti
difficoltà finanziarie, fu comprato da un uomo d’affari V. Leibman, che immediatamente ne fece cessare la pubblicazione. Sito internet: http://www.og.ru/
217 Cfr,. Novaya Gazeta
218 G. Soros (1930) imprenditore americano di origini ungheresi, con le sue Ong (Soros Found Management e Open
all’estero, alcuni libri fortemente critici su Vladimir Putin e sulla conduzione della guerra in Cecenia, Daghestan ed Inguscezia, tra i quali: “Cecenia, il disonore russo” (2003) e “La Russia di Putin” (2005). Nelle ultime pagine di questo libro dedicato interamente a Putin la giornalista spiega il perché di tale scelta: “Di cosa parla questo
libro? Questo libro parla di un argomento che non è molto in voga in Occidente: parla di Putin senza toni ammirati. (…) ho riflettuto a lungo sul perché ce l’ho tanto con Putin. Che cosa me lo fa detestare al punto di dedicargli un libro? Non sono un suo oppositore politico, sono solo una cittadina russa. Una moscovita quarantacinquenne che ha potuto osservare l’Unione Sovietica all’apice delle sua putrefazione comunista, negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, e non vuole ricascarci. (..) Perché ce l’ho tanto con Putin? Per tutto questo. Per una faciloneria che è peggio del ladrocinio. Per il cinismo. Per il razzismo, per una guerra che non ha fine. Per le bugie. Per il gas nel teatro Dubrovka. Per i cadaveri dei morti innocenti che costellano il suo primo mandato. Cadaveri che potevano non esserci. La Russia ha già avuto governanti di questa risma ed è finita in tragedia. In un bagno di sangue. In guerre civili. Io non voglio che accada di nuovo. Per questo ce l’ho con un tipico čekista219 sovietico che
ascende al trono di Russia incedendo tronfio sul tappeto rosso del Cremlino” 220.
Nel 2001 viene espulsa dalla Cecenia per aver violato la norma russa che prevedeva che i giornalisti non potessero circolare liberamente nelle zone di guerra. Nello stesso anno fu costretta ad andare a vivere a Vienna in seguito a ripetute minacce da parte di Sergej Lapin, ufficiale dell’Omon221, accusato dalla giornalista di crimini contro civili ceceni; nel 2005 l’ufficiale è stato condannato per abusi e maltrattamenti aggravati su un civile ceceno e per falsificazione di documenti.Nell’ottobre del 2002, durante l’incursione dei terroristi ceceni al teatro Dubrovka a Mosca, Anna è chiamata dai terroristi – che esigono la fine della guerra ed il ritiro delle truppe russe dalla Cecenia – a svolgere il ruolo di mediatrice, prima che l’esercito russo, per ordine delle autorità, intervenisse con l’utilizzo del gas che causò la morte di tutti i 39 terroristi, 129 ostaggi e intossicò gravemente 700 persone, praticamente l’80% dei presenti.
219 La Čeka: črezvyčajnaja komissija, (Commissione straordinaria), fu un corpo di polizia politico sovietico. I membri
della Čeka furono chiamati čekisti. Tale termine è stato sempre utilizzato per indicare gli effettivi dei servizi di sicurezza per tutta la durata dello Stato Sovietico ed è ancora in uso nella Russia moderna (Vladimir Putin è chiamato dai media russi "čekista").
220 Politkovskaja A., La Russia di Putin, 2ed. Milano, Adelphi, 2006, p.293
221 Omon: Otrjad Milicii Osobovo Naznačenija, (Unità speciale della Polizia) è il nome generico per indicare le unità
Nel 2003 pubblica tramite la University Chicago Press “A small corner of Hell: Dispatches from Chechnya” ennesima denuncia della guerra in corso nel territorio caucasico. Nel settembre 2004 mentre si trovava a bordo dell’aereo, diretto a Beslan, Ossezia del Nord, dove era in atto il sequestro da parte di terroristi, ceceni di centinaia di bambini, parenti ed insegnanti durante il primo giorno di scuola, la giornalista a causa di un malore dopo aver bevuto del tè a bordo dell’aereo, fu costretta a far ritorno a Mosca per curarsi probabilmente da avvelenamento. La lenta giustizia russa non ha mai chiarito chi fosse stato ad avvelenarla a bordo dell’aereo impedendole di arrivare per tempo a Beslan per poter trattare con i terroristi come era accaduto al teatro Dubrovka due anni prima a Mosca. Nella strage di Beslan morirono 331 persone di cui 186 erano bambini.
Nel dicembre 2005, durante una conferenza di Reporter Senza Frontiere a Vienna sulla libertà di stampa la giornalista rivolgendosi al pubblico presente, dichiarò: «Certe volte, le persone pagano con la vita il fatto di dire ad alta voce ciò che pensano. Infatti, una persona può perfino essere uccisa semplicemente per avermi dato un’informazione. Non sono la sola ad essere in pericolo e ho esempi che lo possono provare»222.
Il 7 ottobre 2006, nel giorno del cinquantaquattresimo compleanno di Putin, la giornalista fu ritrovata morta nel palazzo dove abitava a Mosca. L’inchiesta aperta in seguito alla sua morte ha portato all’arresto di oltre dieci persone, tra cui anche ex funzionari dei servizi di sicurezza e del leader ceceno di un’organizzazione criminale a Mosca. Il funerale si svolse il 10 ottobre al cimitero Troekurovsky, Mosca, alla presenza di oltre mille persone, ma nessun rappresentante del governo.
Anna Politkovskaja aveva ricevuto numerosi riconoscimenti e premi da organizzazioni quali: Amnesty International, Reporter Senza Frontiere e dall’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, diventando un punto di riferimento internazionale, non solo come giornalista ma anche come difensore dei diritti umani, dando voce ai ceceni e spiegando che per far sentire parte della Federazione Russa un popolo stremato fin dalle deportazioni di Stalin degli anni Quaranta e decimato da oltre dieci anni di guerra con la Russia, serviva qualcosa di più che una costituzione scritta a Mosca, in cui all’articolo 65 si afferma che la Repubblica di Čečnija fa parte della Federazione Russa.
222 Trois journalistes tués le jour de l'inaguration à Bayeux du Mémorial des reporters, Reporters Sans Frontières,