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chiavellistici e antimachiavellistici La miglior ‘difesa’ dell’impianto meineckiano è

quella di A. M. BATTISTA, Direzioni di ricerca per una storia del Machiavelli in

Francia, in ID., Politica e morale, cit., p. 110 e n 2.

26D. QUAGLIONI, Prudenza politica e ragion di Stato nelle Proposizioni morali e

civili di Cesare Speciano (1539-1607), cit., p. 49. Si vedano anche le pagine di L.

FIRPO, Ancora sulla condanna di Bodin, in La “République” di Jean Bodin. Atti del

Convegno di Perugia, 14-15 novembre 1980, in “Il Pensiero Politico” XIV (1981), pp. 173-186.

27C

ESARE SPECIANO, Propositioni, c. 249r-v.

28Index Librorum Prohibitorum cum regulis confectis, per Patres à Tridentina

Synodo delectos, Auctoritate Pii IIII. Primum Editus, postea vero a Syxto V. Auctus, et nunc demum S.D.N. Clementis PP. VIII Iussu, recognitus, & publictus. Instruc- tione adiecta, De exequendae prohibitionis, deque sincerè emendandi, & imprimen- di libros, ratione. Autoritate nunc illustrissimi & Reverendissimi Dn.D. Caesaris Speciani, Episcopi Cremonensis, ac Nuntij Apostolici recusus., Pragae, Typis Ven-

ceslai Marini à Genczic, MDXCVI. Cfr. E. RANGOGNINI, Le cinquecentine praghesi

del nunzio Speciano, «Annali della Biblioteca Statale e libreria civica di Cremona»,

XXXVII/I (1987), Studi e Bibliografie 3, pp. 67- 95.

29Milano, Biblioteca Trivulziana, cod. 1125, fasc. XXVIII, Catalogo della libra-

ria di Monsignor Illustrissimo Vescovo Speciano (1607), cum brevi manuscriptorum indice (1631).

30 Appartiene al solo ‘900 ‘machiavelliano’ la linea storiografica che contrappo- ne il pensiero del Machiavelli a quello del Guicciardini, rinvenendo nelle Conside-

modello del Cremonese, circolava in Europa non certo come esempio di antimachiavellismo, anzi. Indubbiamente gli anni in cui il Cremo- nese scrive, sono i medesimi in cui due personaggi a lui assai vicini, Minuccio Minucci e Antonio Possevino, davano alle stampe lo Judi-

cium (1592)31, nel quale, per la prima volta, la stampa cattolica ro-

razioni sopra i Discorsi una prima traccia dello spirito antimachiavellistico. Diffi-

cilmente è possibile riproporre un siffatto schema del nostro tempo al pensiero poli- tico del tardo Cinquecento, tanto meno ora che il cliché viene ridiscusso su basi scientifiche più solide. I ritratti dei due umanisti approntati dal Ridolfi, oltre agli studi di Felix Gilbert, hanno dato una notevole spinta in tale direzione. È però so- prattutto la recente edizione francese delle Considerazioni, curata da Lucie De Los Santos, che ha provveduto a riporre la questione entro i termini che le sono propri, leggendo il testo guicciardiniano come un tentativo di riallacciare il dialogo con l’amico scomparso, tenendo ferma la consueta verve polemica che accompagnava la disputa extra-accademica tra i due, testimoniata dai loro epistolari R. RIDOLFI, Vita

di Francesco Guicciardini, Milano, Rusconi, 1982; F. GILBERT, Machiavelli e Guic-

ciardini. Pensiero politico e storiografia a Firenze nel Cinquecento, Torino, Einau-

di, 1970; cfr. FRANCESCO GUICCIARDINI, Considérations à propos des Discours de

Machiavel sur la première décade de Tite-Live, traduction et présentation de LUCIE

DE LOS SANTOS, Paris, L’Harmattan (Traduire la Philosophie), 1997.

31ANTONIO POSSEVINO, Judicium de Nuae militis Galli, scriptis, quae ille Dis-

cursus politicos et militares inscripsit. De Ioannis Bodini Methodo historiae: Libris de Repub. & Demonomania, De Philippi Mornaei libro De perfectione christiana. De Niccolao Machiavello, Roma, Ex typographia Vaticana 1592. Sullo Judicium di

Antonio Possevino, cfr. M. D’ADDIO, “Les six livres de la République” e il pensiero

cattolico del Cinquecento in una lettera del Mons.Minuccio Minucci al Possevino, in Medioevo e Rinascimento. Studi in onore di Bruno Nardi, Firenze, Sansoni, 1955,

pp. 127-144; R. CRAHAY, Jean Bodin devant la censure: la condemnation de la

République, in La République di Jean Bodin. Atti del Convegno di Perugia, 14-15

novembre 1980, cit., pp.154-172; A. M. LAZZARINO DEL GROSSO, La Noue, Machia-

velli e i “libertins”, in «Il pensiero politico», XXII(1989), pp.208-218; A. E.

BALDINI, Albergati contro Bodin. Dall’Antibodino ai Discorsi politici, in Jean Bodin

a 400 anni dalla morte. Bilancio storiografico e prospettive di ricerca, a c. dello

stesso, “Il pensiero politico”, XXX (1997), n. 2, pp. 287-310; V. IVO COMPARATO, Il

pensiero politico della Controriforma e la Ragion di Stato, in Storia delle dottrine politiche, a c. di A. Andreatta e A. E. Baldini, Torino, Utet, in corso di stampa. Per

alcune notizie intorno sul Possevino cfr. L. BALSAMO, Venezia e l’attività editoriale

di Antonio Possevino (1553-1606), in «La Bibliofilia» XCIII (1991), pp.53-93; A.

BIONDI, La “Bibliotheca selecta” di Antonio Possevino. Un progetto di egemonia

culturale, in La "Ratio studiorum": Modelli culturali e pratiche educative dei Gesui- ti in Italia tra Cinque e Seicento, a cura di G. P. Brizzi, Roma, Bulzoni 1981, pp.43-

75; D. CACCAMO, Conversione dell’Islam e conquista della Moscovia nell’attività

diplomatica e letteraria di Antonio Possevino, in Venezia e Ungheria nel Rinasci- mento, a c. di V. Branca, Firenze, 1973, pp. 167-191; S. CARELLA, Antonio Possevi-

no e la biblioteca “selecta” del principe cristiano, in Bibliothecae selectae. Da Cusano a Leopardi, Firenze, Olschki, 1993, pp.507-516; J. P. DONNELLY, Antonio

mana associava in modo programmatico il pensiero politico del Fio- rentino a quello di alcuni ‘pestiferi’ politiques, legittimando in tal modo la linea politica dei liguers francesi32. È però lo Judicium del Possevino, al di là di quanto possa apparire, che a stento si credereb- be essere un tipico esempio dell’antimachiavellismo. Il pensiero ma- chiavelliano era ormai divenuto nient’altro che la ‘facciata’ dietro la quale si celavano interessi ed esigenze politiche ben più pressanti. L’antimachiavellismo di fine ‘500 e particolarmente quello francese, del quale lo Judicium del Possevino costituisce una proiezione ester- na, appartiene già a una ‘fortuna passiva’ del Fiorentino, come la indicava Anna Maria Battista33.

La vitalità del Machiavelli alla fine Cinquecento permaneva semmai su di un altro versante, quello della riflessione storica. Il ‘Machiavelli vivo’ fu l’autore dei Discorsi più che quello del Princi-

pe; un’opera solida «pella materia» e per questo confutabile, come

ebbe a scrivere Michel de Montaigne34. All’indomani delle guerre di religione in Francia, il cosiddetto ‘momento machiavelliano’ si svili- sce dei suoi contenuti più vivaci fino ad esaurirsi. Il nucleo di idee politiche espresse dal Fiorentino è dato per acquisito: la sua politica che con piena coscienza aveva infranto lo «specchio» medievale non dava più luogo ad alcuna disputa sul terreno delle idee. Il suo nome, ma solo quello, era già legato a campagne di propaganda ideologica

Possevino and Jesuits of Jewish Ancestry, in «Archivum Historicum Societatis Iesu»

LV (1986), pp. 3-31; ID., Antonio Possevino’s Tribute to Edmund Campion, in «Ar-

chivum Historicum Societatis Iesu», LVII (1988), pp. 163-169; M. SCADUTO, Le

‘visite’ di Antonio Possevino nei domini dei Gonzaga, Estratto dall’«Archivio stori-

co lombardo», X (1960), pp. 1-63. Così lo Speciano sul Possevino, in una lettera inviata da Praga, il 15 settembre 1592, a Minuccio Minucci, cfr. La nunziatura di

Praga, cit., I, p. 147: «Al Padre Possevino io farò tutto il servitio che potrò, non solo

perché V. S. me lo comanda, ma anche per essere detto padre tanto mio amorevole, che professo di dovergli molto».

32Cfr. A. M. B

ATTISTA, Sull’antimchiavellismo francese del secolo XVI, in ID.,

Politica e morale, cit., pp. 75-107.

33A. M. BATTISTA, Direzioni di ricerca per una storia di Machiavelli in Francia, in Atti del convegno internazionale su Il pensiero politico del Machiavelli e la sua

fortuna nel mondo, San Casciano-Firenze 28-29 settembre 1969, pp.37-66, ora in

ID., Politica e morale, cit., pp. 109-136. Per tutto ciò si veda ora P. CARTA, Les

exilés italiens et l'anti-machiavélisme français au XVIe siècle, in La République en exile (XVe - XVIe siècles), a cura di P. Carta e L. De Los Santos, «Laboratoire ita-

lien», 3 (2002), pp. 93-117. 34 M

ICHEL DE MONTAIGNE, Les Essais, II, XVII, in L’Assolutismo laico, cit., pp.

nate in momenti successivi. Di ciò mostra piena coscienza lo Specia- no.

Non è più possibile, ammonisce il Nunzio, governarsi con le savie regole dei «nostri avi», cioè secondo quegli avvertimenti che giunge- vano dagli spiriti depositari della più elevata saggezza politica, quali il vescovo di Verona Giovan Matteo Giberti35, il Guicciardini, ma anche il Commynes, rievocato come si è detto insieme all’autore dei

Ricordi; i loro consigli appartengono a un mondo ormai distante36. La conoscenza dei loro precetti generali è molto utile nelle «conver- sazioni», «nelli discorsi», cioè nelle dispute accademiche e teoriche, ma si presenta priva di alcuna utilità dinanzi alla pratica politica ri- chiesta dallo Stato37. I tempi sono altri, così come altri sono i quesiti che la responsabilità politica è chiamata a risolvere. Infatti, prosegue Speciano, «se li prencipi nostri adesso si volessero governare con le regole delli Scrittori sudetti, precipiteriano ogni cosa, perché all'hora i prencipi vigilavano per non lasciar crescere troppo la potenza del- l'altro, ne si curavano d'offendere alcuno, secondo che tornava loro conto»38.

Il Cremonese riconosce pienamente che il nuovo assetto politico è ormai legato alla realtà degli Stati sovrani, all’instabilità dei loro equilibri, alle loro ragioni e ai loro conflitti: la comprensione dei continui mutamenti dei rapporti interstatuali costituisce la leva di ogni riflessione politica. Un conto è il governo della civitas altro è quello dello Stato e «s’inganna» chi pretende di sovrapporre i due concetti39. Infatti ora «il prencipe, che vuole essere grande, come ogn’uno desidera, conviene star quieto, et guardare il proprio senza offendere altri, né pure darli gelosia, perché questa sola potria facil- mente partorire l’ultima ruina, se il più potente l'havesse del mino- re»40. Sulla proposizione converrà ritornare anche in seguito, poiché dagli «interessi degli Stati» muove anche la particolare idea dello Speciano intorno alla Ragion di Stato. Per ora basterà sottolineare la piena coscienza della nuova situazione politica tardo-cinquecentesca