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scritto Ciò sarebbe plausibile se il manoscritto fosse realmente autografo e in unica

copia come finora si è ritenuto.

20Cremona, ms. senza segnatura, Archivio storico diocesano, mm. 340 x 230, ff. 289 dei quali 34 bianchi, contiene una data di consegna: «Propositioni Christiane morali e civili subalternate a Dio con le quali s’intende e pratica le cose etiam politi- che senza offendere la propria coscienza. Raccolta da Mons.re Cesare Speciano vescovo di Cremona comunicato a me Cav.re Agostino Cavalli da Mons.re Ill.mo Resta v.legato di Romagna questo dì 28 febbraio 1695. [in calce la firma] Agostino Cavalli»; Forlì, Biblioteca comunale, ms. 24 (44,45,46), Miscellanea storica (antico fondo), tomo III (ff. 1-12; mutilo in fine); Yale University (New Haven Connecti- cut), Beinecke collection, ms. 36, (mm. 216 X 155; ff. 273). Una trascrizione ap- prontata dal celebre letterato e scrittore politico cremonese Vincenzo Lancetti è contenuta nel codice conservato a Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, AC. XIII. 2, porta il seguente titolo: «Avvertimenti morali/ di/ Cesare Speciano/ Vescovo di Cremona [Copia fatta dal/ celebre letterato cremonese/ Vincenzo Lancetti/ sull’originale autografo / esistente nella libreria di Casa Valcarengo]». A margine della c. 1r si legge: «Copia dell’aureo libro di monsignor Cesare Speciano vescovo di Cremona intitolato avvertimenti morali; che si conserva nella libreria della Casa Valcarengo scritto a penna dal fu Cardinal Campori, in quei tempi segretario di esso Speciano, e poi suo successore. Questo è il codice, da una copia del quale il chiar.mo Muratori ha tratti vari articoli che ha poi inseriti nella sua Filosofia morale. V. L.».

21Milano, Biblioteca Trivulziana, Cod. 1544, C

ESARE SPECIANO, Propositioni

Christiane et civili subalternate a Dio con le quali si intende et prattica le cose politiche senza offendere la propria conscienza, Cart., mm. 260x200, cc. I+396

bianche le cc. 2 4-7 e le ultime 59. Il testo del manoscritto trivulziano quello presen- tato nel presente lavoro. Lo stemma di Cesare Speciano ha il seguente motto: «Cogi- tavi dies antiquos et annos aeternos in mente habui. Psalm. 76. Caesar Specianus episcopus cremonensis». Le citazioni che seguono sono sempre tratte da questo codice.

Compagnia di Gesù» 22. Del padre Nicolò Botta o Botti, confessore dello Speciano in punto di morte, si ha piena testimonianza nella biografia scritta da Antonio Tadisi, ove si legge: «Prestogli continua assistenza il Padre Botta della Compagnia di Gesù suo confessore il quale rimase edificato de’ grandi e fervidi atti che in quegli ultimi momenti sogliono esercitare le anime timorate [...]»23. Copia calli- grafica con correzioni autografe di pugno dello stesso Speciano, essa fu lasciata per testamento al Collegio gesuitico di Cremona, insieme alla notevole biblioteca giuridica e teologica del vescovo cremone- se24.

L’opera, scritta «pro me solo non aliis donec videro», risulta esser stata cominciata a Roma a partire dall’anno 1585 come si legge in una nota posta sulla prima carta del codice25:

Propositioni christiane et civili subalternate a Dio / con le quali s’intende et prattica le cose po / litiche senza offendere la propria conscienza. / Pro me solo non aliis

donec vixero. / Questo libro si incominciò a Roma di ottobre l’anno / 1585.

Guicciardini, si è detto, è il modello letterario che lo Speciano se- gue, sia per il carattere di scrittura privata delle sue Proposizioni, sia perché richiama frequentemente i suoi pensieri col nome di avverti- menti, proposizioni, ricordi. È però lo svolgimento del pensiero dello Speciano che si modella perfettamente su quello del Fiorentino. Il Guicciardini dello Speciano non è solo l’autore della Storia d’Italia, opera alla quale comunque egli attinge e che pure mostra di conosce- re a fondo26. Il Fiorentino, insomma, non è preso in esame esclusi-

22 Ibid., c. 348r.

23 A

NTONIO TADISI, Vita di monsignor Cesare Speciano, cit., p. 448

24 Una nota di appartenenza mostra la scritta: “Collegii Cremonens. societatis Je- su.”. Sul lascito testamentario dello Speciano cfr. V. CARINI DAINOTTI, Catalogo

della libreria Speciano, Cremona, 1969.

25C

ESARE SPECIANO, Propositioni, c. 1r.

26Si veda ad esempio la proposizione 2 dedicata al Gattinara che proviene diret- tamente dal capitolo 14 del libro XVI della Storia d’Italia del Guicciardini: « Ap- presso ad un principe, sia di che qualità si voglia, niuna cosa ti aiuterà più ad acqui- stare la gratia sua, che se gli mostrerai d’havere li medesimi fini che egli ha; et però, nel parlare seco, mostrati d’essere affetionatissimo alle cose sue et sia con verità; et in questo non si può errare, ancora che qualche volta si passassero i termini della modestia per servitio del padrone col padrone istesso, come fece il gran cancelliero Gattinara, che non volse sottoscrivere la liberazione del Re di Francia, etiam che l’Imperatore glielo comandasse, alligando che non conveniva al servitio di Sua Maestà il liberare il Re nel modo resoluto; et detto gran cancelliere fu poi sempre

vamente per le sue apprezzabili qualità di storico, come accadeva per buona parte della letteratura del tempo (si pensi ai giudizi del Bodin di Montaigne27 o ai rilievi prettamente stilistici del Tassoni28). Il Guicciardini di Speciano è soprattutto il savio esperto di cose di Sta- to che ricoprì incarichi diplomatici e che servì il governo della Chie- sa: è il Guicciardini ‘vivo’, quello dei Ricordi. La sua ammirazione va particolarmente alla saggezza del diplomatico, come è chiaro nella proposizione 370, in cui scrive29:

Al tempo dei nostri avi, furono molti uomini tenuti savii nelle cose politiche, come il Guicciardini et altri scrittori, et sì come io dico che veramente lo furono, com’anco Gio. Matteo Giberto, così parimente affermo che se li principi nostri adesso si voles- sero governare con le regole delli scrittori sudetti precipitariano ogni cosa, perché all’hora li principi vigilavano per non lasciare crescere troppo la potenza dell’altro, né si curavano d’offendere alcuno secondo che tornava loro conto. Ma hora il prin- cipe che vuol esser grande, come ogn’uno desidera, conviene star quieto et guardare il proprio senza offendere altri, né pur dargli gloria, perché questa sola potria facil- mente partorire l’ultima ruina se il più potente l’havesse del minore. Però è vero che non bisogna anche governarsi con le massime generali et antiche ma basta saperle et considerare bene le circostanze delle cose, prima che moversi in cose di tanta impor- tanza et se io volessi nominare qualcuno, forse mostrarei chiaramente dall’evento la verità di questo mio ricordo.

E così anche nella Monitione iniziale30: