L A DECLINAZIONE DELLA RULE OF LAW À LA RUSSE
2.3 La Russia post-socialista
2.3.1 La circolazione dei modelli economic
In epoca postsocialista, l’ostilità sovietica verso la circolazione di idee e modelli giuridici di provenienza occidentale ha lasciato il posto alla ricerca di modelli normativi e dottrinali provenienti altri ordinamenti91.
Complice di questo cambio di tendenza era il generale atteggiamento di
ottimismo legislativo, ovvero di fiducia che la (mera) adozione di regole giuridiche occidentali avrebbe operato come strumento di ‘ingegneria sociale’, assicurando ai russi lo stesso stile di vita occidentale92 . La richiesta di importazione di modelli occidentali non ha interessato, in modo, uniforme, tutti i settori del diritto. Precedenza venne data, piuttosto che alle riforme costituzionali, all’elaborazione (e attuazione) di regole che trasformassero l’economia pianificata in economia di mercato93.
La precedenza data alle riforme economiche è sicuramente derivata dall’esigenza, all’indomani del crollo del sistema sovietico, di legiferare in tempi brevi e di far fronte al collasso economico, ma non va neanche escluso che risultasse anche dall’atteggiamento di sufficienza con il quale il diritto era comunemente concepito nella società sovietica (ma per certi versi, anche prerivoluzionaria).
91 Va comunque rilevato che questo diverso approccio non interessò il diritto zarista, verso cui i legislatori postsovietici hanno, spesso, mantenuto una certa ostilità.
92 Gli economisti tendevano a considerare la liberalizzazione come qualcosa di semplice, che poteva essere realizzato velocemente. Inizialmente, i politici liberali e gli economisti nutrivano un’eccessiva speranza nella spontanea formazione dei mercati, ritenendo che bastava eliminare l’economia centralizzata, distruggere il sistema di comando amministrativo e introdurre la proprietà privata.
93 Vale la pena riportare l’esempio del (alquanto breve) codice civile russo post-sovietico, approvato il 21 ottobre 1994. Il nuovo codice è largamente basato sul precedente modello del ’91, il quale, adottato al culmine dell’esperienza riformatrice della perestrojka, ricercava un punto di equilibrio fra economia pianificata ed economia privata. La brevità del codice si spiega, infatti, con la scelta del legislatore, di non includere la normativa relativa alla famiglia ed al lavoro, che restano oggetto di separate codificazioni. Tale scelta - che all’epoca (ancora socialista) della perestroika era giustificata dalla volontà di marcare la ‘depatrimonializzazione’ di tali rapporti - trova giustificazione, in epoca post-socialista, proprio dall’esigenza di dare priorità alle riforme di stampo economiche (in particolare, il diritto commerciale).
Fondamentale è sicuramente stata l’azione delle organizzazioni e gli organismi di credito internazionali (ma anche fondazioni private e centri universitari) che hanno operato da veri e propri promotori del processo di ‘desovietizzazione’ (ma si potrebbe anche dire, di occidentalizzazione) della Russia94. In questa ottica non può non essere rilevato che la promulgazione di nuove leggi di stampo economico-liberale assumeva anche una funzione di legittimazione delle scelte economiche che andava al di là de contenuto tecnico, in quanto garantiva agli imprenditori locali - ma soprattutto a quelli esteri ed agli organismi di credito internazionali - la serietà ed irreversibilità della scelta di mercato95.
L’evoluzione del diritto postsocialista si è, infatti, realizzata all’interno di programmi di assistenza tecnica internazionale che hanno fortemente condizionato (rectius: imposto) l’adozione di regole di stampo occidentale, in quanto l’erogazione dei prestiti e degli aiuti economici era, il più delle volte, condizionata all’approvazione delle riforme proposte, soprattutto in materia finanziaria. Anche la necessità di assicurarsi una linea di credito nel bel mezzo di una crisi economica è, tra gli altri, uno dei motivi per cui viene data priorità alle riforme economiche.
94 Il processo di ‘de-sovietizzazione’, tra l’altro, non fu limitato alla sola Russia, ma interesso tutti i Paesi precedentemente sotta la sfera dell’URSS. Va rilevato che, a differenza della Russia, nei Paesi dell’Europa orientale, uno dei principali attori del processo di ammodernamento del sistema, tanto giuridico quanto economico, fu l’Unione Europea che, inserì, quasi immediatamente, i Paesi dell’Europa dell’Est nell’iter che li avrebbe portati all’adesione all’UE.
95 Rimaneva, comunque, una certa distanza tra l’emanazione e l’effettiva ricezione delle riforme economiche, nei primi anni dopo la dissoluzione dell’URSS, il presidente Yeltsin usò le riforme economiche come strumento della sua strategia politica, favorendo certe imprese e gruppi di pressione e incoraggiando, così, fenomeni clientelari e corruttivi. Ad esempio, le risorse più pregevoli della Russia (il gas naturale, il petrolio, e i depositi minerali) furono formalmente esclusi dal processo di privatizzazione ed il loro trasferimento in mani private fu ordinato a mezzo di decisioni speciali del governo, ovviamente in modi opachi che mancavano di standard minimi di trasparenza e responsabilità politica. Già nel gennaio 1993, il monopolista Gazprom era non solo un attore economico, ma anche un protagonista politico, come dimostrato non solo dal patrimonio dell’impresa ma anche dalla nomina di vari membri chiave della sua amministrazione nel governo, un esempio per tutti è quello del presidente di Gazprom Viktor Chernomyrdin, eletto alla carica di primo ministro alla fine del 1992. Di conseguenza, le (parziali) liberalizzazioni, piuttosto che consentire la partecipazione dei privati all’economia, ebbero come reale effetto quello di consentire a coloro che detenevano risorse economiche di acquisire il controllo di tali imprese, spesso d’accordo con i burocrati statali, mantenendo quindi, di fatto, una forte impronta statale nella gestione dell’economia.
Tuttavia, è necessario sottolineare un dato rilevante, oltre che per le riforme economiche anche per quelle costituzionali – oggetto del paragrafo successivo – ovvero, il fatto che il propositore del modello sia, al contempo, erogatore di crediti ed altri aiuti economici può essere garanzia di adozione
formale del modello proposto, ma non necessariamente garanzia del sostanziale funzionamento delle regole scritte96, specialmente quando il “trapianto” di istituti esteri avviene in una tradizione giuridica sensibilmente diversa e la promulgazione delle nuove regole non è preceduta da un esteso dibattito fra gli operatori del diritto sul contenuto e gli effetti di tali regole.