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La Russia pre-rivoluzionaria e i modelli occidental

L A DECLINAZIONE DELLA RULE OF LAW À LA RUSSE

2.1 La Russia pre-rivoluzionaria e i modelli occidental

È opinione generalmente diffusa che la tradizione giuridica russa sia ‘arretrata’ rispetto a quelle europee58. Diversamente, infatti, dall’esperienza degli Stati europei nel c.d. secolo delle codificazioni, la Russia non riusciva a trovare un equilibrio tra le esigenze dell’iniziativa individuale e la stabilità del corpo sociale. Tradizionalmente, la dottrina russa ha interpretato la debolezza della cultura giuridica russa prerivoluzionaria come prova della alterità russa rispetto alla cultura occidentale fondata sul rigore formale del diritto.

Questa spiegazione, fondata principalmente su fattori culturali, per un verso manca di rigore dal punto di vista del diritto comparato, non solo per le basi su cui è formulata, ma anche perché non tiene conto che atteggiamenti anti- legalistici esistevano anche nella cultura occidentale del XIX secolo; per altro verso, invece, non specifica che l’ostilità verso i comandi del diritto positivo è fenomeno diverso dall’ostilità verso il diritto in sé59.

La possibile fruizione di modelli giuridici occidentali in Russia si verificò solamente nella seconda metà del XIX secolo, grazie soprattutto a un prospero clima economico e sociale che suscitava l’interesse delle classi colte verso le professioni giuridiche, la nascita di facoltà di giurisprudenza e la graduale accettazione del diritto scritto (in sostituzione di quello consuetudinario).

Dopo una prima “infatuazione” per il modello francese (negli anni tra il 1820 e il 1850), l’interesse dei giuristi russi venne catturato dalla dottrina giuridica tedesca, di cui si procedeva a una graduale assimilazione: si adottavano come manuali le traduzioni delle grandi opere del pensiero giuridico tedesco; il

58 Si consideri, ad esmepio, che il Corpus juris civilis giustinianeo, sul si erano poste le basi per lo sviluppo del diritto comune europeo già dal XIII secolo, rimase sconosciuto in Russia fino alla fine del XVII secolo.

59 H.J. Berman, La giustizia nell’URSS, Milano (1964); J. Grzybowski, Legal Science During the

Last Century: Russia, in Rotondi (a cura di) Inchieste di diritto comparato. La scienza del diritto nell’ultimo secolo, Padova (1976).

corso di diritto romano veniva inserito come introduzione generale al diritto civile; e un embrionale progetto di codice civile per l’impero veniva elaborato sul modello tedesco. I tentativi di riforma del diritto russo pre-sovietico (costituzionale in primis, ma anche civile e commerciale) dimostrano che i modelli giuridici di stampo europeo circolavano (spesso con favore) anche in Russia e venivano spesso sostenuti da parte della società e della dottrina. I sistemici fallimenti60 dei progetti di ricezione del diritto occidentale sembrano più imputabili all’inerzia legislativa (dovuta, a sua volta, all’ostilità dell’autocrazia zarista), piuttosto che al formante dottrinale, come invece sostenuto dalla dottrina russa.

Il processo di graduale assimilazione del modello tedesco, tuttavia, venne troncato del deterioramento del contesto politico e sociale (la rivoluzione del 1905, la necessità di risolvere la questione agraria e, successivamente, lo scoppio del primo conflitto mondiale).

L’influenza del modello germanico è comunque sopravvissuta a questa prima fase tumultuosa. Si consideri infatti che, conclusa la turbolenta fase del ‘comunismo di guerra’ (1918-1921), i primi codificatori sovietici si rifecero - seppur approssimativamente e parzialmente - al sopra-menzionato progetto di codice civile dell’impero, così consentendo una certa continuità fra l’impianto teorico di derivazione germanica ed il nuovo progetto sovietico. Inoltre, proprio negli anni ’20, all’inizio dell’esperimento bolscevico, si colloca una (temporanea) accettazione dell’iniziativa economica economia privata accanto a quella statale (NEP 1922-1928).

L’iniziativa economica privata, sebbene limitata, rese necessaria una (ri)organizzazione delle fonti del diritto che ebbe, quale immediato risultato, l’introduzione (per la prima volta nella storia russa) del codice civile e di procedura civile61. Paradossalmente, quindi, nonostante l’avversione bolscevica

60 L’Impero non si trasformò mai in uno stato di diritto di stampo liberale, così come il titanico lavoro di sistemazione e raccolta del diritto imperiale, guidato già a partire dal 1832 dal conte Speranskij (risoltosi nella pubblicazione di ben 45 volumi della Raccolta completa delle leggi dell’Impero russo e nella promulgazione di 15 volumi del Corpo delle leggi dell’Impero russo), non condusse all’adozione di una codificazione organica e razionale.

61 Il codice civile entrò in vigore l’1 gennaio 1923, destinato nella mente dei suoi ideatori a servire i bisogni contingenti della politica di compromesso fra iniziativa economica privata nuova

per la tradizione imperiale, fu proprio la rivoluzione del 1917 a favorire l’emanazione dei testi normativi che era tata a lungo auspicata dagli ambienti illuminati della Russia zarista.

In questo senso, si può, infatti, quasi parlare di una certa continuità tra diritto presovietico e (primo) diritto sovietico. Ciò spiega anche perché l’arretratezza giuridica russa è stata spesso interpretata in chiave di continuità tra l’assolutismo zarista e il totalitarismo sovietico. Tale continuità non va comunque enfatizzata, come già detto, infatti, la rivoluzione bolscevica portava con sé una forte e generalizzata ostilità nei confronti del diritto zarista (considerato uno strumento di oppressione delle classi più deboli62) e gli elementi di continuità tra diritto imperiale e diritto sovietico sono riscontrabili solo in alcuni settori del diritto - presumibilmente in virtù di considerazioni pragmatiche. Inoltre, non va sottovalutata quella che forse è la più importante frattura tra l’ordine sovietico e il precedente; ovvero le fonti scritte. All’indomani della rivoluzione, infatti, considerando prioritario impedire la sopravvivenza delle forme giuridiche borghesi (piuttosto che costruire una teoria delle fonti), prese piede un sistema misto, in cui i decreti del partito (promulgati da organi rappresentativi o semplicemente adottati dai vertici del partito) erano affiancati da un’attività di libera creazione del diritto da parte della coscienza giuridica rivoluzionaria dei giudici, sconvolgendo una (già caotica) gerarchia delle fonti. Inoltre, i modelli giuridici prevalenti ai tempi della rivoluzione d’ottobre non erano più quelli europei, quanto piuttosto quelli influenzati dalle nuove dottrine, in particolar modo, dall’analisi sociologica del diritto e dal materialismo scientifico marxista.

politica economica bolscevica, il codice era fortemente indebitato con il modello del progetto del codice civile russo del 1905-1913 e con i modelli continentale classico (in particolare, il

code civil francese). Una clausola d’apertura, che riconosceva al giudice ampi poteri di disconoscimento dei diritti soggettivi per esercizio contrario ‘alla natura socio-economica’ del diritto stesso, rappresentava la cerniera di connessione fra le regole formalmente ‘capitalistiche’ contenute nel codice e l’interesse dell’ordinamento sovietico. Il codice di procedura civile muoveva dal modello germanico ed enfatizzava il ruolo attivo del giudice nella discussione del caso ed espandeva i poteri di intervento del procuratore nell’interesse della legge.

62 Non a caso, nei primi anni della Russia sovietica, i dirigenti bolscevichi “prosciugarono” con tempismo le fonti di diritto imperiale e ad esautorarono i loro canali di espressione, vietando ai nuovi giudici di applicare le disposizioni precedenti e di riferirsi alle decisioni dei tribunali zaristi.

In generale, quindi, si può affermare che la rivoluzione interrompe il graduale processo che aveva portato il diritto imperiale alle soglie della codificazione, muta il corso di una lenta e faticosa modernizzazione del sistema delle fonti e, più in generale, introduce una diffusa novità di istituti (propri del diritto sovietico) nuovi rispetto al vecchio diritto imperiale (e ai modelli europei). Senza dubbio, comunque, la rottura più profonda e definitiva avviene con l’avvento di Stalin che termina l’esperienza della NEP e avvia la collettivizzazione integrale di tutto il sistema produttivo (agricolo e industriale)63. È a questo punto che si verifica la totale discontinuità formale tra vecchio e nuovo diritto, amplificata dalla declamazione dell’originalità del diritto sovietico.

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