• Non ci sono risultati.

O Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat lat

H), ha rubricato tutti i testi e compilato la tavola; la mano b – «più rigida ed alquanto più angolosa»

I.1.9 O Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat lat

Descrizione

In-folio, membr., XIV sec. in., probabilmente veneto; ± mm 315x225, 48 cc. La struttura fascicolare è molto regolare: sei quaternioni integri e non numerati sono stati riordinati grazie a parole di richiamo poste al centro del margine inferiore dell’ultima carta: l’assenza di richiamo a c. 48v consente di postulare che il progetto librario sia stato portato a compimento. Tripla paginazione, da 1 a 56: la prima, in numeri romani minuscoli, apposti dal copista responsabile della trascrizione del codice nell’angolo superiore esterno di ogni facciata; la seconda, di mano umanistica del XVI secolo, in cifre arabe collocate al centro del margine superiore, s’interrompe a pagina 41; la terza, a matita, giunge fino a p. 95, la penultima, sempre in numeri arabi aggiunti in età moderna nel margine inferiore esterno dopo che il codice fu oggetto dello studio di DE LOLLIS 1885-1886.

Testi disposti su due colonne di 38 linee di scrittura ciascuna. Nella prima parte del codice (pp. 1- 34) i versi hanno indipendenza grafica: sono dunque trascritti in colonna, chiusi da un punto metrico. Ogni capoverso è staccato, inserito in un’apposita colonnina, vergato in maiuscolo e toccato in rosso. Nella sezione centrale questo sistema si alterna – anche entro un solo componimento – con quello maggiormente in uso nei manoscritti di lirica, ovvero la disposizione continua dei versi, trascritti come prosa: la separazione è anche in questo caso affidata ai capoversi staccati, maiuscoli e toccati in rosso, e al punto metrico tra un verso e il seguente. Da p. 75 alla fine, prevale quest’ultimo criterio e muta, contestualmente, anche il sistema di rigatura che non prevede più la colonnina per isolare i capoversi, non più staccati, dunque, né toccati in rosso. In ciascuna delle tre parti, le strofe hanno indipendenza grafica e iniziano sempre a capo.

Littera textualis di modulo medio-grande, di una sola mano.

La decorazione è limitata alle sole iniziali di componimento e di strofa, dipinte con inchiostro rosso, di altezza corrispondente a due unità di rigatura e inserite nella colonnina predisposta per i capoversi. Allo scopo di segnalare l’inizio di un nuovo testo, oltre allo stacco di 2 o 3 righe vergini dopo la fine del componimento precedente, le iniziali di componimento sono di modulo lievemente più grande. Solo in due casi, entrambi a p. 50, le iniziali sono impreziosite da motivi a filigrana.

In coda al codice sono stati rilegati tre fogli cartacei, numerati rispettivamente I, II e III. Il primo contiene un glossario provenzale-italiano; le cc. II e III una tavola autografa di Fulvio Orsini, in cui sono indicizzati in ordine alfabetico gli incipit delle canzoni adespote di O: il cardinale cercò di attribuirle servendosi dei canzonieri in suo possesso, ovvero g1, K e A. La seconda parte del

glossario e una serie di traduzioni dal provenzale occupavano altri quattro fogli dello stesso fascicoletto, attualmente in coda a g1, dove furono rilegati durante il pontificato di Pio VI nel XVIII

secolo.

O tramanda complessivamente 152 componimenti non numerati di 44 trovatori: gli unica sono tre,

mentre tre pièces sono state trascritte due volte. Sulle pp. da 1 a 74 sono copiate 118 tra canzoni e sirventesi, e 2 tenzoni; gli items di questa prima parte sono per la maggior parte adespoti: solo 23

testi presentano rubriche. Da p. 75 a p. 80 sono trascritte la vida e otto poesie di Folquet de Marselha. Alle pp. 81-96 si leggono invece 23 tenzoni e un sirventese. Ad eccezione del corpus di Folchetto, il codice non è strutturato in sezioni d’autore. La rubricazione, sporadica nella prima parte, si fa costante a partire da p. 75 e coinvolge anche l’ultima parte interamente dedicata al genere tenzone. Nella seconda metà del Trecento il codice si trovava in territorio veneto, dunque nella stessa area geografica della sua compilazione e in un periodo di poco posteriore a essa, come sembra possibile desumere da una nota di possesso, in cui si cita un Federico o Ferdinando, esponente della patrizia famiglia veneziana dei Badoer, vergata sull’ultima pagina ma leggibile solo ai raggi ultravioletti della lampada di Wood (cfr. PULSONI 1994b):

Egregio et potenti viro domino [...] fdo badoer.

La storia successiva di O è legata ai nomi dei grandi umanisti italiani del XVI secolo versati negli studi provenzali. Fu il tertius dei canzonieri occitanici appartenuti a Pietro Bembo che lo utilizzò per le sue collazioni con il primus K. Non si hanno notizie di compravendite gestite dal figlio Torquato Bembo dopo la morte del padre, come invece accadde per H e K. Sappiamo solamente che, per tramite di Gian Vincenzo Pinelli, O fu spedito nel 1582 a Fulvio Orsini e fu il suo secondo canzoniere provenzale dopo g1, la copia di M fatta eseguire da Angelo Colocci. Nell’Inventarium della sua biblioteca, conservato nel codice Vat. Lat. 7205, c. 50v, è registrato come il n°22 della

Nota de’ libri vulgari scritti in penna e lo designano le parole Poesie provenzali di diversi con la grammatica di Leonardo provenzale in pergamena in foglio, et coperto di tavole. Alla morte del

cardinale, per lascito ereditario, O entrò alla Biblioteca Apostolica Vaticana, dove è tutt’ora conservato.

Bibliografia

BARTSCH 1872,p.29;GRÖBER 1877, pp. 418-433;DE LOLLIS 1885-1886;DE NOLHAC 1887,pp. 322-324;DEBENEDETTI 1911,pp. 212 e 273-276;JEANROY 1916, p. 11; BdT, p. XIX; BRUNEL 1935, p. 94; ZUFFEREY 1987, pp. 91-101; FOLENA 1990, p. 18; AVALLE 1993, pp. 72-74 e 94; CARERI 1994, pp. 80-81; PULSONI 1994b; ASPERTI 2002a, p. 530.

[cc] Totz hom qi ben comensae be(n) fenis (V, anon.) 56a17 – 56b20

O trasmette un solo testo di Figueira, copiato a pagina 56 che è situata nel IV fascicolo, in posizione interna. V è una delle molte pièces trascritte di seguito all’item precedente senza soluzione di continuità, ovvero senza unità di rigatura lasciata in bianco per eventualmente accogliere la rubrica attributiva e senza contrassegno di iniziale maggiore. La canzone di crociata è adespota, come la maggior parte delle liriche della prima sezione di O in cui si situa e si attacca alla canzone di Gui d’Uisel Ben fara chanzos plus soven. La prima cobla mostra l’iniziale T di colore rosso trattata come semplice capolettera di inizio strofa, alta poco più di una unità di rigatura e priva di filigrane. Le strofe successive pure presentano iniziali dipinte in rosso. Il testo è trascritto verso per verso, secondo la

mise en page che informa tutta la prima parte del codice; i capoversi maiuscoli sono

staccati e toccati in rosso.

Il dettato è incompleto della parte finale: dopo il secondo verso della sesta strofa il copista si interrompe. Un rigo vergine separa V da BdT 155.22.